Il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha per la prima volta aperto alla possibilità che la Russia partecipi al prossimo vertice di pace che dovrebbe svolgersi a novembre. Lo ha annunciato durante una conferenza stampa tenutasi ieri a Kiev, durante la quale ha detto che «i rappresentanti russi dovrebbero partecipare al secondo vertice di pace», dopo quello svoltosi in Svizzera a giugno, al quale Mosca non era stata invitata. Si tratta di un cambio di passo significativo rispetto all’atteggiamento assunto sinora dal capo ucraino, il quale si è sempre detto contrario a trattare con Vladimir Putin, tanto che nel 2022 aveva ratificato la decisione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale del 30 settembre in cui si afferma l’impossibilità di negoziare con il presidente della Federazione Russa. Un’apertura inedita, dunque, che arriva immediatamente dopo il 75° summit della NATO – svoltosi la scorsa settimana a Washington – e in vista delle elezioni americane che si svolgeranno a novembre e potrebbero portare al ritorno alla presidenza di Donald Trump, il quale si è detto fortemente determinato ad avviare negoziati di pace tra Mosca e Kiev per porre fine al conflitto.
Il presidente ucraino ha anche annunciato un calendario per i lavori preparatori al vertice che prevede tre incontri: il primo incontro sarà sulla sicurezza energetica e si terrà probabilmente in Qatar a fine luglio o inizio agosto; il secondo si terrà in Turchia ad agosto sulla libertà di navigazione e verrà discussa la questione della sicurezza alimentare; a settembre, invece, ci sarà il terzo incontro in Canada concernente il settore umanitario.
Duro il commento della Russia, che non ha tardato ad arrivare tramite il presidente del Comitato per gli affari internazionali della Duma di Stato russa e leader del Partito Liberal Democratico di Russia (LDPR), Leonid Slutsky, secondo cui Mosca non prenderà parte al summit alle condizioni dei burattini di Kiev e dei loro manipolatori occidentali: «Cosa possiamo dire qui? Innanzitutto, il modo è assolutamente inaccettabile. Non esiste un “dovrebbe”. La Russia non deve assolutamente nulla a Zelensky e alla sua giunta. E, sono sicuro, non parteciperà a nessun cosiddetto summit alle condizioni dei burattini di Kiev e dei loro capi occidentali», ha scritto sul suo canale Telegram. Anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, si è mostrato cauto circa le esternazioni del presidente ucraino, dicendo che bisogna capire cosa intende e cosa abbia in mente quando parla di summit di pace. Zelensky, infatti, fino a poco tempo fa ha sempre sostenuto che l’unica via per la pace è il ritiro completo della Russia dai «territori occupati».
Le posizioni dei due Stati in conflitto sono, dunque, ancora molto lontane e non è scontato che si possa svolgere un negoziato a novembre a cui partecipi anche la Russia, specie se le condizioni sono dettate dall’Ucraina, che si trova peraltro in una situazione di svantaggio sul campo. Sempre nella conferenza stampa di ieri, inoltre, Zelensky ha detto che l’Ucraina ha bisogno di 25 sistemi di difesa aerea Patriot per difendere completamente il suo spazio aereo, chiedendo agli inviati occidentali di inviare più aerei da guerra F-16 di quelli promessi. Nonostante ciò, il dietrofront di Zelensky è evidente e potrebbe corrispondere alla possibilità di un cambio dell’amministrazione americana: proprio ieri, il senatore James David Vance, scelto da Trump come candidato vicepresidente, ha detto pubblicamente che è necessario portare avanti i negoziati per porre fine alla guerra, in quanto, a suo dire, «chiunque abbia un po’ di cervello sa che tutto questo finirà con i negoziati».
[di Giorgia Audiello]