«Credo che il 31 di marzo lo stato di emergenza non sarà prorogato. E per la fine di febbraio avremo abbandonato tante di quelle restrizioni che oggi abbiamo. Forse andrebbe ripensato anche il green pass, in base all’andamento del virus, e anche il tipo di vaccinazione, che tra l’altro andrà rimodulata, fatta su persona». È quanto ha affermato in una intervista a La Repubblica il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. «La circolazione del virus sarà più limitata, pian piano toglieremo le mascherine prima all’aperto e successivamente al chiuso e andrà poi rimodulato il Green Pass e la campagna vaccinale, sulla base della reale esigenza sanitaria».
Cdm: mascherine all’aperto e discoteche chiuse per altri 10 giorni
L’obbligo di indossare la mascherina all’aperto e la chiusura delle discoteche saranno prorogati per altri dieci giorni: a riportarlo è l’agenzia di stampa Ansa, la quale – rifacendosi a diverse fonti di governo – comunica che tale intesa sarebbe stata raggiunta durante il Consiglio dei ministri di oggi. Le misure in questione, se non prolungate, sarebbero scadute proprio nella giornata di oggi.
Green Pass: i tabaccai costringono alla retromarcia il governo Draghi
Dopo l’incontro tra i rappresentati della Federazione nazionale tabaccai (Fit) e il Sottosegretario alla Salute Andrea Costa, il governo ha deciso di accogliere le richieste della categoria esentando gli esercenti dall’obbligo di verificare che i clienti siano in possesso del Green Pass ed invitando questi ultimi ad effettuare semplicemente dei controlli a campione. A darne notizia è proprio la Federazione nazionale tabaccai, che attraverso le parole del suo Presidente Nazionale Giovanni Risso ha ringraziato il governo ed in particolar modo il Sottosegretario Costa non solo per aver compreso le ragioni della categoria ma «anche per aver provveduto con tempestività attraverso la risposta ad un quesito presentato dalla Federazione».
In tal senso, come si legge all’interno di una FAQ esplicativa recentemente pubblicata sul sito del Governo Italiano, «i titolari degli esercizi per i quali è richiesto il green pass base non devono effettuare necessariamente i controlli sul possesso dello stesso all’ingresso, ma possono svolgerli a campione successivamente all’ingresso della clientela nei locali». La specifica vale dunque non solo per i tabacchi ma per tutti gli esercizi commerciali «diversi da quelli che soddisfano le esigenze alimentari, mediche e di prima necessità»: in altre parole, per gli esercizi commerciali non essenziali in cui dal primo febbraio occorre entrare con il Green Pass base. Una precisazione significativa dunque, arrivata però tramite una FAQ, a quanto pare di fatto elevata a strumento giuridico da parte del governo Draghi.
Essa specifica in pratica, come sottolineato dalla Federazione italiana tabacchi, che dal primo febbraio i tabaccai ed i titolari di esercizi in cui i clienti possono entrare solo se in possesso di Green pass base non avranno l’obbligo di controllo, motivo per cui in caso di controllo delle Forze dell’Ordine «sarà soggetto a sanzione solo il cliente». Ovviamente, però, qualora quest’ultimo all’atto della verifica da parte del tabaccaio «dovesse risultare sprovvisto di certificazione verde, dovrà essere invitato ad uscire e non dovrà essere servito». L’unica eccezione a tutto questo, per quanto riguarda i tabaccai, si ha nel caso in cui i clienti volessero giocare alle slot machines e alle scommesse, dato che il tabaccaio dovrà verificare che ciascun cliente sia in possesso del Green Pass rafforzato come previsto dal legislatore.
Detto ciò, bisogna ricordare che si tratta di una vittoria ricercata fortemente ed ottenuta con sudore da parte della categoria dei tabaccai: la settimana scorsa infatti era stato minacciato uno sciopero da parte della stessa, con i tabaccai che si erano detti pronti a chiudere le serrande se il governo non avesse ascoltato la loro voce. A tale minaccia, però, ha fatto seguito l’incontro con il sottosegretario alla Salute Andrea Costa conclusosi positivamente per gli esercenti, che come detto dovranno effettuare solo dei controlli a campione.
[di Raffaele De Luca]
Covid: partygate a Hong Kong, ministro dell’Interno si dimette
Il ministro dell’Interno di Hong Kong, Caspar Tsui, ha rassegnato le sue dimissioni per aver partecipato ad una festa di compleanno svoltasi pochi giorni dopo che le autorità avevano esortato i cittadini ad evitare gli assembramenti per limitare la diffusione del Covid. «Intendo lasciare l’incarico oggi», ha affermato in tal senso Tsui spiegando di non aver dato «il migliore esempio», essendo egli uno dei principali funzionari ad aver guidato «la lotta contro l’epidemia». Alla festa, tenutasi il 3 gennaio scorso, hanno partecipato oltre 200 persone, tra cui decine di funzionari e deputati del parlamento locale.
Analfabetismo funzionale, l’Italia è uno dei peggiori paesi in Europa
In Italia circa il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni è analfabeta funzionale. Significa che non sa né leggere né scrivere? No. Vuol dire invece che alcune persone non sono in possesso delle abilità necessarie a comprendere a pieno e usare le informazioni quotidiane, che abbiamo costantemente attorno.
Nel dettaglio, secondo i dati dell’indagine Piaac-Ocse del 2019, riportati da Truenumbers, vi è un 5,5% che comprende solo informazioni elementari, contenute all’interno di testi molto brevi, caratterizzati da un vocabolario base. Un altro 22,2%, invece, si limita alla comprensione di testi misti (sia cartacei che digitali) purché siano corti abbastanza.
È uno dei dati peggiori in Europa, che oltre a danneggiare la persona stessa, influisce sul progresso tecnologico.
Un individuo che fa fatica a comprendere un testo cartaceo scritto, ha ancora più problemi se questo è riportato su una pagina web. Un analfabeta funzionale diventa, così, spettatore passivo, che guarda senza recepire e assorbire nessun tipo di informazione utile.
A livello globale i giovani e gli adulti che possono essere definiti tali sono 773 milioni. Un dato che nei prossimi report sarà sicuramente maggiore, visto che, a causa della pandemia, il 62,3% dei giovani non ha potuto frequentare le lezioni in classe.
Per fare qualche esempio, un analfabeta funzionale ha persino difficoltà a reperire un numero telefonico sulla rubrica del proprio smartphone. Non comprende, cioè, che questo possa trovarsi all’interno di un’apposita sezione. Molto probabilmente l’individuo sarà in grado di leggere le cifre in sequenza, ma non di comprenderne il senso.
È chiaro che per i Paesi (come l’Italia) in cui le percentuali di analfabeti funzionali sono molto alte, la possibilità per il sistema di essere innovativo e competitivo con gli altri si abbassa notevolmente. Le persone prese in analisi dall’indagine Ocse rientrano nella fascia d’età in cui si ipotizza che queste abbiano un lavoro o che stiano cominciando ad inserirsi all’interno della società.
Ci sono delle possibili strategie da attuare per limitarne la diffusione? Sì, principalmente investendo in istruzione e formazione. La qualità e le modalità di insegnamento sono alla base. L’E-learning – termine con cui si intende l’uso delle tecnologie multimediali e di Internet per migliorare la qualità dell’apprendimento – permetterebbe ad esempio di muoversi attraverso delle “simulations”, cioè aiutando persone con difficoltà di lettura e scrittura a proiettarsi direttamente nella realtà.
Ma la scuola da sola non può bastare: anche la famiglia ha un ruolo chiave nella formazione dei bambini e potrebbe fare la differenza spronandoli, ad esempio, alla lettura individuale, o ad alta voce, che attiva maggiormente la mente e la stimola al pensiero.
[di Gloria Ferrari]
Siria, attacco aereo di Israele contro Hezbollah
Nella notte in Siria sono stati portati a termine attacchi aerei contro postazioni militari e depositi di armi di Hezbollah, l’organizzazione paramilitare islamista libanese, nei pressi di Damasco, la capitale del Paese. Lo riporta l’agenzia Ansa, citando la Ong Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus). L’organizzazione riporta che “Alcune posizioni del gruppo libanese Hezbollah nella regione orientale di Qalamoun, a nord-est di Damasco, sono state bersagliate da attacchi aerei israeliani prima dell’alba” ed hanno colpito “postazioni militari e depositi di armi appartenenti a Hezbollah”.
Israele continua a demolire le case palestinesi, il caso alla Corte Internazionale
Il 19 gennaio la polizia israeliana ha cacciato dalla propria abitazione la famiglia palestinese Salhiye, residente a Sheikh Jarrah, quartiere di Gerusalemme Est emblematico per le proteste all’origine della violenta escalation di scontri di maggio 2021. La loro casa era diventata il simbolo della resilienza palestinese, contro gli sfratti. Ma è stata demolita senza pietà. Gli agenti si sono presentati davanti all’abitazione Salhiye per eseguire l’ordine di sfratto, ma i familiari sono saliti sul tetto, minacciando di uccidersi con una bombola di gas e della benzina. «Viviamo qui dagli anni ’50 e non abbiamo altro posto dove andare».
Secondo la ricostruzione del quotidiano israeliano Haaretz, quella terra era stata acquistata dal padre di Mahmoud Salhiye nel 1967, ma in base alla legge israeliana sulla “proprietà degli assenti”, è stata successivamente confiscata perché – secondo le normative di Israele – la famiglia non ha più il diritto di possederla.
Dopo la demolizione, la polizia israeliana ha arrestato 18 uomini, tra cui alcuni membri della famiglia e altri loro sostenitori, con l’accusa di “aver violato un ordine del tribunale, essersi asserragliati in modo violento e disturbo della quiete pubblica”.
Perché tanto accanimento? Secondo le autorità israeliane, quei terreni erano stati in realtà destinati a una scuola per bambini con bisogni speciali di Gerusalemme Est. La costruzione di dimore, per questo, risulta essere abusiva e fuori legge. La polizia ha detto che le famiglie sono state più volte esortate a cedere il terreno in via consensuale. Ma questo non è mai accaduto.
Quindi a chi appartengono per davvero quei terreni? Tra le due fazioni c’è sempre stata una disputa a riguardo. Secondo Israele, quei terreni appartengono alle famiglie ebree che erano residenti a Gerusalemme Est prima del 1948. Per i palestinesi sono degli arabi, ritornati in quei luoghi dopo la cacciata. “Non è un arresto, è una vendetta”, ha detto l’avvocato della famiglia, Walid Abu-Tayeh.
Ma la famiglia Salhiyeh non si è arresa e dopo lo sfratto ha deciso di portare le autorità israeliane davanti alla Corte penale internazionale (CPI). «Non c’è giustizia, non credo più nel mio Paese. Mi hanno distrutto la vita. Non sappiamo quando il caso sarà portato davanti alla CPI, potrebbe volerci molto tempo». Ma nessun membro del nucleo famigliare ha intenzione di perdere la speranza, perché la CPI già nel 2019 aveva aperto un’indagine sui presunti crimini di guerra israeliani nella Palestina occupata. E questo è uno di quei casi.
[di Gloria Ferrari]
Governo, oggi Consiglio dei ministri su nuove misure anti-Covid
Si terrà oggi alle 15 il nuovo Consiglio dei ministri, nell’ambito del quale dovrebbero essere discusse le misure da adottare nelle prossime settimane riguardo la pandemia, tra le quali un decreto legge che uniformi le normative anti-Covid nelle scuole e determini la proroga o la rimozione dell’obbligo di mascherine all’aperto. Altri temi dovrebbero riguardare il prolungamento della chiusura delle discoteche di un altro mese e il cambiamento del sistema a colori, su richiesta dei presidenti delle Regioni. Dovrebbe essere poi introdotto, secondo quanto riportato da RaiNews, un aggiornamento sull’indicatore per il calcolo dei pazienti Covid, che dovrebbe ora escludere i pazienti asintomatici che occupano un letto in ospedale per altre patologie.








