Le emissioni legate alla produzione di una batteria per veicoli elettrici (EV) sono all’incirca equivalenti a quelle derivanti dalla produzione del resto del veicolo. È quanto è emerso da una stima condotta dall’Università della California, Berkeley. Lo studio, riassunto in un brief, ha fatto luce sulle criticità del settore. Per far sì che la fornitura di batterie soddisfi la domanda in modo sostenibile, sono però al vaglio diverse soluzioni. La più recente è quella proposta dall’azienda israeliana StoreDot. Utilizzando strati sovrapposti di nanomateriali e composti organici, questa batteria alternativa richiederebbe minori quantità di litio. Tuttavia, manca ancora un ‘caricatore’ capace di fornire la potenza necessaria ad effettuare la carica entro i tempi record promessi: 5 minuti. Allo scopo poi di ridurre o eliminare l’impiego di litio, il metallo legato al maggior impatto ambientale, sono allo studio diversi materiali. È il caso del grafene o della perovskite. Oppure ancora quello di un prototipo di una batteria a base di zinco senza anodi che utilizza materiali economici e abbondanti.
Secondo una stima dell’Energy Transition Outlook, entro il 2032, un veicolo su due sarà mosso da energia elettrica. Dall’elevata richiesta idrica per la produzione di litio al problema del riciclaggio e dello smaltimento: le sfide da affrontare sono diverse e più che mai urgenti. Entro il 2030, intanto, si spera in una riduzione del 50% delle emissioni legate al ciclo di vita di un EV.