venerdì 22 Novembre 2024

Il Pentagono ha contrattualizzato ufficialmente lo Starlink di Elon Musk

La Difesa statunitense ha infine confermato ciò che molti supponevano ormai da diversi mesi, ovvero ha riconosciuto di essersi presa carico degli oneri inerenti ai servizi Starlink erogati all’interno dei confini ucraini. Nell’arco dell’ultimo anno, la connettività a questo genere di satelliti si è dimostrata essenziale nel preservare l’attività dei canali di comunicazione adoperati dalla resistenza di Kiev all’invasione russa, tuttavia tale importante strumento rischiava di andar perso in una diatriba relativa agli alti costi di mantenimento del sistema.

L’indiscrezione in merito è emersa la sera di giovedì 1 giugno. Bloomberg ha inizialmente pubblicato alcune rivelazioni, quindi il Pentagono ha deciso di confermare i dati riportati inoltrando una comunicazione a tutte quelle testate che hanno iniziato a fare domande. «Continuiamo a lavorare con svariati partner globali per assicurarci che l’Ucraina sia dotata delle strumentazioni satellitari di cui necessita. Le comunicazioni satellitari costituiscono un passaggio vitale nella rete di comunicazione ucraina e il dipartimento [della Difesa] ha in attivo un contratto con Starlink in relazione a un servizio della categoria», recita lo statement.

All’inizio della guerra, Elon Musk, CEO dell’azienda che ha in seno Starlink, SpaceX, si era dimostrato estremamente propositivo nell’inviare a Kiev la parabole di ricezione necessarie a connettersi ai suoi satelliti. I costi vivi degli strumenti erano stati considerevolmente ammortizzati da investitori esterni – Pentagono compreso –, tuttavia l’eccentrico miliardario si era assicurato che l’Amministrazione Zelensky non dovesse perlomeno farsi carico dell’abbonamento richiesto ai normali clienti. Un’esenzione che è durata però appena tre mesi.

Il conflitto russo-ucraino si è esteso ben oltre al trial messo a disposizione da SpaceX, quindi Kiev non è stata in grado di pagare le bollette, le quali riportano cifre che sono ben lontane dalle possibilità delle istituzioni del posto, ancor più in tempi di guerra. Lo scorso settembre, l’azienda spaziale ha dichiarato che non era più nella posizione di finanziare i terminali adoperati dall’esercito ucraino, quindi ha aperto un canale di contatto con la Difesa USA per lanciare ciò che è suonato come un ultimatum: o gli Stati Uniti si sarebbero accollati le spese, o l’Ucraina sarebbe rimasta senza Starlink. 

All’epoca il Pentagono aveva evitato di esplicitare la sua posizione in merito, tuttavia nel dicembre 2022 si era detta al lavoro sulla Ukraine Security Assistance Initiative, un pacchetto di finanziamenti che tra le altre avrebbe garantito all’Ucraina “terminali e servizi” legati alle comunicazioni satellitari. Non era stato fatto il nome di SpaceX, ma il contesto e le tempistiche davano già immediatamente a intendere che l’impresa di Musk fosse in qualche modo coinvolta.

Nel cercare il confronto con la Difesa, Starlink aveva avanzato la richiesta di 124 milioni di dollari per mantenere un trimestre di servizi satellitari sui territori contesi, tuttavia non è chiaro se quella menzionata dall’azienda sia una cifra effettivamente corrispondente con quella poi concordata con le autorità, se non altro perché il Pentagono si è rifiutato di dimostrare trasparenza sul fronte della gestione dei finanziamenti. «Per ragioni di sicurezza operativa e a causa della natura critica di questi sistemi, non possiamo al momento condividere ulteriori informazioni concernenti funzionalità specifiche, contratti o partner», sostiene il comunicato governativo.

[di Walter Ferri]

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