Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato ieri che intende portare in Parlamento un disegno di legge per reintrodurre il servizio militare in Italia, alla luce di una percepita minore sicurezza che accomuna tutti gli Stati europei in conseguenza dei rapporti ostili con la Russia. «È uno schema che in qualche modo non è molto diverso da quello tedesco, perché prevede una volontarietà. Quello tedesco ha un automatismo che scatta, quello francese – da ciò che leggo – è totalmente volontario», ha affermato ieri Crosetto in conferenza stampa a Parigi circa l’ipotesi di una reintroduzione del servizio militare in Italia, che sarebbe per ora su base volontaria, come in Francia e Germania. L’idea di rafforzare la Difesa e aumentare le fila delle forze armate, infatti, è un’idea che circola in gran parte degli Stati europei insieme a quella di un’imminente e inevitabile guerra contro Mosca, sebbene il presidente russo Vladimir Putin proprio in questi giorni abbia definito una «completa assurdità» e una «menzogna spudorata» la narrazione secondo cui la Russia sarebbe pronta a invadere l’Europa.
«Tutte le nazioni europee vedono messi in discussione i modelli costruiti 10-15 anni fa, e tutti stanno pensando di aumentare il numero delle forze armate» ha detto Crosetto, spiegando che anche in Italia bisogna avviare una riflessione che conduca ad abbandonare le scelte fatte negli ultimi decenni di riduzione delle forze militari, in quanto «ci sono motivi di sicurezza che rendono importante farlo». In concreto, dunque, la proposta punta ad istituire una riserva militare ausiliare dello Stato con determinate specialità, con l’obiettivo di aumentare il numero delle attuali forze armate almeno di diecimila unità, attraverso un servizio di leva su base volontaria pronto ad entrare in azione in caso di necessità. Crosetto ha anche sottolineato che «la difesa in futuro ha bisogno non soltanto di più uomini ma anche di regole diverse».
Come anticipato, la proposta di legge che Crosetto intende portare in Parlamento si inserisce in un più generale contesto in cui gli Stati europei sembrano mossi dall’esigenza irrefrenabile se non di prepararsi a una reale guerra contro la Russia, perlomeno di predisporre il comparto bellico e soprattutto l’opinione pubblica a questa possibilità, trasformando completamente l’architettura della difesa europea e instillando uno stato di allarme permanente nei cittadini. Proprio in questo scenario rientrano anche le più ampie proposte di Crosetto per trasformare il comparto militare. Si tratta di una serie di iniziative che si può dire che facciano dell’ex presidente di Orizzonti sistemi navali e di AIAD (federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza) un aspirante ministro della Guerra. Nel corso del mese di novembre, infatti, ha annunciato una riforma strutturale delle forze armate e l’arruolamento di 30mila nuovi militari, in aggiunta ai 170mila già presenti, insieme al varo di una “Arma Cyber”, un corpo speciale da 5 mila uomini destinato a fronteggiare la cosiddetta “guerra ibrida”. Inoltre, ha predisposto il potenziamento degli organici militari dedicati al settore cyber con 10/15mila nuove unità e la creazione di uno scudo aereo nazionale con sensori per monitorare gli obiettivi sensibili e una flotta di droni.
«La situazione che stiamo vivendo adesso ci impone di prepararci a scenari che fino a cinque anni fa non erano prevedibili: questo vuol dire avere più personale, perché serve anche capacità di farlo ruotare, e servono regole diverse di reclutamento», ha dichiarato Crosetto in un’intervista con Bruno Vespa nella trasmissione filogovernativa 5 minuti. Ne emerge un messaggio potente per plasmare e spaventare l’opinione pubblica, secondo cui l’Italia e in generale l’“Occidente” è sotto attacco. Una narrazione che giustifica il rafforzamento del settore militare e il riarmo e il trasferimento di fondi da settori come la scuola, la sanità e l’industria verso la Difesa. Si tratta di un progetto che risponde a logiche sovranazionali che scaturiscono da Bruxelles e dall’Alleanza atlantica e che rischia di acuire la crisi economica e sociale degli Stati europei, sottraendo risorse alla spesa pubblica e alimentando il debito pubblico con investimenti non produttivi.
Da parte sua, il presidente russo Vladimir Putin ha liquidato le voci che circolano riguardo a un attacco russo all’Europa come «una vera e propria sciocchezza» sottolineando che è difficile capire cosa spinge le élite europee a alimentare questa narrazione. «Ci sono persone, a mio avviso un po’ fuori di testa o magari dei furbi, che da questa situazione vogliono ricavarci qualcosa. Dicono pubblicamente ai loro cittadini che la Russia si starebbe preparando a invadere l’Europa e che quindi occorre rafforzare immediatamente la propria capacità difensiva. Forse vogliono favorire gli interessi dell’industria bellica, di aziende private, oppure cercano di risollevare i propri indici di gradimento interno, visti lo stato disastroso dell’economia e del settore sociale. È difficile capire cosa li spinga ma, secondo noi, è una completa assurdità, una menzogna spudorata» ha affermato ieri il capo del Cremlino rispondendo alle domande dei giornalisti.
Gli interessi dell’industria bellica nel piano di riarmo europeo non sono certo da sottovalutare, considerato l’aumento del valore delle azioni delle aziende produttrici di armi durante i conflitti in Ucraina e a Gaza, così come anche l’esigenza di Bruxelles di un motivo forte che unisca un’Unione sempre più disgregata e fragile con profondi problemi finanziari. L’Italia con il ministro Crosetto non è certo un’eccezione in questo panorama in cui confluiscono interessi economici, politici e di potere che sembrano avere trovato nel riarmo e nel rafforzamento dell’esercito e del comparto militare il loro canale privilegiato.












