Suona l’ennesimo campanello di allarme sul capitolo clima: la scomparsa dei ghiacciai sta accelerando a velocità record. Lo afferma lo studio Earth’s Ice Imbalance condotto dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), il foro scientifico fondato nel 1988 dalle Nazioni Unite per monitorare il riscaldamento climatico. Secondo l’IPCC lo scioglimento dei ghiacciai ha raggiunto un ritmo assimilabile al peggiore degli scenari stabiliti dalla stessa organizzazione, con un tasso di incremento del 65% tra il 1994 ed il 2017 che si traduce nella perdita di ben 28 trilioni di tonnellate di ghiaccio nell’arco di soli 23 anni. Prime vittime sono le calotte polari in Antartide e Groenlandia che risentono particolarmente del riscaldamento atmosferico e degli oceani, causa scatenante del fenomeno.
Altra faccia del processo è l’innalzamento del livello del mare, con più della metà del ghiaccio perso appartenente alla terraferma: secondo il report nel periodo tra 1994 e 2017 il livello del mare ha guadagnato ben 35 millimetri, incrementando il rischio di inondazioni e di gravi ripercussioni a livello economico, sociale ed ambientale. Tutte conseguenze che, secondo il ricercatore Thomas Slater, verranno chiaramente avvertite a livello globale. Risalta infine il cosiddetto effetto albedo, da cui scaturisce un circolo vizioso che accelera ulteriormente il fenomeno: il candore del ghiaccio riflette le radiazioni, l’oscurità delle acque in cui si sciolgono invece le assorbe immagazzinandone il calore. Il pianeta così si riscalda più velocemente.