giovedì 11 Dicembre 2025
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Domenica 17 aprile

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9.00 – Scaduto l’ultimatum a Mariupol, Zelensky vieta alle forze ucraine accerchiate di arrendersi.

11.00 – Nessun cessate il fuoco tra Russia e Ucraina, sospesi i corridoi umanitari.

12.00 – Dall’UE accuse di appropriazione indebita per Le Pen a una settimana dal ballottaggio contro Macron.

13.00 – Parigi, la polizia circonda l’università Sorbona occupata: scontri e barricate nelle strade.

15.20 – Assedio di Mariupol, Mosca avvisa: saranno eliminati tutti i soldati che non si arrendono.

16.00 – Nuove esercitazioni NATO in Norvegia, secondo Mosca non fanno altro che aumentare rischi.

17.30 – Zelensky: «non cederemo mai il Donbass», si tratta di una delle richieste inderogabili per la pace.

18.30 – Tunisia: iniziate le operazioni per la messa in sicurezza della petroliera affondata ieri.

 

 

Svezia: disordini per le azioni islamofobe dell’estrema destra

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In Svezia si sono registrate tre notti di scontri in seguito alle annunciate manifestazioni anti-islamiche del partito di estrema destra Hard Line, il cui leader Rasmus Paludan aveva annunciato di voler bruciare copie del Corano durante i raduni previsti in diverse città. Si sono registrati così diversi disordini fra la polizia e i contromanifestanti, soprattutto alla periferia di Stoccolma ma anche a Linköping, Norrköping e Malmö. I portavoci di Iran e Iraq hanno protestato nei confronti delle istituzioni svedesi, affermando che la vicenda potrebbe avere serie ripercussioni sulle relazioni tra il Paese scandinavo e le comunità musulmane in generale. Nel frattempo, Magdalena Andersson, primo ministro svedese, ha dichiarato: «In Svezia è permesso esprimere le proprie opinioni, anche quelle di cattivo gusto, ed è parte della nostra democrazia».

 

Zelensky: “non cederemo il Donbass”. Nel frattempo continuano gli scontri

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Il presidente ucraino Voldymyr Zelensky in un’intervista alla CNN ha ribadito che Kiev «non cederà il Donbass perché farlo potrebbe condizionare il corso della guerra». Le dichiarazioni arrivano a qualche ora dalla notizia di un attacco russo che ha distrutto una fabbrica di munizioni a Brovary e di un raid sul centro di Kharkiv, che ha provocato la morte di diverse persone. Nel frattempo, a Kiev si registrano nuove esplosioni e a Mariupol è scaduto l’ultimatum sulla resa dei soldati barricati nell’acciaieria della città.

Raid pakistano provoca 45 morti in Afghanistan: cresce la tensione tra i due Paesi

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Il 16 aprile due attacchi missilistici hanno provocato in Afghanistan almeno 45 vittime, tra cui diversi bambini. Il portavoce del governo talebano, Zabihullah Mujahid, ha affermato che: «L’Emirato islamico dell’Afghanistan condanna nei termini più forti possibili i bombardamenti e gli attacchi provenienti dal Pakistan». Si tratta di «una crudeltà che sta aprendo la strada all’inimicizia tra i due Paesi». Secondo le prime ricostruzioni, gli attacchi sarebbero avvenuti in rappresaglia per l’uccisione di sette soldati pakistani caduti in un’imboscata nella regione del Nord Waziristan, lungo il confine con l’Afghanistan. Nelle ore successive ai bombardamenti, centinaia di civili di Khost, una delle province afghane colpite (l’altra è Kunar), si sono riversati nelle strade al grido di slogan anti-Pakistan.

Centinaia di manifestanti a Khost, una delle 34 province afghane

Le tensioni tra i due Paesi si sono inasprite da quando i talebani hanno preso il potere in Afghanistan nell’agosto scorso. Da quel momento, il governo di Islamabad sostiene che Kabul stia ospitando gruppi militari accusati di incursioni sul suolo pakistano. I talebani negano, canalizzando invece la tensione sulla costruzione di una recinzione che il Pakistan sta erigendo lungo il loro confine (2.700 chilometri), noto come linea Durand. Nei suoi pressi, si è verificata giovedì scorso l’imboscata ai danni di un convoglio militare pakistano, che ha portato, secondo una dichiarazione del governo, il numero di soldati uccisi al confine dall’inizio dell’anno a 128. Nella nota si legge che “l’esercito pakistano è determinato a eliminare la minaccia del terrorismo e i sacrifici dei soldati non fanno altro che rafforzare ulteriormente questa determinazione”. Rendendo omaggio ai militari uccisi, il nuovo primo ministro pakistano Shehbaz Sharif ha detto che Islamabad «continuerà a combattere il terrorismo», alimentando dunque le tensioni con l’Afghanistan. Si tratta di un atteggiamento completamente diverso da quello adottato nei confronti dell’India circa la “soluzione pacifica da trovare sulla disputa del Kashmir“, una regione rivendicata da entrambi i Paesi.

Confine tra Afghanistan e Pakistan

Le tensioni tra Afghanistan e Pakistan hanno radici ben più profonde e risalgono al processo di ridefinizione dei confini attuato dall’impero britannico, a cui i due territori hanno fatto capo fino al XX secolo. La frontiera attuale, la linea Durand del 1893, ha infatti frammentato il mondo pashtun, un gruppo etnico-linguistico che si è ritrovato ad abitare tra l’Afghanistan orientale (e meridionale) e il Pakistan occidentale. Questa frammentazione ha, sin da subito, trovato l’opposizione dell’Afghanistan che, dopo aver riconosciuto il confine nel 1919 (come prezzo dell’indipendenza dall’impero britannico), cambiò posizione nel 1947, in seguito alla dissoluzione del dominio britannico in India e alla nascita del Pakistan. In quell’anno, Kabul disconobbe la linea Durand quale confine internazionale, esprimendo il proprio dissenso nei confronti del nuovo “vicino” attraverso il voto contrario al suo riconoscimento presso le Nazioni Unite. Al 1949 risale la dichiarazione di indipendenza delle tribù pashtun residenti in Pakistan, sostenuta da Kabul: l’obiettivo era ottenere la rinegoziazione del confine per spostarlo verso est, nei pressi del fiume Indo. Così nel 1952 il governo afghano pubblicò un documento in cui rivendicava non solo il territorio pashtun all’interno del Pakistan, ma anche la provincia del Belucistan. Qualche anno dopo arrivò la risposta da parte di Islamabad, il cui esecutivo decise di affrontare la questione irredentista attraverso tre elementi-chiave:

  • La presenza dei Pashtun in settori cruciali come la burocrazia e l’esercito, aumentando così la loro proporzione rispetto agli altri gruppi etnici.
  • Una politica di favore verso i Pashtun nella concessione delle licenze relative alle attività economiche.
  • L’incorporazione della questione etnica nella politica dell’islamizzazione.

Dagli anni ’60 e ’70 l’identità islamica è diventata così la principale strategia del Pakistan per ridurre al minimo l’irredentismo pashtun. Durante e dopo gli anni della guerriglia anti-sovietica in Afghanistan (1979-1989), Islamabad proiettò la propria forza all’esterno, supportando le correnti più radicali del fronte islamista presenti nello Stato confinante. In questo modo ha contribuito alla radicalizzazione della scena religiosa del Paese e all’affermazione dei talebani, formatisi proprio nelle scuole coraniche pakistane (oltre a quelle afghane). L’obiettivo era la creazione di un potere stabile a Kabul. Tuttavia, tra le parti non si trovò nessun accordo. Da quel momento le relazioni fra i due Paesi viaggiano ai minimi storici, tra il risentimento reciproco fra le due popolazioni e le accuse rimbalzate da un esecutivo all’altro sul problema del terrorismo.

[Di Salvatore Toscano]

Palestina, la polizia israeliana irrompe di nuovo nella moschea di Al-Aqsa

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La polizia israeliana è entrata nel complesso della moschea di Al-Aqsa mentre i fedeli erano riuniti per le preghiere del mattino, due giorni dopo aver arrestato centinaia di persone presenti nella stessa moschea. Le autorità israeliane hanno giustificato l’irruzione nel complesso affermando che l’obiettivo fosse quello di “facilitare le visite di routine degli ebrei al luogo sacro”, in un contesto pericoloso, alimentato da i palestinesi “che avevano accumulato pietre e installato barriere nel complesso”. Secondo gli operatori sanitari palestinesi sarebbero almeno 17 le persone rimaste ferite. Tre di queste sono state trasferite in ospedale dopo essere state colpite da proiettili di gomma. Lo riferisce la Croce Rossa Palestinese, a cui è stato negato l’accesso al complesso.

Il più grande furto di crypto della storia è passato inosservato

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29 marzo 2022, il Pattern Bar di Los Angeles brulicava di decine e decine di persone in festa, tuttavia, più che a un party, sembra di assistere a una fiera tech. Si potevano scorgere businessman con il colletto della camicia allentato e giovani informatici che sembravano appena scappati da uno skatepark, ma anche tutta una seria di personaggi alieni all’ambiente che si sono avvicinati al settore attratti dalle potenzialità speculative del blockchain. Nella folla, inabissato in una felpa nera e con lo sguardo afflitto, c’era anche il trentunenne Jeff "The Jiho" Zirlin, organizzatore dell’event...

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Francia, in migliaia manifestano contro l’estrema destra

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Nelle scorse ore migliaia di manifestanti, molti non aperti sostenitori di Emmanuel Macron, sono scesi in piazza a Parigi e nel resto della Francia per esprimere il proprio dissenso nei confronti dell’estrema destra, al grido di “Meglio un voto che puzza che un voto che uccide”. Le manifestazioni sono avvenute a otto giorni dal secondo turno delle elezioni presidenziali, che vedrà il presidente uscente al ballottaggio contro Marine Le Pen. Secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno, si sarebbero mobilitate circa 13.600 persone in più di 50 manifestazioni avvenute nelle varie regioni della Francia e 9.200 a Parigi. 

Sabato 16 aprile

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7.00 – Secondo fonti di Kiev sarebbero 2.500 – 3.000 i soldati ucraini morti finora nel conflitto.

8.00 – Serbia: in migliaia manifestano a Belgrado contro la NATO.

9.10 – Gli Usa concederanno migliaia di ettari di terreni pubblici per nuove trivellazioni petrolifere.

10.10 – Nuovi bombardamenti su Kiev dopo circa due settimane di pace nella capitale.

11.00 – Twitter approva un piano per impedire l’acquisizione dell’azienda ad Elon Musk.

13.40 – Una petroliera con 750 tonnellate di carburante è affondata al largo della Tunisia.

15.00 – Stefano Puzzer, leader dei portuali no green pass, è stato licenziato “per giusta causa”.

15.30 – L’Italia vieta i propri porti a tutte le navi battenti bandiera russa.

18.00 – Zelensky: fine negoziati se forze ucraine verranno distrutte a Mariupol.

 

Zelensky: fine negoziati se forze ucraine verranno distrutte a Mariupol

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La distruzione delle forze ucraine che difendono la città di Mariupol metterebbe fine ai negoziati con la Russia: è ciò che avrebbe dichiarato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, secondo quanto riportato dal Kyiv Independent. Zelensky, inoltre, avrebbe affermato che la Russia vorrebbe la resa dei difensori di Mariupol ma che l’Ucraina non si fidi di Mosca “alla luce della battaglia di Ilovaisk del 2014, quando i delegati russi massacrarono i soldati ucraini disarmati”.

Pensare il tempo

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Nello scorrere del tempo, nella sua immagine fluviale si nasconde il numero, la successione, la durata, l’ordine. Dato che il tempo scorre, diventa necessario misurarlo, scandirne il corso, i passaggi. Dagli ordinamenti celesti e planetari alla articolazione in giorni, alle convenzioni nella suddivisione in mesi e in anni.

Per il tempo è nell’andare avanti, nel generarsi delle forme la sua ragion d’essere. Il tempo è irreversibile, proprio come il torrente che si può arginare con una diga, rallentare con degli sbalzi, incanalare nel percorso, deviare ma non far scorrere al contrario, tant’è vero che il procedere delle acque verso la sorgente costituiva nell’antichità un adùnaton, un impossibile.

Paradossale allora la scrittura, narrativa o cinematografica, che nel suo avanzare tenta invano di rincorrere il tempo, sa di non riuscire a tener testa al suo farsi e disfarsi, e quindi deve compiere dei salti per inseguirlo, fare scatti all’indietro e in avanti.

Gli accadimenti, meno che mai i pensieri, non accettano una descrizione che li esaurisca, essi devono riservarsi un margine di banalità o di sorpresa, d’incompiuto o d’incognito fondandosi o su passaggi scontati o su orizzonti plurali che devono ancora chiarirsi e che nella loro molteplicità possibile producono attenzione, incertezza, tensione.

Al tempo non basta un asse cartesiano, non basta incernierarsi con lo spazio. Prima di tutto, allora, è necessaria una psicologia del tempo, una decisione concernente la posizione e l’attesa che ogni soggetto assume di fronte a ciò che accade, nella realtà o in una qualsiasi rappresentazione.

L’ansia, ad esempio, sino alle declinazioni della suspense, ha una matrice religiosa, è la dea del solstizio d’inverno, si affaccia nei giorni più corti dell’anno, negli ‘angusti dies’, è quell’angustia che dà poi ‘angst in tedesco, un senso di chiusura, di soffocamento, di risposte che non arrivano.

Lo spettatore, ad esempio, sente che i tempi si accorciano, che tutto si accelera, che c’è qualcosa che non si lascia pienamente comprendere, che c’è bisogno di una svolta, ma  teme che lo svelamento arrivi troppo presto, che il solstizio del film stringa d’assedio il senso, lo concluda in maniera non attesa, pur rispettando la logica di un’armonia che si ripete.

Quest’ansia, questa suspense, questa contrazione del divenire l’antica Roma la custodiva con il silenzio, con la dea Angerona, dalla bocca bendata o con un dito sulle labbra. Un silenzio connaturato all’origine stessa del cinema, alla sua natura fantasmatica.

Il tempo non soltanto scorre ma passa, appare sempre presente, si fa pre-sentire, avvertire, anzi preavvertire, ma in realtà è subito passato, è andato attraverso, è finito in una specie di setaccio, di colino che lo separa immediatamente da qualcos’altro: il tempo viene macinato.

Passare al vaglio, screening, ‘passare’ non è soltanto del prima e del poi, passare è appunto vagliare, ‘lasciar passare’ al vaglio, separando il fine dal grezzo, il sottile dallo spesso, il liquido dal denso; ‘passare’ è filtrare, montare immagini e suoni, costruire sequenze, decidere, in ultima analisi, ‘affermare’, ‘non negare’, ‘permettere’, ‘non impedire’. Il tempo e il lasciapassare appartengono allo stesso mondo semantico: il filtro, il tornello, la scheda magnetica, ciò che mette in relazione, accettando o rifiutando.

Il tempo dà il suo assenso, separando il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, il prima dal poi, il passabile dal non accettato, il presente dal futuro, il qui ed ora dall’altrove e dal dopo.

Così il tempo, pur restando reale, diventa pensiero. E la durata diventa rappresentazione

[di Gian Paolo Caprettini]