domenica 24 Novembre 2024

Addio a Henry Kissinger: l’uomo oscuro del Novecento

È morto ieri all’età di cent’anni nella sua casa in Connecticut Henry Kissinger, considerato una delle figure politiche e degli statisti più influenti al mondo, per le sue abili capacità di stratega e di diplomatico che lo hanno reso uno degli architetti principali della politica estera e di potenza americana durante gli anni Settanta. Allo stesso tempo, è noto per essere stato l’anima delle strategie golpiste statunitensi in America Latina che hanno contribuito alla sua fama di “uomo oscuro” del Novecento. Ciò non gli impedì però di vincere, nel 1973, il Premio Nobel per la Pace per lo sforzo fatto per risolvere il conflitto in  Vietnam, anche se non ha mai ritirato il premio. Di origini ebraico-germaniche, Kissinger lasciò la Germania nel 1938 con la sua famiglia a causa delle persecuzioni razziali e successivamente si trasferì a New York. Fu Consigliere per la sicurezza nazionale e Segretario di Stato degli Stati Uniti durante le presidenze di Richard Nixon e di Gerald Ford tra il 1969 e il 1977. Se da un lato fu il pioniere della politica della distensione (détente) tra Stati Uniti e Unione Sovietica e del primo disgelo – in funzione antirussa – nei rapporti con la Cina, dall’altro non sono mancati al suo attivo spregiudicati metodi di azione politica come pesanti interferenze, anche militari, su governi e politici stranieri al fine di conservare a qualunque costo il potere e il primato americano. Particolarmente noto in tal senso è il ruolo di primo piano che l’ex diplomatico ebbe nei colpi di Stato attuati in Cile e in Argentina. La sua tendenza pragmatica nelle relazioni internazionali al fine di accrescere il potere e perseguire gli interessi degli Stati Uniti lo portarono, allo stesso tempo, sia a politiche distensive che a metodi aggressivi e spregiudicati, secondo il principio del realismo, il quale prescinde da considerazioni morali e ideologiche. Kissinger è sempre stato considerato, infatti, un fautore della realpolitik, sebbene non si sia mai definito apertamente un “realista” e rifiutasse di essere incluso in questa categoria politica.

Gli inizi e la presidenza Nixon

L’ex diplomatico iniziò la sua carriera nel mondo accademico. Nel 1954 conseguì un dottorato ad Harvard dove rimase successivamente come ricercatore: il suo ambito prediletto di competenza era lo studio delle tecniche di governo e delle relazioni internazionali. Non a caso, in un’intervista rilasciata ad Oriana Fallaci nel 1972 dichiarò che ciò che gli interessava era «quello che si può fare con il potere». Parallelamente, tra gli anni Cinquanta e Sessanta fece da consulente per alcune agenzie governative, tra cui il Dipartimento di Stato e l’Agenzia per il controllo delle armi e per il disarmo. A lanciarlo nella politica governativa fu Nelson Rockefeller, miliardario, persona di potere e di grande prestigio, repubblicano e collaboratore del presidente Eisenhower. Rockefeller offrì a Kissinger un lavoro alla Fondazione Rockefeller con il titolo di direttore degli studi speciali. Dopo una proficua collaborazione con la presidenza Eisenhower, l’ex segretario di Stato iniziò anche a tenere rapporti di consulenza, per la politica estera, con i successivi presidenti degli Stati Uniti, Kennedy e Johnson. Fu però sotto la presidenza Nixon che portò avanti alcune delle strategie politiche più importanti per gli interessi americani e per le relazioni internazionali, tra cui la politica della distensione con Russia e Cina, la cosiddetta “vietnamizzazione” e il coinvolgimento nel golpe cileno. Lo statista e l’allora presidente americano Richard Nixon avevano diverse affinità politiche, quali una spiccata predisposizione per la diplomazia segreta, l’esasperato pragmatismo, un profondo interesse per il potere seguito da una notevole dose di cinismo per perseguirlo.

La politica della distensione con URSS e Cina

Per ridurre i pericoli di una guerra nucleare con l’Unione sovietica durante la Guerra Fredda, Kissinger fu promotore e protagonista dei colloqui di Helsinki per la limitazione delle armi nucleari fra USA e URSS. Durante i colloqui si erano poste le basi degli accordi SALT, il primo trattato di non proliferazione nucleare che, nel marzo 1970, sarà sottoscritto da 100 Paesi con la sola esclusione di Francia, India, Cina, Brasile. Successivamente, il lavoro di definizione del SALT 1, prima, e del SALT 2, poi, sarebbe stato oggetto di una lunga trattativa diplomatica tra Stati Uniti e URSS. Una volta diventato segretario di Stato nel 1973, negoziò il trattato SALT e l’Anti-Ballistic Missile Treaty.

Per quanto riguarda le relazioni con la Cina, nel 1971 Kissinger compì due viaggi segreti a Pechino per preparare il viaggio di Nixon del 1972, attraverso il quale iniziò poi la normalizzazione delle relazioni tra USA e Repubblica Popolare Cinese. Durante la «settimana che ha cambiato il mondo» – come ebbe a definirla Nixon – fu firmato un comunicato congiunto tra Cina e Stati Uniti, noto come Comunicato di Shanghai, in cui vennero sanciti alcuni punti fondamentali: innanzitutto, il riconoscimento dell’esistenza di un unico Stato cinese, rappresentato dalla RPC, con Taiwan parte integrante del suo territorio. In secondo luogo, venne stabilito che né Washington né Pechino avrebbero dovuto imporsi per prevalere nell’area dell’Indo-pacifico, impegnandosi a contrastare una tale propensione nella regione da parte di eventuali altre potenze.

La “vietnamizzazione”

Sia Kissinger che Nixon si dichiaravano contrari alla guerra in Vietnam e il primo, durante la campagna elettorale, aveva promesso di ritirare l’esercito statunitense da una guerra che si stava prolungando indefinitamente con tutte le conseguenze del caso a livello economico e sociopolitico, considerata anche la pressione in questo senso dell’opinione pubblica che aveva criticato aspramente l’intervento americano nel sud-est asiatico. A questo scopo, l’amministrazione Nixon elaborò la dottrina di Guam – in quanto venne presentata durante una conferenza stampa a Guam nel 1969 – detta anche vietnamizzazione, che prevedeva un progressivo disimpegno delle forze armate statunitensi dal conflitto vietnamita a favore di un maggior impegno di forze sudvietnamite, così da permettere allo stato filoamericano di sopravvivere evitando una umiliante sconfitta politico-militare degli Stati Uniti. Nixon affidò a Kissinger la conduzione delle trattative di pace a Parigi, che si conclusero il 15 gennaio 1973 con un accordo per il cessate il fuoco. Tuttavia, nei fatti la sua amministrazione intensificò lo sforzo bellico ordinando alcuni dei bombardamenti più violenti dell’intera guerra, tanto che nonostante nel 1973 venne assegnato a Kissinger e al vietnamita Lê Đức Thọ il premio Nobel per la Pace per l’avvio della composizione del conflitto, il secondo si rifiutò di ritirare il premio sostenendo che la tregua negoziata non era stata rispettata. Di conseguenza, anche Kissinger non si presentò alla cerimonia scusandosi e al suo posto venne mandato l’ambasciatore americano.

Colpo di stato in Cile e sostegno alle invasioni

L’ormai deceduto diplomatico ebbe un ruolo fondamentale nella pianificazione del colpo di stato che si verificò in Cile l’11 settembre del 1973, in cui perse la vita il presidente socialista democraticamente eletto, Salvador Allende e altri 3 000 cittadini cileni. Fu Kissinger stesso, attraverso la CIA, a incoraggiare il golpe durante il quale Allende si uccise. Si instaurò quindi un regime autoritario accusato di commettere crimini contro l’umanità, guidato dal dittatore generale Augusto Pinochet che gli USA hanno subito riconosciuto come presidente legittimo. Durante il suo governo, durato 17 anni, sono scomparse circa 40.000 persone e, non a caso, il Cile di Pinochet è ricordato come una delle dittature più sanguinarie del Novecento. Il golpe dell’11 settembre, inoltre, ebbe importanti ripercussioni a livello economico, in quanto il Cile si trasformò nel laboratorio del neoliberismo, dopo che il dittatore chiamò ad amministrare l’economia nazionale Milton Friedman e i suoi studenti, i cosiddetti “Chicago boys”. Così, i teorici del neoliberismo, grazie agli ingenti prestiti degli USA e del Fondo monetario internazionale (FMI), poterono sperimentare le loro idee che sarebbero state successivamente applicate anche in Occidente. La “cura” neoliberista comportò una massiccia crisi dell’economia reale con l’impoverimento di vasti settori sociali dovuto al crollo dei salari reali (-50%) e l’aumento della disoccupazione, che passò dal 3,1% del 1972 al 28% del 1983. Il numero delle persone che vivevano sotto la soglia di povertà aumentò notevolmente, passando dal 17% del 1970 al 38% nel 1987. Il golpe in Cile fu pensato in funzione anticomunista: durante la Guerra Fredda era prioritario che in quello che gli USA hanno sempre considerato il loro “cortile di casa” non si affermassero governi comunisti/socialisti. Lo stesso Kissinger dichiarò: «Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli».

Lo stesso, inoltre, appoggiò, più o meno tacitamente, diverse invasione dell’epoca sempre per sostenere gli interessi statunitensi: sostenne, ad esempio, il presidente indonesiano Suharto nell’invasione di Timor Est che portò alla morte di 200.000 persone nel 1975. In Medio Oriente, invece, organizzò un massiccio ponte aereo, nell’Operazione Nickel Grass, per fornire armi all’alleato Israele durante la guerra dello Yom Kippur del 1973.

Le recenti posizioni sulla guerra in Ucraina

Negli ultimi anni della sua vita, Kissinger si è distinto per la sua posizione “controcorrente” sul conflitto in Ucraina, descrivendo la decisione dell’Occidente di offrire a Kiev un percorso verso la NATO come «un grave errore» che ha portato in primo luogo alle ostilità. L’anno scorso, aveva suggerito che l’Ucraina avrebbe dovuto rinunciare alle sue rivendicazioni territoriali sulla Crimea e concedere l’autonomia alle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk – tutti territori russi ora – per raggiungere la pace, un’idea ripetutamente respinta da Kiev e dell’Occidente. In seguito alle aspre critiche scaturite per le sue affermazioni, però, fu costretto a fare marcia indietro e a chiarire ulteriormente le sue idee. Ma rimane valida la sua visione secondo cui va sconfitta l’invasione russa dell’Ucraina e non la Russia come Stato, perché l’obiettivo deve essere quello di «tornare al corso storico per cui la Russia è parte del sistema europeo. La Russia deve svolgere un ruolo importante». Secondo Kissinger, da tutto ciò sarebbe dipeso il futuro assetto di equilibri internazionali: il diplomatico aveva spiegato che Mosca potrà pensarsi «come un’estensione dell’Europa o come un’estensione dell’Asia ai margini dell’Europa», facendo la differenza per il futuro degli assetti globali.

In sintesi, Kissinger è stato un uomo caratterizzato da un formidabile “fiuto” politico e da fini doti di stratega in ambito diplomatico, ma anche da una smodata sete di potere che, nell’interesse della supremazia statunitense, lo ha portato a scrivere alcune delle pagine più oscure della storia recente. È stato, inoltre, uno dei sostenitori più strenui dei caposaldi del cosiddetto “globalismo” liberale, tra cui atlantismo, liberismo economico e globalizzazione che ha portato avanti anche per mezzo di organismi come il Gruppo Bilderberg e la Trilaterale, entrambi fondati da lui e David Rockefeller.

[di Giorgia Audiello]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

8 Commenti

  1. C’è chi l’ha definito: un Machiavelli a stelle e striscie. Direi che ci azzecca bene. C’è poco da fare ovunque si guardi la politica è un affare sporco, non sono concessi moralismi, solo i cosiddetti interessi nazionali che vanno perseguiti a qualsiasi costo! I sudditi intanto li si possono intortare come si vuole.

  2. Certamente non un santo, come non possono esserlo i politici…Ma va riconosciuta la levatura dello statista, come fu un grande statista Hitler per la Germania, Napoleone per la Francia, Cavour per l’Italia…
    Ragionare di pancia non aiuta a capire…

  3. UNA VOLTA CHE LA MASSA ACCETTA LA VACCINAZIONE OBBLIGATORIA IL GIOCO È FATTO!

    ACCETTERANNO QUALSIASI COSA – PER IL BENE PIÙ GRANDE.

    POSSIAMO MODIFICARE GENETICAMENTE I BAMBINI E STERILIZZARLI PER IL BENE PIÙ GRANDE.

    CONTROLLA LE MENTI DELLE PECORE E CONTROLLERAI IL GREGGE. I PRODUTTORI DI VACCINI POSSONO GUADAGNARE MILIARDI, E OGGI MOLTI DI VOI IN QUESTA SALA SONO INVESTITORI. È UNA GRANDE VITTORIA!

    SFOLTIAMO LA MASSA, E LA MASSA CI PAGHERÀ PER FORNIRE SERVIZI DI STERMINIO.”

    HENRY KISSINGER, PARLANDO AL CONSIGLIO DI EUGENETICA PRESSO L’OMS, 25 FEBBRAIO 2009

    • Massimo, a quanto mi risulta questa dichiarazione è priva di fondamento, una di quelle messe in giro ad arte per screditare i “complottisti” che credono a qualsiasi cosa. Che un uomo come Kissinger possa pensare cose di quel genere è possibile, che le vada a dire in pubbliche sessioni è inverosimile. Se hai un riscontro sarei contento anche di vederlo.

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria