Nella giornata di oggi, con l’uccisione del giornalista palestinese Mutasim Mahmoud Gharab da parte dell’esercito israeliano (IDF), il numero di operatori nei media uccisi da Israele a Gaza a partire dal 7 ottobre è arrivato a quota 162. Secondo il Comitato per la protezione dei Giornalisti, è il numero più alto da quando lo stesso gruppo ha iniziato a raccogliere i dati, nel 1992. Dal 7 ottobre a oggi, nella Striscia, le IDF hanno ucciso 38.983 palestinesi, e ne hanno feriti 89.727. Di questi, 64 sarebbero stati uccisi solo nelle ultime 24 ore. Il numero di arresti in Cisgiordania, invece, è arrivato a 9.750.
Filippine: accordo provvisorio con la Cina sul Mar Cinese Meridionale
Le Filippine hanno annunciato di avere raggiunto un accordo provvisorio con la Cina riguardante le missioni di “rotazione e rifornimento” sugli atolli contesi nel Mar Cinese Meridionale. A rilasciare la notizia è l’agenzia di stampa governativa filippina PNA, che cita il Dipartimento per gli Affari Esteri di Manila (DFA). Secondo il comunicato del DFA entrambe le parti avrebbero “riconosciuto la necessità di allentare la tensione nel Mar Cinese Meridionale”, ma l’accordo non “pregiudica le reciproche rivendicazioni” sui territori contesi. L’annuncio arriva dopo mesi di scontri a bassa intensità nelle aree interessate, reclamate da entrambi i Paesi da decenni.
Bangladesh, la corte suprema rivede il sistema delle quote
Dopo settimane di proteste contro la reintroduzione del sistema delle quote nell’assegnazione dei posti di lavoro statale, la Corte Suprema del Bangladesh si è espressa sulla questione, cambiando la ripartizione percentuale del sistema. Ora, stabilisce la Corte Suprema, il 93% dei lavori statali sarà riservato ai candidati sulla base del merito, contro il precedente 44%. Il 5% dei posti rimarrà riservato ai figli dei riservisti di guerra (prima era il 30%), e il 2% a minoranze, e persone con disabilità. Le rivolte in Bangladesh erano esplose proprio contro la reintroduzione delle quote riservate ai figli dei veterani, e hanno portato a scontri con la polizia e centinaia di morti e feriti.
Rapporto Consob: i cittadini italiani hanno pagato il record di profitti delle banche
Banche e assicurazioni hanno registrato un record di extraprofitti nel 2023 grazie all’impennata di mutui e polizze: è quanto riferisce il bollettino statistico dell’organo di controllo del mercato finanziario italiano (Consob), che evidenzia come gli utili siano aumentati del 67% per le banche, con un incremento a 26,2 miliardi, e del 66% per le società di assicurazione, con un utile netto pari a 5,4 miliardi. Profitti che, scrive il rapporto, sono dovuti «principalmente» alla «forte crescita degli interessi netti», che è stata «ben superiore a quella dei costi operativi». Tradotto: l’impennata dei tassi dei mutui e dei prezzi delle polizze assicurative, che hanno messo in difficoltà le famiglie, ha gonfiato i profitti aziendali.
Secondo la Consob, nel 2023 il patrimonio netto delle banche quotate è cresciuto del 6%, attestandosi a 191,8 miliardi di euro. Per quanto riguarda le assicurazioni, invece, la crescita è stata possibile grazie all’incremento dei proventi netti da attività di investimento (22,7 miliardi nel 2023 contro i -9 miliardi nel 2022) e dei ricavi assicurativi (+5 miliardi di euro rispetto al 2022), parzialmente compensati dall’aumento degli oneri relativi ai sinistri (+4,6 miliardi di euro rispetto al 2022) e delle spese amministrative e di vendita (25,7 miliardi di euro contro i 24,7 miliardi del 2022). A fine 2023, il patrimonio netto delle assicurazioni quotate è salito a 41 miliardi di euro rispetto ai 37,6 miliardi di fine 2022.
A pagare il prezzo maggiore sono stati gli italiani, che hanno visto aumentare notevolmente i tassi dei mutui. Questo aumento è stato causato dall’incremento del costo del denaro deciso dalla Banca Centrale Europea (BCE) per contenere l’inflazione, che nel 2022 aveva raggiunto il 9,9%. Tuttavia, l’aumento dei tassi d’interesse, invece di contenere un’inflazione causata da variabili esogene, prevalentemente geopolitiche, ha ridotto la domanda interna, provocando un rallentamento dell’economia e rendendo più difficile l’accesso ai mutui. Già nel 2022, un rapporto di Mutuionline spiegava che «la stretta del credito adottata dalla BCE, nel tentativo di riportare sotto controllo l’inflazione, è destinata ad avere pesanti ripercussioni su tutti i cittadini e le attività economiche». Secondo Confindustria, dopo la stretta della BCE sui tassi, sono stati pagati complessivamente 4,6 miliardi in più sui mutui.
Proprio per compensare l’aumento degli utili delle banche, nel 2023 il governo Meloni aveva approvato una tassa sugli extraprofitti la cui efficacia si è dimostrata inversamente proporzionale all’enfasi propagandistica con cui era stata presentata. L’esecutivo Meloni, infatti, aveva depotenziato la norma attraverso un emendamento con cui si consentiva alle banche di non pagare il tributo, purché destinassero un importo di 2,5 volte superiore al consolidamento del proprio patrimonio. È quello che hanno fatto i principali istituti di credito, tra cui Unicredit, Intesa Sanpaolo, BPM, BPER, Credem, Mediobanca e Mediolanum, la banca controllata per il 30% dalla famiglia Berlusconi. I principali istituti di credito hanno deciso di non pagare, rafforzando invece il patrimonio. Non a caso, i patrimoni bancari sono ai massimi di sempre, cresciuti attorno al 15% degli attivi di rischio. Il governo Meloni ha finito così per rafforzare il capitale e gli utili degli istituti bancari con la complicità della BCE, che si era detta contraria alla tassa sugli extraprofitti e aveva incoraggiato l’approvazione dell’emendamento. Il risultato è che banche e assicurazioni sono sempre più ricche, mentre gli effetti dell’aumento dei tassi d’interesse decisi dalla BCE si sono riversati interamente sulle spalle di cittadini, famiglie e imprese.
[di Giorgia Audiello]
India, un virus uccide 16 persone
Sarebbero almeno 16 le persone morte a causa del raro virus Chandipura nello Stato di Gujarat, nell’India occidentale. A comunicare la notizia è lo stesso ministro della sanità della regione, che ha inoltre informato che il totale dei casi di persone affette dal virus si dovrebbe aggirare attorno ai 50 individui. Chandipura è un virus molto raro che si trasmette attraverso la puntura di zecche e zanzare. Fu isolato la prima volta nel 1965, dopo un caso di epidemia di encefalite proprio nel villaggio di Chandipura. Della malattia che vi deriva si sa ancora poco, e ha un tasso di mortalità variabile tra il 56% e il 76%.
Yemen, massiccio attacco israeliano al porto di al-Hudayda
Pochi minuti fa è stato portato avanti un massiccio bombardamento sul porto di al-Hudayda, in Yemen, facendo scoppiare un incendio sull’intera area del porto. Alcune fonti riportano che a essere stato colpita sarebbe una raffineria di petrolio che aveva sede proprio ad al-Hudayda. A ora nessuno ha ufficialmente reclamato l’attacco, ma varie fonti comunicano che si tratterebbe di un attacco congiunto USA, UK, e Israele; secondo altri, sul posto potrebbe esserci stato anche un aereo italiano. Gli Houthi hanno accusato Israele dell’attacco. Ancora ignoto il numero delle eventuali vittime.
Aggiornamento delle 18.31: Daniel Hagari, il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), ha annunciato che l’attacco è stato portato avanti dalle stesse IDF.
Il Regno Unito ha approvato la vendita del primo prodotto a base di carne coltivata
Il Regno Unito è diventato il primo Paese ad autorizzare la vendita di un prodotto a base di carne coltivata in tutto il continente europeo. La concessione è stata data alla compagnia britannica di cibo sintetico per animali domestici Meatly, e per ora è riservata alla sola azienda e al solo prodotto per animali. L’annuncio pubblico fa seguito alla assicurazione di conformità fornita alla stessa Meatly da vari organismi di regolamentazione del Regno Unito, tra cui figurano l’Agenzia per gli standard del cibo, il Dipartimento per l’ambiente, l’alimentazione e gli affari rurali, e l’Agenzia per la salute di animali e piante. «La giornata di oggi si configura come una significativa pietra miliare per l’industria europea della carne coltivata; sono incredibilmente orgoglioso che Meatly sia la prima azienda in Europa ad ottenere il via libera per vendere carne coltivata; stiamo dimostrando che esiste un modo sicuro e a basso capitale per portare rapidamente la carne coltivata sul mercato», ha dichiarato l’Amministratore Delegato dell’azienda Owen Ensor.
La concessione per la vendita di carne coltivata è stata rilasciata a Meatly mercoledì 10 luglio, e ha reso la stessa compagnia la prima al mondo a ricevere una autorizzazione per la vendita di carne sintetica per animali. Nello specifico, il prodotto interessato sarà a base di carne di pollo, per la quale Meatly ha dichiarato di avere condotto vari test “per dimostrare che il suo pollo allevato è sicuro e salutare per gli animali domestici”. Tra di essi, test sulla cellula di partenza e sul prodotto finale, tra cui esami batteriologici e legati alla sicurezza dell’alimento prodotto in vitro. L’azienda ha dichiarato di avere intenzione di iniziare a commercializzare il prodotto entro la fine del 2024. La carne di Meatly inizierà le dovute prove di alimentazione ad agosto.
La carne coltivata (anche detta carne sintetica) è prodotta senza uccidere animali ma con una tecnologia molto più costosa e che richiede l’impiego di quantità maggiori di energia. Il processo produttivo, nello specifico, prevede la coltivazione in laboratorio di cellule animali in un liquido che contiene tutti i nutrienti di cui le cellule hanno bisogno per crescere e moltiplicarsi. Le cellule sono prese da un tessuto muscolare di un animale vivo, quindi non è necessario ucciderlo. Queste cellule vengono lasciate moltiplicarsi, di modo che si possano produrre quantità di carne abbastanza grandi. A oggi l’unico Paese in cui è consentita la vendita di carne coltivata è Singapore, che nel 2022 ha dato il via al commercio di carne di pollo sintetica, ma una norma in tale direzione è stata approvata, sempre per la carne di pollo, anche negli USA; in Israele, invece, è stata concessa la vendita di carne bovina sintetica alla compagnia Aleph Farms, che dovrebbe essere perfezionata entro fine anno; nei Paesi Bassi, invece, sono consentite le degustazioni.
[di Dario Lucisano]
Abiti in volo e spiagge di rifiuti tessili: l’estate delle multinazionali Fast-Fashion
Mentre gli aerei prendono giornalmente il volo, carichi di abiti prodotti dall’altra parte del globo, l’ultima campagna di Vestiaire Collective ci ricorda che gli stessi abiti, una volta dismessi, potrebbero riempire chilometri di spiaggia lungo le coste di mezzo mondo. È davvero questa l’estate che vogliamo?
Il gruppo spagnolo Inditex, titolare di marchi come Zara, Massimo Dutti e Oysho (tra gli altri), continua a far viaggiare via aerea enormi quantità di prodotti di fast fashion, incrementando le emissioni di CO2 dei suoi trasporti aerei del 37%. A poco è servita la raccolta firme inoltrata alla dirigenza dell’azienda da oltre 26.000 persone, con la quale si chiedeva un’ inversione di rotta sostanziale e che è stata totalmente ignorata. Per tentare di raggiungere gli azionisti, si sono movimentate Public Eye, Campagna Abiti Puliti ed altre organizzazioni europee della Clean Clothes Campaign che, lo scorso 9 Luglio, in vista dell’assemblea generale, hanno fatto arrivare le richieste al colosso spagnolo, per invitarlo a prendersi le proprie responsabilità ed intraprendere un percorso più ecologico non solo di facciata. Le richieste avanzate, nello specifico riguardavano in primis la trasparenza sul reale impatto ambientale prodotto dai voli (con dettagli onesti sulle emissioni); a seguire un impegno concreto per l’eliminazione totale o una immediata riduzione drastica dei trasporti per via aerea (con obiettivi perseguibili ed una strategia indicata); la riprogettazione della logistica dell’azienda in termini più funzionali per il rispetto del clima. Ambiente sì, ma anche persone: la richiesta di una garanzia di un salario degno è da sempre nelle battaglie della Clean Clothes Campaign; anche in questo caso ha ribadito il concetto, suggerendo caldamente a Inditex una revisione dei tempi di consegna, più lunghi, in grado di garantire una produzione (ed una vita) sostenibile per chi la fa. Il consiglio, per fare tutto questo in maniera concreta, sarebbe usare gli extra profitti per finanziare una trasformazione sostanziale.
Dal 2018 al 2023 le emissioni dei trasporti sono aumentate in maniera esponenziale, con una piccola decrescita nel 2022 dovuta principalmente alle sanzioni economiche introdotte in seguito al conflitto russo-ucraino. In generale agli aumenti delle vendite dei prodotti sono corrisposte le emissioni di CO2, con il trasporto aereo responsabile di più del 12% delle emissioni totali dell’azienda. Il numero dei cargo settimanali è circa di 50 voli, un dato che tenderà ad aumentare entro il 2025, vista la prossima apertura di un centro logistico di 286.000 mq nei pressi dell’attuale situato a Saragozza. A sua discolpa l’azienda sostiene che il trasporto aereo è destinato solo alle rotte intercontinentali e quando non sono fisicamente possibili altri tipi di mezzi (o quando questi ultimi sarebbero troppo lenti rispetto alle folli tempistiche aziendali). Inoltre hanno messo in luce una nuova misura per ridurre le emissioni degli aerei, elaborata in collaborazione con la Repsol (compagnia petrolifera), per sostituire un 5% del cherosene usato dagli aeromobili con dei biocarburanti. Una mossa minuscola e in parte sprecata, vista la capacità attuale ridotta nel produrre carburanti da rifiuti biodegradabili. Fare a meno degli aerei è possibile ed auspicabile; come già hanno dimostrato altre aziende del settore, basta volerlo. Lasciando l’aria libera da abiti volanti che continuano a volare, liberi e leggeri, andando ad appesantire le spiagge più belle e conosciute del mondo. Da Bondi Beach in Australia fino a Saint Tropez, passando da Positano, Miami, Santa Monica e disturbando perfino i surfisti di Biarritz. Sono le immagini dell’ultima campagna di Vestiaire Collective che, dopo aver eliminato dal proprio sito di rivendita di capi di seconda mano i marchi di fast fashion, ed aver “invaso” le capitali mondiali di rifiuti tessili con la precedente provocazione visiva, ha deciso di lanciare la sua versione “cartolina estiva”.
Cartoline che raccontano di mare, sole e sabbia tappezzati di abiti, quelli che si buttano via giornalmente e che potrebbero riempire la Croisette di Cannes ben 197 volte oppure il lido di Positano 5251 volte. Un invito alla riflessione, al non agire d’impulso, soprattutto nei mesi estivi, dove la voglia di vacanza e gli sconti stagionali danno una spinta importante all’acquisto del superfluo in maniera immediata. Questo il proposito della campagna: trasportare i rifiuti nei luoghi conosciuti e blasonati, dove i posti instagrammabili diventano discariche a cielo aperto e sotto il sole cocente. Chissà che così non si riesca ad urtare la sensibilità dei compratori compulsivi invitandoli a pensare prima e comprare poi (che va anche bene fare shopping in vacanza, con la certezza che quell’abito comprato a Ibiza si possa riutilizzare molte altre volte anche a casa prima di farlo finire in un cassonetto).
[di Marina Savarese]
Brasile, stop alle esportazioni di pollame verso 44 Paesi
Oggi il Brasile ha bloccato le vendite di pollame all’estero verso 44 Paesi, tra cui quelli dell’Unione Europea. La decisione arriva dal Ministero dell’Agricoltura e segue la rilevazione di un focolaio di malattia di Newcastle (o pseudopeste aviaria), una delle più pericolose patologie virali che colpiscono gli uccelli domestici e selvatici. L’allevamento interessato, è collocato nello Stato brasiliano di Rio Grande do Sul, e i suoi polli, a detta dello stesso ministro dell’Agricoltura, sarebbero stati isolati. Ai sensi dei protocolli internazionali, gli animali saranno abbattuti per impedire la diffusione della malattia. Il Brasile è uno dei maggiori produttori ed esportatori di pollame al mondo.