mercoledì 24 Dicembre 2025
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Brescia, ancora armi all’aeroporto civile: oggi sciopero dei lavoratori

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Le armi continuano a transitare nello scalo aeroportuale commerciale di Montichiari (Brescia). La denuncia giunge ancora una volta dai lavoratori dello scalo, che, insieme all’Unione Sindacale di Base, hanno indetto per oggi uno sciopero e un presidio solidale in segno di protesta. Non si tratta della prima denuncia del genere avanzata dai lavoratori: in numerose occasioni i dipendenti hanno segnalato, negli scorsi mesi, che dall’aeroporto civile transita materiale bellico, sottolineando come questo determini anche un rischio per la propria incolumità, oltre che non essere previsto tra le loro mansioni. Nell’ottobre 2024, un dipendente era stato sottoposto a provvedimento disciplinare per aver denunciato il fatto.

USA: la militarizzazione delle città e del dissenso

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Lo scorso 26 novembre Rahmanullah Lakanwal, cittadino afghano, ha sparato a due militari della Guardia Nazionale, a Washington, uccidendone uno e lasciando l'altro in gravi condizioni. Lakanwal era regolarmente presente nel Paese, dove era giunto per mezzo dell'operazione Allies Welcom del 2021, quando gli USA si ritirarono in fretta e furia dall'Afghanistan, ed era stato un collaboratore della CIA. Tuttavia, il suo gesto - al momento ancora senza spiegazioni - è servito a Trump come pretesto per alzare i toni contro la migrazione, alimentando una retorica che spinge i cofnini dello Stato di s...

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Trump annuncia blocco petroliere sanzionate in Venezuela

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Il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato su Truth di aver ordinato «un blocco totale e completo di tutte le petroliere soggette a sanzioni che entrano ed escono dal Venezuela», affermando che il Paese è «circondato dalla più grande flotta navale mai assemblata nel Sud America» e che l’azione continuerà finché Caracas non restituirà petrolio e beni ritenuti “rubati” agli USA. Trump è tornato ad accusare il governo di Nicolás Maduro di finanziare terrorismo, narcotraffico e tratta di esseri umani. Il governo venezuelano ha reagito definendo “sconsiderato” il blocco navale e di violazione del diritto internazionale, del libero scambio e della libertà di navigazione.

UE, retromarcia sullo stop a benzina e diesel: resteranno anche dopo il 2035

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L’Unione Europea continua a fare passi indietro nelle politiche ambientali. La Commissione ha infatti approvato una revisione del divieto di vendita dei motori a combustione interna, abbassando ulteriormente gli obiettivi per la decarbonizzazione. La proposta rivede l’obiettivo di azzerare le emissioni entro il 2035, abbassando la soglia al 90%, e reintroduce la possibilità di utilizzare auto con motore a benzina e diesel anche dopo quell’anno, segnando un notevole passo indietro rispetto a quella che era una norma centrale nel Green Deal. La decisione si inserisce in un generale contesto di revisione degli obiettivi sul clima, soprattutto a seguito delle pressioni esercitate dai governi per tutelare le imprese.

Le auto ibride plug-in, quelle con range extender, le ibride leggere e i veicoli con motore a combustione interna potranno dunque continuare a essere prodotte anche dopo il 2035. Per quanto riguarda il 10% delle emissioni restanti, questo dovrà essere compensato dall’impiego di acciaio a basse emissioni di carbonio «prodotto nell’Unione» o di e-fuel e biocarburanti, come richiesto da Giorgia Meloni e da una manciata di altri leader dell’UE. La Commissione dichiara che, in questo modo, «gli standard di CO2 offrono una maggiore flessibilità per sostenere l’industria e migliorare la neutralità tecnologica, garantendo al contempo prevedibilità ai produttori e mantenendo un chiaro segnale di mercato verso l’elettrificazione». La decisione asseconda le richieste di molti produttori e Stati membri, a fronte della forte crisi del settore automobilistico. In Italia, dove Stellantis ha dovuto sospendere le attività in diversi stabilimenti tanto in casa quanto all’estero, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha esultato commentando come in Europa sia passata «la linea di Forza Italia» e che la scelta «mette al ripato 70 mila posti di lavoro» solo in Italia. «Sì alla tutela dell’ambiente, ma sempre salvaguardando la dignità della persona, di chi fa impresa e crea occupazione» ha aggiunto il ministro, dichiarando che gli obiettivi contro l’inquinamento vanno perseguiti «tenendo sempre in conto la questione sociale».

Nel nome della semplificazione e di una maggiore competitività sul mercato – retorica che torna anche in questo contesto -, la Commissione ha notevolmente ridimensionato gli obiettivi generali di neutralità climatica entro il 2050. A partire da quest’anno, grazie a un pacchetto di riforme che intervengono sullle precedenti disposizioni del Green Deal, la gran parte delle aziende non è più tenuta a riportare l’impatto dei fattori di sostenibilità sul loro business, sull’ambiente e sulla società, mentre la rendicontazione per classificare le proprie attività economiche in base alla sostenibilità ambientale non è più obbligatoria. Per quanto riguarda la Due Diligence, predisposta per obbligare le aziende a identificare, prevenire e mitigare gli impatti negativi ambientali e sui diritti umani per le operazioni nell’ambito delle catene di fornitura, questa è stata notevolmente indebolita, riducendo le valutazioni relative ai fattori di rischio ai soli fornitori diretti e dilunedone la periodicità da una volta all’anno a una volta ogni cinque anni. È stato anche rimosso l’obbligo di porre termine ai contratti con i fornitori non conformi alla normativa e rimossa la responsabilità civile in caso di inadempienze.

California, la tribù nativa Miwuk riacquisisce la propria terra dopo 175 anni

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tribù Miwuk | Fonte outhernsierramiwuknation.org

Dopo 175 anni di espulsioni, sfratti e perdita forzata del territorio, una comunità indigena delle montagne Sierra Nevada, in California, è tornata finalmente a casa. La Southern Sierra Miwuk Nation ha riacquistato circa 364 ettari di terra ancestrale nei pressi dell’attuale Parco nazionale di Yosemite. Un’area da cui i loro antenati erano stati cacciati a partire dalla metà dell’Ottocento, prima durante la corsa all’oro e poi con l’espansione dell’industria del legname e delle politiche di conservazione federali che, paradossalmente, escludevano i popoli originari dai territori che avevano ab...

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UE: revocata immunità ad Alessandra Moretti

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Il Parlamento europeo ha revocato l’immunità alla eurodeputata del PD Alessandra Moretti nell’ambito dell’inchiesta Qatargate. La votazione si è tenuta oggi, 16 dicembre, e ha visto 497 voti a favore della revoca, 139 contrari e 15 astenuti. Nell’ambito della stessa richiesta, è stata confermata l’immunità per l’eurodeputata Elisabetta Gualmini, sempre del PD, con 382 voti a favore, 254 contrari e 19 astenuti. Moretti è accusata dalla procura belga di fare parte di una rete di parlamentari europei che hanno lavorato portando avanti gli interessi di Paesi extra-UE, come il Qatar, in cambio di denaro. I deputati sono accusati di corruzione.

La persecuzione del governo contro le lezioni di Francesca Albanese: ispettori anche a Bologna

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Il governo non ferma le ispezioni verso gli istituti scolastici che hanno ospitato le lezioni di Francesca Albanese. Dopo l’invio di ispettori in due scuole toscane toccherà ad altri due istituti emiliani, rei di avere lasciato svolgere una presentazione alla Relatrice ONU, connessa in videoconferenza. Secondo la versione ripresa dai media, gli istituti coinvolti hanno permesso agli studenti di partecipare all’iniziativa senza avvertire i genitori; il seminario via internet, coordinato dalla rete Docenti per Gaza, consisteva in una presentazione dell’ultimo libro di Albanese, Quando il mondo dorme, che racconta «storie di persone comuni – rifugiati, attivisti, intellettuali, bambini – che hanno in qualche modo segnato il personale cammino professionale e soprattutto umano» della Relatrice. Contro di esso, si legge in un comunicato del sindacato FLC CGIL, il ministro avrebbe invocato una recente nota ministeriale che chiede che sia assicurata la par condicio anche all’interno delle iniziative scolastiche extracurricolari.

Le scuole interessate dalla vicenda sono l’Istituto Mattei di San Lazzaro – in provincia di Bologna, e l’Istituto Cattaneo di Castelnovo dei Monti – in provincia di Reggio Emilia. Valditara ha affermato che «bisognerà accertare il contenuto di questi corsi, bisognerà capire se queste lezioni hanno, come qualche giornale ha scritto, accusato il governo di essere fascista, complice di genocidio, se è vero o non è vero che sono stati invitati gli studenti a occupare le scuole»,  affermando inoltre di volere verificare che i dirigenti scolastici fossero stati avvertiti delle lezioni. «La scuola democratica e costituzionale deve prevedere il pluralismo e non l’indottrinamento» ha commentato il ministro.

A proposito delle parole del ministro, il sindacato FLC CGIL ha menzionato la circolare n. 6545 del Ministero dell’Istruzione, che invita le scuole ad «organizzare attività su temi politici e sociali scegliendo relatoricon contraddittorio”», affermando che «alla luce di questi ultimi accadimenti sembra agita di proposito contro la relatrice dell’ONU Francesca Albanese. Come se questo fosse possibile sempre su temi sui quali la storia si è già pronunciata». La circolare fa riferimento a un’altra nota ministeriale, la n. 5836, che, nelle righe finali, invita le scuole a «promuovere iniziative che siano coerenti con gli obiettivi formativi della scuola e che contribuiscano, attraverso il libero confronto di posizioni diverse, a favorire una approfondita e il più possibile oggettiva conoscenza dei temi proposti, consentendo in tal modo a ciascuno studente di sviluppare una propria autonoma e non condizionata opinione».

La scelta di mandare gli ispettori nelle scuole emiliane segue un analogo avvio di ispezioni in due istituti toscani per gli stessi motivi. Valditara ha dichiarato «di aver letto su organi di stampa che la relatrice avrebbe rilasciato dichiarazioni che, se comprovate, potrebbero costituire ipotesi di reato». A chiedere l’intervento del ministro era stata un’interrogazione parlamentare del deputato di Fratelli d’Italia, Alessandro Amorese, secondo cui «iniziative scolastiche di questo tipo, se svolte in assenza di un adeguato contraddittorio, rischiano di assumere il carattere di un indottrinamento ideologico, lontano dai principi di pluralismo, equilibrio formativo e imparzialità che devono guidare l’attività educativa nelle scuole italiane». Anche nel caso delle scuole toscane, insomma, il richiamo era alla mancata presenza di un “contradditorio”. Resta tuttavia da comprendere che cosa potrebbe garantire la par condicio in quello che risulta un seminario di stampo storico e culturale nel quale è stato presentato l’ultimo libro di una esperta internazionale; forse le scuole avrebbero dovuto invitare un soldato dell’IDF o, meglio ancora, un esponente del governo Netanyahu.

Repubblica Democratica del Congo: i ribelli si ritireranno da Uvira

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I ribelli congolesi dell’M23 hanno annunciato che si ritireranno dalla città di confine Uvira, conquistata qualche giorno fa. L’annuncio risponde a una richiesta degli Stati Uniti, che hanno chiesto al movimento di lasciare la città. Uvira era stata conquistata poco dopo la ratifica dell’accordo di cessate il fuoco tra Repubblica Democratica del Congo e Ruanda, accusato di sostenere il movimento ribelle; l’amministrazione Trump aveva definito la presa della città una violazione del cessate il fuoco. Dopo la conquista di Uvira, i ribelli hanno annunciato di avere rapito centinaia di soldati del Burundi, Paese confinante con l’area della città.

10 libri per spiriti liberi da leggere o regalare a Natale

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Di classifiche sui libri da regalare a Natale ne abbiamo lette fin troppe. Classifiche di libri spazzatura, dei best-seller del momento, di libri che promettono felicità, successo e amore che dominano incontrastati e che sono i più letti e i più venduti e che quasi mai meritano di essere letti per davvero. Così, sfidando le mode del momento e i conformismi editoriali, vorrei condividere con voi un altro tipo di classifica. Una lista di libri insoliti per chi cerca una lettura fuori dagli schemi, piena di domande scomode per capire meglio il mondo o di personaggi originali; libri, insomma, per chi vuole riprovare il brivido di leggere qualcosa che gli faccia esclamare: cavolo, questa cosa qui non l’ho mai letta da nessun altra parte. E allora, incominciamo!

1. Walden ovvero Vita nei boschi di Henry David Thoreau (1854)

Walden ovvero Vita nei boschi di Thoureau è uno dei testi più iconici della letteratura americana e un vero e proprio manifesto del pensiero libero. Il libro nasce dall’esperienza dell’autore che visse per due anni, due mesi e due giorni in una piccola capanna vicino al lago Walden, immerso nella natura del Massachusetts. Qui Thoureau sperimenta una vita semplice, lontana dalle convenzioni sociali e dal materialismo. In una Terra sovrappopolata, surriscaldata e rumorosa, una capanna in una foresta è l’eldorado. Ogni capitolo contiene spunti di riflessione sulla libertà individuale, il valore del tempo, i limiti della società umana. Thoureau, infatti, non è stato soltanto un grande scrittore. Le sue proteste contro la schiavitù e la guerra messicano-statunitense lo fecero finire in carcere. Fu uno dei primi a teorizzare il concetto di disobbedienza civile e la sua vita e le sue opere hanno ispirato generazioni di pensatori e figure come Gandhi e Martin Luther King. 

2. Lettere contro la guerra di Tiziano Terzani (2002)

Il giornalista e scrittore italiano Tiziano Terzani

Prima della Palestina c’era l’Afghanistan, prima di Israele c’erano gli Stati Uniti e prima dei russi c’erano i talebani. Per comprendere come e perché il mondo sia rimasto indifferente nei confronti del genocidio dei palestinesi e capire come e perché il riarmo sia diventato inevitabile in Europa, per capire fino in fondo la macchina della propaganda che ogni giorni ci vede partecipi, vittime o complici, occorre fare un passo indietro. E partire da quel meraviglioso saggio di Tiziano Terzani, Lettere contro la guerra, un libro che è al tempo stesso inchiesta, denuncia, reportage e racconto della guerra americana in Afghanistan. Un libro scomodo che fa domande scomode e ti costringe a vedere e a capire cose che non avresti voluto vedere e capire. Uomini, donne, bambini fatti a pezzi dai missili «intelligenti» e dalle bombe fabbricate in Europa e in America ma «nessuno ne parla, nessuno s’indigna. Se qualcuno solleva qualche dubbio la risposta è sempre la stessa: Ricordatevi dell’11 settembre». Vi suona familiare? 

3. Pappagalli Verdi di Gino Strada (1999)

Il fondatore di Emergency Gino Strada

Per lo stesso motivo, non posso non consigliarvi la lettura di Pappagalli Verdi di Gino Strada, fondatore di Emergency. Un libro che dovrebbe far parte della biblioteca di ogni lettore ed essere distribuito e commentato in ogni scuola, circolo di lettura, associazione. Per capire fino in fondo cos’è la guerra, come nasce, cosa comporta e cosa provoca. Il titolo allude alle mine antiuomo a forma di pappagallo costruite con quest’aspetto per somigliare a dei giocattoli ed essere raccolte dai bambini.

4. Noi di Evgenij Zamjatin (1924)

Noi di Evgenij Zamjatin è un capolavoro pionieristico della letteratura distopica che ha ispirato 1984 di George Orwell. Scritto tra il 1919 e il 1921 e pubblicato in inglese nel 1924, il romanzo fu immediatamente censurato in Unione Sovietica. È la storia di un ingegnere di nome D-503 che vive in una società dominata da uno ”Stato Unico” antesignano del Grande Fratello di Orwell. Nello Stato Unico, ogni aspetto della vita è rigidamente pianificato: tutti gli individui sono identificati da numeri, seguono un calendario di orari perfettamente sincronizzati e abitano in edifici di vetro, simbolo del controllo continuo da parte del regime. Ma a un certo punto D-503 incontra I-330, una donna ribelle che gli apre gli occhi sulla possibilità di vivere un’esistenza diversa. Un romanzo insomma che è un invito a riscoprire il coraggio di essere liberi.

5. Oblomov di Ivan Aleksandrovič Gončarov (1859)

Ritratto dello scrittore Ivan Aleksandrovič Gončarov

Quando mi chiedono: esiste un classico divertente? Un libro capace sia di farti piangere sia di farti ridere? A me viene subito in mente un libro: Oblomov! Non è famoso come Delitto e castigo o Guerra e pace, eppure Oblomov è uno di quei rari libri che continui a ricordare anche a distanza di anni. Ma di cosa parla? Chi è Oblomov? Un anti conformista, un ribelle, a modo suo, che sogna un mondo che ancora non esiste. L’ideale di vita di Oblomov è di una semplicità commovente: vorrebbe trascorrere le sue giornate in compagnia dei suoi amici più cari, leggendo, parlando, scherzando. Se il mondo dice «corri, corri, corri», Oblomov dice «rallenta». Il suo tempo scorre senza ansie, senza fretta, lontano dalle «invidie, dalle prepotenze, dai rancori» del mondo.

«Tutto questo eterno correre, questo eterno gioco di miserabili passioncelle che mirano all’interesse, a sopraffarsi l’un l’altro, le chiacchiere, le maldicenze, i  dispetti… Ad ascoltare quello che la gente dice, vengono le vertigini, c’è da istupidirsi. (…) E con quale superbia, con che sguardo di riprovazione guardano chi non è vestito come loro, chi non ha i loro nomi e i loro titoli! L’altro giorno, a pranzo, non sapevo dove guardare, avrei voluto nascondermi, mi sarei cacciato sotto la tavola, quando han cominciato a massacrare la reputazione degli assenti: quello era stupido, quell’altro vile, il terzo un ladro, il quarto ridicolo! E mentre dicevano queste cose si guardavano con certi occhi, come per dire: “Fa’ tanto che l’uscio si richiuda alle tue spalle, e ti faremo lo stesso servizio!». Oblomov vi farà sorridere ma anche riflettere e tanto: sulla vita, la felicità, il trascorrere del tempo e la società. 

6. I racconti di Pietroburgo di Gogol (1842)

I racconti di Pietroburgo di Gogol, il Pirandello russo. E se… una mattina al vostro risveglio, scopriste di non avere più il naso? Cosa provereste? E se tutto ciò che desiderate nella vita è di possedere un cappotto elegante per non essere più emarginati dai vostri colleghi e quel cappotto, dopo tante fatiche, vi venisse sottratto? Come reagireste? Immaginate invece di star passeggiando in compagnia di un vostro amico, nella strada più bella di Pietroburgo, la prospettiva Nevskij. A un tratto vedete una fanciulla. Ve ne innamorate a prima vista. La seguite, vorreste parlarle, conoscerla… ma lei non è ciò che sembra. Nella Pietroburgo di Gogol niente è mai come sembra. Consiglio di leggere o di regalare Gogol a chiunque abbia apprezzato i romanzi e le novelle di Pirandello, le sue atmosfere, la sua ironia, la sua capacità di fare un ritratto a tutto tondo dell’uomo e dei suoi perché. 

7. Stoner di John Williams (1965)

È così raro trovare un buon libro di narrativa che eguagli la bellezza e l’intensità di un classico. Stoner di John Williams riesce in quest’intento e andrebbe annoverato tra i classici del futuro. Nato in una famiglia povera di contadini, Stoner decide nel suo piccolo di sfidare l’ordine prestabilito e di studiare letteratura inglese all’università. Così diviene professore. Sembra una trama terribilmente banale, no? E invece è proprio questo il bello di questo libro: Stoner è un personaggio solo apparentemente ordinario, perché le più grandi avventure non riguardano tanto la vita esteriore di un individuo ma quello che gli accade dentro. E Stoner mi ha trasmesso anche una grande lezione di scrittura: non è la storia in sé ma il modo in cui la si narra che fa ma differenza.

8. Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf (1929)

Un ritratto di Virginia Woolf

Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf: il libro perfetto da regalare a una donna e che ogni donna dovrebbe leggere almeno una volta nella vita. Questa lettura è quella che a costo di suonare scontata definirei una lettura illuminante. Catartica. Virginia Woolf si domanda: e se Shakespeare avesse avuto una sorella? E la sorella di Shakespeare fosse stata egualmente talentuosa, egualmente geniale? Come avrebbe vissuto? Cosa avrebbe scritto? E perché in più di duemila anni di storia le donne non sono quasi mai riuscite a produrre un’opera artistica degna di nota? Piccolo spoiler: la risposta non è quella che sembra. Una stanza tutta per sé è un libro che solleva tante domande, un viaggio nella storia e nell’anima della psiche femminile, e che fa luce sui tanti meccanismi dell’arte e della società e del ruolo della donna in quest’ultima.

9. Furore di John Steinbeck (1939)

Lo scrittore americano John Steinbeck

Agli amanti dei romanzi a sfondo sociale, invece, regalate Furore di John Steinbeck: la storia della Grande Depressione Americana e di quel mezzo milione di persone che abbandonarono le loro case e le pianure inaridite del Midwest e s’incamminarono lungo la Route 66 in un esodo di massa verso la California. Steinbeck ci racconta la storia di una famiglia, i Joad, una storia che sembra lo specchio dell’Europa dei nostri giorni, l’Europa fiaccata dalla pandemia, dalla guerra russo-ucraina e dalla retorica del riarmo. La violenza con cui i cartelli dei coltivatori piegano e stroncano i Joad e milioni di altre famiglie, alla fine fa maturare in Tom, il maggiore dei Joad, il seme della ribellione e della lotta. La rassegnazione cede il posto al furore. «Io ci sarò sempre, nascosto e dappertutto… sarò negli urli di quelli che si ribellano,» con queste parole Tom Joad prende congedo da noi lettori. Furore in questo senso non è soltanto un titolo simbolico, ma una critica potente al sistema e contro il sistema.

10. Trattato del ribelle di Ernst Jünger (1951)

Infine, chiudo questa raccolta con un piccolo saggio: il Trattato del ribelle di Ernst Jünger. Il titolo, come si suol dire, è già tutto un programma. Jünger in questo saggio delinea la figura del ribelle; chi, cioè, impara a dire no e sceglie di dissociarsi dall’ordine totalizzante della società per «andare nel bosco». Un luogo metaforico stavolta, non reale, che però è il luogo d’elezione di ogni spirito libero, lo spazio dove nasce e cresce quella cosa meravigliosa che si chiama spirito critico.

Molti media dominanti stanno usando la strage australiana per riabilitare Israele

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«Le marce dei pro-Pal alimentano l’odio. La stessa follia può colpire in Italia» (Fausto Biloslavo, Il Giornale), «Il rischio di questa Shoah diffusa ora è in tutto il mondo, ma la si traveste da politica e da critica a Israele» (Fiamma Nirenstein , Il Giornale); «La strage nell’Australia Pro Pal. E adesso chi sarà il prossimo?» (Franco Lodige per Nicolaporro.it). Come era già avvenuto per l’attentato a Washington davanti al Museo ebraico lo scorso maggio, i media italiani stanno strumentalizzando in maniera trasversale la strage di Bondi Beach del 14 dicembre 2025, presentando l’attacco come il culmine delle proteste pacifiste contro la guerra a Gaza, insinuando che le manifestazioni pro-Palestina abbiano fomentato un clima ostile agli ebrei, portando a una Intifada globale.

Questa lettura, pur non sempre esplicita, appare chiaramente in testate conservatrici come Il Giornale (in cui si parla addirittura di “Shoah diffusa”) e Il Foglio, che amplificano episodi post-7 ottobre per dipingere un clima di antisemitismo generalizzato, descritto come «il prodotto di un odio normalizzato che l’Occidente continua a sottovalutare». L’articolo “La scia di sangue dal 7 ottobre a Bondi Beach” pubblicato sul Giornale, collega l’attentato a un’escalation post-7 ottobre, evocando un contesto di odio che include le proteste pro-Pal. Sulle colonne dello stesso quotidiano, Fiamma Nirenstein scrive che l’attentato «Doveva essere previsto: a partire dal 7 di ottobre la bestia famelica, l’antisemitismo che si annida da secoli nelle più diverse pieghe della cultura soprattutto islamica, ma anche cristiana e di sinistra e che è capace di prendere le più svariate forme, è stata nutrita dalla politica». Analogamente, Il Foglio in “Oltre l’attacco di Sydney. Gli episodi di odio antisemita nel mondo dal 7 ottobre a oggi” elenca una serie di attacchi globali per insinuare una continuità tra terrorismo jihadista e le manifestazioni pro-Pal. Un altro articolo di Giulio Meotti, “Il pogrom sulla spiaggia. La strage di Sydney era questione di tempo”, denuncia un «antisemitismo fuori controllo» in Australia, citando sinagoghe incendiate e assalti, spesso attribuiti in contesti simili alla tolleranza verso cortei pro-Pal. Dello stesso avviso Lodige sul sito di Nicola Porro, secondo cui, «L’idea che il riconoscimento dello Stato palestinese possa funzionare da argine alla violenza antisemita si è infranta domenica pomeriggio sulla sabbia di Bondi Beach» e anzi, avrebbe funto da “via libera” per i fanatici.

Non mancano interpretazioni simili anche sui media di area progressista. Su la Repubblica, troviamo una intervista a Joel Burnie, uno dei leader della comunità ebraica australiana, che descrive l’attacco come una “tragedia annunciata” a causa delle manifestazioni pro-Palestina, accusate di incitare all’odio. Anche Domani si allinea, seppur con toni più soffusi, ospitando un editoriale sul tema, firmato dal filosofo ebraico Davide Assael che, associando antisionismo e antisemitismo, afferma che la “retorica incendiaria” e una certa propaganda antisionista armano gli estremisti. È la posizione condivisa da Andrea Molle di HuffPost, secondo cui l’attentato di Sydney «è l’ultimo anello di una catena che attraversa l’Occidente da almeno dieci anni»; la sua origine risiede «nell’idea che il sionismo è un crimine ontologico» e nella «normalizzazione, anche lessicale, dell’antisemitismo». Su La Stampa campeggiano due interviste senza contraddittorio in cui si dà per scontato che l’attentato australiano sia frutto della criminalizzazione di Israele (per Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, «È il risultato di troppa propaganda»). Poco più avanti, troviamo un editoriale a firma di Guido Corso, “Quella confusione sull’antisemitismo”, in cui il Professore Emerito di Diritto amministrativo dell’Università RomaTre spiega che gli omicidi di Sydney «richiedono discussioni serie ed urgenti sulla materia», rilanciando la necessità di un dibattito a favore del DDL Delrio, la proposta di legge che ha suscitato la mobilitazione del mondo accademico per le sue ripercussioni liberticide. Dal salotto televisivo de La7, Paolo Mieli lancia un accorato appello, chiedendo di «non parlare contro Netanyahu per un giorno», per concentrarsi invece sulla condanna dell’antisemitismo.

Il nesso tracciato da una parte dei media tra la strage di Bondi Beach e le mobilitazioni pro-Palestina piega e distorce i fatti per delegittimare il dissenso e per riabilitare Israele, proiettando su manifestazioni pacifiche l’ombra della violenza e dell’estremismo. Confondere deliberatamente i piani significa spostare l’attenzione dalle responsabilità reali e trasformare una tragedia in un’arma retorica. È un’operazione politica, non informativa, che serve a restringere lo spazio del dibattito pubblico, usando i morti come argomento.