domenica 24 Novembre 2024

Prosegue la lotta degli studenti per il diritto alla casa: a Milano occupato un palazzo

“La vita senza casa dimmi tu che vita è”, si legge sullo striscione appeso dagli studenti su un edificio abbandonato di via Romagna 62, vicino al Politecnico di piazza Leonardo, a Milano. Uno studentato chiuso un anno fa per permettere ai lavori di ristrutturazione di cominciare, ma che è poi praticamente caduto in disuso visto che dei cantieri non si è mai vista neppure l’ombra. Tant’è che il 12 giugno i ragazzi hanno deciso di occupare l’intera struttura, l’ennesimo gesto per richiamare l’attenzione su un’emergenza, quella abitativa, che al momento non sembra avere avuto risposte concrete dalla politica. «Un anno fa 336 ragazzi sono stati cacciati per la riqualificazione e privati del diritto ad avere un alloggio a prezzo agevolato per la mancanza di fondi necessari. Nella stessa situazione ci sono molte altre residenze universitarie pubbliche» dicono gli attivisti. Una questione su cui si sono riaccesi i riflettori dai primi di maggio, da quando cioè decine di ragazzi hanno cominciato a dormire in tenda davanti all’Università, per protestare contro il caro affitti.

La prima a piantare la sua canadese è stata Ilaria Lamera, 23enne bergamasca che ha denunciato una condizione con cui convivono decine di migliaia di suoi colleghi: gli affitti proibitivi. Lei, studentessa di Ingegneria ambientale, vive infatti in una stanza da 600 euro al mese (spese escluse), trovata dopo mesi di ricerca durante i quali ha fatto la pendolare tra Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo, e Milano. Per un totale di quattro ore tra andata e ritorno. Nelle settimane successive la protesta è arrivata anche a Roma, dove alcuni studenti si sono accampati davanti alla sede de La Sapienza. Ma, in generale, la mobilitazione si è diffusa a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale: in Toscana, ad esempio, le tende hanno ricoperto i piazzali davanti alle sedi universitarie di Pisa, Firenze e Siena.

L’emergenza abitativa è entrata a gamba tesa nella vita degli studenti, che dopo i disagi legati alla pandemia vedono compromesso il loro diritto allo studio da affitti proibitivi e da un mercato immobiliare impazzito. Secondo un’indagine condotta dall’ente di ricerca indipendente Scenari immobiliari, nel primo trimestre del 2023 il canone d’affitto medio per una stanza a Milano è stato di 810 euro. Seguono Roma e Venezia, con una spesa rispettivamente di 630 e 580 euro. Nel nostro Paese mancano 130mila posti letto per gli universitari fuori sede: un’offerta ristretta che contribuisce al vortice dei prezzi. Il caro affitti comporta conseguenze non trascurabili sulla qualità della vita degli studenti, poiché si traduce in precarietà, rinuncia a determinate opportunità formative o ritardo nell’autonomia dalle famiglie. Una situazione, quest’ultima, già di per sé aggravata dai miseri stipendi rivolti agli under 30. Secondo Federcontribuenti, il 54% dei trentenni italiani guadagna meno di 7 euro l’ora, con part-time e apprendistati sempre più diffusi.

Intanto il sindacato studentesco ha chiesto al governo di confrontarsi con chi rappresenta le nuove generazioni, e di ascoltare le loro richieste. Tra queste ci sono l’incremento del fondo di sostegno ai fuorisede, «per il quale la legge di bilancio ha previsto soltanto 4 milioni di euro. Una cifra evidentemente ridicola vista la colossale crisi abitativa e il caro affitti», il blocco dei rincari, «come succede in Francia, Spagna o Germania. Serve individuare un limite più stringente per l’adeguamento annuale del canone, non è possibile che il canone possa crescere del 10% seguendo l’inflazione annua» e un cambio di direzione nella progettualità sull’abitare, come recuperare gli alloggi sfitti per residenze studentesche e popolari.

[di Gloria Ferrari]

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