giovedì 21 Novembre 2024

Dopo 40 anni gli USA eliminano le restrizioni ai gay per le donazioni di sangue

La Croce Rossa americana non limiterà più le donazioni di sangue fatte da uomini gay e bisessuali. Con un comunicato emesso il 7 agosto, l’organizzazione senza scopo di lucro che fornisce circa il 40% dell’approvvigionamento di sangue di cui la nazione necessita, ha dichiarato di essersi adeguata alle nuove linee guida introdotte dalla Food and Drug Administration (FDA) lo scorso maggio. Nel concreto, il gruppo non potrà più rivolgere al donatore domande basate sull’orientamento sessuale o sul genere. Così, mentre in precedenza gli uomini che avevano rapporti sessuali con altri uomini dovevano rimanere in astinenza nei tre mesi precedenti alla donazione del sangue, ora chi di loro intrattiene relazioni sessuali monogame può donare senza dover attendere alcun lasso di tempo – purché siano soddisfatti gli altri requisiti necessari al processo. Il periodo di attesa di tre mesi invece rimane, ma si applica a chiunque – quindi indipendentemente dall’orientamento sessuale o dal genere – abbia fatto sesso con uno o più partner non abituali – con un certo riguardo soprattutto nei confronti dei rapporti anali, la cui pratica aumenta il rischio di diffondere molti tipi di malattie trasmissibili durante il rapporto.

L’America, con l’introduzione dell’ultime direttive, si lascia alle spalle una politica rimasta in piedi per quasi quarant’anni, nata nel periodo in cui gli uomini gay, per via della scarsa conoscenza e di una certa dose di discriminazioni, venivano accusati di contribuire alla diffusione dell’HIV.

Negli anni ’80, infatti, era stata la stessa FDA a impedire ai gruppi impegnati nella gestione delle donazioni di accettare sangue prelevato da uomini che avevano avuto rapporti sessuali con altri uomini. Una pratica che ha tenuto nonostante, nel tempo, la tecnologia di controllo e la conoscenza medica siano migliorate in maniera significativa. L’ente governativo ha cominciato a cambiare le sue linee guida solo nel 2015, facendo cadere il divieto ma obbligando comunque i donatori omosessuali a non fare sesso per almeno un anno prima della donazione. Periodo di astinenza ridotto a tre mesi nel 2020, a causa della carenza di sangue durante la pandemia di Covid-19 – in generale si stima che negli Stati Uniti ogni due secondi una persona abbia bisogno di sangue o piastrine, sia per interventi chirurgici, che per lesioni o cure di altro tipo.

Un atteggiamento ostile durato troppo a lungo e duramente criticato perfino dall’American Medical Association – la più grande associazione di medici e studenti di medicina degli Stati Uniti – secondo cui la FDA avrebbe ingiustamente discriminato ed escluso gli uomini gay: infatti, mentre questi facevano i conti con regole restrittive e limitanti, anche se avevano avuto rapporti sessuali protetti, nello stesso periodo uomini e donne eterosessuali che avevano fatto sesso non protetti con più partner potevano comunque donare.

«Mettere a disposizione il tuo sangue sembra un gesto così piccolo, ma ha un enorme valore, soprattutto per me, che potrò essere libero di farlo di nuovo», ha commentato Andrew Goldstein, un ricercatore di Los Angeles che da giovane donava con regolarità e che non ha più potuto farlo in quanto uomo gay. E che, tra l’altro, nel 2021 ha partecipato ad uno studio clinico che ha aperto la strada alla stesura della nuova guida.

[di Gloria Ferrari]

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6 Commenti

  1. La ringrazio per il chiarimento.

    In Italia I criteri di selezione ed esclusione si basano da più di 20 anni si basano sui comportamenti assunti e non più sugli orientamenti. Questo perché sono i comportamenti a determinare i rischi e la trasmissione di infezioni (STI) non l’orientamento sessuale.

    Un concetto ribadito anche dal presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, interpellato per spiegare le differenze con quanto avviene in Italia: «Dal 2001 il grado di sicurezza degli emocomponenti viene stabilito in base al comportamento di ciascun individuo, indipendentemente dall’orientamento sessuale: se qualcuno ha avuto comportamenti considerati pericolosi non potrà donare il sangue, sia esso eterosessuale o omosessuale. Qualsiasi divieto che tenga conto solo dell’orientamento sessuale va considerato discriminatorio».

    Le allego questo articolo dell’avis se ritiene di voler approfondire la questione.

    https://www.avis.it/omosessualita-e-donazione-del-sangue-ecco-cosa-succede-nel-resto-del-mondo/

    Buona Serata

  2. Se il sesso anale favorisce le malattie sessuali, come del resto conferma l’articolo, è inutile gridare alla discriminazione contro i maschi omosessuali, dato oltretutto che si parla di un problema concreto e piuttosto serio. Piuttosto viene da chiedersi come si possa controllare che il divieto venga rispettato: probabilmente non c’è altra maniera che fare affidamento sulla coscienza del donatore. Allora forse è meglio fare esami il più scrupolosi possibile sul sangue donato, e basta.

      • I rapporti omosessuali favoriscono l’insorgere di molte patologie che possono essere più o meno note.
        La’rticolo parla di astinenza per 3 mesi. E chi la certifica l’astinenza?

        Per quale ragione le (molte) persone che mantengono una condotta sessuale normale e si trovano a dover aver bisogno di sangue devono esporsi ad (ulteriore) rischio come questo? Per quale ragione viene negata la possibilità di portarsi un proprio donatore come è avvenuto, con ferocia, in diversi casi?

        E’ evidente che questa scelta non ha alcuna ragione sanitaria. La ragione è quella di obbligare tutti ad esporti a problemi che son tipici di comportamente pericolosi, ma sono altresì idolatrati come progresso.

        • La ringrazio per il chiarimento.

          In Italia I criteri di selezione ed esclusione si basano da più di 20 anni si basano sui comportamenti assunti e non più sugli orientamenti. Questo perché sono i comportamenti a determinare i rischi e la trasmissione di infezioni (STI) non l’orientamento sessuale.

          Un concetto ribadito anche dal presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, interpellato per spiegare le differenze con quanto avviene in Italia: «Dal 2001 il grado di sicurezza degli emocomponenti viene stabilito in base al comportamento di ciascun individuo, indipendentemente dall’orientamento sessuale: se qualcuno ha avuto comportamenti considerati pericolosi non potrà donare il sangue, sia esso eterosessuale o omosessuale. Qualsiasi divieto che tenga conto solo dell’orientamento sessuale va considerato discriminatorio».

          Le allego questo articolo dell’avis se ritiene di voler approfondire la questione.

          https://www.avis.it/omosessualita-e-donazione-del-sangue-ecco-cosa-succede-nel-resto-del-mondo/

          Buona Serata

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