In diverse città d’Italia molti studenti si sono mobilitati per chiedere la riapertura delle scuole e il ritorno in presenza, in piena sicurezza. Una protesta che non si oppone soltanto alla didattica a distanza come metodo di insegnamento, ma che si basa su una visione globale: obiettivo il rientro a scuola e una revisione di come essa è stata concepita.
A Milano è andata in scena, due giorni fa, la decima occupazione degli ultimi giorni. Questa volta ad essere teatro della protesta degli studenti è il liceo Einstein, dove un gruppo di studenti e studentesse è entrato nell’istituto per seguire le lezioni. A Padova è stato preso di mira l’ex Provveditorato, occupato per la seconda volta in pochi giorni. A Vicenza, la chiusura delle scuole ha portato alla mobilitazione di un corpo eterogeneo composto da professori, genitori e studenti (sotto la guida del coordinamento studentesco Altovicentino). L’unione ha prodotto un comunicato, firmato da più di 300 persone, con le seguenti richieste: un servizio di trasporto pubblico degno, sorveglianza sanitaria efficiente all’interno delle scuole, riduzione del numero di studenti per classe, più spazi e più docenti.
È interessante notare come spesso gli studenti provino anche a fornire soluzioni. È il caso di Treviso dove i ragazzi hanno occupato l’ex Provveditorato, che è vuoto, per denunciare l’esistenza di tanti spazi inutilizzati che potrebbero garantire maggiore distanziamento.