martedì 18 Novembre 2025
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Cina: si schianta aereo con 132 persone a bordo

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Un aereo passeggeri con 132 persone a bordo è precipitato nella provincia meridionale del Guangxi, in Cina: a riportarlo sono i media cinesi, tra cui l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua. Secondo quanto riferito da quest’ultima, l’incidente avrebbe coinvolto precisamente un Boeing 737 della compagnia China Eastern Airlines, che si sarebbe schiantato nella contea di Teng provocando un incendio sul fianco di una montagna. Le operazioni di soccorso e ricerca sarebbero state attivate, anche se al momento non si avrebbero notizie sul numero di eventuali morti e feriti.

Crisi Ucraina: oggi nuovo round di trattative

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Nella mattinata di oggi si dovrebbe tenere, in collegamento video, un nuovo round di negoziati tra Russia ed Ucraina con l’obiettivo di trovare una soluzione alla crisi nel Paese: a comunicarlo è l’agenzia di stampa ucraina Unian, la quale sottolinea che a riferirlo sarebbe stato il capo dei negoziatori di Kiev e consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, Mykhailo Podoliak. «Il nuovo round è stato preceduto da uno sforzo estremamente intenso nei sottogruppi di lavoro», avrebbe inoltre affermato in tal senso Podoliak.

Il Portogallo approva la fornitura di assorbenti gratuiti per le studentesse

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Martedì scorso, la proposta avanzata dal Partito Socialista (PS) è stata ufficialmente approvata dall’Assemblea municipale di Lisbona: le studentesse delle scuole pubbliche avranno diritto a dei prodotti per il periodo mestruale del tutto gratuiti. Si parla di assorbenti e delle cosiddette “coppette mestruali”, che sono riutilizzabili. Un modo non solo per finalmente riconoscere il diritto delle donne ad avere gratuitamente una fornitura di prodotti necessari e spesso fin troppo costosi, ma anche per promuovere pratiche sostenibili. Assorbenti e coppette mestruali riutilizzabili verranno quindi distribuiti in più di cento scuole pubbliche nella città di Lisbona. Una scelta essenziale anche per combattere la disinformazione dell’ancora troppo “occulto” argomento delle mestruazioni, spesso causa di imbarazzo quando non dovrebbe e troppo difficilmente riconosciuto come causa di veri e propri disagi, mai presi davvero sul serio.

Per chi ha votato a favore, è inoltre importante che non si dimentichi di essere inclusivi, dando quindi possibilità anche agli studenti transgender di fruire del nuovo servizio gratuito. Non solo, ma se questo è un primo importante passo, si vorrebbe arrivare a riconoscere come “l’assorbente” non sia uno sfizio o un capriccio, ma un’esigenza che si ripete in continuazione. Allora, estendere la novità anche alle donne senzatetto e bisognose, sarebbe un altro importante obiettivo. E magari, prima o poi, riuscire a facilitare l’accesso a determinati prodotti o perlomeno trovare un modo per limitarne il prezzo creerebbe una società più giusta e inclusiva per le donne. E se il Portogallo sta facendo passi avanti in un modo che molti anche in Italia ammirano, viste le sollecitazioni che da tempo vanno avanti sull’argomento, rimangono alcuni schieramenti interni alla politica del Paese che hanno invece votato contro, urlando all’ingiustizia.

Secondo il partito di estrema destra Chega, il partito di centrodestra Liberal Initiative (IL) e un esponente del partito cristiano di centrodestra CDS-PP, la proposta parrebbe discriminatoria. Il motivo, a loro dire, sarebbe l’esclusione degli studenti delle scuole private, visto che la distribuzione gratuita è prevista solo negli istituti pubblici, per il momento. Addirittura, Patricia Branco che è membro del partito Chega parla della misura come discriminatoria non solo per chi è nelle scuole private ma anche per alcuni uomini bisognosi di acquistare prodotti per rasarsi la barba. È abbastanza intuitiva la differenza tra prendersi cura della barba e avere il ciclo mestruale ed è chiaro che le giustificazioni di chi ha detto “No” hanno preso poco in considerazione quanto la proposta sia importante per un primo passo verso una società che riconosca non più come “nemico” e un tabù il ciclo mestruale.

[di Francesca Naima]

Ucraina, Zelensky: pronto a negoziati con Putin, ma se falliscono rischio terza guerra mondiale

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, durante un’intervista rilasciata alla Cnn, si sarebbe detto pronto a trattare con il presidente russo Vladimir Putin sottolineando però che, se i tentativi di negoziato dovessero fallire, si potrebbe arrivare ad una «terza guerra mondiale». «Sono pronto alle trattative con lui, lo sono stato negli ultimi due anni, e penso che senza negoziati non possiamo porre fine a questa guerra», avrebbe affermato Zelensky aggiungendo altresì che, anche nel caso in cui vi fosse «solo l’1% di possibilità di fermare questa guerra», essa «dovrebbe essere colta».

L’Italia può liberarsi di fonti fossili e dipendenza energetica, basta volerlo

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Mai come in queste settimane ci si sta rendendo conto di quanto la dipendenza dalle fonti fossili e dall’estero rappresenti un limite tutt’altro che trascurabile. L’Italia, però, può liberarsi dal gas e per farlo dovrebbe puntare la maggior parte degli sforzi nelle energie rinnovabili. Basti pensare che se il Bel Paese avesse portato avanti uno sviluppo delle fonti pulite con lo stesso incremento annuale medio registrato nel triennio 2010‐2013 (pari a 5.900 MW), oggi avrebbe potuto ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno, riducendo le importazioni di gas dalla Russia del 70%. A dirlo, sono i dati elaborati dall’ingegner Alex Sorokin, membro del comitato scientifico della Lega Ambiente. Secondo la sua visione, inoltre, gli ostacoli allo sviluppo delle rinnovabili sarebbero tutti ampiamente superabili e l’Italia, svincolandosi dalle fonti fossili, potrebbe raggiungere presto la sovranità energetica.

Innanzitutto – precisa l’ingegnere – l’intero fabbisogno energetico italiano richiede circa 350 Gw (gigawatt) di potenza installata. Sole, vento e acqua abbondano nella nostra Penisola e, in particolare, l’idroelettrico, coprendo il 10% del fabbisogno, darebbe stabilità alla rete in quanto fonte programmabile, in assenza di eolico e solare. Da quest’ultimo deriverebbe, invece, il 45% dell’energia senza che il paesaggio venga necessariamente deturpato. Allo scopo servirebbero pannelli fotovoltaici per venti metri quadri di superficie per abitante. Considerando che quella cementificata copre oggi circa 350 metri quadri per abitante, basterebbe installarli nelle più che abbondanti superfici impermeabilizzate senza nuovo consumo di suolo. Dall’eolico, poi, un altro 40% del fabbisogno grazie a 10 mila turbine, di cui 3 mila offshore. Biomasse, geotermia e rifiuti soddisferebbero, infine, il restante 5%. Semplificare gli iter burocratici e smetterla di trovare problemi inconsistenti, in definitiva, porterebbero quindi l’Italia a un passo dalla transizione e sovranità energetiche. Tanto più alla luce della situazione geopolitica attuale la quale ha messo in evidenza le fragilità del sistema energetico italiano. «L’esplosione della guerra in Ucraina e l’aumento delle bollette impone di accelerare la transizione energetica del nostro Paese come unica soluzione per uscire dalla dipendenza dal gas, a partire da quello della Russia». Così le principali associazioni ambientaliste italiane – Greenpeace, Legambiente e Wwf – hanno commentato la situazione energetica attuale. Con l’occasione, hanno quindi avanzato al governo Draghi 10 proposte «per affrontare in modo strutturale la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento del gas».

In primo luogo, suggeriscono che, entro giugno 2022, si aggiorni il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) valutando di puntare ad una produzione di energia elettrica totalmente da rinnovabili entro il 2035. Entro aprile 2022 – aggiungono – bisognerebbe poi fissare un tetto ai profitti delle aziende legate al fossile e autorizzare, entro marzo 2023, nuovi impianti a fonti rinnovabili per 90 GW di nuova potenza installata, pari alla metà dei 180 GW in attesa di autorizzazione. Questo sviluppo – precisano nella terza proposta – andrà poi accompagnato con quello degli accumuli e della rete che deve essere potenziata per poter ricevere e scambiare i flussi energetici. Entro giugno 2022, propongono che si attivi il dibattito pubblico sugli impianti a fonti rinnovabili al di sopra dei 10 MW di potenza installata e che si incentivi la produzione di biometano da scarti agricoli, fanghi di depurazione e reflui zootecnici, programmando, parallelamente, una riduzione dei capi allevati. Per liberarci dalle fonti fossili – scrivono – sarà necessario inoltre escludere, entro aprile 2022, l’autorizzazione paesaggistica per il fotovoltaico integrato sui tetti degli edifici non vincolati dei centri storici e rivedere i bonus edilizi, cancellando gli incentivi per la sostituzione delle caldaie a gas. E ancora, anticipare al 2023 l’eliminazione dell’uso di quest’ultime nei nuovi edifici e istituire, entro giugno 2022, un fondo di garanzia per la costituzione delle comunità energetiche. Infine – concludono – attivare, entro maggio 2022, una strategia per efficienza e innovazione nei cicli produttivi e sulla mobilità sostenibile.

[di Simone Valeri]

Tunisia: almeno 20 migranti morti in naufragio

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Sono almeno 20 i migranti che, nel tentativo di attraversare il Mediterraneo ed arrivare così in Italia, sono morti al largo della Tunisia a causa di un naufragio verificatosi venerdì scorso: è quanto si evince dall’ultimo aggiornamento fornito a riguardo dall’agenzia di stampa Reuters, che avrebbe ottenuto ieri tale informazione da un funzionario della protezione civile. Quest’ultimo, precisando che la ricerca fosse ancora in corso, avrebbe infatti affermato che la guardia costiera avrebbe recuperato otto corpi nella giornata di ieri dopo averne trovati 12 venerdì.

Lo smart working è arrivato per restare

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Abbiamo provato a percorrere insieme un ragionamento: siamo partiti col denunciare alcune gravi storture, traendo peraltro spunto da drammatici episodi di cronaca, per poi provare a riflettere sul perché i lavoratori non riescano oggi a porre in essere adeguate azioni di autotutela. Abbiamo insistito, seppur tenendo conto di esigenze di sintesi, nel tracciare i contorni di un disegno che si realizza da almeno trent’anni. Ora ciò che intendiamo fare è provare ad argomentare come il gioco non sia fermo, come la tensione esistente tra mondo del lavoro e grande impresa non si sia per nulla allenta...

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Belgio: auto su folla, 4 morti e 12 feriti gravi

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Questa mattina, un’auto ha travolto una folla di persone riunitasi per assistere ad una manifestazione popolare legata al carnevale a Strépy-Bracquegnies, distretto del comune di La Louvière, in Belgio. Secondo un primo bilancio riportato dalla stampa belga, che cita in tal senso il sindaco di La Louvière Jacques Gobert, 4 persone avrebbero perso la vita, 12 sarebbero rimaste gravemente ferite ed una ventina leggermente ferite. «L’autista ha poi proseguito per la sua strada, ma l’abbiamo intercettato», avrebbe inoltre aggiunto il sindaco, sottolineando altresì di aver messo «a disposizione delle famiglie il palazzetto dello sport comunale ed attivato il servizio di assistenza per le vittime».

Ucraina, Onu: almeno 847 civili uccisi da inizio guerra

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Sono almeno 847 i civili uccisi dall’inizio della guerra in Ucraina: a riferirlo è stato l’ufficio dei diritti umani delle Nazioni Unite, il quale ha precisato che tra le vittime ci siano 64 bambini e che 1.399 persone invece siano rimaste ferite. Dato che le Nazioni Unite riportano solo i conteggi che possono verificare, però, l’ufficio dei diritti umani sottolinea che il bilancio effettivo delle vittime dovrebbe essere molto più alto di quello comunicato.

Il New York Times e il caso Hunter Biden: quando i giornali si autocensurano

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Nel disco rigido di un laptop abbandonato tra gli scaffali di un centro assistenza del Delaware c’era, forse, la notizia che avrebbe potuto cambiare le elezioni americane del 2020 e la corsa alla Casa Bianca. Se gli americani e, in particolare, gli elettori di Joe Biden avessero conosciuto il contenuto delle email conservate in quella memoria, avrebbero potuto cambiare idea sul proprio voto e quindi sul risultato elettorale che ha detronizzato Donald Trump. Questo, almeno, è quello che si evince dal pezzo che il New York Times ha pubblicato nei giorni scorsi, con 17 mesi di ritardo sulla vicenda. Un colpevole e ingiustificato ritardo, per una testata del prestigio e dell’influenza del NYT, che lascia appunto molti dubbi e perplessità sul modus operandi della blasonata redazione americana: l’8% degli elettori dem, secondo un sondaggio, ha dichiarato che non avrebbe votato Biden, se avesse avuto queste notizie per tempo.

Ma cosa ha tenuto nei cassetti il NYT tutto questo tempo, tanto da rafforzare una volta di più le critiche per essersi schierato a suo tempo a favore di Biden nella competizione contro Trump? Una serie di email che riguardano Hunter Biden e più in generale tutta la famiglia. Messaggi di posta elettronica saltati fuori nell’ambito di un’inchiesta della procura federale che ha per oggetto il figlio del presidente e i suoi affari con soci e società stranieri. L’imprenditore Hunter Biden, chiacchieratissimo in questi giorni anche per le vicende ucraine, ha dovuto chiedere 1 milione in prestito per pagare tasse arretrate. Confermando questa notizia, il NYT ha poi candidamente – diciamo – sfoderato la vicenda delle email mandate allo stesso Hunter e da lui stesso ad altre persone, tra le quali spunta e ricorre il nome del padre, Joe, oltre che dello zio (e fratello del presidente), Jim Biden.

Difficile, leggendo quelle email, non immaginare che il candidato alla Casa Bianca abbia sfruttato il suo ruolo e il suo potere per favorire e consolidare gli affari di famiglia, per così dire. O per meglio dire, il traffico di influenze internazionale, come è stato definito quel grumo di business e relazioni biunivoche tra gli Stati Uniti, chef famiglia Biden, e uomini d’affari e holding internazionali. Va precisato che l’autenticità dei messaggi è fuori discussione. “Quelle e-mail sono state ottenute dal New York Times da una cache di file che sembra provenire da un laptop abbandonato dal signor Biden in centro assistenza del Delaware. L’e-mail e gli altri documenti nella cache sono state autenticate da persone che hanno familiarità con i Biden e con l’indagine” ha precisato la testata, presentando il tutto come un’inchiesta esclusiva ma soprattutto nuova. Il problema, appunto, è che tutto il materiale giaceva nei cassetti del NYT da oltre un anno e mezzo.

E che materiale. Tra le email c’erano video e foto di Hunter Biden nudo, in evidente stato confusionale o forse sotto l’effetto di qualche droga, in compagnia di una prostituta. Materiale non proprio meraviglioso in caso di divulgazione, per chi ha un padre candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Ma le immagini e gli eccessi privati di Hunter Biden in una presumibile camera di albergo non erano l’unico ghiotto segreto custodito così a lungo dal NYT. Nelle email spunta infatti il nome di Tony Bobulinski, ex lottatore di wrestling e ufficiale di Marina che è stato Ceo di una joint-venture creata da Hunter Biden insieme ad un imprenditore comunista cinese nel settore dell’energia. Prima delle elezioni di novembre 2020, Bobulinski aveva confermato l’autenticità delle email presenti nel pc e che lo riguardavano. Una, in particolare, ha attirato l’attenzione degli inquirenti. Quella nella quale si descrive la divisione delle quote di capitale nella joint venture tra lo stesso Bobulinski, Hunter e Joe Biden e altri due soci. La ripartizione prevedeva il 20% per quattro e il 10% per quello che è stato definito “pesce grosso” e che Bobulinski ha identificato proprio come Joe Biden. Lo ha anche confidato a Ken Vogel, uno dei tre giornalisti del NYT che hanno firmato il pezzo, specificando che quella mail era già stata confermata autentica nell’ottobre 2020, prima delle elezioni ma quando la cache con le mail era in possesso del giornale, che non ha pubblicato nemmeno una riga.

Joe Biden non ha smentito nulla, né lui né la famiglia, forse anche perché Bobulinski ha consegnato alla FBI il computer e tutti i suoi documenti, e quindi potrebbero spuntare fuori altre cose imbarazzanti per il presidente degli Stati Uniti. Che ha incontrato Bobulinsky nel 2017, come affermato da quest’ultimo, per definire (in uscita dalla Casa Bianca come vicepresidente) i termini del business coi cinesi, un progetto che aveva richiesto due anni di lavoro. Quella del “pesce grosso” non è l’unica email che tira in ballo l’inquilino della Casa Bianca negli affari di famiglia: in un’altra, Hunter si lamenta con la figlia per le pretese troppo esose di suo padre. Ce n’è anche una in sui Eric Schwerin, uno dei soci dei Biden, chiede di spostare denaro tra i conti correnti dei due Biden. Una ricca e dettagliatissima inchiesta, insomma, che il NYT però ha pubblicato con 17 mesi di ritardo. Perché?

 [di Salvatore Maria Righi]