Nella giornata di oggi medici, veterinari, cittadini e pazienti scenderanno in piazza con lo slogan “Salviamo la sanità pubblica”, al fine di denunciare il prossimo collasso del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e di chiedere interventi per scongiurarlo. La problematica principale, spiegano i sindacati, è la lunghezza delle liste d’attesa, che non permette al cittadino di accedere alle cure necessarie per tempo a meno di non ricorrere ai servizi privati (per chi può permetterseli). A questo si aggiunge il progressivo definanziamento al settore, le cui conseguenze sono chiusura di ospedali e reparti e tagli al personale e ai posti letto.
Ad aderire all’iniziativa, oltre sindacati nazionali e sigle promotrici del settore (ANAAO AssoMed, FP CGIL Medici, Federazione Veterinari e Medici, UIL FPL, CISL Medici e Coordinamento area medica), vi sono 18 associazioni di cittadini e pazienti, tra le quali Associazione Nazionale Donatori Midollo Osseo, Associazione per la Lotta contro l’Aids, Cittadinanzattiva, Associazione Sclerosi Laterale Amiotrofica e molte altre. Le iniziative copriranno quasi tutta l’Italia, da nord a sud. «Occorrono misure coraggiose, da parte del Governo, per far fronte alla fuga dei professionisti dal Servizio Sanitario Nazionale – ha dichiarato Pina Onotri, segretaria generale del Sindacato Medici Italiani (SMI) – Il SSN, con la fuga dei medici e il burn out di quelli che restano, sta spegnendosi e con esso se ne va il bene più prezioso per tutti i cittadini: il diritto alla salute, gratuito ed universale».
[di Valeria Casolaro]
Per esperienza personale dico che non è la competenza che manca ma a mio parere, nella sanità pubblica, c’è una carenza di mezzi che rende impossibile una organizzazione razionale. È necessaria una imposta urgente, straordinaria, specifica sulla salute. Ognuno, in proporzione ai propri mezzi, deve fare la sua parte. Ma bisogna, prima di tutto, cambiare le priorità: prima la salute, poi, meglio mai, le armi.