sabato 23 Novembre 2024

Torino, Bologna, Catania: da nord a sud la polizia reprime attivisti e spazi sociali

Nuova ondata di azioni repressive in tutta Italia. Luoghi colpiti e modalità sono differenti, ma uniti da un filo rosso, ossia la tendenza a trasformare rivendicazioni sociali in questioni di ordine pubblico da trattare con sgomberi e manganelli. A Bologna la polizia, nella mattinata di ieri, ha sgomberato due occupazioni abitative: prima il Condominio Sociale di via Corticella, occupazione che ospitava cinque famiglie povere che includevano anche bambini, poi uno studentato in viale Filopanti, dove trovavano casa 30 studenti impossibilitati ad affrontare le spese degli affitti bolognesi. A Torino, invece, una violenta carica della polizia martedì ha colpito gli studenti dell’università che volantinavano contro la presenza in ateneo del gruppo neofascista FUAN. Si contano diversi feriti, tra cui anche due professori. A Catania, infine, proprio nei giorni in cui media e politica parlano del problema della violenza di genere, è stato sgomberato il Consultorio autogestito “Mi cuerpo es mio”, che ospitava laboratori e lavorava con donne vittime di violenza. Sia a Catania che a Bologna va annotato come tutti gli stabili occupati erano abbandonati da anni ed erano quindi stati riportati al servizio della collettività da parte di gruppi autogestiti e organizzati di studenti e attivisti.

Ieri mattina, a Bologna, camionette e squadre di polizia in tenuta antisommossa si sono presentate in via Corticello 115, iniziando lo sgombero del Condominio Sociale. Fuori dalla palazzina, di proprietà dell’ASL di Bologna e in autorecupero da parte di alcune famiglie da diversi mesi, gli agenti hanno più volte caricato e manganellato i membri del presidio sociale intervenuto a supporto dei nuclei familiari sgomberati. Alcune persone sono rimaste ferite. L’operazione è sfociata da un provvedimento di sequestro preventivo dell’immobile firmato dal giudice. Maria Elena, attivista di Plat – Piattaforma di intervento sociale dalla resistenza in via Corticella 115, ha denunciato che «non si è presentato nessuno del servizio sociale e nessuna soluzione è stata proposta alle famiglie». L’attivista parla di «un atto gravissimo che comporta il fatto di trasportare un problema di ordine sociale come quello abitativo in una città che soffre di questo problema in maniera molto importante su famiglie di lavoratori con 10 minori che non trovano risposte». Nelle stesse ore, sempre a Bologna, è andato in scena un altro sgombero, questa volta all’ex Istituto Zoni, in viale Filopanti, occupato da ottobre da studenti e studentesse del Collettivo Universitario Autonomo di Bologna. Si tratta di una residenza universitaria privata della fondazione RUI che, da anni, non veniva utilizzata. Insediandosi, il collettivo aveva annunciato la nascita del “Glitchousing Project”, un portale creato al fine di “agevolare la ricerca di casa di studentesse e studenti, in guardia da fregature, palazzinari e speculatori”. Nelle scorse settimane lo studentato era stato al centro di una trattativa tra l’università, il CUA e la RUI, incontri che sembravano aver portato a un’intesa. Ieri sera, per le vie della zona universitaria, si è mosso un corteo che ha manifestato sdegno per quanto accaduto in mattinata. In via Irnerio, si sono verificate plurime cariche da parte della polizia contro le centinaia di attivisti presenti, che, segnala il CUA, sono “partite totalmente a freddo”.

Teatro di forti scontri è stato anche il Campus Einaudi dell’Università di Torino, dove nel pomeriggio di martedì si sono affrontati una quindicina di attivisti di estrema destra del Fuan e circa 150 ragazzi dei collettivi studenteschi. Gli agenti di polizia, in tenuta anti-sommossa, hanno effettuato cariche contro gli antifascisti, che hanno lanciato uova, cocci di bottiglia e altri oggetti. Sono rimaste ferite numerose persone tra membri delle forze dell’ordine, studenti e professori dell’Università. Un manifestante è stato fermato e poi rilasciato dalla Digos, mentre 30 attivisti sono stati identificati e rischiano una denuncia per violenza privata e a pubblico ufficiale. Dall’altra parte della Penisola, a Catania, lo stesso giorno veniva sgomberato dalle forze dell’ordine lo studentato occupato “95100”, in cui trovava sede il consultorio autogestito da associazioni che combattono contro la violenza di genere, tra cui “Mi cuerpo es mio” e “Non una di meno”, che ogni giorno riceveva dalle 5 alle 10 donne. Il giorno stesso dello sgombero erano in programma 7 consulenze. Ludovica Intelisano, volontaria di “Non una di meno Catania”, ha parlato di «uno sgombero violento, all’alba, fatto a ragazzi e ragazze che hanno un’età di 22 anni e che vivono un luogo che prima del nostro arrivo e di quello delle altre associazioni era dimenticato». Intelisano ha chiesto «solidarietà» ai cittadini di Catania per trovare «un luogo dove accogliere queste donne», essendo stati fissati «decine di colloqui da tempo».

A Bologna, “Plat – Piattaforma di intervento sociale” ha indetto per oggi alle 18 un “Cacerolazo per un nuovo abitare” in piazza Liber Paradisus a lancio della due giorni “per porre al centro l’abitare” nel capoluogo emiliano-romagnolo. I cittadini sono stati invitati a scendere in strada con caschetti, pettorine, pentole, fischietti e tamburi. Un’altra manifestazione di protesta è stata indetta dal CUA alle 18 di oggi in Piazza Roosevelt. Per quanto riguarda i fatti piemontesi, l’Università di Torino ha espresso “viva preoccupazione per la perdurante escalation delle tensioni intorno agli spazi universitari”, rinnovando la “ferma condanna ad ogni ricorso alla violenza. Ad approdare a Catania per manifestare solidarietà dopo lo sgombero dello “Studentato 95100” alle studentesse e agli studenti in presidio permanente è invece stato il fumettista Zerocalcare, che ha attaccato «l’ipocrisia di un Paese che per tutta la settimana scorsa si è riempito la bocca di contrasto alla violenza di genere e dell’importanza di sostenere gli spazi delle donne” e poi “non appena si sono spenti i riflettori, questi spazi li ha sgomberati senza offrire nessun’altra soluzione al riguardo».

[di Stefano Baudino]

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