Dopo un’estenuante giornata di dibattiti, giovedì sera la Camera dei Deputati statunitense ha votato in favore della proroga alla Sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA), un pacchetto di leggi che è alla base dell’odierna sorveglianza USA e che negli anni si è prestato ad abusi di ogni genere. L’estinzione della Sezione 702 è però solamente rimandata: se è vero che la Difesa ritiene di non poter più farne a meno di uno strumento tanto potente, nessuna figura politica è soddisfatta dalla situazione attuale e la Casa Bianca sembra pronta a trovare una soluzione bipartisan che possa ridimensionare la portata dell’intrusività delle varie Intelligence.
Su carta, la Sezione 702 rappresenta una conseguenza comprensibile a quanto accaduto agli Stati Uniti l’11 settembre del 2001, tuttavia le sue stesse radici attingono da precedenti torbidi quanto tossici. Reduci dagli attentati di al-Qaeda, i servizi segreti a stelle e strisce iniziarono a intercettare le chiamate telefoniche di alcuni soggetti attenzionati nella speranza di prevenire il ripresentarsi di un’altra sanguinosa tragedia. Un unico problema: il controllo delle chiamate era portato avanti in autonomia, in maniera occulta e illegale, senza che venisse emesso alcun mandato. Quando nel 2005 il The New York Times rivelò al pubblico questa malsana prassi, l’Amministrazione si trovò a imbastire una serie di alternative che nel tempo si sono consolidate nell’emendamento FISA del 2008, quello che comprende la controversa Sezione 702.
Secondo la nuova modulazione, la National Security Agency (NSA) avrebbe potuto continuare a intercettare i potenziali terroristi stranieri, ma mai e poi mai si sarebbe dovuta avvicinare ai cittadini statunitensi. Nel 2013, Edward Snowden ha rivelato che la premessa non è in alcun modo stata mantenuta. Anzi, con il passare degli anni le violazioni delle Intelligence si sono fatte sempre più sfacciate: l’insieme di leggi è stato infatti sfruttato per intercettare cittadini americani, trafficanti di droga e persino Senatori, personaggi che non hanno nulla a che vedere con gli scopi originali della misura. Nonostante questi inciampi, l’emendamento è sopravvissuto per anni: la sua conclusione era originariamente prevista per il 31 dicembre 2012, tuttavia la scadenza è stata prima estesa fino al gennaio 2018, quindi all’inizio del 2024. La proroga approvata settimana scorsa rimanda la data di termine della Sezione 702 al maggio prossimo venturo.
Gli Stati Uniti non rinunceranno all’Atto, tuttavia quasi certamente finiranno con il modificarlo profondamente, se non altro perché i confini della sua applicabilità sono stati forzati tante di quelle volte che la Sezione 270 può essere ormai sfruttata per garantire la sorveglianza di qualsiasi personaggio, politici compresi. E ai politici non piace essere spiati. In vista delle elezioni Presidenziali del 2024, Donald Trump si è detto pronto ad abusare della sua posizione di eventuale futuro Presidente, di voler essere «dittatore per un giorno», una dichiarazione che lascia a intendere che Trump non si farebbe problemi a fare un uso politico delle intercettazioni al fine di stroncare la carriera dei suoi avversari Democratici. A loro volta, anche i Repubblicani temono che Joe Biden, qualora venisse rieletto, potrebbe dare vita a una caccia alle streghe capace di decimare gli esponenti della cosiddetta alt-right, dall’inglese destra alternativa, ovvero l’ala ultra-conservatrice, antiliberale e suprematista bianca nata negli ultimi anni senza riconoscersi nelle strutture dal partito repubblicano, pur sostenendo in maniera diffusa Donald Trump.
Il dibattito politico orbitante attorno alla Sezione 702 si è attualmente raffreddato: i diplomatici stanno concludendo gli ultimi incontri prima di concedersi una pausa di fine anno, quindi l’intera macchina burocratica è ferma. A partire da gennaio, però, è facile che la Camera sia pronta a emettere faville pur di inventarsi una quadra con cui addomesticare una misura che è ormai fuori controllo.
[di Walter Ferri]