Ieri il tribunale di Nizza ha condannato il calciatore algerino Youcef Atal a otto mesi di reclusione e a €45.000 di ammenda per avere ripubblicato un video del predicatore Mahmoud Al Hasanat, che appellava Dio di «mandare un giorno nero sugli ebrei». A riportarlo è il quotidiano francese nice-matin, che comunica che il calciatore è stato punito con l’accusa di istigazione all’odio. Il provvedimento del tribunale di Nizza è coerente con la linea parigina degli ultimi mesi, atta a disincentivare, e spesso reprimere, le manifestazioni a favore del popolo palestinese, e si inserisce in generale in un contesto di sempre maggiore repressione delle proteste e dei movimenti di dissenso di natura politico-sociale.
Non è la prima volta che il calciatore algerino si trova al centro delle polemiche: già nel 2020 Atal è infatti stato nell’occhio del ciclone mediatico per avere messo like a un controverso post del lottatore di MMA Khabib Nurmagomedov, pubblicato il giorno dopo l’attentato alla cattedrale di Notre-Dame. La sentenza di ieri arriva dopo la condivisione di un post su Instagram da parte del terzino destro avvenuta questo ottobre, azione contro cui la Federcalcio francese si era già mossa squalificandolo per sette giornate a partire dal 31 ottobre, senza tuttavia impedirgli di giocare per la propria nazionale. Nel processo contro il calciatore, avviato il 18 dicembre e rinviato a giudizio ieri, l’accusa chiedeva, oltre alla multa e alla sospensione dell’account social dell’atleta, 10 mesi di reclusione, richiesta che è stata in parte accolta.
Per quanto il “caso Atal” sia piuttosto controverso, la sentenza di ieri conferma la piega che Parigi sta prendendo da tempo nella propria politica di repressione delle manifestazioni di supporto alla questione palestinese. Già tra il 12 e il 19 ottobre, la Francia aveva interdetto tutte le manifestazioni a favore della Palestina su richiesta del ministro degli Interni Gérald Dermanin, incontrando la sola opposizione del movimento politico La France Insoumise. “Le manifestazioni pro-palestinesi devono essere vietate e l’organizzazione di queste manifestazioni interdette dovrebbe comportare fermi e/o arresti” riportava la direttiva di Darmanin, che aggiungeva “gli autori stranieri [di queste infrazioni, ndt] vedranno sistematicamente ritirarsi il loro permesso di soggiorno e la loro espulsione verrà messa in atto immediatamente”. Una politica di questo genere non è affatto nuova in Francia: già nel febbraio 2022, due organizzazioni di solidarietà con la resistenza del popolo palestinese (il Collectif Palestine Vaincra e il Comité Action Palestine) erano state minacciate di scioglimento da Darmanin per supposto “incitamento alla discriminazione, all’odio e alla violenza”.
[di Dario Lucisano]
Liberté, Égalité, Fraternité 🙂
Non c’è da stupirsi, Macron: prodotto dei Rothschild, ebrei.
In Europa ormai i tribunali sono diventati indipendenti come i politici.
Guai a chi tocca gli assassini dei Pigsraeliani