È stato creato un robot in grado di prevedere le azioni di un suo simile, semplicemente osservandolo. Si tratta della prima scintilla di empatia in una macchina, scoccata durante un esperimento condotto dai ricercatori della Columbia University di New York. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Scientific Reports. Il test in questione, ha utilizzato una coppia di piccoli robot, di cui uno – l’osservatore -, è stato posto in un punto da cui poteva vedere bene il tavolo dove il suo simile era libero di muoversi per cercare due cerchi verdi, uno dei quali nascosto dietro ad un cubo rosso. L’osservatore, ha percepito semplicemente osservando, la difficoltà dell’altro robot nello scorgere – e quindi raggiungere – il cerchio verde dietro l’ostacolo, eseguendo lui l’azione.
Seppur i cosiddetti cobot – robot collaborativi – esistono già e svolgono compiti assai più complessi, sono sempre stati capaci di reagire ai comportamenti dei loro simili ma non di prevenirli. Questo esperimento invece, dimostra che, anche nei robot, potrebbe esistere la capacità – esclusiva di umani e primati -, di mettersi nei panni degli altri per anticiparne le azioni. Una svolta che, tuttavia, apre un’importante questione etica: fino a che punto un robot deve essere in grado di prendere autonomamente delle decisioni? Esiste la possibilità che questo, nell’anticipare il pensiero dell’uomo, manipoli l’uomo stesso, senza essere più soltanto mero esecutore dei compiti?