giovedì 21 Novembre 2024

Gas: gli USA sono i principali esportatori nel 2023 (anche grazie alle sanzioni alla Russia)

Le esportazioni statunitensi di GNL (gas naturale liquefatto) hanno raggiunto livelli record nel 2023, consentendo agli USA di diventare i principali esportatori di gas dell’anno appena trascorso: secondo i dati riportati dall’agenzia britannica Reuters, le esportazioni statunitensi del 2023 sono aumentate del 14,7%, raggiungendo 88,9 milioni di tonnellate rispetto ai 77,5 milioni del 2022, con un aumento di 8,6 milioni di tonnellate in uscita dai terminali statunitensi nel solo mese di dicembre. Secondo gli analisti, ciò consentirà alla potenza d’oltreoceano di superare Qatar e Australia, rispettivamente primo e secondo venditore di GNL nel 2022. Quello che viene poco o per nulla evidenziato è che si tratta di un risultato raggiunto soprattutto grazie alle sanzioni imposte da Bruxelles alla Russia, le quali hanno consentito a Washington di sostituirsi a Mosca come principale fornitore di GNL del Vecchio continente. Non a caso, l’Europa è stata la principale destinazione delle esportazioni americane di GNL a dicembre e gli stessi dati della Commissione europea confermano che “Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia le importazioni di gas dalla Russia nell’UE sono state considerevolmente ridotte, riduzione compensata principalmente grazie al considerevole aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto (GNL), soprattutto dagli Stati Uniti” e che “Tra gennaio e novembre 2022 sono stati importati dagli Stati Uniti quasi 50 miliardi di metri cubi di GNL, ossia più del doppio rispetto a tutto il 2021 (oltre 22 miliardi di metri cubi)”.

Una situazione che, se commercialmente e geopoliticamente ha avvantaggiato gli USA, non ha di certo favorito i Paesi europei, in quanto il processo produttivo per ottenere il gas naturale liquefatto è più costoso di circa il 20% rispetto al gas naturale trasportato via gasdotto, secondo quanto riportato da un articolo del Sole 24 ore. A ciò si devono poi aggiungere i costi per la costruzione delle piattaforme per la rigassificazione. Se da un lato questo penalizza l’UE, ora dipendente dalle aziende energetiche statunitensi che recentemente si sono peraltro dimostrate poco affidabili circa il rispetto dei contratti di fornitura, dall’altro ha permesso agli Stati Uniti di aumentare i guadagni energetici, ma soprattutto di legare maggiormente a sé geopoliticamente il Vecchio continente rendendolo più dipendente e, dunque, anche più vulnerabile. In questo modo, gli USA sono riusciti a disaccoppiare l’economia europea da quella russa, riconducendo la prima nell’orbita atlantica e tentando di isolare la seconda. Si tratta di un obiettivo perseguito da Washington fin da prima della crisi ucraina: nel dicembre 2021, infatti, le esportazioni di gas statunitense verso l’Europa erano aumentate del 37% rispetto al gennaio dello stesso anno e già nel 2019 l’amministrazione Trump si era prefissata di aumentare del 50% le esportazioni di metano in Europa, con l’obiettivo di fare concorrenza al gas russo: in particolare, la Germania, che importava la metà del suo fabbisogno energetico dalla Russia, era dovuta scendere a patti con l’amministrazione Trump impegnandosi a realizzare una piattaforma per rigassificare il gas liquefatto proveniente da oltreoceano in cambio di un tacito consenso degli USA alla realizzazione, allora già ben avviata, del Nord Stream 2.

Oggi gli USA non stanno facendo altro che raccogliere i frutti di una strategia già avviata da prima dell’operazione militare russa in Ucraina e che quest’ultima ha solo accelerato: come riferisce Reuters, infatti, nel 2023 l’Europa ha importato 5,43 tonnellate di GNL nel solo mese di dicembre, pari a circa il 61% delle esportazioni totali statunitensi, contro il 68% del mese di novembre. Il calo rispetto a novembre – secondo gli analisti della società di consulenza Rystad Energy – è dovuto alle temperature più alte del normale e a livelli di stoccaggio elevati: agli inizi di dicembre i depositi di gas erano già pieni al 97%. Il secondo mercato di esportazione del GNL americano a dicembre è stato quello asiatico che ha assorbito 2,29 tonnellate, pari al 26,6%, delle esportazioni, rispetto al 18,5% di novembre. Le esportazioni statunitensi verso l’America Latina, invece, sono state di mezzo milione di tonnellate, ovvero poco meno del 6% delle esportazioni totali, secondo i dati di monitoraggio delle navi di LSEG.

La guerra dell’energia tra USA e Russia ha dunque avvantaggiato la potenza a stelle e strisce a danno dei Paesi europei: mentre, infatti, il Prodotto Interno Lordo degli Stati Uniti ha registrato un aumento del 4,9% nel terzo trimestre 2023, rispetto al 2,1% del trimestre precedente, l’eurozona è entrata in recessione tecnica, trainata dalla Germania, la nazione europea che più ha risentito dall’interruzione dei rapporti commerciali ed energetici con la Russia. Del resto, lo stesso ministro dell’economia italiano, Giancarlo Giorgetti, aveva affermato che «la guerra in Ucraina ha già un perdente certo: l’equilibrio economico delle economie europee», indebolite dalle miopi politiche energetiche volute da Bruxelles. Al contrario, Washington è uscita rafforzata dalla crisi ucraina, essendo riuscita a mettere pienamente in atto alcuni pilastri della strategia elaborata già nel 2019 dal noto think tank statunitense Rand Corporation, ossia espandere la produzione energetica statunitense e incrementare le capacità dell’Europa di importare gas da fornitori diversi dalla Russia, in primis dagli Stati Uniti.

[di Giorgia Audiello]

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