domenica 24 Novembre 2024

Gli impressionanti dati sulla crescita della spesa militare globale

La spesa militare globale in termini reali nel 2022 ha raggiunto il livello record di 2,24 mila miliardi di dollari. È ciò che emerge dal rapporto di Aprile 2023 dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI). Si tratta di un incremento del 3,7% rispetto ai dati del 2021, traducibile in 127 miliardi di dollari di differenza. In Europa l’aumento è stato del 13%, per circa 345 miliardi di dollari. Lo scorso anno la spesa europea ha superato quella del 1989 (anno della fine della Guerra Fredda) ed è maggiore del 30% rispetto a 10 anni fa. La Russia ha incrementato del 9,2% il patrimonio impiegato per fini militari (86,4 miliardi di dollari, corrispondenti al 4,1% del suo PIL). La Cina è la seconda Nazione nella classifica Sipri, con una crescita del 4,2% rispetto al 2021 (per un totale di 292 miliardi di dollari). Niente a che vedere con la spesa degli USA che per mantenere il primato militare globale hanno speso 877 miliardi di dollari nel solo 2022, il 39% della spesa bellica mondiale.

La top 5 è la seguente: Stati Uniti (con 877 miliardi nel 2022, il 39% della quota mondiale), Cina (13%), Russia (3,9%), India (3,6%) ed Arabia Saudita (3,3%). L’Italia è al 12° posto, con 33,5 miliardi spesi nel 2022 (1,7% del PIL) e una variazione reale del 24% nel periodo 2013-2022.

L’aumento nel 2022 è stato in parte dovuto agli aiuti destinati all’Ucraina, di cui 2,5 miliardi stanziati solamente dal Regno Unito, il secondo donatore mondiale dopo gli Stati Uniti. La spesa militare nell’Europa orientale è aumentata del 58% nel 2022, raggiungendo quota 135 miliardi di dollari. L’Ucraina è entrata per la prima volta nella top 15 e, insieme alla Russia, è tra i 6 paesi nella sezione ad aver aumentato i loro oneri militari, ovvero le spese in percentuale al prodotto interno lordo. Nel 2022 l’Ucraina ha raggiunto quota 44 miliardi di dollari (34% del PIL) dopo un aumento del 640%, il più grande incremento annuo della spesa militare mai registrato dai dati SIPRI (cioè dal 1949). Nel 2021 la spesa militare ucraina era meno di un decimo di quella russa, ma nel 2022 il divario si è ridotto ed è diventata circa la metà. La Russia è passata dal quinto al terzo posto, con una spesa di 86,4 miliardi. Si tratta del 4,1% del PIL e di un incremento del 9,2% rispetto all’anno precedente.

Complessivamente, Asia e Oceania hanno impiegato ben 575 miliardi di dollari, un rialzo del 2,7% rispetto al 2021 e del 45% rispetto al 2013. La Cina ha stanziato circa 292 miliardi di dollari nel 2022, il 4,2% in più rispetto al 2021 e il 63% rispetto al 2013. La spesa militare cinese è in aumento da 28 anni consecutivi, il periodo ininterrotto più lungo realizzato da qualsiasi paese nel database SIPRI. Al 20° congresso del Partito Comunista di ottobre, si è posto un forte accento sul potenziamento della base industriale delle armi e sulla promozione di tecnologie emergenti, comprese le applicazioni militari dell’intelligenza artificiale.

L’Africa ha impiegato 39,4 miliardi di dollari nel 2022. In diminuzione per la prima volta dal 2018 e inferiore del 6,4% rispetto al 2013.

La spesa totale delle Americhe ha totalizzato 961 miliardi nel 2022, di cui il 91% è stato rappresentato solo dagli Stati Uniti. Le spese militari statunitensi sono cresciute dell’8,8% in termini nominali, ma il tasso di inflazione dell’8,1% ha portato la spesa in termini reali ad un aumento solo dello 0,7%. 19,9 miliardi di dollari sono stati impiegati in aiuti militari all’Ucraina. Tuttavia, nonostante questi aiuti siano stati 34 volte superiori rispetto a quelli del 2021, sono di gran lunga inferiori all’importo speso sulla modernizzazione e la ricerca militare, che ammontano a 264 miliardi di dollari nel 2022, pari al 30% della spesa militare statunitense.

[di Roberto Demaio]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria