venerdì 22 Novembre 2024

Rubare acqua al fiume Sesia per innevare una pista da sci: il folle progetto del Piemonte

È deciso: in Piemonte si preleverà acqua dal fiume Sesia per poi pomparla a monte e generare la neve artificiale per lo sci di massa. Un progetto che non è azzardato definire folle, specie considerando che il Sesia è tra i primi corsi d’acqua ad aver subito le conseguenze di una siccità che ormai attanaglia cronicamente il Settentrione. L’acqua del sofferente fiume, tra l’altro, dovrà servire anche un tratto di piste situato a soli 707 metri sul livello del mare, dove la neve è scarsa a prescindere, figuriamoci nell’attuale contesto di riscaldamento globale. Il tutto avverrà grazie ad un nuovo progetto in fase di ultimazione e finanziato dalla Regione Piemonte per 2,5 milioni di euro. La stessa giunta, e i relativi comuni, che nel febbraio 2023 hanno imposto ai propri cittadini limiti ai consumi idrici a causa di una carenza idrica che fece perdere proprio al Sesia l’80% della sua portata. Ciononostante, avanti tutta. «L’intervento in corso – ha reso noto la società che gestisce gli impianti interessati dal progetto – consiste principalmente nella captazione di acqua dal fiume Sesia, che scorre limitrofo alla partenza dell’impianto di arroccamento, al fine di alimentare con una sufficiente portata il bacino idrico a cielo aperto presente in stazione e l’attuale impianto di innevamento programmato delle soprastanti piste da sci, rendendolo più efficiente in concomitanza con tale realizzazione. L’opera risulta conclusa ed entrerà in esercizio con l’avvio della corrente stagione invernale».

A beneficiare del dibattuto progetto, in particolare, sarà il comprensorio Alpe di Mera-Scopello, in provincia di Vercelli. La gestione degli impianti fa capo alla società Monterosa2000, la stessa che ha siglato l’accordo con la Regione Piemonte per la realizzazione del nuovo impianto di innevamento artificiale. Impianto che, più nel dettaglio, estrarrà acqua dal fiume Sesia in prossimità dello storico ponte di Pila, la trasporterà nella stazione di pompaggio per poi farla salire, lungo la pista Pianaccia, fino al bacino di stoccaggio. Il sistema di prelievo installato, provvisto di tre pompe sommerse, è in grado di prelevare ben 400 m³/ora dal fiume, ovvero, 400 mila litri d’acqua all’ora. A questo punto non dovrebbe sorprendere che il comprensorio sciistico in questione sia entrato a pieno titolo nel rapporto Neve Diversa dell’associazione ambientalista Legambiente. In particolare, il comprensorio della Valsesia è stato annoverato dal Cigno Verde nella sezione degli “impianti sottoposti ad accanimento terapeutico”. In altre parole, tra tutti quegli impianti che per ragioni strutturali e storiche non riescono più a fronteggiare, se non con costanti investimenti (o meglio sprechi) monetari, le mutate condizioni climatiche.

Secondo uno studio condotto su uno dei più grandi comprensori sciistici della Svizzera, a breve termine, «l’uso della neve artificiale può effettivamente garantire una stagione sciistica di 100 giorni, almeno nelle parti più alte del comprensorio (oltre 1.800 metri), ma nei comprensori sciistici a quote più basse le temperature saranno troppo alte e l’aria troppo umida per la formazione di neve tecnica nei prossimi decenni». I cannoni quindi non possono fare molto. E, in ogni caso, a lungo termine, persino i nuovi generatori di neve potrebbero solo alleviare la situazione in una certa misura, ma non risolveranno completamente il problema. Per questo, comunque, c’è poi un prezzo da pagare: secondo i calcoli dei ricercatori, nello scenario peggiore, «il consumo di acqua per l’innevamento artificiale aumenterà in modo significativo, di circa l’80% solo per l’area in esame nel suo complesso». Sprechi idrici spropositati cui si sommano consumi energetici sconcertanti. Per farla breve, l’innevamento artificiale non solo non potrà tamponare in eterno gli effetti della crisi climatica, ma consiste anche in una scelta paradossale dalle ritorsioni altamente rischiose anche e soprattutto per lo stesso settore che cerca di salvare. Tornando al Sesia, come anticipato, a inizio febbraio questo presentava l’80% di acqua in meno e scorreva in un contesto inaridito al punto che si rivelarono necessarie delle autobotti per rifornire l’Alta Valsesia e alcune frazioni di Valduggia e Quarona. Ora, come se nulla fosse accaduto, l’acqua di quello stesso fiume verrà quindi inutilmente sprecata nel tentativo di prolungare la vita di un settore ormai irreversibilmente segnato dagli effetti del riscaldamento globale. Se non altro, in almeno un altro caso analogo la ragione ha avuto la meglio.

[di Simone Valeri]

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