giovedì 21 Novembre 2024

L’Alta Felicità della lotta NO TAV

Dopo le giornate torride del fine settimana, oggi su Venaus spira aria di temporale. Fra poco, nell’arena della borgata 8 dicembre, avrà inizio la conferenza stampa per presentare la settima edizione del Festival Alta Felicità, l’evento grandemente partecipato che il movimento NO TAV organizza ogni anno, sui terreni i quali, in un lungo novembre del 2005,  videro nascere concretamente e consolidarsi la resistenza NO TAV. Quest’anno si terrà nei giorni 29-30-31 luglio.

Qui, nei primi progetti dell’allora Alpetunnel e ora TELT, avrebbe dovuto essere scavato il tunnel geognostico che poi, fermato dalla lotta popolare, fu spostato in Clarea, una valletta più appartata quindi più facile da militarizzarsi. In questo luogo è facile ricordare, ritornare a quei giorni, a quelle notti passate all’addiaccio, sotto le nevicate di un inverno precoce, scaldandosi a fuochi improvvisati in bidoni che si arroventavano, tanto da bruciare scarponi e cappotti di chi si avvicinava troppo. 

Nel grande prato appena sfalciato, dove si stanno montando tendoni e stend era sorta una piccola accampata. Sullo spiazzo che ora immette agli edifici della borgata avevamo collocato un gazebo dato in prestito dalla pro Loco di Venaus e, davanti ad esso, erano stati posti grandi fornelli su cui bollivano perennemente enormi marmitte di the e di minestrone. 

Un fossato (poco più che un rigagnolo) segnava la frontiera tra noi e le truppe in assetto antisommossa, attestate a marcare la zona dove era previsto l’inizio degli scavi. 

Sono passati quasi vent’anni, ma sembra ieri: la meraviglia di scoprire come, nella resistenza, le diversità potessero trovare le motivazioni e gli strumenti del sentire e dell’agire comune; l’emozione di appartenere ad una lotta che cresceva giorno dopo giorno, non frutto di strategie prefissate, ma costruendosi sul campo gli strumenti proporzionali al bisogno, con l’intelligenza, la fantasia, l’ironia.

A tenerci insieme non furono solo le ragioni dell’utile, ma quelle che divennero ben presto ragioni del cuore: l’affetto reciproco, la condivisione, il senso di responsabilità collettiva, e la gioia di riconoscersi parte della stessa barricata.

Per questo, quando, all’una di notte del 6 dicembre arrivarono con un esercito di robocop e, armati di ruspe e manganelli, abbatterono le barricate, distrussero le tende del campeggio, spaccarono teste, gettarono nel fuoco libri e indumenti e inalberarono le nostre bandiere come un trofeo di guerra, l’indignazione si fece ribellione. E due giorni dopo, l’8 dicembre, una marea di popolo sfondò i cordoni della polizia e si riprese quei luoghi, distruggendo le recinzioni del cantiere che intanto era sorto a tempo di record.

L’alta felicità che provammo allora non si è spenta, anzi è cresciuta nel tempo, alimentando le ragioni di lotta e di vita che sono diventate legami indissolubili non solo tra di noi, ma con altre realtà, facendoci condividere esperienze, risposte ai bisogni, percorsi di liberazione. 

È questa la nostra arma più potente e contro di essa il sistema si accanisce con le sue armi: la militarizzazione del territorio, le questure, i tribunali, le carceri, i mezzi di disinformazione di massa messi in campo dai suoi mass media.

Quest’anno, contro il Festival dell’Alta Felicità, la Procura di Torino ha tentato l’agguato dell’ultima ora: un avviso di garanzia al Sindaco di Venaus su presunti problemi di sicurezza legati alla manifestazione. L’intento era trasparente: spingere il Comune a negare l’autorizzazione all’evento.

Ma evidentemente la bomba ha mancato il bersaglio: sul grande palco dei concerti, al tavolo della conferenza, accanto agli organizzatori del Festival, il sindaco c’è, per dire le ragioni del suo sì: da parte del Comune, non sono state riscontrate irregolarità né per il passato né per il presente e, soprattutto il Festival dell’Alta Felicità è un evento importante culturalmente ed economicamente, e non solo per il suo Comune, ma per tutta la Valle. Le decine di migliaia di visitatori rappresentano una risorsa irrinunciabile a favore di alberghi, ristoranti, negozi della zona; ad esempio, per gli esercizi commerciali di Venaus, il ricavato dei tre giorni del festival supera, da solo, gli incassi dei restanti undici mesi dell’anno.

Quanto alla proposta culturale, anche quest’anno non fa difetto, come assicura Michele illustrandone il programma: letteratura, società, ambiente, ma soprattutto musica. I grandi complessi, i nomi prestigiosi, i più amati dai giovani animeranno ogni serata e tutto sarà gratuito per tutti.

Felicità è soprattutto questo: stare insieme, poter dare e ricevere senza che tutto abbia un prezzo, e scoprire che è bello raccontare, intrecciare legami, scambiare esperienze; vivere una diversa dimensione del tempo e dello spazio; sperimentare il mondo che vorremmo, in cui ciascuno possa dare secondo le proprie possibilità e ricevere secondo i propri bisogni.  

Andrea, che del festival è l’anima, parla e si commuove quando racconta dei tanti che, viste le difficoltà, quest’anno più che mai si sono messi in gioco, offrendo il proprio contributo di presenza e lavoro gratuito. Un lavoro che già ferve intorno a noi: ragazze e ragazzi, persone di tutte le età sfalciano erba, montano strutture, tirano cavi, scaricano provviste e il rumore è quello di un esteso, pacifico alveare.

Il fine settimana che si avvicina a grandi passi sarà sicuramente impegnativo, ma, se crea gioia e condivisione, anche la fatica può diventare alta felicità.

[di Nicoletta Dosio – Oltre ad essere da sempre attiva in numerose lotte
sociali e politiche sul territorio piemontese, Nicoletta Dosio è uno dei volti storici del Movimento No TAV. Condannata ai domiciliari per aver partecipato a una manifestazione pacifica del Movimento, ma rifiutandosi di sottostarvi e divenire così “carceriera di sé stessa”, Nicoletta è stata imputata di almeno 130 evasioni, che le sono valse la condanna a oltre un anno di carcere presso il penitenziario di Torino]

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