venerdì 28 Novembre 2025
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Cosa prevede in dettaglio il decreto Ucraina approvato al Senato?

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Dopo il “sì” della Camera, anche il Senato ha approvato la conversione in legge del cosiddetto “decreto Ucraina”. Il testo, contenente diversi provvedimenti in materia soprattutto di invio di armi all’Ucraina, è stato votato dai deputati con 214 voti favorevoli, 35 contrari e nessuna astensione. Un’adesione ottenuta dal governo ponendo la questione di fiducia sul provvedimento ed adottando alcune modifiche alla norma relativo all’aumento della spesa militare fino al 2% del Pil, capitolo sul quale il Movimento 5 Stelle aveva minacciato di aprire una crisi. Vediamo nel dettaglio quali sono i punti più importanti previsti dal decreto Ucraina.

MEZZI, MATERIALI ED EQUIPAGGIAMENTI MILITARI

Partiamo dall’articolo 1, che fornisce istruzioni circa la partecipazione di personale militare al potenziamento di dispositivi della NATO sul fianco Est dell’Alleanza. Il decreto prevede fino al 30 settembre 2022, la partecipazione di personale militare alle iniziative della NATO per l’impiego della forza ad elevata prontezza denominata Very High Readiness Joint Task Force (VJTF).

Si tratta di uno “strumento” introdotto dalla NATO nel 2014, costituito da 5000 militari di diversa nazionalità e specializzati in diversi ambiti (marittimo, aereo). Dovrebbe essere capace di essere schierata in qualsiasi parte del mondo entro 2-3 giorni dall’attivazione e di arrivare a pieno organico entro 5 giorni. Come precisato dal Governo, il contributo che l’Italia intende offrire a questa iniziativa è rappresentato da 1.350 unità di personale militare, di cui 1.278 facenti parte della VJTF e le restanti per la parte logistica. A supporto, si prevede, inoltre, l’impiego di 77 mezzi terrestri e 5 mezzi aerei e 2 unità navali operative nel secondo semestre del 2022. Dove potrà operare? Il Governo ha ribadito, inoltre, che l’area geografica di intervento si estende all’area di responsabilità della NATO, con un patrimonio totale finanziario messo a disposizione per la durata programmata pari a euro 86.129.645.

L’articolo 2, invece, prevede la cessione, a titolo gratuito, di mezzi e materiali di equipaggiamento militari non letali di protezione alle autorità governative dell’Ucraina. A proposito di questo, fino al 31 dicembre 2022, la lista dei mezzi e dei materiali è segreta, oggetto di un decreto interministeriale (del ministro della Difesa, di concerto con i ministri degli Affari esteri e dell’Economia). Per l’approvazione, la disposizione ha richiesto una deroga al divieto di cessione di armamenti a Paesi in conflitto.

REPORTER

Fino al 31 dicembre 2022, le persone fisiche iscritte all’albo dei giornalisti, in qualità di professionisti o di pubblicisti, nonché coloro che svolgono la professione di fotoreporter o videoperatore, possono acquistare, dopo l’autorizzazione del questore, giubbotti antiproiettile ed elmetti per esigenze di autodifesa, per svolgere la propria professione in territorio ucraino in relativa “sicurezza”.

Fotoreporter

ENERGIA

Per fronteggiare l’eccezionale instabilità del sistema nazionale del gas naturale derivante dalla guerra, si consente il riempimento degli stoccaggi di gas e si autorizza già in anticipo l’eventuale adozione di misure di straordinarie per tenere a bada la mancanza di risorse (come la necessità di ridurre il consumo di gas delle centrali elettriche oggi attive, massimizzando invece la produzione da altre fonti come carbone e olio combustibile). Tuttavia, la norma precisa che “l’utilizzo di combustibili convenzionali durante l’emergenza è ammesso solo qualora risulti che l’alimentazione a biocombustibili non sia economicamente sostenibile rispetto all’alimentazione a combustibile tradizionale e non consenta l’esercizio degli impianti”.

SEDI DIPLOMATICHE

L’articolo 4 autorizza 10 milioni di stanziamenti aggiuntivi “finalizzati a un rafforzamento della funzionalità e dei dispositivi di sicurezza delle sedi diplomatiche italiane, del personale e per la tutela di interessi e cittadini italiani all’estero”. Nello specifico, è stata anche autorizzato l’impiego di 2 milioni di euro per l’invio di militari dell’Arma dei carabinieri a tutela degli uffici all’estero maggiormente esposti.

RIFUGIATI

Nel decreto si parla anche di profughi. Il testo prevede “il rafforzamento della rete di accoglienza degli stranieri” disponendo di ulteriori 54.162.000 euro per l’anno 2022 destinati all’attivazione, alla locazione e alla gestione dei centri di trattenimento e di accoglienza.

ISTRUZIONE

Allo stesso modo, “al fine di promuovere iniziative di sostegno in favore degli studenti di nazionalità ucraina iscritti presso le università, anche non statali, nonché dei dottorandi, dei ricercatori e dei professori di nazionalità ucraina” è stato istituito dallo Stato un apposito fondo con una dotazione di 1 milione di euro per l’anno 2022.

[di Gloria Ferrari]

Etiopia, convogli umanitari entrano nel Tigrè

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Per la prima volta dal 15 dicembre 2021 i camion che trasportano aiuti umanitari sono riusciti a entrare nei territori etiopi controllati dai combattenti del Tigrè. Lo riporta il World Food Program delle Nazioni Unite in un tweet, specificando che i mezzi in arrivo trasportano 500 tonnellate di aiuti alimentari urgenti. Secondo le Nazioni Unite, sono 5,5 milioni (il 90% della popolazione) le persone nella sola regione del Tigrè che vivono sull’orlo della carestia a causa del conflitto che imperversa dal novembre 2020 tra le forze governative etiopi e i combattenti del Tigrè. Le parti hanno concordato una tregua, per permettere agli aiuti umanitari di raggiungere la popolazione bisognosa di assistenza.

Il Consiglio comunale di Bassano del Grappa vota per l’abolizione immediata del green pass

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Il 24 marzo 2022, con 15 voti a favore e 9 contrari, Bassano del Grappa ha chiesto formalmente al Governo di abrogare le certificazioni verdi con la cessazione dello stato di emergenza, avvenuta ieri. Ilaria Brunelli, consigliere comunale della città veneta, ha dichiarato che “l’utilizzo del green pass anche un solo giorno oltre il 31 marzo sancisce nei fatti la normalizzazione del lasciapassare che controlla le nostre attività quotidiane. Uno strumento potentissimo, che mai il nostro Stato ha avuto nella storia, in grado, in un attimo, di disattivare la vita di un cittadino da tutte le sue espressioni umane: lavoro, istruzione, socialità”.

Attualmente, le disposizioni governative prevedono l’utilizzo della certificazione verde anche oltre la cessazione dello stato di emergenza. In particolare, fino al 30 aprile 2022 il green pass sarà necessario per accedere ai luoghi di lavoro, partecipare in qualità di spettatori  agli eventi e alle competizioni sportive svolte all’aperto, partecipare ai concorsi pubblici e usufruire dei mezzi trasporti a lunga percorrenza (aerei, navi, treni ad alta velocità e intercity, autobus di linea…). La misura varata dal comune di Bassano del Grappa punta non solo a sollecitare il Governo ma anche gli altri enti minori (comuni, province e regioni), invitandoli a presentare la stessa mozione scaricabile dal blog di Ilaria Brunelli. L’obiettivo è lanciare un “segnale forte alle istituzioni superiori” che ribadisca come “uno strumento straordinario, introdotto e sostenuto da una motivazione di emergenza, non possa trasformarsi in uno strumento ordinario”.

È stata scoperta Earendel, la stella più vecchia dell’universo

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È stata scoperta la stella più vecchia dell’universo: Earendel, in inglese antico “lucente”. Nell’immagine catturata dagli astrofisici dell’Università John Hopkins di Baltimora, il corpo celeste appare come un puntino. Non abbiamo, dunque, immagini da effetti speciali cinematografici, con colori sgargianti e forme gigantesche, ma un pallido punto luce nella vastità dell’universo. È stato il telescopio spaziale Hubble, in orbita da 30 anni, a immortalare Earendel, e la luce da lui registrata sarebbe partita quasi 13 miliardi di anni fa. Gli scienziati stimano che la stella abbia una massa 50 volte superiore al Sole e sia in grado di brillare con una luminosità milioni di volte maggiore, ma i valori precisi verranno indicati con studi più accurati. La scoperta spodesta Icarus: era lei la stella più lontana conosciuta. Identificata nel 2018, si è originata 4 miliardi di anni dopo il Big Bang. Stando alla ricerca, Earendel risalirebbe addirittura a un’epoca precedente e avrebbe avuto origine 900 milioni di anni dopo l’esplosione che diede origine all’universo.

Data la posizione di Earendel nell’area del cosmo Redshift 6.2, distante 12,9 miliardi di anni luce della Terra, per osservarla si è dovuto ricorrere al fenomeno della lente gravitazionale. Si tratta di un metodo che tende a sfruttare una deformazione del tessuto spaziotemporale come fosse una grande lente. In questo modo è possibile amplificare la luce proveniente dal corpo celeste, consentendo al telescopio di individuarla anche a grandi distanze. Tra noi e l’antica stella ci sono decine e decine di galassie in uno spazio che, in termini astronomici, viene definito “ristretto”. Ognuna di queste galassie è abitata da 100 miliardi di stelle. L’attrazione gravitazione è potente e, amplificando la luce, rende possibile scorgere quello che c’è “dietro” come, appunto, Earendel. Le distanze, tuttavia, sono vastissime, pertanto non si ha la completa certezza di avere davanti solo una singola stella.

Scoperte del genere sono importantissime, poiché ampliano lo scenario dell’ambito di ricerca chiamato Popolazione III, ovvero i primi corpi celesti nella storia del cosmo, formatisi prima della diffusione di elementi pesanti. Potrebbero essere queste stelle molto vecchie ad aver elaborato i primi elementi chimici da cui si sono formate quelle più giovani, che a loro volta hanno elaborato al loro interno altri elementi chimici, come il calcio, componente delle nostre ossa. Gli scienziati sono quindi intenzionati ad approfondire gli studi di Earendel, analizzandone la temperatura, la luminosità, e materiali e gas che la costituiscono.

[di Eugenia Greco]

Serbia, incidente in miniera provoca 8 morti e diversi feriti

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Questa mattina otto minatori sono morti e almeno venti sono rimasti feriti nella miniera di carbone di Soko, nel sud-est della Serbia, probabilmente a causa di un’esplosione provocata da una fuga di metano, così come riportato dai media locali. L’incidente è avvenuto a pochi chilometri dalla città di Sokobanja, nella stessa miniera in cui 29 minatori morirono nel 1998 in seguito a un’esplosione di gas.

 

FMI: L’egemonia globale del dollaro potrebbe finire presto

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Nei giorni scorsi Larry Fink ha dichiarato che pandemia e guerra in Ucraina sono destinate “a segnare tre cambiamenti epocali all’interno dell’attuale ordine globale”, tra cui la fine della globalizzazione “così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi”. Sulla stessa lunghezza d’onda sembrerebbe essere il Fondo Monetario Internazionale (FMI) che, attraverso un documento di lavoro di uno dei suoi più alti funzionari, Gita Gopinath, ha dichiarato che: “Le sanzioni finanziarie senza precedenti imposte alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina minacciano di diluire gradualmente il predominio del dollaro USA e di tradursi in un sistema monetario internazionale più frammentato. Il dollaro rimarrebbe la principale valuta globale anche in quel panorama, ma la frammentazione a un livello più piccolo è del tutto possibile”.

Verso questa direzione potrebbero essere letti alcuni eventi avvenuti nei giorni scorsi. Primo fra tutti l’incontro di ieri fra i rappresentanti di India e Russia basato sulla volontà di fondare un meccanismo di pagamento rupia-rublo. L’obiettivo delle autorità indiane sembrerebbe essere quello di intensificare i rapporti commerciali con il Cremlino, bypassando così le sanzioni imposte alla Russia nelle ultime settimane. Va ricordato, infatti, che a inizio marzo l’Assemblea generale dell’ONU ha approvato la risoluzione di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina con 141 voti a favore, 5 contrari e 35 astenuti, tra cui proprio l’India. Creare un meccanismo di pagamento rupia-rublo vorrebbe dire intensificare i rapporti bilaterali, in linea con la direzione presa dalla Comunità internazionale negli ultimi decenni e a dimostrazione di come le analisi di Larry Fink e Gita Gopinath siano basate sulla concretezza di possibili scenari futuri. Uno di questi è condiviso da entrambi gli esperti e riguarda l’adozione generalizzata di monete digitali, citata sia nella lettera inviata dall’amministratore delegato di BlackRock agli investitori sia nel documento del Fondo Monetario Internazionale riportato dal Financial Times. Al suo interno emerge anche un altro dato interessante, che dimostra come negli ultimi vent’anni le riserve di dollaro possedute a livello mondiale rappresentino non più il 70% ma il 60% del totale accumulato, segno di una maggiore rilevanza acquisita negli ultimi due decenni da altre valute. Parte del declino è dovuto, secondo Gita Gopinath, al massiccio uso del renminbi, moneta cinese.

Un ulteriore indizio a favore della tesi che vedrebbe il dollaro statunitense in crisi è rappresentato dalle dichiarazioni del Presidente venezuelano Nicolás Maduro riguardanti la creazione di un nuovo sistema finanziario. Secondo Maduro, i cosiddetti Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) sono «i cinque Paesi emergenti che hanno iniziato a costruire un’architettura di cooperazione finanziaria e politica» attraverso accordi bilaterali non incentrati sul dollaro e che «mirano a essere i principali protagonisti del mondo che sta nascendo». Il Presidente venezuelano ha poi ribadito la necessità di un nuovo sistema di pagamenti internazionali, «stabile e capace di sostituire l’attuale sistema SWIFT», da cui il Venezuela è stato rimosso in seguito alle contestate elezioni del 2018.

[Di Salvatore Toscano]

Proteste contro peggioramento dell’economia: 54 arresti in Sri Lanka

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In Sri Lanka sono state arrestate decine di persone, scese in strada per protestare contro il peggioramento dell’economia locale, appesantita da un enorme debito pubblico. La polizia ha anche imposto un breve coprifuoco, revocato all’alba, dopo essersi scontrata con i manifestanti che hanno cercato di assaltare la casa del Presidente Gotabaya Rajapaksa. Secondo le informazioni rilasciate dalla polizia, sarebbero almeno 54 gli arresti avvenuti nelle prime ore di venerdì a Mirihana, nel distretto della capitale Colombo.

Edy Ongaro è morto in Donbass: italiano, combatteva con le milizie popolari filo-russe

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Edy Ongaro, nome di battaglia Bozambo, in onore di un partigiano della seconda guerra mondiale. Questo il nome del primo caduto italiano nella guerra in Ucraina: aveva 46 anni ed era di Portogruaro in provincia di Venezia. Dal 2015 era in Donbass e combatteva convintamente in quella che in Occidente è la parte sbagliata della barricata: nella brigata Prizrak insieme alle milizie delle Repubbliche Popolari filo-russe di Donetsk e Lugansk che da otto anni lottano per ottenere l’indipendenza dallo stato ucraino. Edy “Bozambo” Ongaro era un militante comunista, dal Dombass rivendicava la sua adesione alla milizia con frasi come questa: «Ho scelto questa brigata per il carattere internazionalista. Se ricevo una ricompensa? Sì, una colazione, un pranzo e una cena oltre a un kalashnikov che si chiama Anita, come la moglie di Garibaldi. Mi sento vicino ai poveri, ovunque nel mondo c’è un popolo che viene calpestato. Questa sana ribellione ci è stata insegnata dai nostri nonni contro il fascismo. Finché ci sarà aria e sangue nel mio corpo credo che resterò qui in Ucraina». È caduto in combattimento nella giornata di ieri mentre si trovava in trincea, colpito a morte da una bomba a mano.

A dare notizia della sua morte in Italia è stato il “Collettivo Stella Rossa – Nord Est” con un comunicato che riportiamo integralmente: “Con immenso dolore comunichiamo che Edy Ongaro, nome di battaglia Bozambo, è caduto da combattente per difendere il popolo libero di Novorossia dal regime fascista di Kiev. Dalle prime informazioni ricevute sappiamo che si trovava in trincea con altri soldati quando è caduta una bomba a mano lanciata dal nemico. Edy si è gettato sull’ordigno facendo una barriera con il suo corpo. Si è immolato eroicamente per salvare la vita ai suoi compagni. Edy era nato 46 anni fa a Portogruaro, Venezia, raggiunto il Donbass nel 2015 non lo aveva più lasciato. Era un Compagno puro e coraggioso ma fragile ed in Italia aveva commesso degli errori. In Donbass ha trovato il suo riscatto, dedicando tutta la sua vita alla difesa dei deboli e alla lotta contro gli oppressori. Ha servito per anni nelle fila di diversi corpi delle milizie popolari del Donbass fino alla fine dei suoi giorni. Il suo martirio serva a rompere il castello di bugie di questa guerra, ma soprattutto a rilanciare la lotta antifascista e internazionalista. Il sacrificio di Edy mostri la forza del proletariato che saprà portare al trionfo del comunismo. Ti salutiamo Compagno Partigiano con il motto che ti era tanto caro: Morte al fascismo, libertà al Popolo”.

Russia: 8 serbatoi di petrolio in fiamme a causa di un attacco ucraino

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Sarebbero almeno 8 i serbatoi di petrolio in fiamme nella regione russa di Belgorod a causa di quello che la Tass ha definito un attacco di elicotteri ucraini a un deposito di carburante. L’incendio provocato ha richiesto l’invio di 170 vigili del fuoco e 50 mezzi, viste le notevoli dimensioni. Il rischio è che l’incendio si estenda a tutti i serbatoi, per questo motivo sono stati evacuati gli abitanti delle case vicine al deposito. «I due dipendenti che erano sul posto nel momento dell’esplosione non sono feriti», ha dichiarato il sindaco di Belgorod.

È finito lo stato di emergenza, ma per molti italiani non cambia nulla

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Da questa mattina non è più in vigore, dopo oltre due anni, lo stato di emergenza legato alla pandemia: nonostante ciò, però, diverse restrizioni sono ad oggi in vigore, motivo per cui la vita dei cittadini sarà in diversi ambiti ancora limitata. Con il recente decreto-legge relativo al “superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da Covid-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza”, è stata infatti definita la roadmap per il ritorno alla normalità che sarà solo graduale, ragion per cui diverse restrizioni a diritti e libertà sono tuttora presenti. In tal senso, se da un lato a partire da oggi tramonta ad esempio il sistema dei colori ed il green pass (sia base che rafforzato) non è più necessario in diversi luoghi tra cui negozi ed uffici pubblici, dall’altro il super green pass è ancora in vigore – e lo sarà fino al 30 aprile – per accedere tra l’altro a sale gioco, centri benessere, eventi sportivi al chiuso, piscine e palestre nonché servizi ed attività relativi allo sport di squadra e di contatto.

Proprio quest’ultimo punto rappresenta il primo tema da approfondire dato che, seppur da oggi sia possibile praticare sport all’aperto senza alcuna certificazione, gli over 12 privi del super green pass non potranno fare sport nei modi sopracitati. A tal proposito, non si può non porre la lente d’ingrandimento in maniera particolare sulla situazione relativa ai ragazzi che, nonostante siano già stati ampiamente danneggiati dalle restrizioni pandemiche, dovranno ancora esibire il lasciapassare sanitario per, ad esempio, potersi allenare in palestra. Un problema di non poco conto, con il benessere psico-fisico dei giovani privi del green pass rafforzato che rischia di essere ulteriormente compromesso non potendo ancora svolgere tutti i tipi di attività sportiva.

Oltre a ciò, un’altra questione da ricordare è quella dell’obbligo vaccinale, presente per diverse categorie tra cui innanzitutto quelle del personale sanitario e degli operatori delle Rsa. Per gli appartenenti a queste ultime, infatti, l’obbligo vaccinale vi sarà fino al 31 dicembre 2022, pena la sospensione dalle mansioni e dallo stipendio. Per categorie quali il personale scolastico e le forze dell’ordine nonché per gli over 50, invece, l’obbligo di sottoporsi al vaccino anti Covid terminerà il 15 giugno. Tuttavia, a differenza del personale sanitario, per accedere al luogo di lavoro è adesso sufficiente per gli appartenenti a tali categorie mostrare semplicemente il green pass base.

Una menzione speciale deve essere indubbiamente riservata ai docenti scolastici non vaccinati, che sono stati autorizzati a tornare a lavoro in maniera alquanto discutibile non potendo entrare nelle classi per svolgere la propria professione. Il decreto-legge, infatti, considera l’adempimento dell’obbligo vaccinale condizione necessaria per lo svolgimento delle attività didattiche a contatto con gli alunni, motivo per cui prevede che il dirigente scolastico debba “utilizzare il docente inadempiente in attività di supporto all’istituzione scolastica”. I professori, in pratica, sono stati riammessi a scuola da paria.

Dunque la fine dello stato di emergenza in Italia non concide affatto con la fine delle restrizioni e di quelle che anche Amnesty International ha definito “discriminazioni verso i non vaccinati”. Il certificato verde rimane necessario per svolgere molte attività così come l’obbligo vaccinale per molti cittadini. E per tutti la fine del sistema del green pass (o meglio la sua sospensione, dato che il governo si è riservato la possibilità di riattivarlo) non sarò nemmeno il primo maggio come riportato su molti media. Non sarà così, ad esempio, per le visite nelle Rsa e nei reparti di degenza delle strutture ospedaliere (dove rimarrà obbligatoria la certificazione rafforzata addirittura fino al 31 dicrembre). Non sarà così nemmeno per gli obblighi vaccinali: questi rimarranno in vigore fino al 15 giugno per gli ultra-cinquantenni e ancora fino al 31 dicembre per personale sanitario e operatori delle Rsa.

[di Raffaele De Luca]