domenica 16 Novembre 2025
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La propaganda bellica e il potere dell’ingegneria del consenso

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La propaganda bellica ha avuto in passato e ha tuttora un ruolo fondamentale nei sistemi liberali occidentali: la prima operazione propagandistica di un governo moderno ai fini di guerra è stata messa in atto negli Stati Uniti dall’amministrazione di Woodrow Wilson nel 1917 per convincere la popolazione americana a prendere parte al Primo conflitto mondiale, considerato che la quasi totalità dei cittadini statunitensi era pacifista e contraria ad un intervento in quelli che venivano considerati affari di pertinenza esclusivamente europea. Al contrario, il governo americano era a favore della g...

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Il Texas vuole rendere illegale la transizione di genere nei minori

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Lo scorso 22 febbraio, Greg Abbott, governatore dello Stato del Texas, si è rivolto al dipartimento statale per la Famiglia e per i servizi di protezione dei minori, emettendo un ordine in cui chiedeva di verificare se le procedure di transizione di genere potessero essere qualificate come “abusi sui minori” ai sensi della legge del Texas. Un vero e proprio “abuso infantile” che farebbe ricadere la responsabilità penale per una mancata segnalazione su professionisti di diversi settori come infermieri, insegnati, medici. Il governatore ha espressamente imposto ai cittadini texani di segnalare i genitori perseguibili, a meno che non si voglia essere accusati di negligenza penale. Ciò vuol dire che il mettere in atto alcune terapie è considerato come “abuso sui minori” ai sensi della legge statale e i genitori che lo consentono, potrebbero arrivare a perdere la custodia dei propri figli.

Se il Texas è uno degli Stati più conservativi e Greg Abbott si riconferma esponente dei valori cari al Partito Repubblicano, non sono mancate immediate reazioni di protesta da parte di famiglie e associazioni per i diritti che ritengono quello alla transizione di genere un diritto che non può essere negato. Fin da quando si è bambini, il proprio sesso biologico può rappresentare una gabbia, se la propria identità di genere (ovvero il sesso in cui ci si identifica) è opposta a ciò che la natura ha “assegnato” (una condizione chiamata disforia di genere). Quando si parla di transizione, c’è spesso molta confusione e il primo pensiero sembra essere relativo “all’operazione”. In realtà, il percorso è lungo, molto arduo per chi lo intraprende e pieno di step differenti. In primis e tra i passi più importanti, c’è il sostegno psicologico essenziale per chi si sente naturalmente di un sesso ma nel guardarsi, ne vede un altro. In questa logica, iniziare il percorso fin da piccoli è ritenuto un primo modo per stare meglio e cominciare ancora prima dell’adolescenza un complesso processo di accettazione. Per i più piccoli è inoltre prevista una terapia studiata appositamente, che possa anche facilitare l’individuazione o meno della disforia di genere.

Così, l’autorità giudiziaria texana ha recentemente impedito allo Stato di seguire le direttive di Abbott. I genitori che appoggiano i figli transgender sono dunque momentaneamente liberi di supportare i figli e le cure mediche senza essere penalmente colpevoli di un qualche abuso. Anzi, sotto accusa è proprio il governatore texano, dopo che l‘organizzazione non governativa American Civil Liberties Union (ACLU) si è mobilitata per fare causa a Greg Abbott, il quale da tempo tenta di contrastare la transizione di genere. Alla Camera dei Rappresentanti del Texas, il governatore aveva infatti proposto una legge volta a impedire agli atleti transgender delle scuole pubbliche di competere in squadre diverse dal loro genere di nascita. La corsa del governatore texano contro la transizione di genere ha però subito uno stop, da quando venerdì scorso il giudice distrettuale Amy Calrk Maechum ha esteso un’ordinanza che impedisca ai funzionari statali di indagare sulle famiglie che appoggiano la transizione di genere.

Secondo il giudice la direttiva del governatore Greg Abbott viola la costituzione dello stato del Texas, stessa accusa mossa anche dell’ACLU quando l’organizzazione aveva citato in giudizio il governatore. Si attende ora un processo in merito, previsto per il mese di luglio. Se i prossimi saranno mesi di tregua per le famiglie già sotto inchiesta, altri stati sembrano essere in linea con Abbott per ciò che concerne i giovani transgender. Come l’approvazione di un disegno di legge in Idaho, in cui la fornitura di assistenza per la transizione di genere diviene un crimine con tanto di ergastolo. Rimane la lotta di organizzazioni e associazioni, che trovano un potente appoggio da parte dello stesso presidente Joe Biden. Infatti, durante l’appuntamento annuale dello Stato dell’Unione tenutosi quest’anno a inizio marzo, il presidente ha chiesto al Congresso di approvare l’Equality Act. In questo modo, il Civil Rights Act del 1964 potrà essere modificato col fine di vietare la discriminazione sulla base del sesso, dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.

[di Francesca Naima]

ExoMars: ESA sospende missione con la Russia

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La seconda missione di ExoMars è stata sospesa. Il progetto, in collaborazione fra l’Agenzia spaziale europea (ESA) e russa (Roscosmos) non si farà. Lo ha annunciato l’Agenzia spaziale europea con un comunicato al termine dell’Esa Council che si è concluso ieri, 17 marzo, a Parigi. La decisione, “presa all’unanimità” da tutto il Consiglio, rientra nella serie di sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia, in risposta all’invasione ucraina. “In quanto organizzazione intergovernativa incaricata di sviluppare e attuare programmi spaziali nel pieno rispetto dei valori europei, deploriamo profondamente le vittime umane e le tragiche conseguenze dell’aggressione all’Ucraina”, ha scritto l’ESA nel comunicato.

Covid: Cdm approva allentamento misure

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Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il piano per allentare le misure anti-Covid a partire da aprile, in seguito alla fine dello stato di emergenza del 31 marzo. È arrivato infatti il via libera a «provvedimenti importanti che eliminano quasi tutte le restrizioni che hanno limitato i nostri comportamenti», ha affermato il premier Mario Draghi durante la conferenza stampa tenutasi in seguito al Cdm, aggiungendo che essi prevedano «un graduale superamento di strumenti come il certificato verde».

Guerra in Ucraina: c’è la prima bozza provvisoria per un piano di pace

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Nei giorni scorsi sono stati fatti alcuni timidi passi avanti in direzione di un accordo tra le delegazioni di Mosca e Kiev. Secondo quanto riferito dal Financial Times, infatti, le due delegazioni starebbero lavorando alla bozza per un piano di pace articolato in quindici punti: tra questi il più importante sul tavolo riguarda la rinuncia di Kiev di aderire all’Alleanza Atlantica e di ospitare armi e basi militari straniere sul suolo ucraino, in cambio della protezione di Stati Uniti, Regno Unito e Turchia. La bozza contiene anche garanzie per tutelare la lingua russa nelle zone del Donbass dove viene parlata, in quanto, a partire dal 2014 in avanti, è stato impedito dal governo ucraino alle popolazioni russofone dell’est di parlare e pregare in russo. In cambio, Mosca garantirebbe un immediato cessate il fuoco e il ritiro delle truppe dai territori occupati. Ancora lontano appare, invece, un accordo per quanto riguarda il riconoscimento delle autoproclamate Repubbliche indipendenti del Donbass da parte di Kiev e sullo status della Crimea.

La strada nella direzione di un accordo risolutivo appare, dunque, ancora in salita, in quanto la parte ucraina ha dichiarato che la bozza riflette la posizione russa. Tuttavia, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, si è detto fiducioso sulle trattative in corso: «Mi affido all’opinione dei nostri negoziatori. Dicono che i negoziati non sono stati facili per ragioni apparenti, ma c’è comunque una certa speranza di raggiungere un compromesso». Similmente, il presidente ucraino Zelensky ha da tempo cominciato a prospettare l’impossibilità dell’Ucraina di aderire alla NATO: «Abbiamo sentito per anni che le porte erano aperte, ma abbiamo anche sentito che non potevamo aderire. È una verità e deve essere riconosciuta».

Il problema più spinoso riguarda il modello di neutralità da applicare a Kiev: il Cremlino sarebbe favorevole ai modelli di neutralità austriaca o svedese, proposta accolta però con freddezza dalla delegazione ucraina. Il capo dell’ufficio presidenziale di Kiev Mykhailo Podolyak ha affermato infatti che «il modello può essere solo ucraino e solo con garanzie di sicurezza legalmente calibrate. E nessun altro modello o opzione». Nonostante ciò, sempre secondo il Financial Times «Ucraina e Russia hanno compiuto progressi significativi su un piano di pace provvisorio».

Determinante nelle trattative è stata la mediazione di Israele e Turchia: Naftali Bennett è stato, infatti, il principale mediatore internazionale nei colloqui, mentre Recep Tayyip Erdogan ha avuto una conversazione telefonica con Zelensky per aiutare a raggiungere un accordo di pace. La Turchia, del resto, pur sostenendo l’Ucraina in quanto membro della Nato, risulta strettamente legata a Mosca per quanto riguarda i settori di energia e difesa e questo le conferisce un ruolo di primo piano nella mediazione.

Allo stesso tempo, altri due eventi significativi hanno segnato un passo avanti verso la distensione e la via del dialogo: sono, infatti, ripresi i contatti ufficiali tra il Cremlino e la Casa Bianca da quando si era interrotta ogni comunicazione lo scorso 24 febbraio, giorno in cui è cominciata l’operazione militare speciale russa. I colloqui si sono svolti telefonicamente tra il consigliere americano per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan e il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolay Patrushev. Sebbene le parti siano ancora distanti, con Sullivan che ha ribadito «l’impegno degli Stati Uniti di continuare a imporre costi alla Russia», si è registrata quantomeno la ripresa dei contatti diplomatici. Similmente, il direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni, riferisce del primo colloquio a distanza dallo scoppio delle ostilità, avvenuto tra il Patriarca di Mosca Kirill – vicino al Cremlino – e papa Francesco: entrambi hanno convenuto «l’eccezionale importanza del processo negoziale in corso», sottolineando che «le Chiese sono chiamate a contribuire a rafforzare la pace e la giustizia».

Sebbene la strada per un accordo risolutivo risulti ancora lontana, la volontà di procedere con le trattative è reale, tanto che – come riporta l’agenzia russa Tass – proprio oggi il consigliere dell’ufficio presidenziale ucraino Podolyak ha confermato la volontà di raggiungere un’intesa, sebbene vi siano ancora diversi ostacoli. Ha asserito, infatti, che «l’eliminazione dei disaccordi può richiedere da diversi giorni a una settimana e mezzo. Durante questo periodo dobbiamo avvicinarci alla stesura di un trattato di pace». Infine, non è escluso un incontro diretto tra Putin e Zelensky. La Turchia, infatti, si è detta disponibile per un incontro di alto profilo tra i Presidenti dei due Stati in conflitto. Circostanza però che – stando alle dichiarazioni del ministro degli Esteri Lavrov – potrebbe aver luogo solo una volta raggiunto un compromesso tra le due delegazioni per firmare gli accordi definitivi.

[di Giorgia Audiello]

Ucraina: oltre 50.000 profughi arrivati finora in Italia

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Sono finora più di 50.000 – precisamente 50.649 – i profughi in fuga dal conflitto in Ucraina arrivati in Italia. A renderlo noto è stato il Viminale, il quale ha fatto sapere che la maggioranza sia composta da donne, 25.846, e da minori, 20.478, mentre gli uomini recatisi al momento nel nostro Paese sono 4.325. Le principali città di destinazione dichiarate al momento dell’ingresso in Italia, invece, sono Milano, Roma, Napoli e Bologna.

La Casa Bianca riunisce gli influencer per farli portavoce della propaganda USA

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La Casa Bianca ha riunito 30 tiktoker per illustrare gli interessi strategici americani relativi alla guerra in Ucraina. Lo ha rivelato recentemente un report del The Washington Post, il quale ha spiegato nei dettagli che l’Amministrazione Biden si sia appoggiata all’associazione Gen Z For Change per selezionare dei top “content creator” utili a portare la narrazione USA sul noto social network. Una iniziativa che non è una prima volta, ma una riedizione di quanto già recentemente messo in campo al fine di invogliare gli utenti del web a vaccinarsi.

Tenendo conto che le generazioni più giovani siano solite a tenersi informati perlopiù attraverso i canali internettiani, i Governi – ma anche le aziende – di tutto il mondo hanno velocemente compreso che non sia più sufficiente affidare la propria comunicazione a conferenze stampa ingessate o a testate giornalistiche di stampo arcaico. In questo caso, gli obiettivi sono cristallini, ovvero contrastare la propaganda russa con una contro-propaganda a stelle e strisce.

Il Cremlino, dal canto suo, non ha certamente mancato di scomodare gli influencer per promuovere la sua visione di quell’“operazione speciale” di liberazione che ha molto in comune con una più prosaica invasione militare. Mosca è peraltro ben rodata nell’intasare la Rete con la guerra dell’informazione, tant’è che in passato aveva persino consolidato vere e proprie “fabbriche” di meme internettiani. Pur senza scavare troppo a fondo, è facile però rendersi conto che le celebrità dei social media siano ormai parte integrante anche delle strategie propagandistiche di Beijing e dell’Arabia Saudita. Persino il Ministero alle Politiche Giovanili italiano aveva preso in considerazione nel maggio 2021 di avviare un’”operazione giovani” mirata a smuovere dalle reticenze gli under-30 dubbiosi nei confronti della campagna vaccinale.

Inutile altresì fingere ingenuità: i vip, la cultura e lo sport sono da sempre megafoni perfetti per la diffusione di messaggi di natura politica. Elvis Presley era divenuto il volto statunitense della lotta alla poliomielite, la CIA ha imposto il proprio dominio sull’arte contemporanea degli anni ’50 e Riyadh si mostra progressista colonizzando fino al 2027 la scena del wrestling WWE, giusto per fare qualche esempio.

Allo stesso tempo, è comunque allarmante che questo trend politico abbia investito anche la sfera degli influencer. Come suggerisce il fosco appellativo di marketing con cui questi individui vengono fregiati, il loro scopo è perlopiù – se non esclusivamente – quello di “influenzare” atteggiamenti e consumi dei loro follower creando canali d’intrattenimento che simulano rapporti amicali tra autore e utente. In questo contesto, i confini tra informazione promozionale e opinioni disinteressate sfumano fino a diventare indistinguibili, anche perché sia i protagonisti dei social che le aziende che li foraggiano preferiscono non esplicitare l’eventuale passaggio di soldi. L’efficacia del product placement e della pubblicità occulta si basa sull’illusione della spontaneità, dopotutto.

L’influencer medio è estremamente abile nel sapersi vendere, ma non è detto che questi sia dotato degli strumenti o della rigidità deontologica utile a contrastare le propagande e a rifiutare contratti commerciali dai retroscena controversi. Non bisogna però fare di tutta l’erba un fascio: ascoltando la registrazione del briefing illustrato dalla Casa Bianca ai content creator è possibile incappare in soggetti che effettivamente muovono al Governo statunitense dei quesiti legittimi e che meriterebbero risposta, ma che sono frustrati da feedback fiacchi che sanno più di comunicato stampa che di confronto vero e proprio. D’altronde, all’Amministrazione Biden non interessa certamente chiarire i dubbi, come per i suoi omologhi gli è sufficiente trasferire le proprie narrazioni a coloro che, per stessa ammissione della Casa Bianca, hanno un «pubblico più vasto di molti organi di stampa». 

[di Walter Ferri]

Il Ministero della Salute ha reso illegale l’uso di ayahuasca in Italia

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Con un decreto ministeriale del Ministero della Salute del 23 febbraio 2022, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 14 marzo, l’ayahuasca è stata inserita nella tabella I delle sostanze stupefacenti del Testo Unico sulle droghe. Nella stessa tabella sono state fatte rientrare anche la Banisteriopsis caapi e la Psychotria viridis, le due piante dalle quali si estraggono i principi attivi del preparato (armalina, armina e DMT). Insistendo con l’approccio proibizionista, il Governo criminalizza così un preparato con secoli di storia alle spalle, utilizzato in molti contesti come sostanza curativa e dalle importanti connotazioni antropologiche e sociali.

L’ayahuasca, decotto di sostanze psicotrope con una storia molto antica radicata nelle tradizioni sudamericane, è stato definitivamente inserito all’interno della lista di sostanze stupefacenti proibite. Si tratta di una bevanda con secoli di storia alle spalle, preparata tradizionalmente dagli sciamani indigeni mischiando le liane polverizzate della Banisteriopsis caapi e le foglie di Psychotria viridis. Utilizzata a scopo curativo per malesseri emozionali e fisici, di gruppo o individuali, provoca sensazioni simili alla LSD ma “più intense ed esperienziali”. Alcuni studi avrebbero inoltre dimostrato l’efficacia del preparato nel trattamento di stati depressivi, dipendenze da droghe pesanti, alcolismo e patologie di ordine fisico. Non si tratta di un narcotico perché la DMT, il principale principio attivo insieme all’armina e all’armalina, è la medesima sostanza prodotta dalla ghiandola pineale del cervello umano quando la notte il sonno entra in fase REM.

La decisione del Ministero della Salute di introdurre l’ayahuasca nella lista delle sostanze proibite deriva dalla “considerazione delle informazioni estrapolate dalla letteratura internazionale” e in seguito a 5 segnalazioni del Sistema Nazionale di Allerta Precoce sulle droghe della Presidenza del Consiglio dei ministri “concernenti le segnalazioni di sequestri di estratti o di materiale vegetale secco o di polveri, contenenti le sostanze DMT, armalina e armina, effettuati sul territorio nazionale dalle forze dell’ordine” e di (solamente) due segnalazioni di intossicazione avvenute nel 2011 e nel 2018 in seguito all’assunzione di armina. Per la coltivazione, l’estrazione dei principi attivi, la cessione o la detenzione non per uso personale sono previsti dai 6 ai 20 anni di carcere.

La storia di lunga data dell’ayahuasca, ricchissima dal punto di vista antropologico e curativo, arricchisce questa sostanza di un complesso insieme di significati e attributi non riassumibili sotto la semplicistica etichetta di “sostanza stupefacente”. Il mondo accademico infatti, dopo l’importazione del preparato nel mondo occidentale, si è molto interessato alle sue proprietà proprio in ragione del potenziale terapeutico di tale mix di piante. Tuttavia, con la decisione di metterla del tutto fuori legge, il Ministero dimostra ancora una volta di non conoscere mezze misure tra la liberalizzazione e il proibizionismo.

[di Valeria Casolaro]

Covid, cabina di regia: verso stop al Green Pass da maggio

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In Italia vi sarà un allentamento delle misure anti Covid: è quanto sarebbe stato deciso durante la cabina di regia tenutasi a Palazzo Chigi questa mattina. Nello specifico, si sarebbe stabilito di mantenere l’obbligo di presentare il certificato verde in alcuni ambiti (base o super in base ai diversi luoghi) ancora fino al 30 aprile, mentre da maggio potrebbe non essere più necessario esibirlo. Da aprile, inoltre, non sarà più richiesto il green pass sui bus ed in generale sui mezzi di trasporto pubblico locali e l’obbligo di super green pass sui luoghi di lavoro dovrebbe decadere per gli over 50, che dovrebbero esibire semplicemente il certificato base. Tali decisioni dovrebbero essere oggetto di una conferenza stampa che il premier, Mario Draghi, terrà insieme al ministro della Salute, Roberto Speranza, al termine del consiglio dei Ministri che dovrebbe tenersi a breve.

Malles, il comune altoatesino che sta fermando l’avanzata dei pesticidi

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Le cittadine di Malles, turistico comune altoatesino, dopo una lunga battaglia sono riuscite a fermare l’avanzata dei pesticidi. L’Alto Adige è un paese frutticolo e la coltivazione intensiva delle mele è praticata in tutta la Val Venosta. Si tratta di frutticoltura convenzionale la quale, per eliminare i parassiti che massicciamente attaccano le piante da frutto, non riesce a fare a meno dei pesticidi. Un problema notevole, considerando che quando soffia il vento, questi vengono trasportati per molti chilometri. Una dinamica che ha spinto le donne altoatesine a farsi coraggio e a contrastare il giro di interessi economici che ruota attorno all’impiego delle nocive sostanze chimiche.

Il tutto è partito anni fa, quando Martina Hellrigl, mamma imprenditrice di origini svizzere, poco dopo essersi trasferita in Alto Adige, si imbatté in un agricoltore di erbe aromatiche biologiche. Questo raccontò di come le sue piantagioni fossero risultate contaminate da pesticidi, dopo che, accanto al suo campo, vennero piantati dei meli. Non potendo fare certificare le sue erbe, trasferì la sua attività più lontano, ma di lì a poco, si verificò nuovamente il problema. L’esperienza dell’uomo colpì molto Martina, spingendola ad andare più a fondo nella questione e, indagando e chiedendo informazioni, scoprì che già da anni, alcune persone, si stavano interessando alla causa, seppur con difficoltà. Il problema dei pesticidi era un argomento quasi tabù, e se da un lato c’era la paura delle colture contaminate, dall’altro pesava la consapevolezza di essere davanti a una questione delicata, la quale andava a toccare gli interessi economici di alcune realtà e metteva a dura prova l’equilibrio relazionale della comunità.

Ciononostante Martina Hellrigl ha deciso di attivarsi. Con l’invio di diverse lettere al giornale locale Vinschger Wind, in cui venne espressa la paura per la contaminazione da pesticidi che interessava i loro terreni, e il passaparola tra le donne del paese, nacque il movimento “Hollawint”. Fu proprio grazie a quest’ultimo che venne organizzata la presentazione pubblica di una petizione referendaria presso l’ufficio comunale, durante il quale le attiviste spiegarono i loro obiettivi, le loro idee, ma soprattutto le conseguenze negative che sarebbero arrivate se avessero continuato a non affrontare il problema. Così, a fine agosto 2014, 2477 cittadini con il 76% di voti favorevoli, dissero “no” ai pesticidi.

Il referendum però, nonostante siano passati anni, non è ancora stato attuato. In più ci sono stati degli scontri, molti dei quali finiti in tribunale. Alcuni agricoltori hanno chiesto l’intervento dell’Associazione degli Agricoltori, facendo causa ai promotori del referendum e ad altre associazioni e istituzioni che sostengono la battaglia. Ma le cittadine del piccolo comune non si sono mai arrese, e hanno deciso di compiere un ulteriore passo con la fondazione della cooperativa sociale Vinterra per l’affitto di terreni da preservare. Con questa iniziativa, già 4,5 ettari compresi tra Malles e Glorenza, proliferano di colture biologiche. Inoltre, tutto il movimento creato da Hollawint ha innescato dei cambiamenti positivi nel paese: quello che prima era un tabù, adesso è un tema sentito; molte persone hanno cambiato il loro modo di pensare, tanti agricoltori sono passati al biologico e i loro prodotti vanno a ruba.

[di Eugenia Greco]