La guardia di finanza ha arrestato nella provincia di Reggio Calabria un latitante indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso e reati finanziari. L’uomo era latitante da dicembre 2021, quando nell’ambito dell’operazione “Cavallo di Troia” le forze dell’ordine avevano individuato a Carmagnola (Torino) tre società al servizio della ‘ndrina Bonavoto ed eseguito misure cautelari nei confronti di 8 individui, oltre a sequestri per 2,5 milioni di euro. Il gruppo agiva depauperando le aziende delle risorse, comprese quelle volte al pagamento di stipendi e contributi dei dipendenti, e destinando parte dei profitti alla criminalità organizzata.
Birmania, nuove sanzioni da USA, Regno Unito e Canada
Stati Uniti, Regno Unito e Canada hanno imposto nuove sanzioni alla Birmania, con l’obiettivo di colpire alcuni alti funzionari militari tra i quali il capo dell’aviazione militare e alcuni soggetti legati al traffico di armi. La decisione arriva in risposta alla brutale repressione messa in atto dal governo militare contro gli oppositori. All’inizio di marzo le Nazioni Unite hanno accusato l’esercito di commettere crimini di guerra, mentre un recente rapporto di Fortify Rights ha dichiarato che almeno 61 ufficiali sono perseguibili per crimini contro l’umanità. I militari governano la Birmania dal 1° febbraio 2021, quando con un colpo di Stato hanno rovesciato il governo di Aung San Suu Kyi.
Un’azienda è stata condannata per aver discriminato i dipendenti non vaccinati
Una sentenza del Tribunale di Busto Arsizio si è pronunciata a favore di due lavoratori i quali, in quanto non vaccinati, sono stati sottoposti a trattamento discriminatorio e vessatorio da parte dell’azienda. I due erano infatti costretti all’isolamento dai colleghi vaccinati nonostante in possesso del regolare Green Pass da tampone e nonostante all’epoca dei fatti non fosse ancora stato disposto l’obbligo di esibizione di certificazione sanitaria per accedere al luogo di lavoro. La sentenza delinea così un nuovo orientamento giuridico a favore dei lavoratori che abbiano subito vessazioni sul luogo di lavoro nel contesto della pandemia da Covid-19.
I fatti denunciati risalgono a settembre 2021, molto prima dell’introduzione dell’obbligo di Green Pass vaccinale sul luogo di lavoro. Due dipendenti di un’azienda della provincia di Milano hanno denunciato il comportamento vessatorio e discriminatorio dei datori di lavoro, che riservavano un trattamento differente a coloro che fossero in possesso o meno della certificazione vaccinale. L’azienda aveva infatti affisso nella bacheca della propria sede principale un avviso che autorizzava l’accesso ai soli dipendenti vaccinati, mentre gli altri avrebbero dovuto recarsi in una sede differente, “sporca, non riscaldata e non idonea allo svolgimento dell’attività lavorativa”, come si legge nella sentenza. “Si rammenta inoltre che non dovranno esserci contatti tra i dipendenti” delle due sedi, recitava inoltre l’avviso.
I lavoratori venivano anche sottoposti a continui atteggiamenti vessatori, tra i quali l’attribuzione di mansioni non idonee al proprio inquadramento, l’imposizione di ferie non richieste né concordate con il solo fine di tenerli lontani dalla sede lavorativa, videosorveglianza al di fuori della normativa e acquisizione di dati sensibili senza previo consenso. Il nome dell’azienda è stato bianchettato in tutto il documento, ma dalle iniziali (RC s.r.l.) con le quali vi si fa riferimento e da un indirizzo lasciato in chiaro (via IV Novembre 165) è piuttosto semplice risalire alla Rodolfo Comerio s.r.l., azienda del settore metalmeccanico.
Secondo quanto dichiarato dal Tribunale, “le misure adottate dall’azienda all’interno dei luoghi di lavoro sono eccessive e lesive della libertà di autodeterminazione dei dipendenti”, in quanto all’epoca dei fatti non era ancora entrato in vigore l’obbligo di esibire il Green Pass, di base o rafforzato, per accedere al luogo di lavoro. La misura è stata infatti resa effettiva per decreto legge solamente a partire dal 15 ottobre successivo. La decisione di isolare i colleghi vaccinati da quelli non vaccinati risulta “illogica ed eccessiva” e dal momento che i lavoratori erano in possesso del regolare Green pass di base, anche “illegittima e ritorsiva”.
La sentenza definisce un ruolo percorso giuridico a tutela dei dipendenti oggetto di vessazioni o trattamenti iniqui da parte di datori di lavoro che abbiano istituito di propria iniziativa misure discriminatorie nell’ambito dell’emergenza per la pandemia da Covid-19.
[di Valeria Casolaro]
El Salvador, adottato stato di emergenza per violenza tra gang
Lo Stato di El Salvador ha dichiarato lo stato di emergenza a causa dell’escalation di violenza tra gang. Il Parlamento ha approvato la misura presentata nella giornata di ieri dal presidente Nayib Bukele dopo che sono stati registrati 62 omicidi in appena 24 ore. Lo riporta l’Ansa, che spiega come nelle ultime ore la polizia abbia arrestato diversi leader della banda di Mara Salvatrucha (MS-13). Lo stato di emergenza limita gli assembramenti e permette alle forze dell’ordine di eseguire arresti senza mandato.
Yemen, combattenti annunciano tre giorni di cessate il fuoco
Il gruppo di combattenti yemeniti “Houthi” ha annunciato una tregua di tre giorni con l’ipotesi di renderla permanente, a condizione che la coalizione guidata dall’Arabia Saudita cessi gli attacchi nel Paese. Lo riporta Al Jazeera, che spiega come l’annuncio sia arrivato dopo gli attacchi yemeniti contro alcuni obiettivi in Arabia Saudita, seguiti da raid notturni sauditi sulle città di San’a e Hodeidah che hanno ucciso almeno 7 persone. Non vi è stata risposta immediata da parte dell’Arabia Saudita.
“Insorgiamo”: a Firenze manifestazione dei lavoratori della Gkn
Migliaia di persone, a Firenze, sono scese in strada insieme al Collettivo di Fabbrica dei lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio, in quella che è la seconda manifestazione nazionale lanciata con lo slogan “Insorgiamo”. Sigle, associazioni, forze politiche della sinistra e sindacati di base si sono infatti affiancate ai lavoratori, che chiedono la reindustrializzazione della fabbrica nonché un vero e proprio cambio di sistema. “Vogliamo sconfiggere tutte le delocalizzazioni, rimettere al centro la questione salariale, il carovita e le bollette, la riduzione d’orario a parità di salario, l’abolizione del precariato, rivendicare un polo pubblico per la mobilità sostenibile” – si legge in un comunicato del collettivo – nel quale si sottolinea altresì che la volontà sia quella “rimettere al centro” la condizione di tutti i lavoratori e le lavoratrici “incontrate in questi mesi”.
Recensioni indipendenti: Strange Fish (documentario)
Un documentario di 54 minuti (visibile sulla piattaforma streaming di RaiPlay) della regista Giulia Bertoluzzi premiato dalla Commissione Europea con il Migration Media Award e mansione speciale della giuria al Festival Internazionale del Documentario Visioni dal Mondo nel 2018. Strange Fish racconta di ciò che succede sull’altra sponda del Mar Mediterraneo. Siamo nel sud della Tunisia nella cittadina di Zarzis al confine con la Libia in quel tratto di costa che ogni giorno è scenario di conflitti e disperazione. Un documentario girato con estrema sensibilità e che senza alcuna retorica ci fa entrare intimamente e delicatamente in contatto con la comunità locale e da un punto di vista inedito, descrive la triste attività dei pescatori di Zarzis.
Tramite le loro voci commosse e i loro tristi sguardi, l’autrice ci fa scoprire il forte impegno civile e di incredibile umanità quasi di “pietas” con cui da anni e solo con i propri mezzi, soccorrono i migranti che da quelle coste partono per un incerto viaggio verso l’Europa, ma più spesso sono costretti a raccoglierne i corpi senza vita riportati a riva dalle correnti. Danno loro una degna sepoltura nel cimitero dei “senza nome”, fra le sabbie e le dune di quella piccola città della costiera tunisina. A riva anche barche abbandonate e semi distrutte, misere tracce di vita, oggetti di ogni tipo che un giorno erano appartenuti a qualcuno. “Eroi misconosciuti” come Chamseddine Baurassine, Salaheddine Mcherek, Chamseddine Marzoug e gli altri pescatori, gente semplice, gente di mare ma che ne conosce bene le imprescindibili leggi, sono diventati la vera resistenza contro la disumanità e l’indifferenza che in più di 20 anni ha trasformato il Mediterraneo in un cimitero.
«Tra il 2002 e il 2011 non c’era nessuno a salvare gli emigranti, ne l’Unione Europea ne Medici Senza Frontiere ne le Organizzazioni Non Governative. Solo noi pescatori». «Quando c’era Ben Ali al potere (dal 1987 al 2011) la Guardia Nazionale ci diceva di non portarli a riva, di lasciarli in mare, ci siamo sempre rifiutati, a costo di essere arrestati». Così raccontano alla telecamera quanto è successo e quanto ancora succede mentre affrontano le grandi difficoltà di un lavoro sempre più precario che ha subito negli ultimi anni un calo del 70% a causa della decisione della Libia che ha stabilito come sua zona commerciale esclusiva 74 miglia marine dalla cosata e dove ogni sconfinamento è considerato un grave reato. Tutto ciò non ha fatto che aumentare le già ataviche condizioni di povertà, con la logica conseguenza di un forte aumento della disoccupazione per cui anche alcuni fra i più giovani sono stati costretti a emigrare clandestinamente così come i figli di uno dei protagonisti. Ciò nonostante questi pescatori che mai abbandoneranno la loro terra, continuano la loro compassionevole opera.
Questo contesto ai più sconosciuto ce lo rivela la giovane regista Giulia Bertoluzzi giornalista d’inchiesta con una passione ben fondata per il cinema di realtà, e sceglie un titolo per il suo documentario che rievoca, come essa stessa dice, una brano musicale di Billy Holiday del 1939, “Strange Fruit”, che denunciava negli Stati Uniti l’indifferenza delle gente nel vedere i corpi di persone di colore impiccate agli alberi e lasciati lì appesi proprio come “Strani Frutti”, La stessa indifferenza di tanti verso gli “Strani Pesci” nel nostro mare.
[di Federico Mels Colloredo]
Lo Sri Lanka sta affrontando la peggiore crisi economica della sua storia recente
Lo Sri Lanka sta affrontando la peggiore crisi economica dall’indipendenza dalla corona britannica, nel 1948. La pandemia da Covid ha infatti avuto un impatto devastante sul turismo, settore economico chiave per l’isola, e causato una diminuzione delle rimesse da parte dei lavoratori all’estero, che hanno comportato una grave mancanza di valuta estera. In questo modo la capacità di importazione di beni essenziali, tra i quali carburante, generi alimentari e medicine, è stata gravemente compromessa. Lo scoppio della guerra in Ucraina e la conseguente impennata nei prezzi del carburante ha contribuito a peggiorare la situazione. Il presidente singalese si è trovato per questo motivo costretto a chiedere l’intervento del Fondo Monetario Internazionale, per il quale i colloqui avranno inizio ad aprile.
Lo Sri Lanka è stato travolto da una crisi economica che non ha precedenti nella storia recente del Paese. La pandemia da Covid ha infatti impattato duramente sull’economia dell’isola, soffocando il settore del turismo e riducendo sensibilmente l’entità delle rimesse provenienti dai lavoratori singalesi all’estero. Le riserve in valuta estera sono crollate drasticamente, passando dai 7,5 miliardi di dollari del novembre 2019, quando l’attuale governo entrò in carica, ai 2,3 miliardi di febbraio, un crollo di circa il 70% in poco più di due anni. La mancanza di valuta estera ha comportato la svalutazione della moneta locale e colpito l’importazione di generi fondamentali quali il carburante, le medicine e il cibo. Lo scoppio della guerra in Ucraina, in seguito al quale è stato registrato un ingente aumento dei prezzi del carburante e un ulteriore crisi del settore turistico, ha contribuito a esasperare ulteriormente la situazione.
I’m in Sri Lanka, which is currently seeking an IMF bailout from an escalating financial crisis. Rolling blackouts are in force, food costs are skyrocketing, queues for petrol stretch around the block and protests are gathering steam in the capital Colombo pic.twitter.com/Mf180JsJpD
— Sean Gleeson (@seanjgleeson) March 24, 2022
La crisi riguarda tutti i settori: alcuni quotidiani, tra i quali il The Lancet e il corrispettivo in singalese Divaina, hanno annunciato il proseguimento della propria attività solamente via web, dal momento che la mancanza di carta ne rende impossibile la stampa. Altri quotidiani, per ragioni analoghe, hanno dovuto ridurre il numero delle proprie pagine. In tutto il Paese si registrano da settimane interminabili code alle pompe di distribuzione del carburante. Diverse persone hanno accusato malori durante l’attesa e almeno quattro sono morte questa settimana, secondo quanto riporta Al Jazeera. Il governo ha disposto la presenza di almeno due membri dell’esercito per ogni stazione di servizio, non per controllare la folla ma per aiutare con la distribuzione del carburante. Nella giornata di venerdì il ministro dell’Energia Gamini Lokuge ha dichiarato che tutte le stazioni di servizio hanno avuto l’ordine di riservare il carburante per i mezzi di emergenza, come quelli adibiti ai servizi medici e al trasporto di carburante.
Domenica 20 marzo l’unica raffineria di carburante del Paese ha dovuto sospendere le proprie attività a causa dell’esaurimento delle scorte di greggio. Numerose famiglie a basso reddito, in seguito all’aumento dei prezzi del gas determinati dalla guerra in Ucraina, hanno cominciato a utilizzare il cherosene. Per tre milioni di studenti verranno rimandati gli esami di fine anno a causa della mancanza di carta e inchiostro. Per lo stesso motivo l’azienda elettrica dell’isola non stamperà le bollette mensili dei consumatori. La mancanza di dollari ha causato carenze energetiche che hanno toccato tutti i settori, portando l’inflazione al 17,5% nel mese di febbraio.
Il fine ultimo di quelli del WEF
Massicce proteste in Sri Lanka mentre il paese affronta la peggiore crisi economica dal 1948 con carenza di carburante, medicine, cibo ed elettricità oltre all’elevata inflazione. pic.twitter.com/p23qV79RWU
— El Gusty ⭐⭐⭐ 🧱 (@ElGusty99523701) March 26, 2022
Non intravedendo altra via d’uscita, il presidente attuale dello Sri Lanka, Gotabaya Rajapaksa, si è trovato costretto a chiedere l’intervento del Fondo Monetario Internazionale (FMI). I negoziati al riguardo dovrebbero essere avviati in aprile. In tutto il Paese, tuttavia, cresce lo scontento per l’operato del presidente e sono in molti a chiederne le dimissioni. Numerose sono state le proteste, con i manifestanti che hanno tentato anche di assaltare il palazzo presidenziale.
Il FMI, in un rapporto rilasciato a Washington venerdì 25 marzo, avrebbe sottolineato come “il consolidamento fiscale necessario per portare il debito a livelli di sicurezza richiederebbe un aggiustamento eccessivo nei prossimi anni, indicando un chiaro problema di solvibilità”. Secondo i calcoli effettuati da Bloomberg, sulla base dei dati forniti dalla banca centrale, ammonterebbe a circa 4 miliardi il debito in valuta dello Sri Lanka estera per il 2022. L’intervento del FMI, tuttavia, non è da tutti visto di buon occhio. Il governatore della banca centrale Ajith Nivard Cabraal avrebbe infatti dichiarato che il Paese dovrà prepararsi a “gestire gli aspetti negativi” che porterà con sé l’inserimento in un programma del FMI.
[di Valeria Casolaro]
Crisi Ucraina: Biden incontra due ministri di Kiev a Varsavia
Nella giornata di oggi, a Varsavia, il presidente Usa Joe Biden ed i ministri degli esteri e della difesa statunitensi Antony Blinken e Lloyd Austin hanno incontrato, per la prima volta dallo scoppio della guerra, i ministri degli esteri e della difesa ucraini, Dmytro Kuleba e Oleksii Reznikov. Secondo quanto comunicato dalla Casa Bianca, durante il colloquio le parti avrebbero discusso degli “ulteriori sforzi per aiutare l’Ucraina a difendere il suo territorio” e delle “azioni in corso da parte degli Stati Uniti, in coordinamento con alleati e partner, atti a rendere il presidente russo Vladimir Putin responsabile della brutale aggressione della Russia”.







