Sabato, il governo di Cuba ha annunciato la più grande riforma economica degli ultimi anni: l’impresa privata entrerà in migliaia di settori produttivi che finora erano stati esclusiva dello stato. La riforma è stata approvata venerdì dal Consiglio dei ministri cubano e prevede che i settori in cui sarà consentita l’attività privata passeranno da 127 a oltre 2mila. “Degli oltre 2mila settori di attività economica riconosciuti ufficialmente dallo stato, soltanto 124 rimarranno parzialmente o del tutto riservati all’economia statale” ha dichiarato la ministra del Lavoro Marta Elena Feitó Cabrera.
Secondo il giornale del Partito comunista Granma, la riforma favorirà lo sviluppo economico e sociale della nazione. L’economia cubana è in grave crisi: nel 2020 il Pil è calato dell’11%. I lavoratori privati finora sono stati impiegati in piccole cooperative attive soprattutto nel settore turistico – che è stato duramente colpito dalla crisi economica provocata dal Covid-19 – e in altri come l’artigianato, il commercio e i trasporti locali, come i taxi. Già lo scorso anno il presidente cubano Miguel Díaz Canel aveva indicato nell’espansione del settore non statale “una priorità immediata per cercare di rivitalizzare l’economia”. Tra le varie riforme approvate dal governo negli ultimi mesi, sono anche previste la garanzia alle piccole imprese di un limitato accesso alle importazioni ed esportazioni estere e l’eliminazione del sistema della doppia valuta.