sabato 23 Novembre 2024

Naturali per finta: l’elenco dei contaminanti presenti nelle tinture di Henné

Le autorità di controllo sanitario tedesche hanno analizzato per due anni le tinture all’henné acquistabili sul web e hanno scoperto che la maggior parte conteneva sostanze chimiche pericolose e in alcuni casi persino vietate, il tutto senza nessuna menzione sull’etichetta. Molti ingredienti superavano le linee guida stabilite dall’Unione Europea. Per i coloranti per sopracciglia i pericoli sarebbero ancora peggiori.

Tingere i capelli è una pratica che è diventata sempre più popolare negli ultimi anni, nonostante l’impatto sulla salute e sull’ambiente. Tra le principali soluzioni disponibili c’è l’hennè, che si ottiene dalle foglie e steli della pianta Lawsonia Inermis. In combinazione con l’hennè è possibile creare sfumature che vanno dal rosso al nero indaco. I toni biondi invece vengono creati dalla polvere vegetale di camomilla e la pianta incolore Cassia Auriculata, nota anche come “hennè neutro”.

Secondo le analisi realizzate tra il 2021 e il 2022 del Cvua di Stoccarda, l’agenzia di controllo sanitario tedesca, queste tinture conterrebbero agenti coloranti e ossidanti discutibili, alcuni dei quali addirittura vietati o non dichiarati. Nel 2021 sono stati eseguiti controlli su 20 prodotti, di cui 9 contestati. Nel 2022 sono stati testati altri 8 pcampioni di cui 6 respinti e 3 sono stati addirittura classificati come “non sicuri”. Altri 4 contenevano sostanze proibite e tossiche per l’uomo, tra cui la meta-fenilediammina, i coloranti Basic Blue e 2-nitro-pfenilediammina, perossido di bario e sale di bario solubile. Le tinte provenivano dall’India e dalla Russia.

Nel 2021, un totale di 9 campioni su 20 non dichiaravano tutti gli ingredienti in etichetta e nel 2022 erano 6 su 8. Le avvertenze per l’uso previste dalla direttiva sui cosmetici europea non erano fornite o non erano scritte correttamente. Inoltre, l’agenzia non è riuscita a contattare i responsabili delle rispettive produzioni a causa di informazioni mancanti ed errate. Inoltre, l’agenzia ha dichiarato: «Abbiamo trovato prodotti con l’aggiunta di acido picramico all’henné per farlo diventare più rosso. Altre polveri di henné, spesso provenienti dall’India, dal Pakistan o dalla Turchia, contengono le classiche tinture per capelli ad ossidazione come il B. p-fenilendiammina (PPD) e agenti ossidanti o coloranti sintetici». Tra le sostanze trovate ci sono anche dei forti allergeni e alcuni prodotti senza i partner di reazione che servono a renderli stabili.

I risultati peggiori sono emersi dalle analisi dei prodotti a base di hennè per colorare le sopracciglia, alcuni dei quali impiegati anche per colorare la pelle sottostante. Sette campioni presentavano difetti e solo uno tra quelli analizzati nel 2021 era a norma di legge. Due colori sono stati classificati “non sicuri” perché superavano il limite stabilito dall’UE del 2% di PPD e secondo le analisi, le quantità ritrovate avrebbero potuto danneggiare la salute dei consumatori. Un prodotto dichiarava di avere lo scopo di macchiare la pelle sottostante nonostante il divieto delle norme europee e in un altro caso l’etichetta dichiarava di non utilizzare PPD nonostante il prodotto ne contenesse quantità superiori al valore limite.

[di Roberto Demaio]

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