sabato 26 Aprile 2025
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Documento interno Nestlé: 60% dei nostri prodotti non sono sani

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Nestlè, la più grande azienda alimentare del mondo, ha ammesso che oltre il 60% dei suoi prodotti (cibi e bevande) non possono essere definiti sani e che alcuni di essi non potranno mai esserlo, «indipendentemente dai tentativi di rinnovarli». È quanto si apprende da un documento interno della multinazionale svizzera a cui ha avuto accesso il Financial Times, che ha riportato in un articolo le informazioni in esso contenute. Secondo il quotidiano, il rapporto è stato preparato all’inizio di quest’anno ed inviato agli amministratori della società. Esso riferisce che solo il 37% degli alimenti e delle bevande Nestlé ha ottenuto un punteggio superiore a 3,5 punti, ossia la soglia minima per definirli “sani” sulla base di un sistema di valutazione australiano utilizzato dagli esperti del settore in tutto il mondo per comprendere quanto un prodotto sia salutare. Inoltre il documento rileva che, all’interno del portafoglio complessivo di cibi e bevande dell’azienda, il 70% dei prodotti alimentari, il 99% di quelli del comparto pasticceria e gelateria ed il 96% delle bevande non ha raggiunto tale soglia. L’82% delle acque minerali e il 60% dei prodotti lattiero-caseari hanno invece ottenuto risultati migliori, ricevendo punteggi superiori a questa cifra.

Infine, nel rapporto vengono anche riportati alcuni esempi di alimenti malsani, tra cui il “Nesquik alla fragola” venduto negli Stati Uniti. Esso contiene 14 grammi di zucchero in una porzione da 14 grammi nonché piccole quantità di aroma e colorante, tuttavia viene presentato ai consumatori come «perfetto a colazione per preparare i bambini alla giornata».

Va ricordato, però, che tutti questi dati escludono alcuni prodotti, come quelli per le persone con determinate condizioni mediche, il cibo per animali domestici ed il caffè. Per questo essi «rappresentano circa la metà delle entrate annuali totali di Nestlé, pari a 92,6 miliardi di franchi svizzeri», che corrispondono ad oltre 84 miliardi di euro.

[di Raffaele De Luca]

Francia: in tilt i numeri di emergenza, 4 morti

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In Francia almeno 4 persone, tra cui anche un bambino di 2 anni, hanno perso la vita a causa dei mancati soccorsi in seguito al blocco totale (durato 6 ore) del servizio dei numeri di emergenza. È questo il bilancio attuale dovuto ad un guasto dell’operatore telefonico Orange verificatosi nella giornata di mercoledì. Al momento, Orange ha escluso che esso possa essere stato la conseguenza di un attacco informatico ed ha presentato le sue scuse per quanto accaduto.

L’Ue si appresta a siglare un nuovo accordo sui migranti con la Turchia

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Nonostante l’Europa continui a criticare il presidente turco Erdogan per il mancato rispetto dei diritti civili e il premier italiano lo abbia definito nientemeno che «un dittatore» poche settimane fa, l’Unione si appresta a siglare un nuovo patto con la Turchia. La base è la consueta: soldi in cambio di frontiere chiuse ai migranti.

Nelle scorse settimane hanno avuto luogo numerosi incontri tra le autorità turche e i rappresentanti dell’UE. Bruxelles e Ankara, in particolare, hanno ripreso degli accordi risalenti al 2016, nei quali la Turchia si impegnava a bloccare i flussi migratori attraverso i suoi confini, trattenendo i migranti che cercavano di raggiungere la Grecia. In cambio, il paese doveva ricevere fondi da usare per l’accoglienza dei rifugiati all’interno dei confini nazionali. L’UE prometteva inoltre l’accelerazione del processo di adesione della Turchia all’unione e la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi, nonché degli aiuti economici.

In cambio della salvaguardia del confine greco-turco, l’Unione Europea avrebbe garantito fondi pari a 6 miliardi di euro, di cui la Turchia dice di aver visto poco più della metà. Già allora l’accordo era stato duramente criticato dalle associazioni di difesa dei diritti umani tra cui l’UNHCR. La Turchia, innanzitutto, non ha adottato la Convenzione di Ginevra del 1951, che definisce i diritti dei rifugiati, il che fa sospettare della qualità dell’accoglienza in territorio turco. Numerosi sono stati poi i sospetti che l’accordo fosse in violazione della legge internazionale.

Nonostante queste premesse poco promettenti, l’accordo era stato siglato, riportando anche un discreto successo, tra il 2016 e il 2019, nella limitazione dei flussi verso l’Europa. A motivare la ripresa delle negoziazioni è stata la recente decisione del presidente turco Erdoğan di riaprire i confini. Anche in questo caso, si trattava di un capriccio di natura politica, legato ad un episodio di scontro con la Nato in territorio siriano. Un gioco di affronti che ha portato l’UE a fare un passo indietro.

Oggi che i flussi migratori non sono certo ai livelli del 2016, l’ipocrisia delll’Unione Europea fa pensare. Da una parte, l’unione denuncia appassionatamente l’autoritarismo turco per via delle sue numerose violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali sia a danno della minoranza curda che dell’opposizione ideologica interna al paese. Dall’altra, se si tratta di proteggere i confini da migranti e rifugiati, l’UE è ben disposta a perdonare queste mancanze e addirittura di promettere fondi e collaborazioni.

[di Anita Ishaq]

Usa: Biden vieta investimenti in 59 aziende cinesi

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Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha firmato un ordine esecutivo con cui viene vietato alle aziende americane di investire in 59 società cinesi. L’ordine rafforza ed estende il divieto imposto dall’ex presidente Donald Trump avente ad oggetto le compagnie legate all’esercito del partito comunista cinese. Adesso, infatti, esso comprende tutto il settore della difesa e della sicurezza, anche in relazione alla violazione dei diritti civili e dei valori democratici. Tale provvedimento entrerà in vigore il 2 agosto.

Danimarca: approvata legge per aprire centri richiedenti asilo fuori da Ue

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Il parlamento di Copenaghen ha approvato nella giornata di oggi una legge che consentirà di aprire centri di accoglienza per i richiedenti asilo fuori dal territorio nazionale ed europeo. Nonostante vi sia stata l’opposizione di alcuni gruppi di sinistra, il testo è passato con un’ampia maggioranza grazie al sostegno ricevuto dalle formazioni di destra ed estrema destra. Esso rientra all’interno della stretta sull’immigrazione voluta dal governo socialdemocratico guidato dalla premier Matte Frederiksen in quanto ha un chiaro scopo deterrente: dissuadere l’arrivo dei migranti in Danimarca.

Italia, niente fondi per le cure anti-Covid: ricercatori costretti al crowdfunding

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L'Università di Ferrara, a causa della scarsa quantità di denaro messa a disposizione dal governo per la ricerca sulle cure anti-Covid, ha lanciato una campagna di crowdfunding con l'obiettivo di raccogliere i fondi per effettuare gli studi nei confronti di un medicinale da utilizzare contro il virus ed avente finalità sia terapeutiche che profilattiche. Si tratta di uno spray, contenente uno o più farmaci antivirali da somministrare tramite inalazione nasale/polmonare, che da un lato potrebbe trattare gli asintomatici e dall'altro ridurre la contagiosità dei soggetti positivi. Tale prodotto i...

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Naufragio al largo della Tunisia: almeno 23 migranti morti

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Sono almeno 23 i migranti che hanno perso la vita in seguito ad un naufragio avvenuto al largo delle coste tunisine. È quanto ha riferito ad “InfoMigrants” una fonte dell’organizzazione umanitaria della Mezzaluna rossa tunisina. Altre 70 persone sono invece state trovate e salvate: nello specifico 37 eritrei, 32 sudanesi ed un egiziano, tutti di età compresa tra i 15 ed i 40 anni. Infatti secondo quanto dichiarato da Mongi Slim, un funzionario della Mezzaluna Rossa, la barca trasportava più di 90 migranti. Essa era partita dal porto libico di Zuara ed era diretta in Europa.

A Pisa, un “super computer” combatte il Parkinson

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Un altro importantissimo progresso è stato compiuto nella medicina grazie all’intelligenza artificiale (AI). L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Pisa ha infatti inaugurato un computer in grado di formulare diagnosi precoci di malattie celebrali come il Parkinson. Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa che colpisce molte persone nel mondo. Purtroppo però, molto spesso la diagnosi arriva tardivamente, quando sono già comparsi i tipici sintomi, quali il tremore, la rigidità muscolare, i problemi nell’equilibrio e nei movimenti. Questi segnalano che il cervello del paziente ha già subito lesioni irreversibili. Per questo motivo, si ritene che scoprire il Parkinson in fase pre-clinica, possa consentire di prevenire o comunque rallentare la sua progressione, tramite la somministrazione di farmaci specifici per il contrasto della neurodegenerazione.

Lo studio “The role of deep convolutional neural network as an aid to interpret brain 18F-DOPA PET/CT in the diagnosis of Parkinson’s Disease” recentemente pubblicato sulla rivista scientifica European Radiology, spiega come sia stato sviluppato un software di intelligenza artificiale in grado di riconoscere un paziente con Parkinson anche in fase iniziale di malattia, riscontrando piccoli deficit di metabolismo a livello delle strutture cerebrali interessate. Come spiegato dagli esperti, in questo caso l’applicazione dell’intelligenza artificiale consiste nella creazione di algoritmi di apprendimento automatico, i quali vengono addestrati ad imparare e a decifrare i dati forniti tramite, ad esempio, le immagini diagnostiche mediche. È giusto però specificare che l’AI non può sostituire l’uomo. Queste tecnologie forniscono infatti agli operatori sanitari solo un supporto nella lettura dei dati e nel cogliere elementi significativi che, altrimenti, non sarebbero di facile rilevazione quando le alterazioni patologiche sono di lieve entità e quindi ad uno stadio precoce della malattia.

Ultimamente, l’intelligenza artificiale è sempre più applicata nella medicina. Un importante accordo è stato firmato tra l’Istituto Auxologico di Milano e il Centro Alma Human Al dell’Università di Bologna, riguardante la necessità di applicare l’AI alla diagnosi e alla cura delle patologie cardiovascolari. Così come per il diabete, malattia che condiziona quotidianamente la vita delle persone e che per questo necessita un monitoraggio costante e continue attenzioni terapeutiche. La sua difficile gestione e, in particolare, della terapia insulinica, fa sì che oltre 7 persone su 10 con diabete di tipo 1 non raggiungano un buon controllo glicemico. Per questo è stato sviluppato il DBLG System, un sistema ibrido ad ansa chiusa per la somministrazione automatica di insulina, che permette di agevolare la gestione del diabete. Questo tipo di sistemi – hanno dichiarato gli esperti – segnano un importante passo avanti nell’evoluzione verso i pancreas artificiali, poiché permettono l’erogazione automatica di insulina giorno e notte in risposta ai valori glicemici riscontrati dal sensore, con la richiesta dell’intervento del paziente solo al momento del pasto, quando è necessario inserire la quantità di carboidrati assunti.

La telemedicina ha dato inizio ad una nuova era. Si teme però che con la sempre più imponente applicazione dell’intelligenza artificiale in questo campo, ci sia il rischio di discriminazione di genere o razza. Il commento di Peter Embi dell’Indiana University pubblicato su Jama Network Open, parte da uno studio che ha analizzato un algoritmo usato per determinare il rischio di depressione post partum. Dall’analisi è emerso che l’algoritmo, se non viene corretto, porta discriminazioni nei confronti delle donne di colore, in quanto agisce in base a dati raccolti su una popolazione in maggioranza di razza bianca. Il corpo bianco e maschile è sempre stato usato per la ricerca delle terapie, pertanto è importante che i dispositivi AI non seguano lo stesso schema. Sicuramente gli algoritmi sono molto utili nelle diagnosi, nella scelta delle terapie e nella ricerca, fungendo da “occhi aggiuntivi” per i medici. Possono però emergere pregiudizi durante il loro utilizzo, soprattutto se i dati usati per formare i modelli che li completano, non sono rappresentativi e non tengono conto di fattori come la razza o il genere.

 

[di Eugenia Greco]

Stellantis: cassa integrazione in Italia, centinaia di assunzioni all’estero

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Stellantis, gruppo automobilistico nato dalla fusione di FCA con PSA, sta man mano sempre più staccandosi dal nostro paese. Per chi lo avesse dimenticato, FCA era a sua volta frutto della fusione dell’italiana FIAT con Chrysler. Dunque stiamo parlando della nuova casa automobilistica che ha origine dall’azienda della famiglia Agnelli-Elkann che tanto ha dato al nostro paese ma che certamente ha avuto anche molto in cambio, riuscendo a sopravvivere nei momenti più difficili grazie a generosi interventi a fondo perduto dello Stato italiano. Potremmo dire che la riconoscenza del Paese non è stata molto contraccambiata. Già con la nascita di FCA c’erano già stati tagli di produzione in Italia e le sedi legale e fiscale erano emigrate verso lidi più convenienti all’azienda. Adesso, con la nascita di Stellantis il trend emigratorio sembra incrementare ancora.

Nel grande stabilimento di Melfi, in Basilicata, è stato annunciato 1.000 lavoratori saranno messi ancora in cassa integrazione anche per il mese di giugno. Gli operai sono mobilitati in presidi e iniziative sindacali nonché con manifestazioni. Con il nuovo corso di Stellantis, i lavoratori degli stabilimenti ex FCA temono una smobilitazione della produzione dal nostro Paese. Infatti, nel mentre, l’azienda annuncia assunzioni negli Stati Uniti (circa 500) e in Francia (circa 1300). Va ricordato che quest’ultima ha una quota diretta dello Stato all’interno di Stellantis poiché già presente nell’azionariato di PSA. Lo Stato francese ha quindi interesse diretto nell’azienda e certamente riesce ad esercitare una forza attrattiva maggiore con una pianificazione industriale ben studiata.

Nel primo trimestre dell’anno, Stellantis si è già piazzata alla testa d’Europa superando il Gruppo Volkswagen, beneficiando delle buone vendite dell’ex gruppo PSA mentre in Italia non si riesce a mantenere il passo con ritardi nel lancio dei nuovi modelli e con un tessuto industriale che cade a pezzi e con strategie e pianificazioni che mai vengono rispettate e che non raggiungono gli obiettivi prefissati. Carlos Tavares, Ceo di Stellantis, ha fatto notare come il costo di produzione in Italia sia maggiore come lo è la difficoltà dell’approvvigionamento delle materie.

Altra cosa che ha fatto notare Tavares è la scarsa attenzione del Recovery Plan del governo italiano per il settore automobilistico. Per quanto concerne la mobilità elettrica, l’inizio della produzione delle batterie è già stato affidato alla Francia che inizierà nel 2023 con un nuovo polo di produzione mentre il secondo verrà avviato in Germania nel 2025. Il terzo polo, non ancora assegnato, potrebbe finire alla Spagna, anziché all’Italia. Se il piano di Draghi ha previsto 1 miliardo di euro per energie rinnovabili e batterie, quello spagnolo prevede 10 miliardi e l’Italia rischia seriamente di perdere anche la produzione delle batterie delle nuove auto elettriche che saranno prodotte.

Mentre avviene tutto ciò, dopo decenni di prestiti e finanziamenti a fondo perduto dello Stato italiano all’azienda che un tempo prendeva il nome di FIAT, John Elkann viene addirittura nominato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Cavaliere del Lavoro. Una delle massime onorificenze della Repubblica è quindi stata conferita a colui che ha portato la sede della finanziaria di famiglia, la Exor, in Olanda evitando così di pagare le tasse in Italia. Così patriota da portarvi successivamente anche la sede di Ferrari e quella di FCA.

[di Michele Manfrin]

Sri Lanka chiede aiuto all’India per probabile marea nera

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Lo Sri Lanka ha chiesto aiuto all’India per proteggere le sue coste dalla potenziale marea nera creata dal naufragio di una nave cargo nell’Oceano Indiano, la MV X-Press Pearl, dovuto ad un incendio durato 13 giorni.  La guardia costiera indiana aveva già partecipato alle operazioni per domare le fiamme divampate a bordo della nave lo scorso 20 maggio.