Ancora fermi i lavori per la pista da bob per i Giochi Olimpici invernali Milano Cortina del 2026: non c’è nessun costruttore. Mercoledì 20 settembre era atteso l’esito della ricerca di società disposte a costruire la nuova pista ma il risultato è stata una grande scena muta e l’impianto rimane così un’incognita. Simico, la società che gestisce l’appalto, non è riuscita a trovare un’azienda a cui affidare l’incarico. Tra i fattori determinanti hanno avuto un ruolo fondamentale i costi ed i tempi: le olimpiadi sono tra 867 giorni e il bando prevede 807 giorni di cantiere a cui deve essere sommato il tempo per i collaudi e i test indispensabili per ottenere la certificazione dal Comitato olimpico internazionale (CIO). In più, nonostante la previsione della Regione Veneto e la fondazione Milano Cortina che stimavano una spesa di 85 milioni di euro, l’aumento dei costi delle materie prime ha fatto innalzare la quota e, secondo Luca Zaia, la spesa sarebbe potuta aumentare fino a 120 milioni di euro. Inoltre, il cantiere avrebbe un impatto ambientale tutt’altro che indifferente e da circa due anni associazioni civiche e ambientaliste denunciano che i lavori porteranno all’abbattimento di alberi e si estenderanno su un’elevata quantità di terreno. La prossima manifestazione è prevista per domenica 24 settembre.
Tra ritardi nella costruzione e costi che lievitano rapidamente, tutto continua a procedere a rilento, tanto che anche il Comitato Olimpico non nasconde più i timori: già da marzo, ha fortemente criticato l’utilità della costruzione della pista ritenendola “non necessaria”, in quanto “è possibile utilizzare quella della confinante città austriaca di Innsbruck”. Anche perché, si sottolinea, a fruire dell’impianto dopo l’evento olimpico vi sarebbero solamente i professionisti della disciplina, ovvero, poche decine di atleti in tutta Italia. Il sindaco Georg Wili aveva anche scritto alla fondazione Milano Cortina proponendo di usare la loro pista da bob ad un prezzo di 12,5 milioni di euro ma finora le proposte sono state tutte respinte. Il Villaggio olimpico che ospiterà gli atleti poi, dovrebbe essere costruito su un prato che la stessa amministrazione Zaia aveva definito come “uno scrigno di biodiversità da tutelare” e habitat di due specie rare in Veneto. Si allontana ulteriormente quindi anche l’obiettivo “costo zero” sbandierato in fase d’assegnazione visto che per ora, a due anni dalle olimpiadi, l’evento pesa già sulle casse statali per oltre tre miliardi di euro.
Non è ancora chiaro cosa succederà ai bandi per la costruzione della pista, anche se ci sono due ipotesi: Simico potrebbe aprire una nuova gara di appalto mettendo a disposizione più soldi rispetto a quelli del primo bando oppure potrebbe avviare una nuova procedura per cercare imprese anche all’estero. Ciò che non è un’ipotesi, invece, è che il governo ha dovuto stanziare altri 500 milioni di euro per far fronte agli extracosti delle Olimpiadi invernali.
[di Roberto Demaio]
Basta buttare soldi in cagate inutili !!! Usiamo quello che già c’è che la maggior parte delle volte rimane inutilizzato ! Vergognatevi , ma quanta gente si potrebbe aiutare con quei soldi ?