Il mondo delle criptovalute non sta avendo vita facile, molti hanno pertanto deciso di trasferire i propri fondi verso la più promettente bolla speculativa delle intelligenze artificiali. Sam Altman, CEO di OpenAI, ha deciso invece di intraprendere la strada inversa. Dopo il successo ottenuto con i modelli di linguaggio GPT, il dirigente tech ha infatti deciso di estendere le proprie mire anche verso l’universo crypto lanciando una nuova valuta che mira a espandersi in tutto il mondo, la Worldcoin. C’è però un piccolo cavillo: la moneta si è associata alla scansione degli occhi degli utenti.
Il CEO dell’impresa, Alex Blania, descrive il progetto al pari di uno sforzo etico utile a unificare il sistema finanziario globale verso una direzione equa, universale e governata dall’economia di internet. In pratica, l’azienda sostiene di mirare alla realizzazione del sogno mai compiuto dell’ideologia blockchain consolidando finalmente un sistema parallelo alla discriminazione bancaria. «[Worldcoin] è nata durante una discussione sul come il reddito universale diventerà qualcosa di essenziale per il mondo intero e, più in generale, come l’accessibilità all’economia di internet sarà molto più importante di quanto non appaia oggi», aveva rivelato Blania a TechCrunch nell’ottobre del 2021.
Messo da parte l’opportuno scetticismo – dopotutto anche OpenAI era nata come una no profit dai nobili intenti –, resta il fatto che il duo di fondatori stia facendo il possibile per estendere l’influenza del progetto il più rapidamente possibile. Se non bastasse il potere trainante rappresentato dall’ormai famosissimo Altaman, Worldcoin ha passato gli ultimi anni a strutturare la distribuzione gratuita dei primi token blockchain. Secondo quanto sostenuto dalla startup, due milioni di individui sparpagliati all’interno dei confini di 30 diverse nazioni hanno ottenuto pro-bono il 75% dei gettoni “WLD” attualmente emessi. Gli investitori ne mantengono il 13,5%, mentre i membri dell’azienda si sono trattenuti il 9,5%.
Il costo occulto di questo “regalo” è rappresentato dalla necessità dei personaggi coinvolti di validare la propria identità attraverso il World ID, uno stratagemma introdotto per assicurarsi che nessuno approfitti della disponibilità di Worldcoin, ma che non è a sua volta esente da insidie. Al posto di affidarsi ai tradizionali documenti, il sistema di autenticazione ideato da Altman e Blania fa affidamento su di una macchinetta sferica, The Orb, al fine di registrare l‘iride degli utenti. L’azienda garantisce che i dati sono adeguatamente criptati e pseudoanonimizzati, che la privacy sia tutelata sopra ogni cosa, una promessa che non convince gli osservatori indipendenti.
Tenendo conto che il lancio del Worldcoin, avvenuto lunedì 24 luglio, non coinvolge gli Stati Uniti, si è venuto comunque a creare un archivio di dati biometrici che ha perlopiù inglobato al suo interno le informazioni degli abitanti più vulnerabili del globo. Coloro che hanno “dimostrato la propria individualità” sono stati tuttavia premiati con un cripto-portafoglio pieno di 25 token WLD. Nel suo white paper, l’impresa ha annunciato l’intenzione di limitare nei prossimi 15 anni la distribuzione di criptovalute a 10 miliardi di gettoni WLD, ma correntemente il sistema conterebbe 143 milioni su base Ethereum. Vale la pena menzionare che, al momento della pubblicazione di questo articolo, la pagina che riporta queste cifre è stata temporaneamente sottoposta a un accesso limitato e non risulta pertanto consultabile.
«Se avremo successo», riporta un comunicato dell’impresa, «pensiamo che Worldcoin possa drasticamente migliorare le opportunità economiche, istituire una soluzione affidabile per distinguere umani e bot tutelando nel frattempo la privacy, garantire un processo globale e democratico ed eventualmente dimostrare un percorso potenziale per raggiungere un reddito di base finanziato dalle intelligenze artificiali». Sam Altman è d’altronde promotore dell’idea tecno-ottimista che i ricavi generati dalle IA possano sostenere economicamente i cittadini. Secondo le sue previsioni, in meno di dieci anni le IA potrebbero garantire a ogni cittadino statunitense 13.500$ annui, una teoria che genera ingenti dosi di scetticismo anche tra i ricercatori di Microsoft, azienda che foraggia l’OpenAI di Altman.
[di Walter Ferri]