sabato 23 Novembre 2024

Genova: da oggi quattro anarchici a processo per terrorismo per aver pubblicato un giornale

Anche scrivere, ormai, è terrorismo. Quando si mette nero su bianco quello che allo Stato non piace, si rischia il carcere, o comunque la repressione. Questo, almeno, è quanto emerge dal Tribunale di Genova, dove da oggi comincia il processo per quattro indagati nell’operazione ribattezzata Scripta Scelera (scritti scellerati), che ad agosto scorso aveva portato arresti domiciliari e obblighi di dimora contro una decina di attivisti anarchici tra Genova, La Spezia e Massa Carrara. A essere sotto accusa è il quindicinale Bezmotivny – Senza motivo, un giornale nato nel 2021 che era stato chiuso il mese prima dell’operazione per mancanza di fondi. Gravissime le accuse formulate dal pm, Federico Manotti: associazione sovversiva con finalità di terrorismo, istigazione a delinquere con l’aggravante della finalità di terrorismo, stampa clandestina e, solo per alcuni, anche offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica. Si tratta di ipotesi di reato che, nel caso in cui fossero accolte dal giudice, prevedono pene draconiane: solo per l’associazione sovversiva con finalità di terrorismo sono previsti da 5 a 10 anni di carcere. Ma sotto indagine non c’è alcuna azione, solo i loro scritti rivoluzionari.

Il Tribunale di Genova aveva concordato gli arresti domiciliari per quattro degli indagati e obblighi di dimora con rientro notturno per altre cinque persone, nonché la perquisizione delle presunte basi operative, individuate nello storico circolo Gogliardo Fiaschi di Carrara e nella tipografia Avenza Grafica di Massa, quest’ultima posta sotto sequestro. Ad ottobre Gino Vatteroni, considerato uno dei principali responsabili del giornale, era stato arrestato e trasferito in carcere per aver avuto colloqui non autorizzati durante la detenzione domiciliare; negli stessi giorni, un altro degli imputati aveva visto aggravarsi la misura cautelare per un ritardo di pochi minuti al rientro notturno e per aver oltrepassato di qualche centinaio di metri la zona imposta dall’obbligo di dimora. Il pm ha inoltre insistito nel chiedere la reclusione in carcere per tutti gli imputati, nonostante la caduta dell’accusa associativa a fine agosto. Il tribunale del Riesame ha comunque confermato inalterate le misure cautelari per le accuse di istigazione a delinquere con finalità di terrorismo e di stampa clandestina e l’offesa all’onore e al prestigio del presidente.

L’operazione Scripta Scelera incarna anche una nuova – piccola ma importante – innovazione nella repressione del Tribunale ligure. La procura ha accettato il giudizio immediato – un procedimento speciale caratterizzato dall’assenza dell’udienza preliminare – per una parte degli indagati, spezzettando l’inchiesta in più filoni, il cui primo inizia proprio oggi. “Un tentativo evidente di fiaccare la solidarietà e soprattutto di liquidare velocemente una parte del procedimento con un precedente che possa essere utilizzato in futuro per tappare la bocca alla stampa anarchica” scrivono su un portale del movimento. “In gioco c’è l’agibilità delle nostre pubblicazioni. Quelli contestati in questa sede sono capi d’accusa che la vostra stessa giustizia formalmente definisce ‘reati d’opinione’. Pertanto il processo che si apre oggi è un processo oggettivamente politico, in quanto si discuterà della facoltà degli anarchici di avere delle pubblicazioni, soprattutto l’agibilità o meno di scrivere quello che vogliamo noi e non quello che ci concedono le cariatidi della censura”, ribadiscono in una dichiarazione pubblica alcuni degli imputati.
Si teme un precedente importante contro la libertà di stampa e di opinione: se venisse confermato l’impianto accusatorio nel processo che inizia oggi, il rischio è che tutta la stampa non istituzionale che proponga riflessioni, idee o pratiche considerate illegali possa essere mandata a processo. Intanto, gli amici e i compagni degli indagati hanno convocato un presidio fuori dal Tribunale di Massa in solidarietà alle persone sotto processo.

Non è certo la prima volta che accade. Di condanne per istigazione a delinquere per testi scritti su siti e giornali libertari se ne contano varie. Tuttavia, sembra che i procedimenti repressivi verso la stampa anarchica stiano aumentando, con accuse sempre più pesanti e misure cautelari anche detentive per i presunti scrittori. Pochi mesi prima, anche a Trento e Rovereto due pm avevano chiesto 9 misure cautelari in carcere e tre divieti di dimora per «associazione sovversiva con finalità di terrorismo». L’inchiesta, soprannominata Diana, prendeva le mosse da un procedimento per apologia del terrorismo sulla pubblicazione anarchica Beznachalie. La richiesta di misure cautelari è stata rigettata, ma resta interessante l’impianto accusatorio, che mira innanzitutto a considerare espressione di un «sodalizio terroristico» «l’ideazione, la predisposizione, la redazione, la stampa e la diffusione, anche con strumenti informatici e telematici, delle pubblicazioni denominate Beznachalie, I giorni e le notti, Dietro le quinte, nonché del sito web www.ilrovescio.info». Di nuovo, a sostenere le accuse di associazione sovversiva – di cui almeno in questa inchiesta pongono dei presunti altri reati – vengono messi articoli, riflessioni e notizie.

Ma forse tutto è cominciato con l’Operazione Sibilla dell’ottobre 2021, quando le procure di Perugia e di Milano hanno disposto un arresto in carcere, un arresto ai domiciliari e quattro obblighi di dimora e firma per istigazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico sempre per un giornale anarchico e dei siti internet. Torna qui anche la figura di Alfredo Cospito, uno degli indagati, la cui accusa nell’operazione Sibilla ha favorito la sua detenzione al 41bis.
L’inchiesta si basava su 5 anni di indagini relative alla pubblicazione dell’aperiodico Vetriolo, una pubblicazione che ha sempre criticato senza mezzi termini lo stato e il sistema capitalista, dando – come la maggior parte dei giornali libertari – voce e spazio ai prigionieri anarchici detenuti, come Cospito. L’accusa iniziale di associazione eversiva è stata ridimensionata nell’ordinanza del gip nell’ipotesi di istigazione a delinquere aggravata. Vetriolo – come le altre pubblicazioni anarchiche – viene considerato clandestino anche se reperibile se internet ed acquistabile da tutti. A seguito dell’operazione repressiva sono stati sottoposti a sequestro preventivo i siti internet di area anarchica roundrobin.info e malacoda.noblogs.org, che sono stati oscurati in Italia.

Di fatto, ad essere sotto accusa è la stampa anarchica. Se anche solo professare idee di stampo anarchico (come la tesi per il superamento dello Stato o la lotta aperta al capitalismo) può essere considerato reato di “istigazione con finalità di terrorismo”, forse è necessario avviare una seria discussione sullo stato della libertà di stampa e di pensiero nel nostro Paese.

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5 Commenti

  1. Lo fanno per il nostro bene,ci mettono la pezza sulla faccia.lo fanno per il nostro bene,ci inoculano sostanze x che nessuno di noi sa,lo fanno per il nostro bene ,ci informano correttamente su tutto,lo fanno per il nostro bene,privatizzano beni comuni,lo fanno per il nostro bene,ci toglieranno libertà,lo fanno per il nostro bene,ci impongono di alimentarsi di rag e cavallet.siamo PEGURITALY

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