giovedì 21 Novembre 2024

Palermo: proteste contro le istituzioni alla cerimonia per Falcone, picchiati dalla polizia

Doveva essere la giornata delle commemorazioni della morte del più grande combattente della storia dell’antimafia, ma si è trasformata in una lotta urbana, con spinte e manganellate della polizia sui manifestanti. È quanto avvenuto ieri, a Palermo, nel 31esimo anniversario della strage di Capaci, in cui il giudice Giovanni Falcone perse la vita insieme alla moglie e a tre uomini della sua scorta. Ad essere caricati dalle forze dell’ordine sono stati molti dei componenti del corteo “Non siete Stato voi, ma siete stati voi“, promosso da varie sigle studentesche, sindacati e associazioni antimafia.

Tutto è iniziato nella mattinata di ieri, quando il questore del capoluogo siciliano Leopoldo Laricchia ha vietato “per motivi di ordine pubblico” con un’ordinanza ai membri del corteo di raggiungere l‘Albero di Falcone di via Notarbartolo, luogo in cui il 23 maggio di ogni anno, alle 17.58, si ricorda la morte del giudice. L’accesso è stato garantito solo al corteo “ufficiale” organizzato dalla Fondazione Falcone, che quest’anno ha visto in prima fila il sindaco di Palermo Roberto Lagalla. L’anno scorso il politico ha ottenuto lo scranno di primo cittadino dopo essere stato sponsorizzato, in campagna elettorale, dall’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri e dall’ex governatore Totò Cuffaro, in passato condannati rispettivamente per concorso esterno in associazione mafiosa e favoreggiamento. Per questo motivo, Lagalla è da mesi bersaglio delle critiche di ampie frange del movimento antimafia.

I tantissimi attivisti del “contro-corteo” (circa 2mila), che hanno sfilato fin dal primo momento in maniera assolutamente pacifica, non hanno voluto cedere a una celebrazione “patinata”. Il loro scopo era, al contrario, quello di evidenziare il cancro delle contiguità tra mafia e pubblica amministrazione, chiedono a gran voce verità e giustizia sulle stragi degli anni Novanta. Hanno inoltre promosso l’istanza antimilitarista e antiatlantista e chiesto a gran voce segnali sul diritto alla casa, allo studio, al lavoro, alla sanità e a un ambiente pulito per togliere ossigeno alla criminalità organizzata. «Oggi il sindaco Roberto Lagalla ha detto che le istituzioni devono dare l’esempio. Ma che esempio arriva da lui, che da oltre un anno non ha preso le distanze da Cuffaro e Dell’Utri che l’hanno appoggiato? Ma che Stato è quello che considera le carceri una discarica sociale, che dice con una sentenza, quella sui carabinieri del Ros Mori e De Donno, che la trattativa con le mafie va bene se è nell’interesse nazionale?», ha detto al megafono l’attivista di OurVoice Marta Capaccioni.

I giovani manifestanti non hanno comunque voluto demordere, ricorrendo alla disobbedienza civile. Partiti dalla Facoltà di Giurisprudenza, sono giunti in via Notarbartolo, dove hanno trovato due cordoni di polizia in tenuta antisommossa che hanno chiuso loro il passaggio. Da quel momento, si è scatenato il caos: i poliziotti hanno a più riprese hanno spintonato studenti e attivisti, inferendo anche manganellate ad alcuni di loro e buttandone a terra degli altri. Negli scontri, anche membri delle forze dell’ordine hanno ricevuto dei colpi e tre di loro sono rimasti feriti. I componenti del corteo sono infine riusciti a spezzare i cordoni e ad entrare in Via Notarbartolo, nei pressi dell’Albero. Dopo aver rispettato rigorosamente il minuto di silenzio dedicato alle vittime della strage, i membri del corteo hanno voluto indirizzare un eloquente messaggio alle Istituzioni presenti, tra cui il sindaco Lagalla e il governatore siciliano Renato Schifani, con il grido “Fuori la mafia dallo Stato!“. Il palco si è svuotato in fretta.

Dopo gli scontri, la Questura ha diramato una nota. “Fra le diverse iniziative promosse si è registrata anche la presentazione di un preavviso per un corteo, promosso da svariate sigle, che ha registrato la presenza al proprio interno di gruppi riconducibili a frange antagoniste che, partendo dalla Facoltà di Giurisprudenza in via Maqueda, sarebbe dovuto arrivare nei pressi dell’’Albero Falcone’ – si legge nel comunicato -. Considerata la potenziale interferenza che si sarebbe potuta ingenerare dalla concomitanza nel medesimo luogo delle iniziative promosse dalla Fondazione Falcone ed il citato corteo, in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica si è ritenuto inopportuno far giungere il corteo nei pressi dell’Albero Falcone’”.

Poco prima degli scontri, ricostruisce la Questura, si sarebbero “intessute una serie di interlocuzioni tra i promotori e le Forze di Polizia che presidiavano il luogo al fine di non consentire il prosieguo del gruppo lungo via Notarbartolo fino all’Albero Falcone considerata la presenza dei mezzi amplificati che avrebbero gravemente interferito con le iniziative della fondazione Falcone nonché una gigantografia issata sul mezzo furgonato il cui contenuto palesava il chiaro fine di dileggio del corteo nei riguardi dell’altra iniziativa”. Proprio in questa fase, “in cui si prospettava un ulteriore avvicinamento all’Albero Falcone qualora fossero stati spenti gli strumenti di amplificazione che avrebbero turbato la cerimonia promossa dalla Fondazione Falcone”, un centinaio di manifestanti avrebbero “forzato il presidio di polizia, causando il ferimento di 1 Funzionario della Polizia di Stato ed altri 2 poliziotti che hanno riportato prognosi che vanno dai 10 ai 15 giorni”. La Questura chiude la nota comunicando che è “in corso l’analisi delle immagini che hanno ripreso le scene al fine di ricostruire puntualmente i fatti, delineare i profili di responsabilità penalmente rilevanti ed individuare i responsabili dei disordini”.

«Questo corteo è stato organizzato coinvolgendo tantissime associazioni, ma l’ordinanza del questore è arrivata soltanto ieri mattina e ha cambiato in corsa le regole della manifestazione. C’erano sindacati, la Cgil, studenti, famiglie. Perché ciò è avvenuto? Si aveva paura degli striscioni?» – racconta a L’Indipendente il collega di Antimafia Duemila Aaron Pettinari, che ha aderito alla manifestazione insieme a tutta la testata -. Il corteo era tranquillo e pacifico, invece si è creata una divisione per impedire alle persone di esprimere il loro pensiero. È vergognoso che nel giorno del ricordo di Giovanni Falcone siano stati presi a manganellate dei ragazzi».

[di Stefano Baudino]

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4 Commenti

  1. Mi piace vedere che esistono ancora dei giovani che per dei principi sanno alzare la voce e spezzare i cordoni della polizia. Peccato però, che per esercitare il diritto costituzionalmente sancito di libertà di parola e opinione bisogna rischiare la vita: e poi c’è ancora qualcuno che pensa che siamo una democrazia…..

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