L’ISTAT ha comunicato che nel 2021 il reddito e i consumi delle famiglie sono aumentati, mentre è calata la propensione marginale al risparmio. Così, il reddito disponibile ha registrato un +3,8% (+42,5 miliardi di euro) e la spesa per consumi finali un +7% (+66,5 mld) rispetto all’anno precedente. Allo stesso tempo, la propensione marginale al risparmio è calata al 13,1% (dal 15,6% del 2020). Il 2021 ha anche vissuto un boom di investimenti da parte delle imprese, raggiungendo i livelli del 2008. Infine, è calato a 128,3 miliardi di euro l’indebitamento delle pubbliche amministrazioni, grazie alla risalita delle entrate fiscali e contributive.
Mafia, colpito il vertice del clan Belmonte Mezzagno
Nel corso di un blitz avvenuto nella notte tra il 6 e il 7 aprile i carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo hanno arrestato e portato in carcere 9 persone, accusate di associazione mafiosa, porto e detenzione di armi clandestine e ricettazione. I soggetti sarebbero membri del mandamento mafioso di Misilmeri e Belmonte Mezzagno, che agiva nella provincia di Palermo. Tra gli arrestati vi sarebbe anche il boss del gruppo, Agostino Giocondo. Le indagini dei carabinieri erano iniziate nel 2020, dopo tre omicidi e un tentato omicidio avvenuti a Belmonte Mezzagno.
11 ex corrispondenti di guerra italiani scrivono contro l’informazione sull’Ucraina
Undici tra i più importanti inviati italiani degli ultimi decenni hanno scritto una lettera, pubblicata sul quotidiano online Africa ExPress, nella quale criticano duramente la maniera in cui i media stanno trattando la guerra in Ucraina. La riflessione di questi “pesi massimi” del giornalismo contemporaneo si concentra sull’approccio superficiale dei mezzi d’informazione attuali, che riportano notizie non verificate con l’unico scopo di veicolare i sentimenti e la commozione dell’audience, indirizzandola verso una acritica presa di posizione. I giornalisti lanciano quindi un appello: è necessario che il giornalismo agisca in quanto mezzo per acquisire consapevolezza, fornendo analisi profonde che consentano una maggiore comprensione dei fatti. Di seguito pubblichiamo il testo integrale della lettera.
“Osservando le televisioni e leggendo i giornali che parlano della guerra in Ucraina ci siamo resi conto che qualcosa non funziona, che qualcosa si sta muovendo piuttosto male.
Noi siamo o siamo stati corrispondenti di guerra nei Paesi più disparati, siamo stati sotto le bombe, alcuni dei nostri colleghi e amici sono caduti durante i conflitti, eravamo vicini a gente dilaniate dalle esplosioni, abbiamo raccolto i feriti e assistito alla distruzione di città e villaggi.
Abbiamo fotografato moltitudini in fuga, visto bambini straziati dalle mine antiuomo. Abbiamo recuperato foto di figli stipate nel portafogli di qualche soldato morto ammazzato. Qualcuno di noi è stato rapito, qualcun altro si è salvato a malapena uscendo dalla sua auto qualche secondo prima che venisse disintegrata da una bomba.
Ecco, noi la guerra l’abbiamo vista davvero e dal di dentro.
Proprio per questo non ci piace come oggi viene rappresentato il conflitto in Ucraina, il primo di vasta portata dell’era web avanzata.
Siamo inondati di notizie ma nella rappresentazione mediatica i belligeranti vengono divisi acriticamente in buoni e cattivi. Anzi buonissimi e cattivissimi. Ma non è così. Dobbiamo renderci conto che la guerra muove interessi inconfessabili che si evita di rivelare al grande pubblico.
Inondati di notizie, dicevamo, ma nessuno verifica queste notizie. I media hanno dato grande risalto alla strage nel teatro di Mariupol ma nessuno ha potuto accertare cosa sia realmente accaduto. Nei giorni successivi lo stesso sindaco della città ha dichiarato che era a conoscenza di una sola vittima. Altre fonti hanno parlato di due morti e di alcuni feriti. Ma la carneficina al teatro, data per certa dai media ha colpito l’opinione pubblica al cuore e allo stomaco.
La propaganda ha una sola vittima: il giornalismo.
Chiariamo subito: qui nessuno sostiene che Vladimir Putin sia un agnellino mansueto. Lui è quello che ha scatenato la guerra e invaso brutalmente l’Ucraina. Lui è quello che ha lanciato missili provocando dolore e morte. Certo. Ma dobbiamo chiederci: ma è l’unico responsabile?
I media ci continuano a proporre storie struggenti di dolore e morte che colpiscono in profondità l’opinione pubblica e la preparano a un’inevitabile corsa verso una pericolosissima corsa al riarmo. Per quel che riguarda l’Italia, a un aumento delle spese militari fino a raggiungere il 2 per cento del PIL.
Un investimento di tale portata in costi militari comporterà inevitabilmente una contrazione delle spese destinate al welfare della popolazione.
L’emergenza guerra sembra ci abbia fatto accantonare i principi della tolleranza che dovrebbero informare le società liberaldemocratiche come le nostre. Viene accreditato soltanto un pensiero dominante e chi non la pensa in quel modo viene bollato come amico di Putin e quindi, in qualche modo, di essere corresponsabile dei massacri in Ucraina.
Noi siamo solidali con l’Ucraina e il suo popolo, ma ci domandiamo perché e come è nata questa guerra. Non possiamo liquidare frettolosamente le motivazioni con una supposta pazzia di Putin.
Notiamo purtroppo che manca nella maggior parte dei media (soprattutto nei più grandi e diffusi) un’analisi profonda su quello che sta succedendo e, soprattutto, sul perché è successo.
Questo non perché si debba scagionare le Russia e il dittatore Vladimir Putin dalle loro responsabilità ma perché solo capendo e analizzando in profondità questa terribile guerra si può evitare che un conflitto di questo genere accada ancora in futuro.
Massimo Alberizzi ex Corriere della Sera
Remigio Benni ex Ansa
Giampaolo Cadalanu – Repubblica
Tony Capuozzo ex TG 5
Renzo Cianfanelli Corriere della Sera
Cristano Laruffa Fotoreporter
Alberto Negri ex Sole 24ore
Giovanni Porzio ex Panorama
Amedeo Ricucci RAI
Eric Salerno ex Messaggero
Giuliana Sgrena Il Manifesto
Claudia Svampa ex Il Tempo
Vanna Vannuccini Ex Repubblica
Angela Virdò ex Ansa”
Il testo integrale è stato ripreso dal sito Africa ExPress.
Draghi: gli italiani devono scegliere tra pace e gas
Dopo l’approvazione unanime del Documento di economia e finanza (Def) da parte del Cdm, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha parlato in conferenza stampa, chiedendo «unità e governabilità a una maggioranza spesso litigiosa» per consentire all’esecutivo di «affrontare le due principali sfide all’orizzonte: le ripercussioni della guerra in Ucraina e il Pnrr con le riforme ancora da terminare». Nel primo caso, Draghi ha ribadito l’allineamento alle decisioni di Bruxelles, chiedendo agli italiani: «Preferiamo la pace o il condizionatore acceso? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre. Se l’Ue ci propone l’embargo sul gas, siamo contenti di seguire. Quello che vogliamo è lo strumento più efficace per la pace». In ogni caso, anche senza il gas russo «fino a fine ottobre siamo coperti, le conseguenze non le vedremmo fino all’autunno».
Mercoledì 6 aprile
7.00 – Gli Usa invieranno altri 100 mln di dollari di aiuti militari all’Ucraina, lo ha dichiarato il segretario di Stato Anthony Blinken.
9.00 – Italia: la commissione Finanze del Senato concede il primo sì alla cancellazione dell’iva sulla vendita di armi verso paesi UE.
10.00 – Roma, attivisti si incatenano ai cancelli della Sapienza contro l’invio di armi in Ucraina: portati in questura.
11.30 – Roma, carabinieri fanno irruzione nella sede del sindacato di base USB: trovata una pistola. Per i lavoratori si tratta di una «macchinazione».
12.00 – Israele: il governo perde la maggioranza in Parlamento, verso nuove elezioni.
12.30 – Como: villa di un oligarco russo in fiamme, incendio probabilmente doloso secondo gli inquirenti.
12.40 – L’UE avvia lo stoccaggio di attrezzature e farmaci contro incidenti chimici, batteriologici e nucleari.
13.00 – Il Senato approva il “Family act”, con misure in sostegno alle famiglie con figli.
14.15 – Strage di Bologna: condannato all’ergastolo l’ex terrorista nero Paolo Bellini.
15.30 – Atene: migliaia di persone in piazza per lo sciopero generale contro la guerra e l’inflazione.
17.00 – La Nato sulla guerra in Ucraina: «può durare mesi o anche anni. L’Ucraina ha bisogno di armi pesanti».
Il governo punta a eliminare l’iva dalle armi: dal Senato arriva il primo sì
La Commissione Finanze del Senato, con 12 voti favorevoli (Pd, Lega, Fi, Fdi, Azione ed Autonomie), 5 astenuti (M5S) ed 1 contrario (Alternativa), ha approvato nella giornata di ieri un parere “non ostativo” allo schema di decreto legislativo che prevede l’esenzione dall’iva e dalle accise per le cessioni di armi tra Paesi Ue che partecipano ad operazioni nell’ambito della politica di difesa e sicurezza comune. Il via libera della Commissione è arrivato dopo una serie di tribolazioni interne alla maggioranza di governo, con il Movimento 5 Stelle che aveva annunciato voto contrario ma che alla fine è rientrato nei ranghi governativi, limitandosi all’astensione. Con ogni probabilità è bastato proprio inserire la circonlocuzione “non ostativo”, che infatti ha sostituito l’originario aggettivo “positivo”, per produrre questo cambio di atteggiamento nei pentastellati.
Tale provvedimento in favore delle imprese di armamenti, che non ha pari nemmeno per quanto riguarda i beni primari alimentari, è stato varato dal governo in attuazione di una direttiva europea del 2019. Nel testo approvato in Commissione, infatti, si legge che “lo schema di decreto legislativo intende adeguare l’ordinamento interno alla direttiva (UE) 2019/2235”, la quale “contiene le indicazioni per il recepimento di norme relativamente agli sforzi di difesa nell’ambito dell’Unione” e prevede appunto “una serie di limitate esenzioni al regime dell’iva e dell’accise”. “I beni e le prestazioni dei servizi oggetto dell’esenzione sono esclusivamente quelli destinati alle forze armate di altri Stati membri, per uso sia di personale civile che militare e attengono a profili logistici e organizzativi, senza peraltro un’esclusione di equipaggiamenti bellici o di armamenti”, si legge in tal senso nel testo, con cui si “esprime parere non ostativo nel presupposto che la disciplina in via di recepimento non abbia alcuna sovrapposizione con la normativa derogatoria introdotta per la cessione di armi in favore della repubblica Ucraina”.
Detto ciò, non si può non sottolineare che il cambio di atteggiamento sopracitato dei 5 stelle abbia fatto seguito a quello del 31 marzo quando, durante l’approvazione al Senato dell’aumento delle spese militari, il fronte del no – alla cui guida avrebbe dovuto esserci il M5S – si è mostrato poco compatto: tra le fila dei pentastellati, così come per Forza Italia, quel giorno si sono infatti registrate diverse assenze ma nel complesso i partiti si sono allineati alla decisione dell’esecutivo.
[di Raffaele De Luca]
MiTe al centro di minacce informatiche
Mentre era collegato in diretta con Radio1, il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha dichiarato la presenza di “minacce esterne rilevate sulla rete informatica del ministero”. Per prudenza sono stati, dunque, sospesi tutti i sistemi informatici ad esso relativi. Sulle domande riguardanti la provenienza dell’attacco, Cingolani non ha escluso nessuna ipotesi, affermando che è “impossibile rispondere in questo momento” con certezza. Ai disservizi che qualche settimana fa avevano colpito Trenitalia e Ferrovie dello Stato si aggiungono, dunque, quelli relativi al MiTe, il cui sito è attualmente irraggiungibile.
Roma, i carabinieri irrompono nel sindacato di base: spunta una “strana” pistola
Erano quasi le 11 di oggi 6 aprile quando a Roma i carabinieri si sono presentati alla sede nazionale dell’Unione Sindacale di Base (USB) per operare un’ispezione alla ricerca di armi, segnalate tramite telefonata anonima alle prime luci dell’alba. Nonostante le proteste dei dirigenti USB (sindacato indipendente, spesso attive nelle lotte più aspre dei lavoratori) che avrebbero voluto un provvedimento scritto dell’autorità giudiziaria, le forze dell’ordine hanno proceduto senza mandato ai sensi dell’articolo 4 della legge 152/1975, trovando una pistola nascosta all’interno dello scarico di un water, così come annunciato dall’anonimo segnalatore. Prontamente, l’organizzazione ha denunciato “la chiara ed evidente macchinazione contro un sindacato conflittuale”, che fa sentire la propria voce al governo e alle istituzioni, come nel caso delle testimonianze dei lavoratori raccolte in seguito al rifiuto di caricare armi, munizioni ed esplosivi (e non aiuti umanitari) destinati all’Ucraina.
“I locali di via dell’Aeroporto sono quotidianamente aperti al pubblico, come tutte le sedi USB”. In questo modo diventano sia “l’ultimo posto in cui nascondere qualcosa” sia “il primo in cui tentare il colpo di mano per screditare un’intera organizzazione e le moltitudini di lavoratori, di disoccupati, di precari, di senza casa che la supportano”. Per fare luce sulla vicenda, il sindacato ha allertato lo staff legale e indetto una conferenza stampa alle 17 di oggi, mercoledì 6 aprile, in via dell’Aeroporto, presso la sede in cui è avvenuta la perquisizione. Infine, USB ha ribadito che le uniche armi che usa “sono gli scioperi, le rivendicazioni, le manifestazioni e le lotte”, lasciando le pistole “a chi le ama, a cominciare dalla compatta maggioranza che alimenta la guerra in Ucraina”.
[Di Salvatore Toscano]








