giovedì 21 Novembre 2024

FICo: la “Disneyland del cibo” di Bologna è un colossale fallimento

L’idea di F.I.Co (Fabbrica Italiana Contadina), presentata nel 2013 dal duo renziano Farinetti e Segré (il primo patron di Eataly, il secondo presidente, nel corso degli ultimi anni, più o meno di tutto quello che c’è a Bologna in ambito alimentare, tra cui il CAAB, il Centro Agro-Alimentare di Bologna), si configura come una Disneyland del cibo, ovvero come un parco tematico di 100.000 m² dedicato al settore agroalimentare e alla gastronomia italiana, uno dei più grandi al mondo nel suo genere. FICo viene aperto nel 2017 al Pilastro, quartiere periferico di Bologna, con investimenti pubblici ...

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13 Commenti

  1. un opera utile soprattutto per mettersi in mostra(l’amministrazione comunale nella figura dell’allora assessore al commercio e turismo Lepore attuale sindaco),costruita tra i soliti noti che che governano la città e l’economia cittadina con la politica portaborse….

  2. Personalmente ci sono andato in occasione di un convegno e poi un paio di volte con la mia famiglia. Mi piaceva, era per me ben strutturato, belli spazi, l’idea di un expo permanente della cultura enogastronomica italiana non era affatto cattiva. Ho sempre visto tuttavia poca gente in proporzione agli spazi ed i costi in generali, e mi ero sempre domandato se potesse stare in piedi a lungo un qualcosa del genere. Forse sarebbe stato meglio piazzarlo a ridosso di città con già elevatissima concentrazione turistica, specie straniera, adeguatamente collegato… Magari vicino all’aereoporto di Venezia, a Roma, a Firenze, etc.. Insomma, gente che comunque in quelle zone sarebbe venuta comunque. La location non è felice e un parco del genere o macina significativi utili, o chiude…

  3. Ottimo il riferimento ad Unieuro: “L’ottimismo é il profumo della vita”
    Poi c’era anche: “Acqua Lurisia, l’acqua dei fortunati”, fallito anche il progetto di sfruttamento delle terme.
    Poi siamo andati a New York in barca a vela a portare… il seme di Eataly in USA a costo zero, e con che seguito…
    E’ scaltro e ricco. Ma non basta il girocollo blu a farne un “illuminato”, neppure se mettesse l’orologio sul polsino della camicia.
    Non ci si deve stupire se ha fatto quello che gli é stato permesso di fare, e F.I.Co è una delle tante operazioni. Ricordo quando in un’intervista disse: …sì a Marco un po’ di soldi glieli darei…”
    Ci faceva saper che chiamava per nome un ex Presidente del Consiglio e abbiamo persino rischiato di averlo al Governo come Ministro dell’Economia, che risate…amare se fosse arrivato a ricoprire anche una carica di Governo.
    Questo é il nostro Paese.
    Se posso chiederei a Mauro cosa intende per “valido” quando parla di un imprenditore.

  4. Bell’articolo Gioele Falsini: da quel che vedo bazzicando a Bologna, (la Dotta, la Rossa, la Grassa) da ormai 28 anni, prima per studi poi per lavoro, credo che Gentrificazione sia il termine giusto per questa città. Condivido in particolare il citato articolo di Sophia Seymour del Guardian secondo cui FICO è un “megamarket in stile americano sotto steroidi che sovraccarica i sensi” ed è “in diretto contrasto con il fascino tradizionale della gastronomia italiana: il piacere di girovagare per i mercati contadini nelle piazze rinascimentali o di assaggiare le delizie dei piccoli produttori in remote cittadine collinari”.
    Come ciliegina sulla torta vorrei aggiungere che anche nella mia Forlì, non lontana da Bologna, Farinetti ci ha provato ed ha miseramente fallito in una manciata di anni. Nel febbraio 2015 aprì un negozio Eataly su tre piani di un palazzo storico nella centrale Piazza Saffi, il cuore della città. Con l’occasione si smerdò subito cavalcando la proposta (ovviamente appoggiata anche da altri poteri “evoluti” della città) di riaprire la piazza (pedonalizzata nel lontano 1971) alle automobili. E costui sarebbe un imprenditore illuminato, un promotore del BIO, del chilometro zero? Nel mondo nuovo che sta arrivando non c’è posto per pagliacci che cavalcano gli ideali solo per lucrare.

  5. Articolo pessimo e pieno di pregiudizi! Ma chissenefrega se Farinetti era amico di Renzi?
    Ci sono stato di passaggio a Bologna tornando in Veneto e ricordo un’esperienza positiva: meglio del Expo di Milano perché riguardava l agroalimentare italiano, con la possibilità di fare assaggi, conoscenza etc
    Per i ragazzi poi la presenza degli animali dava un senso compiuto al percorso di alcuni alimenti; non dimentichiamoci che per molti ragazzi le bistecche o le uova nascono al supernercato!
    Insomma, ne abbiamo un bel ricordo.
    Improponibile l’esempio dei turisti a Venezia o la ristorazione a Bologna, ma che ci azzeccano? Direbbe Di Pietro. Spero sia rilanciato e ci torneremo sicuramente.
    Quanto a Farinetti, ce ne vorrebbero altri 99, con le sue visioni, per questo povero Paese.
    P.S. per la cronaca, Renzi non lo sopporto!

  6. L’ennesimo esempio di “grandi” imprenditori che rischiano con i soldi pubblici, e sovente, per non dire quasi sempre, falliscono.
    Intanto paga Pantalone e sono già pronti nuovi progetti, fallimentari, finanziati in larga parte da noi.
    Complimenti vivissimi. Quando ci sveglieremo e manderemo a zappare la terra questa gentaglia?

  7. Farinetti e il suo patron Renzi sono due persone miserrime, presuntuosi e ignoranti. Fare una Disneyland del cibo a Bologna! Ma cosa si vuole di più sbagliato e anti italiano? Chi salverà questo paese svenduto e violentato?

  8. A parte la mano di Renzi che ormai è risaputo “porta pegola”, questi imprenditori del food, che sia slow o fast, non tengono conto che il cibo , bene di prima necessità e violentemente costretto a diventare bene voluttuario, non è una borsetta di Prada. O di LV.

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