Sono state circa 800 le persone riunitesi ieri a Cortina alla manifestazione di protesta, sostenuta da Legambiente e Cai, contro la realizzazione della pista da bob in vista delle Olimpiadi invernali del 2026, che i critici ritengono «dal costo esorbitante» e «destinata a diventare una cattedrale nel deserto nel cuore delle Dolomiti». I costi preventivati per l’opera, infatti, sono più che raddoppiati a causa dei rincari sulle materie prime. E ora, al calcolo della spesa complessiva per i Giochi – inizialmente presentati «a costo zero» -, che nell’aprile scorso già ammontava a 3 miliardi e 453 milioni di euro, bisogna aggiungere altri 150 milioni.
Più dettagli emergono sulle quote che Stato, Regioni, province e Comuni saranno chiamati a sborsare e sullo stato dei lavori, più cittadini e associazioni rimpinguano il fronte del no alle Olimpiadi. L’evento di ieri, d’altronde, ne ha costituito una plastica dimostrazione. Il corteo, assolutamente pacifico, ha iniziato il suo percorso da piazza Dibona in mattinata. Al microfono, dal palco, si sono dapprima alternati la consigliera di minoranza Roberta De Zanna, rappresentante di Cortina Bene Comune, Pietro Lacasella, antropologo e scrittore, e Marina Menardi del Comitato civico Cortina. «Si tratta di una questione collettiva, non solamente dei cortinesi, – ha detto De Zanna, ricordando di essere l’unica voce in consiglio comunale contraria alla costruzione della pista -, e questo perché l’ambiente è di tutti, come di tutti sono le decine di milioni di euro che andranno spesi per tale opera sportiva». «Dovevano essere Olimpiadi a costo zero, mentre oggi siamo a più di tre miliardi di euro di soldi pubblici previsti – ha aggiunto la consigliera -, dovevano essere Olimpiadi sostenibili, mentre la maggior parte degli investimenti riguardano cementificazioni e strade».
I manifestanti si sono spostati poi alla pista Eugenio Monti, dove hanno preso la parola i rappresentati delle sigle che hanno voluto sostenere attivamente l’iniziativa. Insieme a molte altre, erano presenti Legambiente, Cai, Libera Veneto, Extinction Rebellion Venezia, Mountain wilderness, Italia Nostra, Ci sarà un bel clima, Coordinamento pace e disarmo Belluno, Friday for future Trento, Wwf e Cipra. Tutte le energie sono state canalizzate nella promozione della pista della vicina Innsbruck, che ha chiesto solo 15 milioni di euro per poter organizzare le gare di bob, come possibile alternativa a quello che potrebbe trasformarsi in un vero e proprio scempio.
Gli occhi sono puntati anche sulla questione ambientale: «A suo tempo abbiamo guardato con favore alle premesse di un evento dichiarato ‘ecosostenibile’ e che avrebbe dovuto essere un esempio virtuoso per ogni futura manifestazione coinvolgente la montagna – ha dichiarato il Cai Alto Adige -. È della settimana scorsa però il ritiro del Cai e di altre sette associazioni di protezione ambientale dal tavolo di confronto voluto dalla Fondazione Milano Cortina, perché a poco più di 2 anni dalle Olimpiadi non abbiamo ad oggi elementi per poter attestare la sostenibilità ambientale delle opere e dei Giochi Olimpici invernali dichiarata nel dossier di candidatura». Al momento – ed è un nodo fondamentale della vicenda – mancano peraltro le imprese disposte alla realizzazione dell’opera. E i tempi sono sempre più stretti.
Già lo scorso maggio, Enti Locali e Regioni interessate avevano rivisto al rialzo il valore delle infrastrutture. Il governo Draghi, con un anno di ritardo, aveva approvato il Piano degli interventi dei Giochi invernali a fine settembre 2022, attestando come, rispetto ai 2,2 miliardi già stanziati, il fabbisogno complessivo ammontasse a mezzo miliardo in più. Appena insediatosi, il governo Meloni ha predisposto altri 400 milioni di euro per garantire la realizzazione del piano complessivo delle opere, mentre un ulteriore somma di 150 milioni è stata stanziata attraverso fondi interministeriali.
Negli ultimi mesi, però, le imprese hanno lamentato un forte incremento dei costi, dunque si è dovuto nuovamente mettere mano alla questione. Con un decreto, l’8 settembre il Consiglio dei ministri ha recepito le richieste di Fondazione Milano Cortina e della società Infrastrutture (Simico), facendo lievitare la quota totale dell’esborso a 3 miliardi e 190 milioni di euro di spese con copertura finanziaria, a cui bisogna aggiungere 413 milioni di “ulteriori necessità” (da reperire), che verranno utilizzati per il completamento delle opere. Nello specifico, se in un primo momento la nuova pista da bob sarebbe dovuta costare attorno ai 50 milioni di euro, secondo le attuali stime la spesa economica finale – relativa alla demolizione della vecchia pista, alla costruzione di quella nuova e al percorso storico – supererà i 124 milioni di euro. Il tutto al netto dei costi che occorrerà mettere sul piatto per il mantenimento dell’impianto.
[di Stefano Baudino]