venerdì 22 Novembre 2024

Finita l’emergenza Covid i profitti di Pfizer vanno a picco: meno 77%

La fine della pandemia ha colpito i profitti Pfizer. L’azienda aveva già inserito la “sparizione della Covid-19” tra i rischi aziendali e la paura è diventata realtà: il colosso farmaceutico ha chiuso il secondo trimestre del 2023 con una flessione del 77% rispetto all’anno precedente ed è stato registrato un utile netto pari a 2,3 miliardi di dollari (2,1 miliardi di euro). Nel 2022 invece i profitti sfiorarono i 10 miliardi. In calo anche le azioni che dal record aziendale di fine 2021 si sono stabilizzate a quota 35,61 dollari (-65%). I ricavi attesi per il 2023 non saranno più di 100 miliardi di dollari come nel 2022, ma tra i 67 e i 70 miiliardi. Tuttavia, il responsabile finanziario David Denton ha dichiarato che l’azienda è comunque «ben posizionata» e, nonostante la fine dell’emergenza, Pfizer godrà comunque dei profitti di un contratto segretato con l’UE per l’approvvigionamento di ben 450 milioni di dosi entro il 2026.

I profitti di Pfizer sono in flessione: escludendo il vaccino Comirnaty e l’antivirale Paxlovid, i ricavi operativi segnerebbero solo un +5%. Non è un caso quindi che nell’ultimo rapporto trimestrale del 2021, l’anno di massimo profitto per la Pfizer, il colosso farmaceutico certificava tra i fattori di rischio commerciali “la possibilità che la Covid-19 si attenuerà nella sua gravità e diffusione oppure sparisca del tutto”. Paura che si è rivelata più che fondata e l’andamento delle azioni ne è la prova: dal minimo di 27,48 dollari per azione a marzo 2020, con lo sviluppo e la commercializzazione dei farmaci contro la Covid-19 le azioni Pfizer hanno toccato quota 59,05 dollari a fine 2021 (+114% e record storico aziendale) per poi scendere fino alla quota attuale di 35,61 dollari ad azione (-65%).

Ritoccato anche il range dei ricavi previsti per l’intero esercizio annuale: ora sono attesi fra i 67 e i 70 miliardi di dollari e non più tra 67 e 71 miliardi. Il colosso farmaceutico aveva chiuso il 2022 con un incremento di utili del 43% che ha superato quota 31 miliardi di dollari e profitti al di sopra dei 100 miliardi. Tanto guadagno deriva dal fatto che lo sviluppo del medicinale è stato finanziato con ingenti risorse pubbliche e dalla differenza tra costi di produzione e di vendita: i vaccini venivano venduti a circa 30 dollari a fronte di un costo di produzione stimato al di sotto di un dollaro. Per rimediare al calo di richieste, stimato circa 3 volte inferiore rispetto al periodo pandemico, il colosso farmaceutico ha quadruplicato il prezzo del vaccino negli Stati Uniti, portandolo a 110 dollari a dose.

Restano confermati invece tutti gli altri obiettivi, compreso un utile per azione rettificato compreso fra 3,25 e 3,45 dollari. David Denton, responsabile finanziario del gruppo, ha commentato che «Nonostante alcune sfide a breve termine sui ricavi dei singoli prodotti riteniamo che l’azienda sia ben posizionata per una crescita accelerata dei nostri prodotti non Covid nella seconda metà del 2023».

Infatti, nonostante la fine della pandemia e il conseguente calo della richiesta di dosi di vaccino, Pfizer potrà comunque contare su un nuovo contratto segretato con l’UE che prevede la consegna di ben 450 milioni di dosi di vaccini Covid-19 diluite fino al 2026. Vaccini che, se si seguiranno le strategie aziendali attuate in periodo pandemico, verranno venduti anche tramite l’aiuto di associazioni, fondazioni, istituti di ricerca e ospedali che sono stati sovvenzionati direttamente dalla casa farmaceutica.

[di Roberto Demaio]

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