La Corte penale internazionale (ICC) ha stabilito di voler indagare sulla situazione nei territori palestinesi occupati, aprendo un’indagine sui possibili crimini di guerra commessi da Israele. Sono stati proprio i gruppi palestinesi a sostegno dei diritti umani a chiedere a gran voce alla procuratrice capo Fatou Bensouda che la ICC investigasse. Dopo la decisione, la ICC ha ribadito che non si tratta di un tentativo di determinare i confini legali del territorio di Israele, ma di dare giustizia alle centinaia di civili uccisi in tutti questi anni. Non è della stessa opinione Israele. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha infatti affermato che: “Laddove la ICC investighi Israele per falsi crimini di guerra, si tratterebbe di anti-semitismo puro”. Netanyahu ha anche accusato la Corte di aver adottato un metro di giudizio non equo, essendosi rifiutata, ad esempio, di aprire indagini su “brutali dittature” quali quelle in Siria e Iran.
I crimini di guerra di cui si parla comprendono, ad esempio, il conflitto israelo-palestinese, iniziato l’8 luglio 2014. In quel periodo morirono 2.251 palestinesi, per lo più tra i civili, e 74 israeliani, prevalentemente appartenenti alle forze armate. Nel mese di dicembre 2019, Bensouda aveva affermato che vi fossero basi “ragionevoli” per ritenere che in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza e a Gerusalemme Est (i territori occupati da Israele) sono stati e siano tutt’ora commessi crimini di guerra.