Durante la notte fra il 13 e il 14 giugno un ex peschereccio partito dalla Libia con a bordo tra i 400 e i 700 migranti è naufragato al largo (poco meno di 100 chilometri) del Peloponneso, una regione della Grecia meridionale. I numeri diffusi dalle autorità greche dicono che, ad oggi, hanno perso la vita almeno 79 persone, e che ne sono state soccorse poco più di 100. Cifre che, seppur ancora incerte e imprecise – e che con molta probabilità si aggraveranno - raccontano già di una delle peggiori catastrofi in mare degli ultimi dieci anni: è improbabile, infatti, che siano ritrovati altri supe...
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E aggiungo: oltre a sottolineare l’eventuale interesse di frontex e governi a non soccorrere per non doversi poi sobbarcare la successiva accoglienza, perché non segnalare anche quello dei criminali (che sfrutteranno tali esseri umani), nel diffondere tali concetti per evitare che si cominci finalmente a vedere la cosa come un problema da limitare e magari risolvere, piuttosto che da incentivare?
Non capisco perché si prendano sempre automaticamente per buoni i “rapporti” (basati spesso su testimonianze e documenti guarda caso confidenziali) di organizzazioni di cui noi poveri mortali non sappiamo nulla, se non i nomi effettivamente molto suggestivi (vedi questa “lighthouse reports”), e mai una volta si faccia riferimento al fatto che bisogna riformare completamente un sistema in cui tante persone si mettono alla mercé di criminali, spendendo spesso cifre esorbitanti, specialmente per le loro risorse, per raggiungere finti paradisi europei dove qualcuno li ha convinti che i loro problemi spariranno d’incanto…