sabato 23 Novembre 2024

Ultraliberismo e repressione: Milei sta già mostrando il volto della “nuova” Argentina

Il governo dell’argentino Javier Milei si è insediato da appena una settimana, ma la direzione verso la quale intende spingere il Paese è già cristallina. Le politiche ultraliberiste del neoeletto presidente, il cui programma di governo ha tra i punti cardinali la dollarizzazione dell’economia e l’abolizione della Banca Centrale argentina, sono volte a tagliare pesantemente le spese sociali – non per nulla i ministeri della Cultura, dell’Istruzione, del Lavoro e degli Affari Sociali sono stati eliminati, per essere sostituiti dal generico ministero del Capitale Umano -, puntando tutto sulla privatizzazione dei servizi. Per tutelare la buona riuscita del proprio programma, il governo di Milei ha inoltre varato un protocollo per la repressione del dissenso che mira a reprimere le manifestazioni di piazza e chiunque vi prenda parte, direttamente o indirettamente. La misura è stata con tutta probabilità adottata tanto repentinamente proprio in vista delle proteste già in programma per i prossimi giorni, organizzate per lo più da quei gruppi sociali che maggiormente subiranno le conseguenze delle nuove politiche economiche.

Le promesse di stampo populista sono state ciò che ha permesso a Milei di guadagnarsi la vittoria. Impegnarsi ad eliminare i privilegi della «casta politica», mandar via i lavoratori statali inefficienti, abbattere l’inflazione – obiettivo per il quale, secondo il governo, ci vorranno almeno due anni -, un approccio violentemente repressivo con i delinquenti e i corrotti, far ripartire l’economia grazie al pagamento di meno imposte e ad una maggiore flessibilità lavorativa. La maggior parte di queste promesse ha trovato diretta traduzione nelle politiche economiche promosse dal governo. Sono una decina i punti principali del piano di Luis Caputo, ministro dell’Economia del governo Milei. Tra i principali vi sono una forte svalutazione del peso (pari quasi al 100%) e tagli alle opere pubbliche non ancora iniziate («uno dei punti cruciali della corruzione statale», secondo Caputo), oltre che ai sussidi per i trasporti e per l’energia (perchè i sussidi «non sono gratis, si pagano con l’inflazione») e la chiusura della Banca Centrale argentina. Quest’ultima ha destato particolare scalpore, in primo luogo perchè nessun Paese ad economia avanzata funziona senza una Banca Centrale – la quale si occupa soprattutto di stabilire politiche economiche e monetarie pubbliche. Come fa notare l’economista Guido Agostinelli, liberarsi della Banca Centrale è il metodo più immediato per impedire l’interferenza statale «in maniera brusca e abbastanza reazionaria». Tra le altre misure, poi, vi è lo stop al rinnovo dei contratti di lavoro statali che siano stati sottoscritti da meno di un anno (secondo Caputo è infatti pratica comune far assumere familiari e amici prima del termine di un mandato di governo). I ministeri sono stati dimezzati, passando da 18 a 9, mentre le segreterie sono state ridotte ad un terzo (da 106 a 54). Saranno inoltre ridotti al minimo i trasferimenti discrezionali dallo Stato alle province (i quali «nella nostra storia recente sono stati utilizzati come moneta di scambio per avere favori politici»). «Stiamo cercando di porre rimedio alla catastrofe che abbiamo ereditato» ha dichiarato Caputo in una intervista a La Nacion+, «siamo come un paziente in terapia intensiva».

Immediatamente dopo aver reso noti i propri piani in termini di politiche economiche, il governo Milei ha varato un protocollo in 12 punti per la repressione delle manifestazioni, annunciato lo scorso venerdì dalla ministra della Sicurezza Patricia Bullrich. Al fine di “garantire l’ordine pubblico di fronte ai cortei, ai picchetti e ai blocchi che impediscono agli argentini di vivere in pace”, le quattro forze federali sono autorizzate a intervenire senza che vi sia un ordine giudiziario e si creerà anche un elenco di tutte le forze e i gruppi che prenderanno parte alle manifestazioni sociali. Tutti gli “autori, complici e istigatori di tale reato” saranno identificati in quanto, come dichiarato chiaramente dallo slogan del governo, “chi la fa la paga”. Il protocollo è stato promulgato a pochi giorni di distanza da una delle manifestazioni antigovernative più importanti dell’ultimo periodo, prevista per il prossimo 20 dicembre a Buenos Aires, dove il corteo avrebbe dovuto sfilare dal Congresso fino a Plaza de Mayo. Secondo le previsioni saranno almeno 50 mila le persone che vi prenderanno parte, per un totale di 80 organizzazioni coinvolte. I rappresentanti delle organizzazioni hanno dichiarato che intendono intraprendere «azioni legali» contro la ministra Bullrich e le sue «minacce incostituzionali, illegali e antidemocratiche».

Sembra evidente come il governo Milei abbia cercato sin da subito di limitare al massimo la possibilità di protestare contro le proprie scelte, che priveranno di sussidi sociali un’ampia fetta della popolazione. Tuttavia, la popolazione argentina non sembra pronta a cedere al ricatto.

[di Valeria Casolaro]

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3 Commenti

  1. Chi aveva letto Shock Economy della Naomi Klein, aveva già capito in che razza di pasticcio sono andati a infognarsi gli argentini. Il programma di Milei è una copia esatta della micidiale strategia economica della Scuola di Chicago (Milton Freeman), la quale ha già distrutto diversi Paesi a cominciare dal Cile di Pinochet, poi Russia di Eltsin, Indonesia, Polonia, Sudafrica, Iraq, Grecia, …

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