lunedì 29 Dicembre 2025
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Meno deputati, più spese: il taglio dei parlamentari non riduce i costi della Camera

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La riforma che ha ridotto i deputati da 630 a 400, presentata come misura di risparmio, non ha in realtà determinato una diminuzione della spesa complessiva della Camera. I conti ufficiali mostrano infatti una media annua di circa 1.034 milioni nel 2017-2021, salita a circa 1.293 milioni nel periodo 2022-2024, con una spesa totale nel 2024 pari a circa 1,26 miliardi (967 milioni per attività funzionali). L’effetto più evidente è l’aumento della spesa pro capite: il contributo unico ai gruppi resta circa 30,9 milioni, perciò con meno deputati aumenta la dotazione per eletto. Filippo Scerra, questore del M5S – forza promotrice della riforma – rivendica comunque un risparmio di circa 50 milioni sulle indennità, mentre il resto della crescita viene imputato all’inflazione.

A quattro anni dall’entrata in vigore del taglio, i numeri – rielaborati dall’AdnKronos – delineano una tendenza chiara: i costi per il funzionamento di Montecitorio non sono calati, ma hanno anzi intrapreso un percorso di lieve ma costante crescita. La differenza media di 259 milioni di euro all’anno tra il periodo precedente e quello successivo alla riforma segnala che la promessa di un alleggerimento significativo del peso sull’erario non si è concretizzata. Anzi, l’operazione ha prodotto un paradosso: a fronte di un organico ridotto di 230 membri, molte voci di bilancio non sono state proporzionalmente ridotte. Un caso emblematico concerne il “Contributo unico e onnicomprensivo” per i gruppi parlamentari, che rimane stabilmente intorno ai 30,9 milioni di euro. Con 400 deputati invece che 630, la stessa somma si traduce in un sensibile incremento delle risorse mediamente a disposizione di ciascun eletto. Ciò dimostra come il taglio degli stipendi non abbia generato automaticamente una riduzione delle dotazioni complessive previste.

A difendere l’operato interviene il questore pentastellato Filippo Scerra, secondo il quale la riforma ha comunque prodotto un effetto positivo contenendo la spesa potenziale. «Se non ci fosse stato il taglio dei parlamentari, oggi la spesa complessiva sarebbe stata più elevata. La riforma ha infatti inciso direttamente su una specifica voce di bilancio, determinando una riduzione di circa 50 milioni di euro, legata al venir meno delle indennità dei parlamentari non più in carica» afferma Scerra. E prosegue: «È vero che altre voci di spesa hanno seguito l’andamento dell’inflazione e hanno contribuito a far crescere i conti complessivi, in particolare nel biennio 2021-2022. Tuttavia, se si guarda alle spese di funzionamento, emerge un quadro di sostanziale contenimento dei costi». Una valutazione simile viene espressa dal questore di Fratelli d’Italia, Paolo Trancassini, che pone l’accento sulla gestione. «Nonostante l’impatto dell’inflazione e una serie di aumenti generalizzati, la spesa complessiva è rimasta sostanzialmente invariata. Questo dato evidenzia una gestione attenta e virtuosa delle risorse», sottolinea, aggiungendo che la Camera «abbia anche ripreso a effettuare assunzioni che mancavano da anni».

Differente è il quadro che emerge dal Senato, dove la riforma ha ridotto i componenti da 315 a 200. Qui la gestione finanziaria appare più lineare e improntata al contenimento. La dotazione di bilancio richiesta per il 2025 è identica a quella del 2011, fissata a 505 milioni di euro, e risulta ridotta di 21,6 milioni annui rispetto a quell’anno per il quattordicesimo esercizio consecutivo. Dal 2012, il carico del Senato sulle finanze pubbliche si è così ridotto complessivamente di circa 460,5 milioni di euro. Nel 2024 la spesa complessiva si è attestata a poco più di 495 milioni di euro. Un risultato frutto non solo del taglio strutturale annuale, ma anche di risparmi aggiuntivi e razionalizzazioni, stimati in 12 milioni per gli anni 2018-2020 e 2022, e in 10 milioni annui per il triennio 2023-2025.

La riforma costituzionale del taglio dei parlamentari, che ha provocato la riduzione dei deputati da 630 a 400 e dei senatori da 315 a 200, è stata approvata dal Parlamento italiano nel 2019 e poi sottoposta a referendum confermativo. I cittadini si sono recati alle urne il 20–21 settembre 2020 e la proposta è stata ratificata con una maggioranza netta (circa il 70% dei voti a favore), con oltre 17,9 milioni di “sì” contro circa 7,7 milioni di “no” e un’affluenza attorno alla metà degli aventi diritto. L’assetto ridotto è entrato in vigore con le elezioni successive, applicandosi per la prima volta nel 2022.

Carburanti, in Italia benzina ai minimi dal 2021

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Prosegue anche nei giorni di Natale la discesa dei prezzi dei carburanti, con la benzina che scende ai livelli più bassi da oltre quattro anni, da ottobre 2021, escluso il periodo delle accise ridotte nel 2022. Secondo i dati elaborati da Staffetta su circa 20mila impianti, la benzina self service si attesta a 1,684 euro al litro e il diesel a 1,636 euro. In calo anche i prezzi al servito, mentre restano stabili Gpl, metano e Gnl. Sulle autostrade i listini restano più alti, ma confermano la tendenza al ribasso.

Wounded Knee, 29 dicembre 1890: la strage indigena che ancora divide l’America

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Il massacro di Wounded Knee del 29 dicembre 1890, sulle rive del torrente omonimo nel South Dakota, non fu una battaglia ma la brutale carneficina che segnò l’epilogo delle Guerre indiane e l’atto finale della sanguinosa conquista del Nord America. Ma ciò che rende Wounded Knee un simbolo della controversa memoria storica americana sono le onorificenze assegnate per tale atto: ben 24 soldati ricevettero infatti la Medaglia all’onore, la più alta onorificenza militare USA. Con la campagna “Remove the Stain Act”, e la conseguente proposta di legge del 2019 depositata da deputati indigeni e democ...

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Incontro Trump-Zelensky: i nodi irrisolti del piano di pace dietro l’ottimismo di facciata

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Domenica il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha incontrato il presidente statunitense Donald Trump nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida, per parlare del nuovo piano in venti punti per la pace, elaborato congiuntamente da Washington e Kiev. L’incontro è stato preceduto da una lunga telefonata con Vladimir Putin. In conferenza stampa, Trump è apparso ottimista: «Non voglio dire quando, ma penso che arriveremo alla pace». Il presidente degli Stati Uniti ha parlato di significativi progressi e della prospettiva di un accordo «nelle fasi finali», ma il piano di pace resta in gran parte teorico, privo di passi concreti e segnato da «uno o due temi spinosi», ossia da questioni strategiche e territoriali ancora aperte, tra cui il Donbass, la centrale nucleare di Zaporizhzhia e l’adesione dell’Ucraina alla NATO.

Prima dell’incontro a Mar-a-Lago, Trump ha tenuto una lunga telefonata con Vladimir Putin, definita dal tycoon sul social Truth «molto produttiva», in cui i due leader sono stati concordi nel ritenere che un semplice cessate il fuoco temporaneo potrebbe prolungare anziché risolvere il conflitto. Davanti ai giornalisti, Trump ha sostenuto che Putin è interessato alla pace quanto Zelensky, evitando qualsiasi critica sui recenti bombardamenti russi e mettendo sullo stesso piano le offensive di Mosca e gli attacchi ucraini in territorio russo. Da parte sua, il Cremlino ha sollecitato Kiev a compiere “una decisione coraggiosa” sulla regione del Donbass, cuore delle dispute territoriali e politico-militari che influenzano il futuro assetto del conflitto. Washington e Kiev non hanno ancora trovato una linea comune, mentre Mosca pretende la cessione integrale di territori che considera strategici. Zelensky continua a respingere la richiesta russa, proponendo che i combattimenti nel Donetsk vengano congelati sulle attuali linee del fronte e la creazione di una zona cuscinetto neutrale e demilitarizzata, supervisionata da forze internazionali. Verrebbero inoltre intensificati i colloqui con gli Stati Uniti su un accordo di libero scambio nel Donbass.

Trump ha definito il dialogo con Zelensky «molto costruttivo» e ha suggerito che un accordo potrebbe esser raggiunto «in un paio di settimane». Il tycoon non ha escluso un futuro viaggio in Ucraina o un intervento diretto al parlamento di Kiev per presentare il piano di pace. Anche Zelensky ha parlato di «importanti progressi», tra cui «l’approvazione» del 90% del piano di pace e di alcune «garanzie di sicurezza» per l’Ucraina, oltre a «un piano di prosperità in fase di finalizzazione», che prevede 800 miliardi di dollari di aiuti per ricostruire le infrastrutture e l’economia ucraina del dopoguerra. Tuttavia, i due leader hanno evitato di entrare nei dettagli di punti critici, come la gestione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, le garanzie di sicurezza vincolanti per l’Ucraina e la futura adesione di Kiev alla NATO, che resta per la Russia una linea rossa invalicabile. Sul primo punto, Trump sostiene che Putin stia lavorando insieme all’Ucraina per riaprire la centrale più grande d’Europa, ma non ha specificato in che modalità questo starebbe avvenendo. Zelensky la considera cruciale per la ricostruzione e propone un controllo parziale ucraino con gestione congiunta con gli Stati Uniti, che si occuperebbero anche di garantire a Mosca una quota dei benefici, evitando un accordo diretto tra Kiev e il Cremlino. A loro volta, gli Stati Uniti potrebbero raggiungere un accordo con la Russia affinché le venga garantita la sua parte. Zelensky ha confermato che i colloqui con Washington stanno convergendo su un’intesa per garantire la sicurezza del Paese anche dopo un eventuale cessate il fuoco, attraverso un sistema di garanzie che includerebbe una forza armata permanente di 800.000 soldati, sostenuta finanziariamente dai partner occidentali.

Tra le richieste di Kiev anche l’ingresso nell’Unione europea, possibilmente con una data certa. Ma su questo punto Bruxelles rimane cauta. Nel confronto con Zelensky, Trump ha coinvolto anche i leader europei, indicando un ruolo dell’Europa nelle future garanzie di sicurezza per Kiev, ma senza dettagli operativi. Da Giorgia Meloni e da Ursula von der Leyen è arrivato l’invito a mantenere coesione. Di diverso avviso il Cremlino: «L’Europa e l’Unione Europea sono diventate il principale ostacolo alla pace», ha dichiarato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov. Dietro l’ottimismo sbandierato da Trump in conferenza stampa, il panorama negoziale è ancora lontano da un’intesa stabile e condivisa.

Cina, esercitazioni militari intorno a Taiwan

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La Cina ha avviato vaste manovre militari attorno a Taiwan, con esercitazioni con fuoco reale che vedono impiegati esercito, marina, aviazione e forze missilistiche vicino all’isola nel Mar Cinese Orientale e nello Stretto di Taiwan. Secondo Pechino, le operazioni mirano a testare la prontezza al combattimento e a lanciare un “fermo avvertimento” contro i separatisti e l’ingerenza di potenze straniere. Taipei ha denunciato che quattro navi della guardia costiera cinese sono state avvistate vicino alle acque territoriali taiwanesi e ha messo in allerta le proprie forze.

Nasce in Italia il primo progetto di tutela dei coralli del Mediterraneo

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In Italia prende forma il primo progetto strutturato di tutela dei coralli del Mediterraneo, in un momento in cui gli stessi organismi sono ormai uno degli indicatori più fragili della crisi climatica in atto. A lanciarlo è Fondazione Marevivo, no-profit nata per la tutela del mare e dell'ambiente, che con l’iniziativa MedCoral Guardians avvia un programma di monitoraggio, restauro e sensibilizzazione dedicato a specie coralline autoctone, decisive per l’equilibrio degli ecosistemi marini.
Anche il Mediterraneo ospita infatti specie coralline fondamentali, capaci di costruire habitat complessi...

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Patagonia argentina, maxi-incendi distruggono 2.100 ettari

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Due incendi boschivi hanno distrutto circa 2.100 ettari nella Patagonia argentina, nelle province di Chubut e Río Negro, colpendo aree di pregio ambientale e produttivo. Uno dei roghi ha interessato il parco nazionale Los Alerces ed è stato contenuto dopo giorni di intervento delle squadre di emergenza. Le autorità parlano di negligenza umana: produttori hanno denunciato che il fuoco sarebbe partito da un’azienda rurale lungo il fiume Negro dopo la combustione non autorizzata di sterpaglie. Sono stati distrutti boschi nativi, coltivazioni, strutture agricole e linee elettriche; la fauna è stata gravemente danneggiata. Proseguono bonifica e verifica dei danni.

Piano Solo, 1964: quando l’Italia fu a un passo dal colpo di Stato

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Una ventina di alti ufficiali dei carabinieri stipati dentro un ufficio in via Romania, comando generale dell’Arma, a bagnomaria nella canicola di Roma, prigioniera come tutto lo Stivale dell’afa estiva, in quel torrido luglio del 1964. Due generali di divisione, undici generali di brigata e mezza dozzina di colonnelli, tutti sull’attenti a rapporto dal comandante, generalissimo Giovanni De Lorenzo che a vederlo nelle foto di archivio in bianconero, con la divisa da parata e la distesa di mostrine luccicanti sul petto, sembra un personaggio uscito dalla penna di Garcìa Marquez. Era proprio tut...

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Tempesta di neve a New York: dichiarato stato d’emergenza

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Una forte tempesta di neve ha causato gravi disagi a New York City e nel nord-est degli Stati Uniti durante uno dei weekend più affollati dell’anno. A New York e nel New Jersey è stato dichiarato lo stato di emergenza. I meteorologi avevano previsto fino a 28 centimetri di neve, soprattutto nelle aree settentrionali delle zone metropolitane. A New York sono caduti 10,9 centimetri, il dato più alto dal 2022. Il maltempo ha colpito in pieno i viaggi natalizi: da venerdì sera si contano almeno 9.000 voli cancellati o in ritardo. Gli aeroporti JFK, Newark e LaGuardia hanno lanciato allerta neve.

Francia: è morta Brigitte Bardot, aveva 91 anni

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Brigitte Bardot, attrice e cantante francese diventata un’icona internazionale negli anni Cinquanta e Sessanta, è morta in ospedale all’età di 91 anni. Raggiunse la fama mondiale con E Dio creò la donna (1956), incarnando per due decenni l’archetipo del sex symbol. Nata a Parigi nel 1934, iniziò come ballerina e modella prima di affermarsi nel cinema e nella musica. Nel 1973 si ritirò dalle scene per dedicarsi all’attivismo animalista, fondando una propria fondazione. Negli anni successivi le sue posizioni politiche radicali e alcune condanne per odio razziale hanno segnato una figura pubblica sempre più controversa. Negli ultimi mesi era stata ricoverata in clinica per problemi di salute.