giovedì 17 Aprile 2025
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Possibili danni da inalazione di grafene: la Francia sconsiglia le mascherine FFP2

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L’Agenzia della sanità pubblica francese ha chiesto di «non utilizzare più» le mascherine FFP2 denominate “Biomass Graphene” a causa di un possibile rischio per la salute legato alla presenza di particelle di grafene in questi dispositivi di protezione. Nello specifico, tramite una recente nota informativa destinata a tutte le farmacie e gli ospedali francesi, l’agenzia fa presente che queste mascherine «potrebbero essere presenti nelle strutture» e in tal caso caso l’invito è quello di «metterle in quarantena». Se, invece, esse sono state ridistribuite ad altre strutture, bisogna «identificare quelle interessate». Tutto ciò viene affermato a scopo preventivo, in attesa della valutazione sui possibili danni provocati da questi dispositivi di protezione. Infatti, l’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, ambientale e della salute sul lavoro (ANSES) deve ora esaminare la loro tossicità.

I dispositivi di protezione a cui si fa riferimento fanno parte dello stock statale e sono stati forniti dal produttore cinese Shandong Shengquan New Materials. A tal proposito Mediapart , una rivista francese che pratica giornalismo investigativo, ha consultato una lettera dell’Agenzia Regionale Sanitaria (ARS) inviata ai reparti ospedalieri in cui si afferma che «in questa fase sono state individuate 60,5 milioni di mascherine FFP2 con marcatura CE potenzialmente contenenti grafene, di cui 16,9 milioni è stato distribuito nel 2020». Nello specifico, si tratta del 28% delle scorte ricevute dallo Stato.  Mediapart ha anche posto alcune domande ad SPF (Sanità pubblica francese), la quale ha dichiarato che il produttore cinese non ha mai menzionato la «attività biocida» dei suoi prodotti.

Ad ogni modo non si tratta della prima volta che i potenziali danni connessi a tali mascherine portano le autorità ad invitare i cittadini a non utilizzarle. Infatti, ad Aprile esse sono state ritirate dal mercato dal Ministero della salute canadese, in attesa di una ricerca scientifica approfondita. In tal senso Health Canada (il Dipartimento responsabile della politica sanitaria federale in Canada) ha effettuato un’analisi preliminare degli studi disponibili la quale ha rilevato che «l’inalazione di particelle di grafene potrebbe causare tossicità polmonare precoce negli animali. Tuttavia, non è ancora noto il ​​potenziale di inalazione di queste particelle negli esseri umani».

Le mascherine contenenti grafene però sono finora state descritte, anche dalla scienza, come degli eccellenti dispositivi di protezione. Ad esempio, uno studio scientifico pubblicato sulla rivista ACS Nano aveva sottolineato la loro elevata efficacia protettiva nei confronti del Covid. «Abbiamo identificato la vitalità dei batteri sulle comuni maschere per il viso e abbiamo scoperto che la maggior parte di essi (90%) rimane in vita dopo 8 ore. Utilizzando il grafene indotto dal laser (LIG), il tasso di inibizione migliora fino a circa l’81%. In combinazione con l’effetto fototermico, è stato possibile ottenere un’efficienza di uccisione batterica del 99,998% entro 10 minuti. Per i batteri aerosolizzati, LIG ​​ha anche mostrato una capacità antibatterica superiore». Inoltre, lo studio ricordava anche che il grafene indotto dal laser LIG «può essere convertito da una varietà di precursori del carbonio, compresi i biomateriali, il che allevia lo stress di approvvigionamento e la pressione ambientale».

Dunque, è probabile che sia questo uno dei principali motivi per cui le mascherine contenenti grafene risultano essere ampiamente pubblicizzate. Effettuando una ricerca sul web, infatti, compaiono diversi annunci. Tuttavia, in base a quanto sta emergendo ultimamente, il rischio è quello che si stia effettuando la compravendita di mascherine che, se da un lato proteggono dal virus, dall’altro possono essere dannose per la salute a causa delle particelle di grafene.

[di Raffaele De Luca]

Maxi operazione contro criminalità organizzata: centinaia di arresti nel mondo

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Centinaia di persone sono state arrestate in varie parti del mondo in seguito ad una operazione contro la criminalità organizzata effettuata in diversi paesi di Europa, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda. Lo ha riferito la polizia federale australiana nella giornata di oggi. Gli arresti sono stati effettuati grazie all’infiltrazione delle forze dell’ordine nell’app “ANoM”, che veniva utilizzata da diversi criminali in tutto il mondo per inviare messaggi in codice ma che, in realtà, era controllata dall’Fbi. Per tre anni, infatti, sono state decodificate in tempo reale migliaia di comunicazioni crittografate all’interno di reti criminali di ogni tipo.

Caso Seid Visin: non serve fomentare falsa informazione per combattere il razzismo

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Ancora una volta la stampa italiana ha dimostrato la sua bassezza, con uno schierarsi propagandistico di inutile strumentalizzazione che rischia di rivoltarsi contro a quello che è certamente un problema reale da affrontare. La morte del giovane Seid Visin, ventenne con un passato nelle giovanili del Milan, è stata utilizzata per becera propaganda tra titoloni ad effetto e zuffe politiche di bassissimo livello. Anziché affrontare il razzismo in maniera seria e onesta, il mainstream mediatico-politico preferisce mettere in mezzo la disgrazia di un giovane uomo e della sua famiglia col solo fine di portare acqua al proprio mulino. La lettera che molti giornali hanno fatto passare come ultimo messaggio lasciato prima del suicidio risale in realtà al gennaio 2019.

Il giovane di origine etiope, adottato all’età di sette anni da una famiglia di Nocera Inferiore, soffriva certamente il disagio prodotto da un certo clima sociale italiano e lo ha espresso nella lettera inviata due anni e mezzo fa agli amici e alla propria psicoterapeuta. Ma ciò che Visin provava dentro di sé andava al di là della strumentalizzazione giornalistica e politica. Lo dice la famiglia, lo dice il padre e anche chi lo conosceva bene.

Stefano Nava, ex difensore del Milan e suo allenatore nelle giovanili rossonere, ha detto del ragazzo: «Lui era diverso dagli altri, aveva una cultura e una sensibilità fuori dal comune. Era appassionato dei classici: Omero, Dostoevskij, Victor Hugo. Era introverso, non partecipava alla vita di gruppo. Era come se non fosse adatto a questo nostro mondo. Era appassionato di moda, tanto che aveva dei look sempre originali. Studiava le lingue, era esperto di musica, frequentava musei. Aveva una continua sete di sapere. In effetti ero convinto che se nella vita avesse avuto la chance di sfondare non sarebbe avvenuto in campo sportivo, bensì in quello artistico». Nava ha poi aggiunto: «Ho sempre avuto la sensazione che lui fosse divorato da demoni interiori».

Certamente il razzismo era parte di quella costellazione di angosce che Seid Visin portava dentro di sé ma non si può dire che ne sia stato la causa e non si può far passare una lettera di due anni e mezzo prima come assolutamente associabile, o addirittura come testamento, al gesto che il ragazzo ha deciso di compiere. Il razzismo è una cosa seria e come tale va trattato senza bisogno di strumentalizzazioni del dolore tipiche della società dello spettacolo che molti dei nostri giornali e politici rappresentano in maniera iconica.

[di Michele Manfrin]

Taiwan: Cina invia “protesta formale” agli USA

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Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha comunicato che la Cina ha inviato una “protesta formale” agli USA. La visita di tre senatori statunitensi a Taiwan non è stata gradita a Pechino che ha detto di opporsi con forza e ha chiesto di “fermare ogni contatto ufficiale” riconoscendo il principio dell’ “unica Cina”.

Crisi climatica, associazioni fanno causa allo Stato italiano

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Seguendo l’esempio di altri paesi, anche diverse associazioni italiane hanno fatto causa allo Stato per inadempienza contro la crisi climatica. Sono 203 i ricorrenti, composti da 24 associazioni, 17 minori e 162 adulti. L’iniziativa, concretizzatasi nei giorni scorsi e presentata a Roma da A Sud Onlus, chiede azioni concrete per contrastare il riscaldamento globale. La causa è iniziata il 5 giugno scorso dinanzi il Tribunale Civile di Roma. Lo Stato italiano, rappresentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, è accusato di non essersi impegnato a sufficienza al fine di ridurre le emissioni di gas serra. Diminuendo, così, le probabilità che gli obiettivi fissati a Parigi vengano raggiunti. In particolare, associazioni e privati chiedono che allo Stato venga imposto di ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 92%, rispetto ai livelli del 1990, entro il 2030.

A sostegno delle richieste del gruppo di ricorrenti italiani ci sono diverse evidenze scientifiche. Secondo un rapporto redatto da Climate Analytics, «seguendo l’attuale scenario delle politiche italiane – si legge nel documento – ci si attende che le emissioni al 2030 siano del 26% inferiori rispetto ai livelli del 1990. Stando a queste proiezioni del governo, però, l’Italia non riuscirà a raggiungere il suo modesto obiettivo di ottenere una riduzione del 36% entro il 2030 come stimato dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC)». L’Italia, infatti, tra le nazioni europee che hanno programmato il passaggio dal carbone al gas, ha ancora il più alto consumo di gas pianificato. Nonostante poi l’Italia punti ad una quota del 30% di energia rinnovabile nel consumo finale lordo di energia entro il 2030, attualmente non avrebbe politiche adeguate per raggiungere questo obiettivo. Secondo gli autori del report, inoltre, l’attuale obiettivo italiano sarebbe così poco ambizioso al punto che, se altri paesi dovessero seguirlo, porterebbe probabilmente a un riscaldamento globale di oltre 3°C entro la fine del secolo.

In tutto il mondo, sono oltre mille i casi legali in corso relativi alla crisi climatica. E qualcuno ha anche riscosso particolare successo. Come nel caso della Germania. Verso la fine di aprile, la Corte costituzionale tedesca ha obbligato il governo di Berlino a cambiare la propria legge sul clima ordinandolo a renderla più severa e ambiziosa.

[di Simone Valeri]

 

Kamala Harris, viaggio diplomatico in Guatemala. Poi andrà in Messico

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La Vice-presidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, è in Guatemala per incontrare il Presidente Alejandro Giammattei e firmare tre accordi di cooperazione in: sicurezza delle frontiere, lotta alla corruzione e sviluppo economico. Harris lascerà oggi stesso il Paese per recarsi in Messico, dove incontrerà il presidente Manuel López Obrador.

 

La Siria prova a ripartire confermando Assad, ma l’Europa continua con le sanzioni

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La Siria cerca di rinascere dopo le elezioni presidenziali che hanno confermato Al Assad alla guida del Paese. Nonostante le condizioni in cui versa la nazione, con infrastrutture distrutte e milioni di emigrati, e nonostante molte ambasciate siriane all’estero avessero chiuso i battenti, le elezioni hanno visto una sorprendente affluenza del 78,64%. Secondo i dati del ministero degli Interni siriano il 95,1% ha votato per Basher-Al Assad, che si appresta quindi ad iniziare il suo quarto mandato come presidente del paese.

La Siria è vessata da una guerra che prosegue dal 2011 e che ha causato quasi 400 mila vittime e 11 milioni di profughi. Il paese è invaso da ogni genere di forza militare: soldati occidentali, israeliani, turchi, russi, jihadisti, ribelli delle più varie specie. Lanciarsi in analisi sul voto è un gioco complicato, ma può non sorprendere come in questo caos del quale il Paese è vittima da dieci anni i siriani si appoggino alla figura che rappresenta quanto rimane dell’unità della nazione. Quella che sta cercando, in buona parte riuscendoci, di tenere insieme il Paese nonostante tutto. Assad promette, insomma, che la Siria continuerà ad esistere, e contando che a contrastarlo ci sono movimenti foraggiati da paesi esteri che hanno il solo interesse di spartirsene le ricchezze, non è una promessa da poco.

Assad non è stato l’unico a rinnovare la sua carica questo lunedì 26 maggio. A venire rinnovate sono state anche le sanzioni europee contro la Siria. Come sempre in questi casi, si tratta di sanzioni di natura economica che servirebbero a colpire il regime siriano ma che di fatto pesano moltissimo sulla popolazione (che dall’altra parte è ipocritamente vittimizzata proprio in Occidente). A causa di queste pesanti sanzioni, molti siriani in questo momento hanno accesso all’elettricità soltanto per un paio di ore al giorno, e prodotti di base come il latte spesso e volentieri scarseggiano. Nel frattempo, i soldati americani (900 ancora sono presenti sul territorio siriano) privano la popolazione locale di risorse importantissime come il petrolio.

In questo contesto, se aggiungiamo poi il collasso del vicino Libano, l’isolamento della Siria e il generale declino economico, si inserisce Assad. Ovviamente, Assad è un nemico dell’Occidente. Le elezioni sono state più o meno normali, per quanto possano esserlo delle consultazioni organizzate in uno stato che da ormai 10 anni è in guerra e nel quale intere porzioni del territorio sono in mano a potenze straniere: dagli americani che controllano le zone del nord più ricche di giacimenti petroliferi, ai turchi che sono avanzati nel Kurdistan siriano. Tuttavia le foto delle manifestazioni oceaniche di Damasco come le file dei siriani profughi presso le ambasciate estere mostrano un’effettiva affluenza molto alta. La strategia dell’Occidente però è stata quella di screditare le votazioni a prescindere. L’Italia stessa ha mostrato il suo dissenso, soprattutto rispetto alla mancata collaborazione siriana alla proposta delle Nazioni Unite di porre le elezioni sotto supervisione internazionale. Ma a mettere in cattiva luce l’evento sono stati anche Germania, Francia, Regno Unito, Turchia e ovviamente gli Stati Uniti. Le elezioni siriane sono state dipinte come illegittime, come né libere né democratiche, addirittura come una farsa.

Screditare le scelte politiche per cercare di influenzarle a proprio favore è qualcosa che l’Occidente fa da molto tempo, soprattutto in Medioriente. Non sorprende quindi che la vittoria di Assad abbia suscitato così tanto sdegno.

[di Anita Ishaq]

Clima: Consiglio Ue adotta regolamento per fondo transizione ecologica

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Il Consiglio Ue ha adottato nella giornata di oggi il regolamento con il quale viene istituito il fondo per la transizione ecologica equa (Just Transition Fund). Si tratta di un fondo da 17,5 miliardi di euro dedicato ai territori europei più indietro nella conversione ecologica. Tale cifra deriva dalla somma di 7,5 miliardi disponibili dal bilancio Ue 2021-2027 e di 10 miliardi provenienti dal fondo per la ripresa (Next Generation EU) per gli anni 2021, 2022 e 2023. Anche l’Italia riceverà delle risorse, precisamente 937 milioni di euro.

Gli hacker di Anonymous all’attacco di Elon Musk

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Anonymous, il collettivo di hacker più famoso al mondo, ha recentemente diffuso un videomessaggio in cui è stato fortemente criticato Elon Musk, il miliardario a capo della società aerospaziale SpaceX e dell’azienda automobilistica Tesla. Egli viene definito «un ricco narcisista alla disperata ricerca di attenzione» che ha «approfittato del desiderio che molti di noi hanno di vivere in un mondo all’insegna dell’esplorazione dello spazio e delle auto elettriche». A tal proposito, gli hacker sottolineano come alla base del modo di operare di Musk non vi sia una reale «preoccupazione per l’umanità» ed a conferma di ciò citano una serie di malefatte attribuite a quest’ultimo.

Innanzitutto Anonymous parla delle «condizioni intollerabili» a cui sono sottoposti i dipendenti del miliardario, tra cui «i bambini che lavorano nelle miniere di litio all’estero, le quali stanno anche distruggendo l’ambiente». E riguardo tali miniere, gli hacker aggiungono anche che Musk «ha trovato un modo per organizzare colpi di stato e piazzare dittatori nei luoghi in cui vengono estratti questi prodotti tossici». Non mancano poi contestazioni nei confronti delle entrate di Tesla, la cui stragrande maggioranza «non proviene realmente dalla vendita di veicoli ma da sussidi governativi» in quanto «vengono venduti crediti di imposta sul carbonio per l’innovazione dell’energia pulita». Per quanto concerne l’esplorazione dello spazio, invece, nel video si parla di Marte, un pianeta dove l’imprenditore «manderà le persone a morire».

Infine una critica viene riservata al modo in cui Musk si esprime sulle criptovalute. Egli viene accusato di influenzare eccessivamente il valore di queste monete digitali tramite i suoi messaggi sui social, il tutto a discapito degli investimenti fatti dalle persone comuni. Nello specifico, Anonymous fa riferimento ad alcuni recenti tweet con cui l’imprenditore ha fatto ironia sulla sua “separazione” dal Bitcoin, a causa dei quali sono state «distrutte delle vite». Infatti, «milioni di investitori al dettaglio contavano sui loro guadagni di criptovaluta», tuttavia «i loro sogni sono stati spazzati via dai suoi capricci pubblici». E, nonostante tutto questo, «continua a prenderli in giro con meme dalle sue ville da un milione di dollari». Detto ciò, il video si conclude con un avvertimento minaccioso nei confronti di Musk, a cui viene suggerito di non pensare di essere la «persona più intelligente nella stanza», poiché adesso ha «incontrato i suoi pari». «Noi siamo Anonymous, siamo una legione, aspettaci».

INTEGRAZIONE DELLE 14:19 DEL 07/06/2021: In seguito ad ulteriori approfondimenti abbiamo appreso che, mentre alcuni hacker appartenenti alle rete Anonymous hanno pubblicato il video-comunicato riportato nell’articolo, altri, tramite le pagine social, si sono dissociati dallo stesso prendendo le distanze dall’attacco contro Elon Musk. Anonymous è un collettivo a struttura orizzontale, senza un vertice, per questo quanto accaduto non sorprende.

[di Raffaele De Luca]

Russia: Putin firma legge per ritiro da trattato Open Skies

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Il presidente russo, Vladimir Putin, ha firmato la legge per il ritiro ufficiale della Russia dal trattato sui cieli aperti (Open Skies). Lo ha reso noto la Tass, l’agenzia di stampa ufficiale russa, la quale ha aggiunto che il documento è stato pubblicato sul portale ufficiale di informazioni legali. Ciò fa seguito al voto favorevole della Camera bassa del Parlamento russo, che il 19 maggio ha adottato all’unanimità la legge, ed a quello della Camera alta, che il 2 giugno ha anche essa approvato all’unanimità tale misura.