mercoledì 10 Dicembre 2025
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Twitter annuncia piano per difendersi da acquisizione di Elon Musk

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Il consiglio di amministrazione di Twitter ha approvato all’unanimità un piano per proteggersi dall’acquisizione da parte del multimiliardario Elon Musk. Il piano, noto come “pillola di veleno” in finanza, impedirebbe a chiunque di diventare azionista della società oltre il 15%. Elon Musk ha infatti recentemente offerto 43,4 miliardi di dollari per acquisire l’azienda, sostenendo di volerne liberare lo “straordinario potenziale” per sostenere la libertà di parola e la democrazia nel mondo. La durata del piano è limitata e non andrà oltre il 14 aprile 2023.

In Italia centrale sono tornati i castori, dopo 500 anni

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Tornano i castori in Italia dopo mezzo millennio. Un ritorno inaspettato, che sta particolarmente impegnando studiosi ed esperti faunistici. Piccole tracce della presenza del roditore risalgono al 2018 nei pressi dei laghi di Fusine a Tarvisio (Udine), e al 2021 in Val Pusteria (Alto Adige) ma, solo recentemente, è stata individuata una diga lungo il fiume Tevere, a Sansepolcro, in provincia di Arezzo. Un rinvenimento che conferma il ritorno del castoro nel Belpaese, dopo la sua estinzione avvenuta a livello italiano quattro secoli fa, e a livello globale un secolo fa.

La parola castoro evoca subito il roditore del nord America, eppure nel vecchio continente vive la sua specie cugina, il castoro europeo chiamato Castor fiber. In Italia, l’ultimo esemplare di questo ceppo è stato segnalato nel 1541 nell’area padana. In diversi paesi europei il roditore si è estinto a causa della caccia indiscriminata per la pelliccia, la coda – considerata cibo prelibato -, e il castoreo, sostanza odorosa che l’animale secreta dalle ghiandole per marcare il territorio e comunicare con i suoi simili, impiegata nella medicina tradizionale. Oggi, il castoro sta avendo una grande ripresa in Europa, specialmente grazie alle numerose reintroduzioni. In Italia non ci sono mai state iniziative del genere, nonostante il roditore sia considerato una specie chiave per via delle dighe da lui costruite in grado di modificare la struttura fluviale e favorire la presenza di altri animali. Eppure, negli ultimi tempi, la sua presenza ha iniziato a farsi sentire particolarmente, come dimostrato dalle molte piante (salice bianco, pioppo, ontani, cornioli e robinia) rosicchiate lungo il corso d’acqua.

Il nucleo individuato a Sansepolcro sembra essere particolarmente numeroso. Qui sono stati riscontrati tanti segni riproduttivi, e le tracce indicano la presenza di un paio di “famiglie”, una con due cuccioli e l’altra con uno. Di norma, gli esemplari adulti si aggirano tra i 25 e i 30kg di peso, ma effettuare un censimento preciso non è semplice. Il castoro, infatti, è un animale prevalentemente notturno che si protegge in tane “sotterranee”, spesso difficili da rintracciare, tranne in casi rari quando costruisce delle vere e proprie casette con legni rosicchiati. Pertanto, per immortalare aspetti interessanti e, perché no, chiarificatori, i ricercatori hanno deciso di installare una serie di fototrappole nell’area attorno alla diga.

Ma cosa ha spinto il castoro a tornare nel nostro paese? L’ipotesi più accreditata è quella di un’immissione non autorizzata per mano di alcune persone, effettuata violando le regole specifiche su come e dove debbano essere rilasciati gli animali. L’altro punto interrogativo riguarda i possibili effetti sull’ecosistema a seguito del ritorno del roditore dopo molto tempo. I ricercatori pensano non ci saranno situazioni particolarmente impattanti, ma è anche vero che al momento non ci sono abbastanza dati per poter esserne sicuri. La cosa certa è che il castoro potrà rivelarsi utile da un punto di vista botanico, perché abbattendo piante e costruendo dighe sull’acqua, potrà favorire un rinnovo dal punto di vista ecosistemico, creando degli ambienti favorevoli ad altri organismi.

[di Eugenia Greco]

Nigeria, USA approvano vendita armi per 1 miliardo di dollari

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Gli USA hanno approvato la vendita di armi per quasi 1 miliardo di dollari alla Nigeria, nonostante le preoccupazioni riguardo gli abusi dei diritti umani da parte del governo nigeriano. Gli stessi funzionari statunitensi avevano denunciato l’uso di “forza eccessiva” da parte dei militari sui civili disarmati. La Nigeria sta inoltre affrontando un aumento di rapine a mano armata e rapimenti per riscatto nelle zone controllate dalle bande armate. Secondo quanto riportato da Al Jazeera, la preoccupazione statunitense è che per via delle sanzioni alla Russia e alla Bielorussia, in precedenza partner militari della Nigeria, lo Stato possa ora decidere di acquistare armi dalla Cina.

Venerdì 15 aprile

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9.00 – Scontri tra palestinesi e polizia israeliana presso la Spianata delle moschee, almeno 150 feriti.

9.30 – 5 regioni italiane fanno ricorso al Tar contro la decisione del governo di riprendere le trivellazioni petrolifere.

10.00 – Ucraina: pesanti combattimenti a Mariupol, buona parte della città è in mano russa.

11.00 – L’ANPI in vista del 25 aprile: no a paragoni tra la resistenza ucraina e quella contro il fascismo.

11.15  Di Maio afferma che non ci sono elementi per dire che la Russia stia commettendo un genocidio.

11.30 – Pechino ribadisce che la riunificazione con Taiwan ci sarà a prescindere dagli Usa.

15.10 – Segretario di Stato americano Antony Blinken: «la guerra può durare per tutto il 2022».

18.57 – Riaperta l’ambasciata italiana a Kiev.

 

L’Inghilterra sigla un accordo con il Ruanda per liberarsi dei profughi

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Il 14 aprile 2022 il Ministro dell’Interno inglese Priti Patel e il Ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale del Ruanda Vincent Biruta hanno firmato il primo Partenariato per la migrazione e lo sviluppo economico al mondo. Tale accordo permette al Regno Unito di inviare in Ruanda i migranti (soprattutto uomini e soli) che entrino “illegalmente” nel Paese, in cambio di un investimento di 120 milioni di sterline (poco meno di 145 milioni di euro) nello “sviluppo economico e nella crescita del Ruanda”. Il contratto, seppur nuovo nella forma, non costituisce di per sè una novità: altri Paesi hanno già cercato di esternalizzare la gestione delle richieste di asilo e dei migranti. La logica della securitizzazione e della costruzione di barriere si profila ancora una volta la scelta preferenziale da parte dei governi, pur essendosi dimostrata del tutto fallimentare e non risolutiva per gli scopi desiderati, oltre che priva degli estremi legali per mostrarsi legittima.

La forma può certo essere unica nel suo genere, ma la sostanza non varia poi molto da quanto già visto in altre occasioni: il governo inglese pagherà fior di sterline al Ruanda affinchè questo si faccia carico dei migranti che facciano ingresso illegalmente nel Regno Unito. Il primo ministro britannico Boris Johnson è stato chiaro nelle sue motivazioni: se da un lato ha provato a sostenere che questa decisione col tempo costituirà un potente “deterrente” per coloro che traggono profitto dal traffico di vite umane, ha però anche aggiunto senza mezzi termini che “non possiamo chiedere ai contribuenti inglesi di firmare un assegno in bianco per coprire i costi di chiunque voglia venire a vivere qui”. L’accordo supporterà anche “operazioni di asilo, alloggio e integrazione, simili ai costi sostenuti nel Regno Unito per questi servizi”.

Il provvedimento prende di mira un target molto specifico: i migranti “illegali” che attraversino i confini “con le navi o con i camion”, in particolare se maschi e soli. Secondo il governo, l’impiego di “nuove imbarcazioni, sorveglianza aerea e personale militare esperto” per rafforzare i confini, per i quali sono previsti 50 milioni di sterline in nuovi finanziamenti, permetterà di affrontare “l’inaccettabile costo di 4,7 milioni di sterline al giorno per il contribuente derivante dall’ospitare i migranti negli alberghi”. Coloro che arriveranno in Inghilterra, afferma Johnson, non saranno più ospitati negli hotel ma in “centri di detenzione”.

Questa decisione, stando a quanto si legge sul sito del governo, costituirà un’opportunità per i profughi di “costruire una nuova e prosperosa vita in una delle economie che crescono più velocemente al mondo, riconosciuta globalmente per i suoi risultati nell’accogliere e integrare i migranti”. Numerosi report di organizzazioni internazionali e istituti di ricerca, tuttavia, dipingono un quadro leggermente differente.

Verso la fine del 2021, per esempio, un rapporto di Human Rights Watch ha descritto il Ruanda come luogo nel quale detenzioni arbitrarie e trattamenti inumani, compresi maltrattamenti e torture, sono eventi all’ordine del giorno sia all’interno delle strutture governative che in quelle non ufficiali. L’opposizione politica, in Ruanda, subisce una violenta repressione da parte delle autorità statali, arrivando a minacciare anche gli oppositori che sono migrati all’estero. Il Ruanda è inoltre uno dei Paesi più densamente popolati al mondo e più poveri dell’Africa, nel quale il contraccolpo sull’economia dovuto alla pandemia si è fatto sentire con particolare forza. Il numero di rifugiati presenti nel Paese è già di per sè altissimo (intorno ai 130 mila) e difficilmente il governo potrà farsi carico della gestione di nuovi soggetti. Secondo l’analisi di numerose associazioni per la difesa dei diritti umani, oltre che di alcuni oppositori di Johnson, il provvedimento sarebbe privo dei presupposti legali che ne sostengano la legittimità.

Tuttavia, come fa notare il Financial Times, per il presidente ruandese Paul Kagame un accordo del genere costituirebbe una possibilità di riconoscimento agli occhi del contesto internazionale. In questo modo, infatti, Kagame apparirebbe agli occhi dell’Occidente come “leader africano proattivo che offre soluzioni radicali ai problemi spinosi di politica interna ed estera”, oscurando in parte le polemiche sulla repressione messa in atto contro l’opposizione.

Accordi simili sono già stati stipulati in precedenza: in Europa ci aveva già provato la Danimarca, nel 2021, e anche in questo caso le associazioni avevano denunciato la mancanza di un quadro legale legittimo entro cui operare. In quell’occasione il governo danese aveva scelto proprio il Ruanda per firmare un accordo di rafforzamento della cooperazione in materia di migrazione e asilo, finalizzato al potenziale trasferimento dei richiedenti asilo dalla Danimarca al Ruanda. Questo nonostante nel 2020 la Danimarca avesse ricevuto il più basso numero di richieste di asilo degli ultimi 20 anni (appena 1515). In quell’occasione era stata anche ipotizzata la costruzione di un centro profughi nel Paese africano, ma ad oggi non è stato realizzato nulla di concreto. Nonostante ciò, la Danimarca si è detta disponibile ad ospitare fino a 100 mila profughi ucraini.

Un caso esemplare di esternalizzazione dei migranti, passato per molto tempo in sordina, è costituito dai centri di detenzione australiani costruiti nelle isole di Nauru e di Papua Nuova Guinea. In quel caso il disinteresse da parte delle istituzioni per gli abusi subiti da uomini, donne e bambini provenienti da Iran, Iraq, Pakistan, Somalia, Bangladesh, Kuwait e Afghanistan, dei quali le istituzioni erano al corrente, era stato identificato dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani come mezzo per scoraggiare i profughi dal recarsi in Australia a chiedere asilo.

[di Valeria Casolaro]

Sudafrica, governo denunciato per negligenza contro clisi climatica

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Un gruppo di organizzazioni per la giustizia climatica ha presentato una denuncia penale contro il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa e alcuni membri del suo governo per non aver intrapreso “azioni pratiche per affrontare la crisi climatica”. La denuncia arriva in seguito alla notizia della morte di oltre 400 persone nella provincia di KwaZulu Natal, dopo che la tempesta subtropicale Issa si è abbattuta sulla zona. Secondo la coalizione, il governo sudafricano sarebbe direttamente responsabile delle morti nella regione in quanto non avrebbe mai messo in atto misure per “prevenire ulteriori emissioni e proteggere i vulnerabili dall’aumento della disuguaglianza e della povertà”.

Non si presenta nessuno: la quarta dose vaccinale per ora è un flop in tutta Italia

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Ieri il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi ha affermato che «in autunno sarà necessaria una nuova dose per tutti», visto che «sarà un momento delicato e difficile, perché ci saranno le condizioni favorevoli per la propagazione del virus e ci sarà un’attenuazione della protezione vaccinale in tutta la popolazione». Tuttavia una prima risposta significativa in tale direzione è avvenuta da chi, secondo le autorità sanitarie, potrebbe e dovrebbe già sottoporsi alla somministrazione della quarta dose: cittadini over 80 e soggetti super fragili. Si tratta di milioni di italiani che, per il momento, stanno declinando l’invito. In un mese e mezzo sono state somministrate infatti soltanto 71 mila dosi

Un vero e proprio flop, come ha sottolineato Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe, la fondazione che fornisce al governo italiano dati e strategie in merito alla pandemia. Si tratta di un esito «alimentato dal senso di diffidenza per il nuovo richiamo». Per questo motivo la seconda dose booster «non può essere affidata esclusivamente all’adesione volontaria, ma richiede strategie di chiamata attiva», ha affermato Cartabellotta, lasciando intendere l’apertura verso forme di obbligo vaccinale per aumentare le somministrazioni. Per il momento, dall’esito della campagna di vaccinazione emerge chiara la reticenza dei cittadini a sottoporsi a un nuovo ciclo vaccinale. Una realtà che percorre il Paese da nord a sud. In Campania, dove si è scelto di non ricorrere alle prenotazioni, si sono presentate la miseria 164 persone su una platea di 300.000 soggetti vaccinabili. In Lombardia, le prenotazioni ammontano a circa 11.000 persone, su un totale di 830.000 interessati. Numeri leggermente migliori, certo, ma pur sempre meno di un cittadino su 80.

L’Italia non vuole le trivelle, il ministero di Cingolani portato davanti al Tar

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Cinque regioni e ventiquattro comuni hanno fatto ricorso al Tar del Lazio contro le decisioni, in materia di estrazione di idrocarburi, dei ministeri della Transizione ecologica, della Cultura e dello Sviluppo economico. Ad essere contestato, in particolare, il controverso Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI) pubblicato lo scorso 11 febbraio in Gazzetta Ufficiale. Un Piano, da subito fortemente criticato dalle principali associazioni ambientaliste, che individua mezza Italia come idonea per l’estrazione di gas, nonostante una Transizione ecologica che dovrebbe portare all’abbandono di ogni fonte fossile. Così, ora, le critiche si sono trasformate in azioni di opposizione concrete.

Con la firma dell’avvocato Paolo Colasante e con la collaborazione del costituzionalista Enzo Di Salvatore, a ricorrere sono i Comuni di: Alba Adriatica, Martinsicuro, Pineto e Silvi, in provincia di Teramo; Baragiano, Barile, Lavello, Maschito, Montemilone, Rionero in Vulture, Ripacandida e Venosa, in provincia di Potenzia; Atena Lucana, Buonabitacolo, Monte San Giacomo, Montesano sulla Marcellana, Padula, Polla, Sala Consilina e Teggiano, in provincia di Salerno; Carpignano Sesia, in provincia di Novara; Lozzolo, in provincia di Vercelli; Noto, in provincia di Siracusa. A questi si aggiungono le regioni Abruzzo, Basilicata, Campania, Sicilia e Piemonte. La loro richiesta è semplice: il PiTESAI è illegittimo e va quindi annullato, in primo luogo, a causa del ritardo nella sua adozione. Secondo legge n.12 del 2019, infatti, il Piano avrebbe dovuto essere adottato entro il 30 settembre 2021, ben sei mesi prima di quando effettivamente è stato reso pubblico.

Inoltre, è il contenuto stesso del documento a far discutere poiché – a detta dei ricorrenti – in contrasto con la normativa e la giurisprudenza europee. Il Piano non tiene infatti conto degli effetti cumulativi dei progetti esistenti o futuri. «La pianificazione voluta dal legislatore – scrivono – avrebbe dovuto valutare se la sommatoria dei progetti esistenti e potenziali possa recare danno al bene ambientale». Invece, non vi è traccia alcuna di valutazioni di questo tipo. L’accento viene poi messo sulle recenti modifiche costituzionali le quali hanno incluso la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni, tra i principi fondamentali, subordinando la libertà di iniziativa economica alla tutela ambientale. «Tali modifiche della Carta fondamentale – sottolineano quindi regioni e comuni – non possono rimanere prive di effetti concreti». Contestato poi il carattere generale del Piano il quale, anziché definire nettamente dove è possibile e dove non è possibile svolgere attività estrattive, rappresenta un «atto di indirizzo generale al fine di guidare la gestione delle procedure».

In ultimo, il PiTESAI, sebbene garantisca che nelle aree idonee il procedere delle attività connesse ai permessi di ricerca di idrocarburi si limiti esclusivamente al gas, i ricorrenti fanno notare che, in realtà, tutte le volte in cui si menzionano dette concessioni, non si fa distinzione tra idrocarburi liquidi e gassosi e spesso ci si riferisce espressamente a entrambe le tipologie, gas e petrolio. Difatti – evidenziano i ricorrenti – non è possibile conoscere prima delle perforazioni «il contenuto di quanto deve essere ancora cercato e, pertanto, non potranno mai essere accordati permessi per una sola tipologia di idrocarburi». In definitiva il ricorso, sostenuto anche dal Coordinamento No Triv, mette in luce le falle di un Piano controverso e paradossale fin dal suo intento iniziale. Secondo quale logica sia possibile accostare i termini ‘sostenibilità’ ed ‘estrazione degli idrocarburi’, resta infatti un mistero. Un Piano, tra l’altro, inutile, dato che impedisce nuove attività di ricerca solo in regioni prive di giacimenti fossili e in aree già da tempo interdette per legge alle trivelle.

[di Simone Valeri]

Bari, 18 rinvii a giudizio per aggressione squadrista

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Diciotto attivisti pugliesi di CasaPound sono stati rinviati a giudizio per i reati di riorganizzazione del disciolto partito fascista e lesioni personali aggravate. A disporre le misure è stato il gup del Tribunale di Bari, Francesco Mattiace. Il processo che inizierà il 13 ottobre avrà come oggetto l’aggressione squadrista che avrebbe avuto luogo il 21 settembre 2018. Le vittime facevano parte di un gruppo di persone che aveva partecipato a un corteo antifascista per contestare l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Pechino assicura la riunificazione con Taiwan

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il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, ha affermato che «ci sarà la riunificazione con Taiwan», minacciando anche l’utilizzo di «misure efficaci» a tutela di sovranità e integrità territoriale. Le dichiarazioni sono state rilasciate qualche ora dopo l’arrivo nell’isola di una delegazione del Senato statunitense che ha incontrato oggi la presidente Tsai Ing-wen. In questo modo Pechino si oppone a ogni relazione fra Taiwan e Stati Uniti. Zhao Lijian ha infine aggiunto che «le azioni dell’esercito cinese sono una contromisura alle recenti azioni negative degli Usa, compresa la visita della delegazione del Congresso», riferendosi alle manovre militari dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) nei pressi di Taiwan.