domenica 24 Novembre 2024

“Il Chiapas è sull’orlo della guerra civile”: l’avvertimento dell’EZLN

In Chiapas, lo Stato messicano al confine con il Guatemala, è in atto un’escalation estrema di violenze ai danni della popolazione locale, che sta portando la regione “sull’orlo di una guerra civile”. A sollevare il velo su quanto sta accadendo nel quasi totale silenzio internazionale è stato l’EZLN, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. In un comunicato diffuso pochi giorni fa, il movimento ha scritto come “Il Chiapas è sull’orlo di una guerra civile”, per via “dei paramilitari e dei sicari di differenti cartelli che si contendono il posto e dei gruppi di autodifesa, con la complicità attiva o passiva dei governi di Rutilio Escandón Cadenas e Andrés Manuel López Obrador [rispettivamente il governatore del Chiapas e il presidente messicano, ndr]”. Il comunicato ha fatto il giro del mondo attraverso le oltre 800 associazioni della società civile e le oltre 1000 personalità del mondo dell’arte e della cultura che sostengono il movimento, il quale ha convocato per oggi, 8 giugno, una giornata di protesta internazionale.

La goccia che ha fatto traboccare un vaso ormai stracolmo è stato l’attacco del 22 maggio contro la comunità Moisés Gandhi, parte del municipio autonomo Lucio Cabañas ad opera, riferisce l’EZLN, dell’ORCAO, l’Organización Regional de Cafeticultores de Ocosingo. Si tratta di un gruppo paramilitare che da anni ormai attacca le comunità zapatiste, col fine di occuparne le terre. Nel corso dell’attacco un militante del movimento, Jorge López Santíz, è stato raggiunto da alcuni colpi di pistola e ora lotta tra la vita e la morte. L’EZLN sottolinea che “L’attacco dell’ORCAO non è un conflitto tra comunità, come lo avrebbe definito Carlos Salinas [ex presidente del Messico, ndr] e come López Obrador cercherà sicuramente di dipingerlo”, ma “si tratta di un atto la cui responsabilità diretta è tanto del governo del Chiapas quanto del governo federale”.

L’episodio del 22 maggio non costituisce infatti un episodio isolato. Il conflitto armato tra comunità locali e gruppi paramilitari, in queste zone, ha profonde radici storiche. Attacchi come quello di ORCAO, scrive EZLN, rispondono a una precisa dinamica di spoliazione delle terre delle comunità zapatiste in linea con i progetti del governo, come Sembrado Vida, il quale garantisce fondi economici in cambio di certi tipi di raccolti, come alberi da frutta o da legna. “Programmi come Sembrado Vida e altri simili favoriscono il confronto tra comunità storicamente private delle proprie terre e dei propri diritti, dal momento che sono utilizzati come meccanismi di controllo politico e moneta di scambio perché organizzazioni come la ORCAO possano accedere ai supposti benefici che questi programmi offrono, al costo del furto delle terre recuperate e autonome zapatiste”.

A denunciare l’impennata nella violenza a livello locale è anche il centro per i diritti umani Fray Bartolomé de las Casas. In un rapporto pubblicato nel marzo di quest’anno il centro denuncia come al momento il Chiapas sia un “groviglio di notevoli interazioni tra delinquenza organizzata, gruppi armati e vincoli evidenti con il governo e le imprese”. Il centro segnala come siano sempre più frequenti, nella regione, sparizioni, espropri delle terre, assassini e torture, tra le altre cose. Il fenomeno che maggiormente si sta acutizzando, tuttavia, è quello degli sfollamenti interni forzati: “le sue dinamiche mostrano forme particolari di violenza che comprendono schemi di azione locali e quotidiani vincolati al controllo territoriale, in buona misura messo in pratica dalle strutture comunitarie, per parte dei gruppi armati e dei settori della politica regionale che li dirigono e li appoggiano” riferisce il centro. Altrettanto frequenti sono le sparizioni forzate (termine con il quale si intende qualsiasi privazione di libertà commessa da agenti o con il consenso di uno Stato, ed il seguente rifiuto di riconoscere tale privazione e di comunicare il luogo in cui la persona in questione si trova), molto spesso a danno delle autorità locali che denunciavano la violenza.

Uno degli episodi più eclatanti di violenza si è verificato venerdì due giugno quando, a seguito della comunicazione rilasciata dagli zapatisti, il gruppo civile criminale armato Los Ramones ha aperto il fuoco contro gli oltre 150 sfollati della comunità di Santa Marta. Sette persone sono morte, mentre altre tre sono state gravemente ferite. Secondo i mezzi di informazione locale, inoltre, nell’ultimo anno e mezzo sono state registrate almeno 59 denunce di persone scomparse a Ajido Sinaloa e tra le comunità di Comalapa, dove oltre 1500 militari sono giunti per cercare di contenere le violenze.

I diritti delle popolazioni locali e indigene vengono così del tutto messi in secondo piano, a favore della realizzazione di progetti statali di sviluppo o della costruzione di infrastrutture militari. L’esercito messicano, aggiunge il report, “principale responsabile di vari crimini contro l’umanità nella storia recente del Messico”, gode di una pressoché illimitata capacità d’azione in questo contesto.

“La guerra che hanno dichiarato contro i popoli originari, custodi della Madre Terra, ci obbliga ad agire in modo organizzato per fermare la crescente violenza” scrive l’EZLN nel suo comunicato, invitando le persone di tutto il mondo a manifestare nelle strade. Dovunque sia possibile, “in difesa della Vita”.

[di Valeria Casolaro]

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