sabato 23 Novembre 2024
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Francia, processo a Le Pen: chiesti 5 anni di carcere e ineleggibilità

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Nel processo in corso a Parigi sugli impieghi fittizi del Rassemblement National, la procura ha chiesto la condanna a 5 anni di carcere e di ineleggibilità per la leader Marine Le Pen, insieme all’ineleggibilità degli altri 24 imputati. Il pubblico ministero ha spiegato in aula che una sentenza che accogliesse tale richiesta «vieterebbe agli imputati di candidarsi alle future elezioni locali o nazionali». Le Pen e i suoi coimputati sono accusati di avere usato in modo improprio i fondi pubblici dell’Europarlamento tra il 2004 e il 2016. «Penso che il desiderio dell’accusa sia quello di privare i francesi della possibilità di votare per chi vogliono», ha dichiarato Le Pen.

USA, I repubblicani avranno il controllo della Camera

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A una settimana dalle elezioni presidenziali statunitensi è arrivata la conferma ufficiale: i repubblicani avranno la maggioranza alla Camera. Malgrado manchino ancora nove seggi da assegnare, i repubblicani hanno infatti già raggiunto quota 218, il tetto necessario per ottenere la maggioranza assoluta alla Camera. Dopo la conferma della vittoria al Senato, il partito dell’ormai prossimo presidente Donald Trump avrà dunque il pieno controllo del Congresso. Con tale vittoria, la seconda presidenza Trump avrà meno ostacoli per portare avanti la sua agenda politica, perché negli USA le leggi devono essere approvate sia dalla Camera che dal Senato.

L’intifada studentesca ha occupato una sede di Leonardo SPA in solidarietà con la Palestina

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Gli studenti attivisti della ribattezzata intifada studentesca sono entrati nella sede torinese di Leonardo S.p.A., la principale azienda produttrice di materiale bellico italiana, occupando la struttura di corso Francia, nella periferia della città, per «denunciarne la complicità con il genocidio in corso a Gaza perpetrato dallo Stato illegittimo di Israele ai danni del popolo palestinese». Gli attivisti si sono mobilitati in un gruppo di una cinquantina di persone e, armati di striscioni con su scritto “Free Lebanon” e “Free Palestine”, hanno sfondato i cancelli della sede, e si sono mossi tra la nebbia rossa e bianca generata dai fumogeni arrivando fino al tetto, dove hanno appeso una bandiera palestinese. «Nonostante il gruppo industriale dichiari di lavorare prevalentemente nel campo della difesa, Leonardo da oltre un anno continua a sostenere l’esercito israeliano», scrivono gli studenti, facendo riferimento alle recenti notizie sul commercio di armi, veicoli, ed equipaggiamento militare tra Leonardo e Israele. Secondo quanto riportano le fonti mediatiche, 30 attivisti sono stati identificati dalla Digos.

La rapida incursione dell’intifada studentesca è avvenuta nel primo pomeriggio di ieri, mercoledì 13 novembre. Dopo essere entrati nel perimetro esterno, gli attivisti sono riusciti a occupare alcuni spazi interni e hanno gettato vernice rossa sull’edificio. Secondo quanto scrive il ministro della Difesa, Guido Crosetto, i «pericolosi eversivi» — queste le parole utilizzate da Crosetto per definirli — sarebbero arrivati mentre all’interno della struttura si stava tenendo «un’importante riunione anche con personale della Difesa». Dopo il blitz, le forze dell’ordine sono giunte sul luogo, facendo abbandonare la sede ai circa 50 manifestanti e identificandone 30; la polizia ha poi presidiato la struttura per scongiurare altre eventuali incursioni.

In seguito all’occupazione della sede di Leonardo S.p.A., gli attivisti hanno diffuso video delle azioni e rilasciato una nota: essi, richiamando le recenti notizie, accusano Leonardo di sostenere l’esercito israeliano con «spedizioni che includono assistenza tecnica da remoto, riparazioni materiali e fornitura di ricambi per i velivoli di addestramento della Israeli Air Force», oltre che «sistemi per i bulldozer blindati (Caterpillar Do), che da anni vengono sistematicamente usati per distruggere le abitazioni palestinesi». Effettivamente, Leonardo ha chiuso il 2023 con risultati record, registrando ordini sopra le previsioni a 17,9 miliardi di euro (+3,8%) e ricavi per un ammontare di 15,3 miliardi (+3,9% rispetto al 2022), in parte anche grazie all’aggressione a Gaza. L’importante ruolo delle armi “Made in Italy” a Gaza è stato evidenziato dagli stessi israeliani, che hanno dichiarato al sito specializzato Israel Defense che i missili che hanno colpito la Striscia provenivano anche da cannoni fabbricati in Italia e venduti a Tel Aviv. Recentemente, è inoltre emerso che il colosso italiano delle armi ha consegnato 12 elicotteri allo Stato ebraico nell’ambito di una serie di trattative risalenti al periodo che va dal 2019 al 2022, e che potrebbe portare nelle basi militari israeliane altri 4 velivoli.

Per questi motivi, Leonardo S.p.A. e, in generale, tutto il settore bellico sono da mesi al centro delle azioni dell’intifada studentesca e degli attivisti che si impegnano a sostegno della causa palestinese. Nella stessa Torino è stata lanciata una manifestazione regionale per la Palestina e contro la guerra, che si terrà il prossimo sabato 16 novembre. Sempre a Torino, gli studenti si erano mobilitati contro i poli universitari della città, accusati di «stringere accordi con società come Leonardo, mettendo a disposizione le menti di studentesse e studenti e il sapere prodotto negli atenei, anche attraverso tirocini non retribuiti». In generale, la mobilitazione contro Leonardo e gli accordi degli atenei giudicati controversi ha coinvolto numerose città italiane. Lo scorso maggio il movimento ha raggiunto decine di università, i cui studenti chiedevano l’interruzione di tutti gli accordi con le omologhe istituzioni israeliane. Il più recente successo è stato registrato dagli studenti dell’Università Statale di Milano, dopo che l’ateneo ha annunciato il congelamento di tutti i rapporti con le università israeliane. Gli studenti hanno poi rilanciato il movimento: «Ora vogliamo lo stesso in tutte le università italiane. Non è finita qui».

[di Dario Lucisano]

USA: il movimento di boicottaggio per la Palestina sta raggiungendo risultati storici

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Negli Stati Uniti, il movimento per il disinvestimento dalle aziende coinvolte nelle politiche coloniali israeliane, proclamato in difesa dei diritti dei palestinesi, sta ottenendo successi storici grazie all’attivismo di studenti, comunità e organizzazioni come l'American Friends Service Committee (AFSC). Questo ente, che opera dal 1948 in Israele e Palestina, promuove il disinvestimento come strumento di protesta contro le violazioni dei diritti umani ai danni del popolo palestinese. Negli ultimi anni, AFSC ha supportato campagne a livello nazionale, monitorando aziende accusate di complicit...

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Groenlandia, prolungata la detenzione dell’attivista di Sea Shepherd

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La polizia della Groenlandia ha annunciato che la detenzione di Paul Watson, attivista 73enne fondatore di Sea Shepherd, verrà prolungata almeno fino al 4 dicembre, in attesa che la Danimarca decida se estradarlo in Giappone. Da quando è stato arrestato lo scorso 21 luglio, è la quarta volta che il suo periodo di detenzione viene prolungato. Watson è stato arrestato in seguito a un mandato di arresto internazionale emesso dal Giappone più di un decennio fa. È accusato di aver fatto irruzione in una nave giapponese nell’Oceano Antartico nel 2010, accuse che tuttavia sono rigettate dalla difesa.

Nelle profondità oceaniche i ricercatori hanno scoperto un mollusco unico nel suo genere

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È grande tanto quanto una mela, presenta un grande cappuccio gelatinoso e brilla di bioluminescenza: è il nuovo “mollusco misterioso”, denominato Bathydevius caudactylus, scoperto dagli scienziati del Monterey Bay Aquarium Research Institute e dettagliato in un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista scientifica Deep Sea Research Part I. La creatura, classificata come lumaca di mare ma diversa da qualsiasi altra specie osservata in precedenza, presenta caratteristiche uniche ed è la prima nel suo genere trovata nelle profondità oceaniche. «Abbiamo investito più di 20 anni nella comprensione della storia naturale di questa affascinante specie di nudibranchi. La nostra scoperta è un nuovo pezzo del puzzle che può aiutare a comprendere meglio l’habitat più grande della Terra», ha commentato Bruce Robison, ricercatore del Monterey Institute e coautore della ricerca.

Al contrario delle altre lumache di mare che, generalmente, abitano il fondale marino o zone costiere, come le pozze di marea, dove trovano abbondante nutrimento e un ambiente protetto, Bathydevius ha sviluppato adattamenti unici per sopravvivere nella “zona di mezzanotte”, un’area oceanica tra i 1.000 e i 4.000 metri di profondità, caratterizzata da oscurità completa, temperature gelide e alta pressione. Questa zona, come spiegano i ricercatori, rappresenta il 70% delle acque del pianeta ed è considerata tra le più inospitali e difficili da esplorare. La scoperta del mollusco è avvenuta grazie al veicolo a comando remoto Tiburon, utilizzato per le esplorazioni sottomarine. Il primo avvistamento risale al 2000 durante una spedizione nella baia di Monterey, in California, ma da allora sono stati documentati più di 150 incontri, suggerendo che la specie abbia un ampio raggio di distribuzione.

Il Bathydevius caudactylus e il suo corpo trasparente con organi luminosi. Credit: MBARI

Dopo oltre 20 anni di lavoro e analisi, le caratteristiche del nuovo “mollusco misterioso” sono state dettagliate in un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Deep Sea Research Part I: Bathydevius caudactylus possiede un corpo natante con una coda a forma di pagaia e un cappuccio a forma di ciotola che utilizza per catturare le prede. A differenza delle lumache di mare tradizionali, che si nutrono raschiando il fondale marino, Bathydevius intrappola crostacei come i gamberetti misidi utilizzando il suo cappuccio, inghiottendo la preda con una tecnica simile a quella delle meduse. Inoltre, il mollusco è trasparente e ciò, spiegano gli scienziati, è una strategia che gli consente di mimetizzarsi nelle acque profonde. Infine, possiede granuli luminosi nei tessuti che creano un effetto “stellato” sulla sua superficie e, in caso di minaccia, può staccare una parte luminosa della coda usandola come esca per confondere i predatori, similmente a quanto accade quando le lucertole che lasciano cadere la coda per fuggire. Il coautore Steven Haddock, ha spiegato che la bioluminescenza è una caratteristica rara tra le lumache di mare, ma presente nel 75% delle specie che abitano la colonna d’acqua. Si tratta solo del terzo mollusco marino della classe dei gasteropodi, conclude il ricercatore, ad avere questa abilità, e ciò solleverebbe interrogativi evolutivi su come tale tratto sia emerso in modo indipendente in questa specie.

Infine, i ricercatori hanno avvertito che il nuovo mollusco – insieme a tante altre specie marine – potrebbe essere minacciato dall’estrazione mineraria in acque profonde, la quale comporta l’estrazione di materiale dal fondale marino e la formazione di nubi di sedimenti oscuranti che potrebbero rappresentare una minaccia per Bathydevius. Gli scienziati hanno poi aggiunto che le capacità del mollusco di riprodursi sul fondale marino, di vivere e nutrirsi nella colonna d’acqua potrebbero essere a rischio se tale pratica dovesse continuare, concludendo: «Gli animali delle profondità marine catturano l’immaginazione. Sono i nostri vicini che condividono il nostro pianeta blu. Ogni nuova scoperta è un’opportunità per aumentare la consapevolezza sulle profondità marine e ispirare il pubblico a proteggere gli animali e gli ambienti straordinari che si trovano in profondità sotto la superficie».

[di Roberto Demaio]

Cdm, esteso Bonus Natale a oltre 4 milioni di italiani

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Il cosiddetto Bonus Natale, una tantum di 100 euro in arrivo con le tredicesime e destinata ad alcuni lavoratori dipendenti, è stato ampliato ad una platea che ora riguarda oltre 4 milioni di italiani. La misura è stata approvata in Consiglio dei ministri, prevede un costo di circa 400 milioni di euro e, come spiegato dal viceministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo, è destinata ai lavoratori dipendenti con un reddito non superiore a 28mila euro con coniuge e almeno un figlio fiscalmente a carico o in nuclei monogenitoriali con figlio a carico: «Viene eliminato il requisito di avere il coniuge a carico e dunque per avere il bonus basterà avere almeno un figlio a carico».

Da Marco Rubio a Elon Musk: le prime nomine del governo Trump

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È passata una settimana dalla vittoria di Trump alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti e, tra telefonate ai leader mondiali e presunti progetti sulla gestione della politica internazionale, iniziano a emergere le prime nomine ai vari gabinetti governativi. Già dai primi nomi sembra delinearsi il prossimo quadriennio dell’esecutivo statunitense: come anticipato dalla nomina di J.D. Vance a vicepresidente, la squadra che sta prendendo forma appare composta da membri della cerchia ristretta di Trump, conservatori e protezionisti fedeli alla sua politica e allineati con la sua visione del mondo. Da Marco Rubio, nominato Segretario di Stato, a Kristi Noem alla Sicurezza Interna, fino a Elon Musk e Vivek Ramaswamy al neonato Dipartimento di Efficienza Governativa, il secondo governo Trump sembra definirsi con chiarezza, esprimendo una postura fortemente protezionista.

Le prime nomine della transizione alla presidenza Trump-Vance sono arrivate poco dopo la notizia della vittoria del candidato repubblicano alle presidenziali tenutesi lo scorso 5 novembre, ma stanno già facendo discutere parecchio. La prima investitura ufficiale è stata quella di Susie Wiles a capo di gabinetto, un ruolo delicato e colmo di deleghe, affidato a quella che risulta probabilmente la sua più stretta collaboratrice dal 2021. Wiles è una delle principali responsabili della rielezione di Trump a presidente, poiché risulta la figura centrale nell’organizzazione della sua vittoriosa campagna elettorale. La sua nomina, esattamente come quella dello stesso vicepresidente Vance, sembra suggerire che per il prossimo quadriennio Trump intenda adottare una strategia opposta a quella scelta per la scorsa tornata presidenziale, in cui si era circondato di persone esterne al suo entourage. Una nomina inaspettata, che tuttavia conferma la stessa idea di formare una squadra di governo trumpiana, è quella di Pete Hegseth al Pentagono. Hegseth è un ex maggiore dell’esercito statunitense ora nota personalità televisiva dell’emittente filo-repubblicana Fox News. Egli è stato uno dei promotori indiretti della campagna di Trump, e ha posizioni fortemente filo-militariste e orientate alla tutela dei soldati dell’esercito statunitense.

Un altro dei primi grandi nomi emersi, sebbene non ancora ufficializzato, è quello di Marco Rubio, che secondo tutti i maggiori canali mediatici statunitensi dovrebbe ricoprire la carica di Segretario di Stato. Quello del Segretario di Stato è il più importante ufficio governativo statunitense, e corrisponde a una sorta di Ministero degli Esteri USA, anche se ricopre alcuni incarichi interni. Sotto l’amministrazione Biden, esso era occupato da Antony Blinken, mentre il ruolo di portavoce era nelle mani di Matthew Miller, di gran lunga i due politici di cui si è sentito più parlare nell’ultimo quadriennio statunitense. Rubio è noto per essere uno dei più stretti alleati di Trump: in termini di politica estera, il 56enne di origine cubana ha posizioni fortemente anticinesi e anti-iraniane; è favorevole alla classica politica statunitense di assoggettamento dell’America Latina, anche attraverso interventi diretti da parte di Washington come l’introduzione di sanzioni (durante la scorsa amministrazione Trump egli promosse l’iniziativa di sanzionare il Venezuela); si è più volte espresso contrario all’invio di ulteriori armi all’Ucraina; è fortemente pro-Israele, e sostiene che Hamas vada «completamente distrutto».

Sull’altro versante, ossia quello interno, Trump ha nominato Kristi Noem al vertice del gabinetto della Sicurezza Interna. In passato, Noem, governatrice del Dakota del Sud, è finita sotto i riflettori dei giornali per una dichiarazione da molti giudicata infelice, in cui aveva detto di avere abbattuto il proprio cane da caccia perché troppo restio all’addestramento. Al di là dei fatti di cronaca scandalistica, la sua nomina sembra confermare la stessa linea di investitura: affidare i principali gabinetti di Stato a persone di fiducia, strategia che Trump pare avere adottato anche con Vance, Wiles, Hegseth, e Rubio. Sul versante della sicurezza interna, questo inquadramento politico troverebbe conferma anche nella scelta di nominare Mike Waltz consigliere dello stesso gabinetto: Waltz, “berretto verde” (membro delle Forze Speciali dell’esercito) dall’esperienza estera pluriennale, ha già servito come consigliere alla Difesa su quelle che Trump ha descritto come «minacce provenienti da Cina, Russia, Iran e dal terrorismo globale», ha posizioni securitarie, promuove l’ampliamento del comparto militare, ed è un fervente sostenitore della strategia «di perseguimento della pace attraverso la forza».

Dopo mesi di diretto coinvolgimento nella campagna elettorale e progressivo avvicinamento al tyccon, il plurimiliardario Elon Musk è stato premiato con la nomina nel neoistituito gabinetto dell’efficienza governativa, che gestirà con l’altro imprenditore e politico repubblicano, Vivek Ramaswamy. Ramaswamy, avversario di Trump alle primarie repubblicane, non si è mai opposto al proprio rivale, ma lo ha sempre appoggiato e sostenuto nelle dichiarazioni. Egli ha posizioni tradizionaliste, fortemente orientate verso la destra cristiana evangelica e il nazionalismo cristiano, e strenuamente contrarie al secolarismo. Non è ancora chiaro quali saranno i compiti del nuovo ufficio che avrà a capo Musk e Ramaswamy. In un comunicato Trump spiega che i due imprenditori lavoreranno dall’esterno del governo per offrire «consigli e indicazioni», ricoprendo una sorta di ruolo di consulenti e supervisori esterni. Il loro compito sembra essere quello di indicare come ottimizzare le spese e dove esercitare tagli alla burocrazia e alla gestione dei dipartimenti nell’ottica di un «approccio imprenditoriale al governo mai visto prima».

Altre nomine già pubbliche e degne di nota sono quelle di William Joseph McGinley come consigliere alla Casa Bianca, Lee Zeldin all’EPA (l’agenzia di protezione ambientale), Thomas Homan alla gestione dei migranti, John Ratcliffe come direttore della CIA, Elise Stefanik come rappresentante degli USA all’ONU, Mike Huckabee come ambasciatore degli USA in Israele, e Steven Witkoff come inviato speciale in Medio Oriente. In generale, tutti i collaboratori scelti sembrerebbero sposare le linee del programma repubblicano “Agenda 47”: puntare su sicurezza e difesa, contrastare l’immigrazione, facilitare gli investimenti nelle grandi aziende, e rafforzare il dollaro sul fronte interno, e, parallelamente, imporre dazi sulle importazioni, opporsi alla Cina e all’Iran, smettere di inviare armi in Ucraina, e sostenere Israele sul piano estero e commerciale.

[di Dario Lucisano]

Pubblicò online i segreti dei Pentagono, 15 anni all’aviere Teixeira

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L’aviere statunitense Jack Teixeira, il quale si rese responsabile di una delle fughe di informazioni “più rilevanti nella storia di Washington”, è stato condannato a 15 anni. Lo riportano le agenzie di stampa americane, aggiungendo che il ventiduenne si è presentato al tribunale federale di Boston per ricevere la sentenza. Teixeira, che ha fatto trapelare documenti segreti del Pentagono su Discord, ha detto di essere «dispiaciuto per il danno causato», aggiungendo di essere pronto ad accettare tutte le conseguenze. Il procuratore federale Jared Dolan ha paragonato il suo caso a quello di Chelsea Manning, aggiungendo che la sua condanna sarà «un esempio illuminante».

Paesi Bassi: annullata la sentenza che imponeva a Shell di ridurre le emissioni

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Il colosso petrolifero Shell ha vinto il ricorso contro la storica sentenza sul clima emessa da un tribunale olandese nel 2021. Il tribunale, in seguito alle accuse avanzate dalla ONG Milieudefensie, aveva ordinato alla multinazionale fossile di ridurre del 45% le proprie emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019. Tuttavia, la corte d’appello ha stabilito che, sebbene Shell abbia una «responsabilità speciale» nel ridurre le proprie emissioni in quanto grande compagnia petrolifera, tale riduzione non può essere imposta come obiettivo legale specifico.

Tre anni fa, un verdetto emesso da un tribunale de L’Aia, sede legale dell’azienda, aveva sancito come la politica sulla sostenibilità di Shell – che aveva stabilito una diminuzione delle emissioni del 20% entro il 2030 – fosse poco «concreta». Per questo motivo era stato imposto all’azienda di rispettare quanto stabilito dagli Accordi di Parigi del 2015, imponendo una riduzione del 45% rispetto alle emissioni del 2019 entro il 2030. La decisione era giunta a seguito della denuncia dell’associazione ambientalista Milieudefensie, membro della rete internazionale Friends of Earth, insieme a 17 mila cittadini olandesi. Secondo le accuse, l’estrazione e la lavorazione di combustibili fossili da parte della Shell aveva causato ingenti danni ambientali. Una volta emessa, la sentenza fu considerata di portata storica perchè era la prima volta che un’aula di tribunale stabiliva l’obbligo, per un’azienda, del rispetto degli Accordi di Parigi.

La sentenza emessa ieri ribalta del tutto quella precedente. I giudici hanno infatti stabilito che, sebbene Shell sia responsabile della riduzione delle emissioni di CO2, questo non costituisce un obbligo legale per l’azienda. La decisione costituisce una «battuta d’arresto per noi, per il movimento per il clima e per milioni di persone in tutto il mondo», ha dichiarato il direttore di Milieudefensie, Donald Pols, che tuttavia promette di non arrendersi. Dal canto suo, Shell ha accolto la decisione dei giudici sottolineando che «una sentenza del tribunale non ridurrebbe la domanda complessiva dei clienti di prodotti come la benzina e il gasolio», che i clienti andrebbero a trovare «altrove», e scaricato la responsabilità sui governi nazionali, auspicando l’avvio di «politiche intelligenti» per arrivare all’obiettivo di annullare le emissioni nette.

[di Valeria Casolaro]