sabato 23 Novembre 2024

Il falso scoop di Repubblica sulle torture nel carcere di Santa Maria Capua Vetere

La rivelazione arriva proprio durante le battute finali dell’udienza. I referti dei detenuti picchiati sono spariti. I carabinieri non li hanno trovati. Ed è un giallo, l’ennesimo, in una vicenda terribile e non ancora del tutto chiarita: il pestaggio dei detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere“. È questo l’incipit dell’articolo, uscito il 10 maggio su La Repubblica a firma Raffaele Sardo, riferito al processo che si sta tenendo davanti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – in cui figurano 105 imputati tra agenti, funzionari del Dap e medici dell’Asl – sui gravissimi fatti avvenuti il 6 aprile 2020 all’interno della casa circondariale campana. In realtà, ciò che viene venduto come uno scoop sensazionale è una non-notizia.
Il giornalista prosegue infatti citando tra virgolette quello che sarebbe il contenuto di uno scambio avvenuto in aula tra il pm Daniela Pannone, il vicebrigadiere Vincenzo Medici e il Presidente della Corte d’Assise Roberto Donatiello: “«Avete sequestrato i referti medici per i detenuti feriti e portato in infermeria?», chiede il pubblico ministero Pannone al brigadiere dei carabiniere Medici. «Non li abbiamo trovati», è la risposta che gela l’aula, del sottufficiale dell’Arma. Il presidente del collegio della Corte di assise, Roberto Donatiello, interviene, vuole approfondire, sembra sorpreso. «Mi faccia capire – dice il presidente del collegio di Corte d’Assise Roberto Donatiello – non c’erano i referti medici dei detenuti assistiti il 6 aprile?». È il giorno della ‘mattanza’. Come è possibile che quelle carte non ci siano più?. «Abbiamo trovato quelli degli agenti, non quelli dei detenuti», ripete il brigadiere dei carabinieri Medici […]”. Leggendo questo passaggio, il lettore potrebbe essere fisiologicamente portato a ipotizzare un qualche ruolo dei carabinieri nella copertura degli agenti sotto indagine e, soprattutto, a chiedersi per quale motivo il pm e il Presidente del collegio della Corte d’Assise abbiano fatto passare in sordina una questione così scottante. Insomma, lo spaccato sembra quello di un “giallo” dai contorni torbidi.
La verità è che il cronista ha completamente travisato il contenuto di quello scambio, che riportiamo qui di seguito nella sua interezza dopo aver ascoltato attentamente l’audio ufficiale dell’udienza. “P.M.: «Nel corso dell’attività d’indagine avete acquisito documentazione medica, referti medici riportanti lesioni di detenuti per gli eventi del 6?». Vicebrigadiere: «No, dei detenuti no. Non in riferimento al 6 aprile». P.M.: «Sono stati rinvenuti altri referti?». Vicebrigadiere: «I referti medici degli agenti, attestanti le lesioni degli agenti». Presidente Corte d’Assise: «Il passaggio in infermeria delle persone…». Vicebrigadiere: «Non sono state refertate, presidente». Presidente Corte d’Assise: «E come l’avete accertato?». Vicebrigadiere: «Perché abbiamo le dichiarazioni dei detenuti che sono stati portati in infermeria…». Presidente Corte d’Assise: «… che sono andati, a cui non hanno rilasciato referto. Va bene»”. Assolutamente nulla di nuovo sotto al sole, come dimostra la chiosa “consapevole” del presidente Donatiello. Tanto è vero che, tra i soggetti alla sbarra, ci sono anche alcuni medici, cui è notorio sia stato imputato proprio di non aver refertato le violenze subite dai detenuti per “coprire” i responsabili.
No, non è una notizia che “i referti dei detenuti picchiati sono spariti“: semplicemente (potremmo affermarlo in maniera ufficiale ove le accuse nei confronti dei medici siano infine confermate) quei documenti non sono probabilmente mai stati prodotti. Proprio per questo motivo, non è affatto vero che il Presidente della Corte d’Assise si è mostrato “sorpreso” rispetto a quanto ricordato dal vicebrigadiere Vincenzo Medici, né che tale dichiarazione abbia “gelato l’aula“. Il giornalista scrive peraltro che tale “rivelazione” sarebbe arrivata “proprio durante le battute finali dell’udienza”: altro dato assolutamente non corretto, poiché il rapido confronto verbale oggetto dell’articolo ha luogo dopo 2 ore e 55, nella cornice di un’udienza che si è protratta per oltre 6 ore.
Mentre da un lato giornali mainstream additano le nuove realtà dell’informazione come troppo poco autorevoli o acchiappa-click, dall’altro si dimostrano ogni giorno pronti a riportare i fatti in maniera non fedele.
Evidentemente, proprio per ottenere in fretta e furia qualche click in più. Piuttosto che prediligere il fattore quantitativo, noi preferiamo invece puntare sulla qualità delle notizie pubblicate, prenderci il tempo che ci serve a scandagliare i fatti al fine di offrirvi un’informazione approfondita, seria e fedele alla realtà.
[di Stefano Baudino]

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