mercoledì 9 Aprile 2025
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Israele continua gli arresti di massa ai danni dei palestinesi

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La tregua militare con Hamas al momento regge, ma la repressione israeliana ai danni dei palestinesi non si ferma ed anzi si intensifica. La polizia ha annunciato l’operazione “legge e ordine” con l’obiettivo di arrestare centinaia di cittadini arabo-israeliani per la loro partecipazione a proteste a Gerusalemme est occupata e nella Striscia di Gaza. Dal 9 maggio sono 1550 i cittadini arabo-israeliani arrestati, secondo una dichiarazione rilasciata domenica 23 maggio dalla polizia israeliana.

Nell’operazione, che consiste in un’ondata di arresti di massa, sono impiegati migliaia di soldati provenienti da tutte le unità delle forze armate israeliane: polizia, guardia di frontiera, servizi segreti e forze in borghese. Questi faranno raid in tutte le città e villaggi in cui abitano un numero consistente di Palestinesi. Si farà irruzione nelle case se necessario, e si condurranno investigazioni, tutto affinché si mandino in galera dei colpevoli. Secondo Al Jazeera, tra gli arrestati ci sono anche persone che hanno svolto attività assolutamente pacifiche, come raccogliere fondi per aiutare i feriti.

Il 6 maggio del 2021 è scoppiata una crisi tra Israele e Palestina nel quartiere Sheikh Jarrah, situato a Gerusalemme Est e abitato principalmente da palestinesi. Per 15 giorni, fino al cessate il fuoco del 21 maggio, ci sono stati scontri molto violenti che, per quanto provenienti da entrambe le parti, hanno asimmetricamente colpito la popolazione palestinese. L’esercito israeliano spicca per modernità, grandezza e mezzi tecnologici all’avanguardia, mentre la Palestina dispone di forze piuttosto esigue. Oltretutto, nonostante la causa palestinese sia riconosciuta dalla comunità internazionale, i media non hanno realmente condannato la brutalità dell’esercito israeliano. Gli scontri si sono conclusi con 12 civili e 1 soldato israeliani uccisi da una parte e 275 militanti e civili palestinesi uccisi dall’altra. I feriti, tra i palestinesi, sono più di 2000.

In questo contesto piuttosto teso si inserisce l’operazione “legge e ordine”, il cui scopo è riprendere il controllo della situazione e creare un clima intimidatorio. L’operazione intende punire i palestinesi che hanno sostenuto Gaza, ma non intende fare giustizia tra gli israeliani: si tratta, ancora una volta, di un approccio pesantemente asimmetrico.

[di Anita Ishaq]

Stop proroga licenziamenti: sindacati all’attacco

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Sindacati all’attacco sui licenziamenti dopo il dietrofont sulla proroga del “blocco” fino ad agosto. Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, parla di «soluzione debole, non in grado di arginare il rischio di uno tsunami sociale e occupazionale che arriverà con l’uscita dal blocco dei licenziamenti». «Non vogliamo trovarci di fronte a migliaia di licenziamenti», sono invece le parole di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil.

L’era della carne coltivata in laboratorio si avvicina?

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Basta carne di allevamento, arriva la carne coltivata. O almeno è quanto fanno pensare i sempre più cospicui investimenti nel settore. Il 2020 è stato infatti l’anno d’ascesa di questo alimento rivoluzionario: i fondi destinati al settore sono moltiplicati di sei volte rispetto al 2019 e sono sorte dozzine di aziende specializzate nella produzione di proteine alternative. È stato Singapore il primo paese al mondo a dare il via alla vendita di carne coltivata, e il feedback dei consumatori è promettente. Il 70% di questi ha dichiarato di apprezzarla anche più della carne vera, e il 90% di poter addirittura fare a meno di quest’ultima. Situazione diversa in Europa, dove i primi ad essere contrari alla carne coltivata sono gli allevatori, i quali temono la chiusura delle proprie imprese. In Italia la contrarietà non deriva solo dall’aspetto economico, ma anche da quello culturale, per via di una concezione diversa di cibo, fattore di gusto e di tradizione, non solo di nutrimento.

Ma che cos’è la carne coltivata? Chiamata anche “clean meat”, carne sintetica o carne in vitro, viene creata in laboratorio tramite le cellule animali le quali, nutrite con sieri di origine vegetale o animale, crescono fino a diventare tessuto muscolare all’interno di bio-reattori. Si tratta di carne vera e propria che, al contrario di quella convenzionale, si ottiene senza macellazione. Un prodotto che, essendo creato in laboratorio, può essere lavorato in modo particolare, tanto che molte realtà specializzate mirano a renderla priva di colesterolo, grassi saturi e antibiotici. I pregi della “clean meat” sono principalmente due: essere più salutare della solita carne e non gravare sull’ambiente. Good Food Institute ha rivelato che, nelle sette settimane necessarie a un allevatore per crescere 20mila polli, un laboratorio di carne potrebbe produrre una quantità di “clean meat” mille volte maggiore, senza il consumo  di acqua e le emissioni di gas serra tipici degli allevamenti. 

Il difetto principale – forse ancora per poco – di questo alimento è l’elevato costo per via delle componenti animali. A tal proposito, l’azienda europea di tecnologia alimentare Mosa Meat, ha intenzione di eliminarle dal processo nutritivo delle cellule adipose. Scelta che ridurrebbe di 66 volte il costo del grasso che compone la “clean meat”. Così facendo, sarà possibile introdurre il prodotto nel mercato, come vera e propria alternativa competitiva alla carne convenzionale. A quel punto sarà principalmente una questione di gusto: i produttori assicurano che il sapore è molto molto vicino a quello delle carni tradizionali, i consumatori saranno da convincere.

[di Eugenia Greco]

Afghanistan: l’Australia chiude ambasciata

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Scott Morrison, Primo Ministro australiano, ha comunicato che per i crescenti timori per la sicurezza nella capitale Kabul per il ritiro delle truppe alleate (comprese quelle australiane), dal 28 maggio la sede diplomatica di Kabul verrà chiusa. La sede riaprirà «quando le circostanze lo permetteranno», ha affermato Morrison.

Caso Lukashenko: le democrazie hanno sempre dirottato chi volevano

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La Bielorussia è sotto il fuoco diplomatico di tutto l’Occidente dopo l’arresto di Roman Protassevitch. Secondo le ricostruzioni più recenti, mentre l’aereo della compagnia irlandese Ryanair stava sorvolando la Bielorussia è stato costretto dalle autorità nazionali ad atterrare per un allarme bomba. Una volta che il velivolo è atterrato a Minsk, la polizia bielorussa ha arrestato uno dei passeggeri: Roman Protassevitch, un blogger ventiseienne che ha partecipato in maniera attiva alle proteste contro il Presidente bielorusso Lukashenko.

Nel giro di poco tempo, la Bielorussia si ritrova sotto il fuoco della potenza diplomatica occidentale. L’UE ha subito congelato 3 miliardi di euro di aiuti previsti per Minsk e ha vietato alle compagnie aeree bielorusse di entrare nello spazio aereo europeo ed ha inoltre istituito una no-fly zone sulla Bielorussia per tutte le compagnie aeree europee. Sono previste ulteriori sanzioni economiche, da qui ai prossimi giorni, da parte dell’Unione; durissime le parole di Ursula Von der Leyen che tira anche in ballo la Russia, incolpandola di un clima ostile creato con il suo comportamento per danneggiare l’Unione europea. Dalla Casa Bianca, Biden si unisce al coro della diplomazia europea e chiede immediatamente un indagine internazionale sull’accaduto.

Senza addentrarci nelle questioni particolare, vorremmo sommessamente far notare, ancora una volta, il doppio pesismo occidentale nel valutare i fatti. E tale modo di fare, dimostra una disonesta ipocrisia: ciò che succede nel proprio paese, diventa scandaloso e intollerabile se accade in un altro (specie se non alleato o schierato con i propri interessi e/o con quelli dei padroni). Due casi su tutti, analoghi a quanto accaduto in Bielorussia e per cui l’Occidente è stato responsabile.

Il primo in ordine di tempo riguarda Evo Morales e – indirettamente – Edward Snowden. Il 2 luglio del 2013, l’aereo dell’allora Presidente boliviano, Evo Morales, di rientro da un vertice internazionale in Russia fu bloccato per 14 ore all’aeroporto di Vienna dopo che Francia, Spagna e Portogallo, su pressione statunitense, si sono rifiutati di far volare l’aereo presidenziale all’interno del proprio territorio. L’ipotesi di Washington era infatti che sull’aereo vi fosse anche il ricercato politico Edward Snowden, ex agente della NSA, e che fosse quindi necessario far scendere a terra e bloccare l’aereo di Morales. Nessuno ebbe niente da dire sul trattamento riservato al Presidente di una nazione sovrana e sulla caccia all’uomo statunitense per poter catturare la “bocca larga” di Snowden, reo di aver denunciato il programma di spionaggio segreto statunitense nei confronti dei propri stessi cittadini e anche dei leader europei.

L’altro caso, un po’ più datato, riguarda la cattura di Abdullah Öcalan, fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Il 15 febbraio 1999 Öcalan fu catturato dagli agenti dei Servizi Segreti turchi durante un suo trasferimento dalla sede della rappresentanza diplomatica greca in Kenya all’Aeroporto di Embakasi di Nairobi. Il suo arresto fu la conclusione di un lungo peregrinare del leader curdo per i vari Stati europei, scortato dai servizi segreti greci, alla ricerca di asilo politico. Soggiornò anche a Roma ma il Governo dell’allora Primo Ministro Massimo D’Alema, per evitare ritorsioni da parte di Ankara, non accolse tempestivamente la richiesta di Öcalan. Oggi, seppur l’aiuto e il sostegno fornito ai curdi in Siria con tanto di campagne mediatiche in funzione della guerra al Presidente siriano al-Asad e anche dell’ostilità celata con l’alleato turco, il PKK è ancora inserito nella lista dei gruppi terroristi di Stati Uniti e Unione europea, anche se nel 2018 la Corte di Giustizia Europea ha dichiarato che non erano stati soddisfatti i requisiti per includere il PKK nell’elenco e che quindi l’inserimento del 2002 deve ritenersi nullo. Öcalan sta sempre scontando l’ergastolo nelle carceri turche.

[di Michele Manfrin]

Mali, ancora crisi: i militari prelevano Presidente e Premier

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Il Presidente Bah Ndaw e il Primo Ministro Moctar Ouane sono stati portati con la forza in una base militare vicino a Bamako, a Kati, la stessa dove lo scorso 18 agosto 2020 il presidente eletto Ibrahim Boubacar Keïta era stato portato con la forza dai colonnelli golpisti per annunciare le sue dimissioni.

No, lo stato non finanzierà l’esoterismo in agricoltura

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Nonostante buona parte delle testate affermi il contrario, lo stato non finanzierà pratiche agricole esoteriche. O meglio, non le finanzierà in quanto tali. Stiamo parlando della biodinamica e del disegno di legge recentemente approvato in materia di agricoltura biologica (Ddl s. 988). La norma, finalizzata a tutelare e a sviluppare la competitività delle pratiche agricole biologiche, ha presto dato vita ad un accesso dibattito. Le accuse avanzate sostengono che la legge supporti, per l’appunto, l’agricoltura biodinamica, un insieme di metodi agronomici privi di fondamento scientifico. Ma le cose non stanno affatto così. «La biodinamica è finanziata – come ad esempio afferma Maurizio Gily, consulente in viticoltura sostenibile e biologica, docente e divulgatore scientifico – solo se dotata di una certificazione di agricoltura biologica (e diverse aziende biodinamiche non ce l’hanno)».

Senza entrare nel merito dell’attendibilità scientifica delle pratiche biodinamiche, a far discutere, in particolare, sarebbe stato il comma 3 dell’articolo 1 del disegno di legge in questione. Il punto, che ha spinto 20 scienziati a scrivere una lettera aperta ai senatori prima del voto, effettivamente sembrerebbe equiparare i metodi biodinamici a quelli biologici. Tuttavia, questo è vero solo nel caso in cui i primi siano applicati – si legge nel testo – «nel rispetto delle disposizioni dei regolamenti dell’Unione europea in materia di agricoltura biologica». Insomma, le pratiche biodinamiche, per quanto discutibili, sono una realtà, e neanche trascurabile in termini numerici. Pertanto è bene che vengano regolamentate qualora si basino anche su metodi biologici. D’altra parte affermare, senza contestualizzare, che il governo stia finanziando il cornoletame e altra ‘stregoneria’ in agricoltura, è solo disinformazione.

 

 

Dirottamento aereo Ryanair: Ue convoca ambasciatore della Bielorussia

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Dopo che nella giornata di ieri le autorità bielorusse hanno costretto un aereo civile ad effettuare un atterraggio di emergenza a Minsk per arrestare l’oppositore Raman Pratasevich, è arrivata la reazione da parte delle istituzioni dell’Unione europea. «Su richiesta dell’Alto Rappresentante Josep Borrell, il segretario generale del Servizio Europeo per l’Azione Esterna, Stefano Sannino, ha convocato l’Ambasciatore della Repubblica di Bielorussia presso l’Unione Europea, Aleksandr Mikhnevich» È quanto si legge in una nota del servizio di azione esterna della Ue. La decisione è stata presa «per condannare il passo inammissibile delle autorità bielorusse».

Covid, appello di 40 scienziati inglesi: no alla vaccinazione dei bambini

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Un gruppo formato da oltre 40 medici, ricercatori e docenti universitari inglesi ha recentemente inviato una lettera alla MHRA (l’Agenzia regolatoria dei medicinali del Regno Unito) in cui vengono espressi dubbi e perplessità sulla sicurezza e sulla necessità delle vaccinazioni anti Covid nei bambini. In tal senso, i firmatari hanno fatto riferimento ad alcuni documenti governativi trapelati di recente, i quali suggeriscono che «l’implementazione del vaccino Covid-19 nei bambini di età superiore ai 12 anni è già pianificata per settembre 2021» e la possibilità che i bambini dai 5 anni in su si vaccinino «si concretizzerà in estate nella peggiore delle ipotesi».

Nello specifico gli autori del testo ritengono che se da un lato i potenziali benefici sono chiari per gli anziani e le persone vulnerabili, dall’altro non lo sono per i bambini, nei confronti dei quali «l’equilibrio tra benefici e rischi sarebbe molto diverso». Infatti, «nessun bambino sano sotto i 15 anni è morto durante la pandemia nel Regno Unito ed i ricoveri in ospedale o in terapia intensiva sono estremamente rari. La maggior parte di essi non ha sintomi o ne ha di molto lievi». Successivamente, nella lettera viene affrontato il tema della sindrome “long-Covid”, caratterizzata dal protrarsi dei sintomi e delle complicazioni della malattia per un periodo di tempo maggiore rispetto a quello dell’infezione acuta. Tale sindrome è infatti stata «citata come motivo per vaccinare i bambini», tuttavia secondo i ricercatori «ci sono pochi dati concreti». Inoltre, quest’ultima «sembra essere meno comune e molto più breve rispetto agli adulti e nessuno degli studi sul vaccino ha valutato questo aspetto».

Oltre a tutto ciò, i firmatari invitano a non ripetere gli errori commessi in passato, verificatisi quando i vaccini sono stati immessi sul mercato in fretta. In tal senso, essi fanno riferimento al vaccino per l’influenza suina “Pandemrix”, ed a quello contro la dengue, il “Dengvaxia”. Infatti, il primo «fu lanciato dopo la pandemia del 2010 e provocò oltre mille casi di narcolessia in bambini e adolescenti, prima di essere ritirato», mentre il secondo «fu distribuito ai bambini prima dei risultati completi della sperimentazione, e 19 di loro morirono per un possibile potenziamento anticorpo-dipendente (ADE), ed anch’esso fu ritirato». Infine, i medici affrontano anche il tema dell’immunità, affermando che se quest’ultima verrà acquisita naturalmente, «darà una migliore, più ampia e duratura copertura rispetto alla vaccinazione». Inoltre, «i bambini non hanno bisogno della vaccinazione per sostenere l’immunità di gregge», in quanto «già due terzi della popolazione adulta ha ricevuto almeno una dose di vaccino ed i bambini non trasmettono così facilmente la Sars Cov 2 come gli adulti».

Dunque i firmatari ritengono che, sulla base di quanto riportato, le attuali evidenze disponibili sul rapporto rischi-benefici non giustifichino la «somministrazione di sieri sperimentali ai bambini, i quali non hanno praticamente alcun rischio legato al Covid, mentre si troverebbero di fronte a rischi noti e sconosciuti derivanti dai vaccini».

Nonostante tutto ciò, però, anche l’Europa sembra essere vicina ad un’approvazione dei vaccini per i bambini. In tal senso il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha recentemente dichiarato che probabilmente «il 28 maggio l’Ema darà l’ok al vaccino Pfizer anche per la fascia 12-15 anni». Inoltre, alcune aziende farmaceutiche hanno iniziato gli studi sui vaccini nei confronti dei bambini ancora più piccoli. A tal proposito, l’azienda farmaceutica Pfizer ha affermato che spera di «ricevere l’autorizzazione per la vaccinazione dei bambini tra 6 mesi e 11 anni entro l’inizio del 2022».

[di Raffaele De Luca]

Eruzione vulcano Nyiragongo: 15 morti ed oltre 170 bambini dispersi

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Il bilancio provvisorio in seguito all’eruzione del vulcano Nyiragongo, avvenuta sabato sera nell’est del Congo, è di 15 morti. Tale numero sembra però destinato a salire man mano che le autorità raggiungeranno le zone più colpite. Inoltre, secondo quanto riportato dalla Bbc, l’Unicef ha affermato che più di 170 bambini risultano dispersi, mentre altri 150 sono stati separati dalle famiglie in seguito all’esplosione del vulcano. A tal proposito, l’organizzazione ha comunicato che verranno creati dei centri proprio per aiutare i minori non accompagnati.