Nella giornata di oggi Marco Cappato, il segretario dell’associazione Luca Coscioni, ed i coordinatori del comitato, hanno annunciato in una conferenza stampa tenutasi a Milano che più di un milione e duecentomila firme sono state raccolte per chiedere un referendum sull’eutanasia legale. Nello specifico, quattrocentomila firme sono state raccolte online, mentre le restanti su carta grazie al lavoro degli oltre tredicimila volontari. Seimila tavoli di raccolta sono stati infatti allestiti da questi ultimi in più di mille comuni.
Ita, viceministra Laura Castelli: “Governo conferma partenza operativa il 15 ottobre”
«Il governo conferma che la partenza operativa di Ita avverrà il 15 ottobre». È quanto affermato dalla viceministra dell’economia e delle finanze, Laura Castelli, in audizione alle Commissioni riunite Trasporti della Camera e Lavori pubblici del Senato sul piano industriale e la partenza di Ita, la compagnia aerea di proprietà statale pronta a prendere il posto di Alitalia. «I ricavi sono attesi in crescita, da 1,8 miliardi di euro del primo anno a 3,3 miliardi nel 2025», ha aggiunto. Come sottolineato dalla viceministra, però, le linee guida prevedono che si parta con circa 6000 effettivi, a differenza degli oltre 10.000 di Alitalia, e che nel 2025 si arriverà ad avere 8.400 dipendenti. È proprio questo il punto che preoccupa maggiormente i lavoratori.
Un’alimentazione sana per noi e per il pianeta
Le scelte alimentari che ognuno di noi compie influiscono non solo in maniera diretta sulla nostra salute ma, indirettamente, anche sulla qualità dell’ambiente che ci circonda. Come è facile intuire, infatti, il modo in cui decidiamo di nutrirci inevitabilmente va ad incidere sul cibo che viene prodotto e dunque, almeno in parte, sull’intero sistema alimentare nonché sull’impatto ambientale dello stesso. In tal senso va ricordato uno studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Nature: i ricercatori che lo hanno condotto hanno elaborato una banca dati globale delle emissioni alimentari con il fine di effettuare una stima (relativa al periodo 1990-2015) dei gas serra derivanti da tale settore. Ebbene, nel più recente anno oggetto dell’analisi, ossia il 2015, è emerso che dal sistema alimentare è derivato il 34% del totale delle emissioni di gas serra a livello globale.
Contrastare la transizione alimentare in atto
Quello dell’inquinamento prodotto dal sistema alimentare, quindi, costituisce già adesso un problema di notevole importanza, che tuttavia con ogni probabilità si aggraverà ulteriormente in futuro: basterà ricordare che, secondo un rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), nel 2030 la popolazione mondiale potrebbe essere composta da 8,5 miliardi di persone, nel 2050 da 9,7 miliardi, ed entro la fine del secolo da quasi 11 miliardi. Sarebbero 4,3 miliardi in più di bocche da sfamare rispetto a oggi. Chiaro quindi che anche l’impronta ambientale della produzione di cibo sarebbe destinata ad accrescere proporzionalmente. Uno scenario assolutamente da evitare: per questo sono necessarie rapide contromisure, nelle tecniche di produzione ma anche, forse soprattutto, nella scelta dei cibi da porre sulla tavola. Ma per ora si marcia in direzione opposta. Secondo una ricerca condotta da ricercatori dell’Università del Minnesota, anche in questo caso pubblicata su Nature, è in atto una «transizione alimentare globale in cui le diete tradizionali sono sostituite da diete più ricche di zuccheri raffinati, grassi raffinati, oli e carni. Una tendenza dietetica che, se non controllata, entro il 2050 comporterebbe un aumento stimato dell’80% delle emissioni agricole globali di gas serra derivanti dalla produzione alimentare e dal disboscamento globale». Ed a pagarne il prezzo non è solo il clima, dato che queste diete stanno producendo anche un aumento notevole della «incidenza del diabete di tipo II, della malattia coronarica e di altre malattie croniche».
La dieta mediterranea è sostenibile
Ma cosa possiamo fare, dunque, per migliorare questa situazione? Una risposta potrebbe risiedere nelle cosiddette “diete sostenibili”: è così che l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), all’interno del report “Sustainable Diets and Biodiversity”, definisce le diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale. Esse sono rispettose della biodiversità e degli ecosistemi, nonché accessibili ed economicamente eque e convenienti. Detto ciò, in Italia non ci sarebbero grossi problemi a seguire un regime alimentare che soddisfi tali requisiti, in quanto tra gli esempi di diete sostenibili la Fao cita proprio quella mediterranea. Ed a tal proposito non si può non ricordare la “Met Diet 4.0”, un quadro multidimensionale che identifica 4 possibili vantaggi di tale dieta, ossia: i benefici per la salute, il basso impatto ambientale, l’alto valore socioculturale e i ritorni positivi sull’economia locale. Si tratta infatti di un modo di alimentarsi che incentiva il consumo stagionale di prodotti freschi e locali nonché la biodiversità e la varietà dei cibi, stimola le attività culinarie tradizionali oltre che la convivialità e la frugalità. Nello specifico poi, alla base della piramide alimentare mediterranea vi sono verdure, frutta e cereali, da consumare ogni giorno, mentre alimenti quali pesce, pollame, legumi, uova e formaggi devono essere consumati settimanalmente. La carne rossa non è bandita, ma ricollocata nel territorio di moderazione che da sempre, a queste latitudini, ne ha contraddistinto il consumo: due porzioni o meno a settimana, massimo 50 grammi a settimana se processata.
Le “blue zones”
Un’ulteriore conferma del fatto che la dieta mediterranea sia ottima a livello salutare la si può ricavare anche dalle cosiddette “blue zones”: si tratta di alcune aree, geograficamente distanti tra loro, accomunate da una speranza di vita delle persone che vi risiedono notevolmente più alta rispetto alla media mondiale. Ciò è determinato non solo dal fatto che le “blue zones” hanno caratteristiche ambientali e culturali simili, ma anche dallo stile di vita che gli abitanti conducono, alla base del quale vi è un regime alimentare non molto differente da quello previsto dalla dieta mediterranea. Le persone che vivono in queste zone infatti si rifanno ad un’alimentazione frugale, semplice e genuina, povera di zuccheri e di cibi industriali, caratterizzata da un ampio consumo di cibi di origine vegetale e, viceversa, da un consumo moderato di carne bianca, pesce, latte e formaggi.
Sprecare meno cibo è fondamentale
Detto ciò, anche lo spreco di cibo rappresenta un’altra abitudine molto diffusa che, a livello individuale, è fondamentale modificare. In tal caso, per cibo sprecato dobbiamo intendere da un lato quello mangiato inutilmente e dall’altro quello acquistato e non consumato (e di conseguenza buttato). Nel primo caso, infatti, si andrà a favorire una condizione di obesità, la quale non solo arrecherà un danno alla propria salute ma indirettamente anche all’ambiente, a causa delle emissioni di anidride carbonica prodotte durante la filiera. Prova ne è una ricerca avente ad oggetto lo sviluppo di un nuovo indice, il cosiddetto “Spreco Alimentare Metabolico”, che valuta i chili di cibo ”sprecato” o comunque in eccesso che un individuo con problemi di sovrappeso o obesità consuma ed il relativo impatto ambientale in termini di emissioni di anidride carbonica, consumo di acqua e di terreno. Lo Spreco Alimentare Metabolico per la popolazione italiana in sovrappeso e obesa «è risultato essere di oltre 2 miliardi di chili di cibo, un consumo di acqua pari al 13% del volume del Lago di Garda, una quantità di emissioni di CO2 pari all’11,8% delle emissioni prodotte dalla produzione agricola in Italia e un consumo di terreno pari al 73% della superficie di Asia ed Africa».
Venendo invece al secondo caso sopracitato, ossia quello del cibo buttato, bisogna ricordare che non consumando e dunque gettando il cibo acquistato si contribuirà ulteriormente ad inquinare l’ambiente. Si tratta di un problema non da poco, dato che a livello globale ogni anno sprechiamo circa 900 milioni di tonnellate di cibo: solo nel 2019 gli scarti alimentari globali sono ammontati a 931 milioni di tonnellate, il 17% del cibo disponibile al consumo. Nello specifico, l’11% viene gettato dalle famiglie: ciò rende l’idea di quanto le scelte di ognuno di noi incidano anche sulla salute dell’ambiente, dato che l’8-10% delle emissioni globali di gas serra derivano dalla quantità di cibo non consumato.
Chiaro che, come ribadito a più riprese anche in queste colonne, la soluzione ai problemi creati dall’alimentazione va costruita innanzitutto modificandone la filiera di produzione, modellata sulle necessità della grande industria, a discapito delle esigenze dei consumatori e dell’ambiente. Tuttavia riflettere su quanto si porta sulla tavola e cercare di fare la spesa in modo consapevole è un passo immediato e che tutti possono fare. La salute personale ne guadagnerebbe immediatamente, e anche per l’ambiente – goccia su goccia – non sarebbe poco.
[di Raffaele De Luca]
Filippine, il figlio del dittatore Marcos si candida alla presidenza
Ferdinand Marcos Jr, figlio dell’ultimo dittatore filippino, ha comunicato la sua candidatura alla presidenza dopo l’annuncio del ritiro di Duterte al termine del mandato. La mossa di Marcos Jr. è audace, dal momento che il Paese si sta ancora riprendendo dalle conseguenze della dittatura del padre negli anni ’70. La sua famiglia sta da molto tempo cercando di ricostruire la propria immagine e nega le violazioni dei diritti umani e gli abusi commessi durante la dittatura. Il gruppo per la difesa dei diritti umani Karapatan ha scritto che Marcos Jr. “sta sputando su centinaia di assassinati, arrestati illegalmente e detenuti, torturati, stuprati e fatti sparire con la forza durante la dittatura”.
Concorsi universitari truccati: indagato il virologo Massimo Galli
Il virologo e ormai volto noto della tivù Massimo Galli è indagato per turbativa d’asta e falso ideologico dalla Procura di Milano. La star della narrazione pandemica si sarebbe reso protagonista del più tipico dei reati che vedono spesso finire alla ribalta i “baroni” delle Università italiane: assieme a 23 colleghi avrebbe favorito alcuni candidati per l’assegnazione di posti di professore di ruolo all’Università degli Studi di Milano, penalizzandone altri non graditi. I fatti contestati si riferiscono ai concorsi universitari di Medicina ritenuti truccati all’Università degli Studi di Milano nel 2020.
Secondo quanto appreso in ambienti investigativi e riportato dal Corriere della Sera: “L’ipotesi di reato mossa al primario dell’ospedale Sacco è che, nella veste di presidente della commissione giudicatrice della selezione bandita nel giugno 2019 per un posto di professore di ruolo di seconda fascia all’Università Statale in malattie cutanee, infettive e dell’apparato digerente nel Dipartimento di scienze biomediche e cliniche dell’ospedale Sacco, avrebbe condizionato l’intera procedura allo scopo di penalizzare un candidato (Massimo Puoti, direttore di struttura complessa di malattie infettive dell’ospedale Niguarda di Milano) attraverso criteri di valutazione dei punteggi che nel febbraio 2020 favorissero invece il candidato poi risultato vincente, Agostino Riva, legato a Galli da stima professionale e fiducia personale”.
A Galli viene contestato un secondo episodio analogo: nel giugno 2020, durante la procedura di selezione per assumere quattro dirigenti biologi da assegnare all’Unità malattia infettive del Sacco, avrebbe concordato con il direttore generale dell’Azienda sociosanitaria territoriale Fatebenefratelli-Sacco, Alessandro Visconti, la preparazione di un avviso pubblico ritagliato sulle caratteristiche di due candidate che intendeva a favorire (di cui una poi vincente).
L’altra accusa che pende sul capo del virologo è quello di turbativa d’asta: l’imputazione in questione si riferisce a un concorso per un posto come professore di ruolo di prima fascia in Igiene generale e applicata sempre alla Statale di Milano, bandito nell’aprile 2020 e vinto da Gianguglielmo Zehender. In questo caso Galli avrebbe “ritagliato il profilo del concorso sul ritratto di Zehender” per farlo vincere.
Nobel per la Fisica, è l’italiano Giorgio Parisi il vincitore
È il fisico italiano Giorgio Parisi ad aggiudicarsi il premio Nobel per la fisica, insieme a Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann. Il loro merito è di “aver fornito contributi rivoluzionari per la nostra comprensione dei sistemi fisici complessi”. Parisi è un fisico teorico dell’Università Sapienza di Roma e dell’Infn ed è vicepresidente dell’Accademia dei Lincei. Le sue scoperte riguardano il campo della cromodinamica quantistica e lo studio dei sistemi disordinati complessi.
Elezioni amministrative: chi ha vinto e chi ha perso, spiegato in modo imparziale
Nel fine settimana si è votato per eleggere i sindaci in molte importanti città italiane, incluse Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna. In sintesi i risultati più significativi sono i seguenti: nella capitale si andrà al ballottaggio con il candidato di centro-destra Michetti in vantaggio di tre punti (30,1% contro 27%) su quello di centro-sinistra Gualtieri. Fuori dai giochi l’ex sindaca dei 5 Stelle Virginia Raggi, addirittura quarta, dietro a Carlo Calenda, con il 19,1%. Ballottaggio anche a Torino e anche qui l’amministrazione dei 5 stelle finisce senza gloria, dato il modesto 9% raccolto dalla candidata Valentina Sganga (la sindaca uscente Chiara Appendino non si è ricandidata). A giocarsi la poltrona di primo cittadino saranno il candidato di centro-sinistra Lo Russo e quello di centro-destra Damilano, con il primo in vantaggio di 5 punti percentuali. Vittorie al primo turno per il centro-sinistra invece a Milano, Napoli e Bologna. Nel capoluogo lombardo Sala è stato confermato con il 57,7%, mentre Napoli e Bologna hanno eletto con maggioranze schiaccianti i candidati Manfredi (62,9%) e Lepore (61,9%), entrambi appoggiati anche dal Movimento 5 Stelle. Si è votato anche per le regionali in Calabria, dove ha vinto come previsto il candidato di centro-destra, Roberto Occhiuto, con il 54,5%.
Questi in somma sintesi i dati, mentre sui giornali come sempre è già cominciata l’analisi del voto. Chiaramente ognuno tira acqua al proprio mulino, ma per sommi capi si è concordi nel vedere nei risultati una vittoria per il Partito Democratico che quasi ovunque ha aumentato i voti e una sconfitta per il centro-destra (soprattutto per quanto riguarda i risultati ottenuti dalla Lega di Salvini) e per i 5 Stelle che sono praticamente scomparsi, rimanendo addirittura sotto il 4% a Bologna e Milano e fermandosi sotto al 10% a Napoli, considerata una delle roccaforti del movimento.
È una lettura che in grossa parte ci può stare. Ma da par nostro facciamo notare come il vincitore assoluto delle elezioni sia in verità un altro: il partito dell’astensione. I dati sull’affluenza sono infatti disastrosi, in calo in ogni città e complessivamente i più bassi degli ultimi dieci anni. In tutti i grandi comuni sono andati a votare meno della metà degli aventi diritto. Unica eccezione la tradizionalmente partecipativa Bologna, dove ad ogni modo si è arrivati appena al 51% contro il 60% di cinque anni fa. Sulle cause ovviamente il dibattito è aperto e ogni analista propone la propria soluzione, ma il dato in sé è innegabile. Se è vero quindi che la maggioranza degli elettori recatisi alle urne ha premiato i partiti tradizionali è altrettanto innegabile che una maggioranza ancor più grande non ha ritenuto nessun partito degno di essere votato, evidentemente non trovando apprezzabili i partiti di governo né le possibili alternative presenti sulla scheda elettorale.
Tenendo a mente quanto appena detto, i risultati mostrano un altro dato innegabile: queste elezioni segnano il forte ritorno del bipolarismo tra centro-sinistra e centro-destra, in uno schema nuovamente dominante nel quale nessuna ipotesi di alternativa è riuscita a fare breccia. In tutte le città rilevanti nessun candidato che si opponesse alla dicotomia che appoggia il governo Draghi è riuscito a rompere lo schema. A Milano è stato fragoroso, anche considerate le aspettative e la discreta forza mediatica, il fallimento di Italexit di Gianluigi Paragone che ha preso la miseria di 14mila voti (il 3%). Sul fronte opposto rimangono al palo anche le alternative di sinistra: sia Potere al Popolo! (risultato migliore il 2,8% di Bologna) che il Partito Comunista di Marco Rizzo non superano le già magre attese. Unico risultato buono il 16,2% raccolto dal candidato indipendente ed ex sindaco di Napoli De Magistris alle regionali in Calabria. Vagamente significativo anche il risultato del movimento 3V in alcune città di seconda fascia come Trieste e Rimini, dove si attesta oltre il 4%. Ma pure il movimento che più ha cercato di cavalcare il movimento contro il green pass nelle gradi città rimane ben lontano dal rappresentare un’alternativa, con risultati spesso da prefisso telefonico.
Algeria, crisi diplomatica con la Francia
L’Algeria ha imposto il divieto di sorvolo del proprio territorio agli aerei militari francesi, corridoio da questi sfruttato per raggiungere il Sahel, nel quale la Francia è impegnata militarmente. Il risentimento seguiva alcune dichiarazioni fatte da Macron, che ha accusato l’Algeria di aver “riscritto totalmente” la sua storia ufficiale alla luce dell’odio provato verso la Francia. Macron ha anche annunciato una drastica riduzione dei visti concessi ai cittadini algerini. Il portavoce del governo Gabriel Attal riferisce che tale decisione è stata presa poiché Algeria, Marocco e Tunisia “si rifiutano di riprendere i cittadini che non vogliamo o non possiamo ospitare in Francia”.
Maxi incendio a Roma nella rimessa Atac di Tor Sapienza
Almeno trenta autobus sono stati distrutti nell’incendio che nella notte si è sviluppato nella rimessa Atac di Tor Sapienza, nella periferia est della capitale. Non si riscontrano feriti, ma la conta dei danni è salata per il comune. Stando ai primi rilievi fatti dai pompieri e dalle forze dell’ordine, l’incendio sarebbe stato innescato da un autobus guasto e si sarebbe poi esteso a diverse altre autovetture di vecchia generazione. Atac ha subito avviato un’indagine per capire le cause dell’accaduto.