La Procura di Pesaro ha assolto con formula piena Massimo Del Bene, medico di base finito a processo per aver firmato un certificato di esenzione dalla vaccinazione contro il Covid-19, inizialmente giudicato falso. Mentre era in vigore l’obbligo vaccinale, infatti, il medico aveva rilasciato l’esenzione a un paziente, dipendente di una ditta di utensili della zona, che soffriva di una grave forma di dermatite atopica, malattia autoimmune della pelle che si presenta con prurito e diverse manifestazioni cutanee – fra le quali eritema e vescicole. L’uomo temeva che la somministrazione del siero potesse scatenargli delle reazioni avverse e Del Bene, dopo aver consultato il suo quadro clinico, gli aveva dato ragione: i guai sono però cominciati quando il datore di lavoro del paziente, insospettito dal trattamento riservato al proprio dipendente, aveva deciso di rifiutare il foglio e denunciare il dottore in procura.
Secondo l’accusa, infatti, la patologia dalla quale era affetto l’uomo non figurava tra quelle – specificate delle circolari ministeriali – per le quali si poteva prevedere l’esenzione, e per questo il medico non avrebbe dovuto rilasciare alcun certificato. Seppur condannato con decreto penale, Del Bene si era comunque opposto al pagamento della sanzione (200 euro), finendo così a processo. Conclusosi, come già accennato, con il verdetto di assoluzione: le circolari ministeriali, infatti, sono state giudicate non vincolanti, come d’altronde sostenuto dal medico in aula, e le caratteristiche della malattia hanno reso la sua scelta più che giustificata. Anzi, «ero bersagliato da gente che voleva farsi esonerare a tutti i costi, ma io lo facevo solo se c’erano davvero delle patologie che giustificassero l’esenzione. Ho esonerato solo sulla base di esami», ha specificato l’imputato. Gli stessi esami presentati da Isabella Giampaoli, avvocata di Del Bene, che ha mostrato al giudice uno studio sulle controindicazioni per la dermatite atopica. «Ho agito sulla base di un principio di precauzione, un farmaco non testato può essere pericoloso su un soggetto che ha determinate patologie come ce l’aveva il mio paziente».
Una sentenza, questa, tra le prime in Italia nel suo genere, e che per questo potrebbe fare da apripista a tanti altri casi simili. Infatti, nonostante la decisione di non vaccinarsi possa essere stata frutto di diverse motivazioni – determinate “condizioni mediche”, una “immunità da precedenti infezioni” – non riconducibili alla semplice volontà di non cooperare – durante gli anni pandemici gli individui non vaccinati hanno subito diverse discriminazioni. A provarlo è stato uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature, che ha coinvolto oltre 15.000 persone appartenenti a 21 Paesi. Il lavoro scientifico ha infatti dimostrato che i soggetti vaccinati hanno messo in campo “atteggiamenti discriminatori nei confronti degli individui non vaccinati” praticamente ovunque. E in certo casi la legge è intervenuta per dare ragione ai secondi.
È quanto accaduto al Tribunale di Forlì sul caso dello scrittore Leonardo Facco, cui venivano addebitate espressioni ritenute offensive contro le istituzioni statali in tema di green pass e campagna vaccinale. Facco era accusato di “Vilipendio della Repubblica e delle istituzioni costituzionali e delle Forze Armate” (art. 290 c.p., poi derubricato e archiviato per difetto di querela) e “Istigazione a disobbedire alle leggi” (art. 415 c.p.) perché fin dalla fase iniziale della pandemia si era schierato contro la gestione sanitaria della lotta al Covid, invitando i cittadini a disobbedire ad alcune misure pandemiche e a sabotarle pacificamente. Posizioni che gli erano valse il processo conclusosi con la completa assoluzione perché “il fatto non costituisce reato“.
[di Gloria Ferrari]
Io, insegnante di Liceo, già ammalato di Covid 19 nel novembre 2020, nonostante avessi anticorpi IGG almeno 10 (,fino a 20) volte superiore alla soglia di 33.8, ho rischiato prima la sospensione poi il demansionamento.
Dopo aver ri-contratto il covid (asintomatico) nel gennaio 2022, ad aprile 2022 il sistema informatico mi aveva negato l’accesso a scuola (tengo a rimarcare che ero fornito di regolare green pass, valido ovunque, ma non nell’istituto dove lavoravo).
Ho perso amici ed ogni fiducia nello stato per cui lavoro.
Per me il modo con cui il governo Draghi ha affrontato il COVID 19 è stato un punto di non ritorno per quanto riguarda il mio senso di appartenenza a questo paese.
Mi sento esule in patria e come credo, altri milioni di italiani.
Ma bisognerebbe condannare con una MULTA STRATOSFERICA il datore d lavoro: da quando il datore di lavoro ha il diritto di INTROMETTERSI nella salute del dipendente? In questo Paese c’è stata, è inutile negarlo, una DERIVA TOTALITARIA!!
E’ importante dare queste notizie.
Nel silenzio degli zerbini del resto dei media.