martedì 2 Dicembre 2025
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Mali, esercito uccide 203 militanti in operazione nel Sahel

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L’esercito del Mali ha dichiarato di aver ucciso 203 militanti e arrestato 51 persone nel corso di un’operazione militare durata 9 giorni nella zona di Moura, nel Sahel, definita un “feudo di terroristi”. Le cifre non possono tuttavia essere confermate a causa della mancanza di fonti di informazione indipendenti. Secondo un rapporto dell’ONU, le operazioni dell’esercito del Mali avrebbero “conseguenze disastrose sulla popolazione civile”. Nelle ultime settimane il Paese ha visto una rapida escalation di violenza, che ha causato la fuga di migliaia di civili verso gli Stati vicini.

Intramoenia: la sanità a pagamento si mangia quella pubblica

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L’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) ha recentemente rilasciato il suo ultimo rapporto sull’attività libero professionale intramuraria (Alpi), termine che si riferisce alle prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale a fronte del pagamento da parte dei pazienti di una tariffa. Il report nello specifico presenta i dati dei monitoraggi nazionali delle prestazioni prenotate in attività libero professionale nel 2020 e rappresenta uno strumento utile per comprendere quale ruolo l’Alpi (detta anche intramoenia) rivesta all’interno del sistema sanitario nonché quale sia la relazione tra essa e l’attività ordinaria. In tal senso, in 13 regioni su 21 sono state rilevate alcune situazioni in cui il rapporto tra l’attività erogata in regime istituzionale e quella erogata in intramoenia è risultato essere sbilanciato a favore di quest’ultima, rendendo di fatto difficile accedere in tempi ragionevoli a visite attraverso il sistema pubblico, mettendo di fatto i cittadini nella condizione di dover pagare profumatamente per prestazioni che dovrebbero essere garantite.

A livello nazionale, dal report si evince che le prestazioni in intramoenia non siano maggiori di quelle fornite in regime istituzionale. Le percentuali sono molto diverse tra i vari tipi di visita, passando dal 3% delle visite fisiatriche e oncologiche (dove quindi il 97% dei cittadini riesce ad accedere alle visite attraverso il SSN) al 42% delle ecografie ginecologiche. Ma è sulle prestazioni specialistiche che la situazione è più allarmante, queste rappresentano il 78% del totale delle prestazioni in intramoenia. Vero che dal 2019 al 2020 le prestazioni erogate a pagamento sono diminuite, passando da 4.765.345 a 3.204.061, ma il dato non deve ingannare. Nel mezzo c’è stato il generale crollo delle visite occorso durante la pandemia, e infatti sono crollate anche quelle erogate attraverso i canali del servizio nazionale, da quasi 59 milioni a 43,4 milioni.

La ricerca testimonia ancora una volta un quadro si assistenza sanitaria molto diverso tra le regioni italiane. In alcune aziende sanitarie locali è stato addirittura rilevato un rapporto Alpi/istituzionale superiore al 100%: significa che le visite a pagamento hanno superato quelle effettuate attraverso il canale pubblico ordinario. Una situazione particolarmente grave in Lombardia (non a caso regione laboratorio nel processo di privatizzazione della sanità italiana) al punto che la Regione ha deciso pochi giorni fa di intervenire per limitare il fenomeno, con l’assessore alla Sanità, Letizia Moratti, che ha affermato che l’intramoenia deve essere una libera scelta e non l’unica via per ottenere visite in tempi ragionevoli. Peccato che i buoi siano scappati dal recinto da un pezzo.

Non mancano poi casi eclatanti che dimostrano come, in determinate realtà locali, riuscire a ottenere visite in regime di servizio sanitario nazionale sia diventato quasi impossibile. In un’azienda della Regione Sicilia il rapporto Alpi/istituzionale è passato dal 70% nel 2019 al 296% nel 2020″, relativamente alle visite urologiche è stato registrato “un peggioramento in un’azienda marchigiana dal 147% nel 2019 al 228% nel 2020” e relativamente alle ecografie ostetriche e ginecologiche è stato rilevato un peggioramento in un’azienda campana passata dal “507% nel 2019 al 524% nel 2020”.

A tal proposito, una lettura dei numeri riportati è stata offerta da Valeria Fava – responsabile coordinamento politiche della salute di Cittadinanzattiva – ovverosia l’organizzazione che ha contribuito a predisporre le “linee guida per il monitoraggio ex ante delle prestazioni prenotate in Alpi”. «In alcune realtà il rapporto tra prestazioni erogate in intramoenia e nel canale istituzionale (che non deve superare il 100%, ossia per ogni prestazione erogata nel canale intramurario ce ne deve essere almeno una erogata nel pubblico) evidenzia che per i cittadini il ricorso all’intramoenia non è una libera scelta ma una scelta obbligata» ha affermato Fava, sottolineando inoltre che – relativamente al numero minore di prestazioni sanitarie erogate nel 2020 – i dati «confermano la necessità di recuperare quanto è stato sospeso a causa del Covid e la necessità per i cittadini di tornare alle cure ordinarie».

[di Raffaele De Luca]

La ricerca conferma: vivere vicino a un parco può allungare la vita

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Vivere vicino a un parco può diminuire il rischio di ictus. A quanto pare, verde e aria più pulita ci proteggono da gravi patologie. Lo conferma un recente studio il quale ha valutato la vita di alcune persone risedenti nelle vicinanze di parchi e giardini, dimostrando come queste corrano meno la probabilità di essere colpite da un ictus.

L’ictus è una patologia che compare quando si verifica un’interruzione dell’afflusso di sangue nel cervello a causa di un coagulo di sangue o della rottura di un vaso cerebrale. Nel nostro Paese è la seconda causa di morte, e la prima causa di invalidità, secondo i dati del Ministero della Salute. Ogni anno, infatti, vengono ricoverate circa 90mila persone a causa di un ictus: il 20/30% muore entro un mese, il 40/50% entro il primo anno. Per quanto concerne la ricerca, gli esperti hanno dichiarato che una delle cause di questa patologia sia proprio l’inquinamento atmosferico. Il team, infatti, ha calcolato che ogni dieci microgrammi di biossido di azoto (NO2) – principalmente causato dal traffico veicolare – per metro cubo di aria, si ha un aumento del rischio di ictus del 4%; ogni microgrammo in più di particolato fine, lo incrementa del 5%.

La chiave risiede nell’analisi sull’esposizione agli inquinanti atmosferici, svolta tra il 2016 e il 2017, di 3,5 milioni di adulti residenti in Catalogna, Spagna. Questi non avevano subito un ictus prima dell’inizio dello studio. La ricerca, associando le condizioni di salute dei partecipanti e la vicinanza della loro abitazione ad alcuni spazi verdi, ha dimostrato che chi vive a circa 300 metri da un’area verde ha un rischio di ictus ridotto del 16%. A fare la differenza sarebbe indubbiamente la migliore qualità dell’aria, ma anche tutto ciò che comporta la vicinanza delle aree verdi, ovvero riduzione dello stress, aumento dell’attività fisica – fare un po’ di movimento è alla base della salute del cuore -, e una maggiore socializzazione. In conclusione, secondo i ricercatori i paesi dell’Unione Europea dovrebbero sia rafforzare i limiti dei livelli di ossido di azoto e particolato ritenuti “sicuri” per la popolazione, sia impegnarsi nell’aumentare i parchi e i giardini nelle proprie città.

[di Eugenia Greco]

Sri Lanka, dichiarato stato di emergenza

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Il presidente dello Sri Lanka Gotabaya Rajapaksa ha dichiarato lo stato di emergenza in seguito alle crescenti tensioni nel Paese, che sta affrontando la peggior crisi economica della sua storia recente. In tal modo le forze di sicurezza sono investite di maggiori poteri, potendo per esempio arrestare individui sospetti e incarcerarli per lunghi periodi di tempo senza processo. È anche stato imposto un coprifuoco notturno, dopo che giovedì sera una folla di manifestanti si è riunita fuori dalla casa del presidente per protestare e chiederne le dimissioni. La polizia è intervenuta lanciando usando gas lacrimogeni e cannoni ad acqua sulla folla, la quale ha risposto incendiando veicoli e lanciando mattoni sugli agenti.

Venerdì 1 aprile

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8.30 – Elicotteri ucraini dotati di missili hanno colpito depositi di petrolio a Belgorod: è il primo attacco ucraino in territorio russo.

9.30 – Il rublo continua a recuperare valore sul dollaro, tornando ai livelli pre-guerra.

11.50 – Fonti ucraine confermano che le truppe russe si stanno ritirando da Chernihiv.

12.45 – Ripresi negoziati tra Mosca e Kiev, questa volta in remoto.

13.00 – il presidente Cinese Li a colloquio con autorità UE afferma che Cina vuole pace e mondo aperto.

14. 15 – Il ministro degli esteri russo afferma che si sono registrati progressi nei colloqui.

15.45 – L’esercito israeliano uccide un palestinese in Cisgiordania.

17.45 – Diritti Umani: la Lega si oppone ad un organismo di controllo indipendente in Italia

18.20 – Il governo italiano nega che l’Italia stia per introdurre lo stato di allarme sull’approvvigionamento energetico.

19.40 – I lavoratori di Amazon a New York votano per unirsi in un sindacato: è la prima volta negli Usa.

La Tunisia scivola verso il caos: il presidente Saied scioglie il Parlamento

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Il 30 marzo il presidente della Tunisia Kais Saied ha annunciato lo scioglimento del Parlamento, accusandone i componenti di aver tentato il “colpo di Stato”. I parlamentari, ignorando le disposizioni del capo di Stato, si erano infatti ritrovati per una sessione plenaria online durante la quale si era svolta una votazione per abrogare i decreti presidenziali che conferiscono a Saied un potere quasi totale. L’opposizione accusa infatti il presidente di aver messo a punto un colpo di Stato, con l’intento di far scivolare il Paese verso una forma di governo autocratico.

Sono trascorsi appena otto mesi da quando Kais Saied, eletto presidente della Tunisia nel 2019, ha licenziato il Governo, sospeso il Parlamento e rivisto la composizione degli apparati statali. Nel settembre 2021 Saied ha poi concentrato su di sé, tramite decreto, il potere di governare e legiferare e ha preso il controllo della magistratura. Nel dicembre dello stesso anno ha poi disposto il “congelamento” del Parlamento fino a nuove elezioni (previste per il 17 dicembre del 2022). Le iniziative di Saied, le quali inizialmente hanno accolto il favore del popolo tunisino stanco dello stallo politico seguito alla rivoluzione del 2011, hanno scatenato forti proteste in tutto il Paese. Numerosi critici, inoltre, hanno sottolineato come le azioni del presidente costituiscano di fatto un ritorno ad un regime autoritario.

I parlamentari, in netta opposizione con le disposizioni presidenziali, hanno perciò deciso di riunirsi in una sessione plenaria online per votare l’abrogazione dei decreti presidenziali che sospendono il potere del Parlamento per investire il capo di Stato di un controllo sul governo quasi totale. Saied aveva cercato in ogni modo di impedire lo svolgersi della sessione parlamentare, bloccando in tutto il Paese le piattaforme di meeting online Zoom e Microsoft Team per una parte della giornata. La mossa dei parlamentari è stata da lui definita come un “tentativo di colpo di Stato” tramite il quale questi hanno cercato di “tradire” la nazione. Con un discorso diffuso dalla televisione ha poi annunciato che non avrebbe previsto nuove elezioni a tre mesi per riformare il Parlamento, come previsto dalla Costituzione attuale, ma che sarebbe stata istituita una nuova Costituzione, la quale verrà messa a referendum il prossimo 25 luglio. Le elezioni, alle quali “i cospiratori non potranno partecipare”, si svolgeranno poi a dicembre. Sono almeno 20 i membri del Parlamento i quali, avendo preso parte alla seduta, avrebbero ricevuto una convocazione per un’indagine dell’unità anti-terrorismo.

Issam Bargougi, deputato tunisino oppositore di Saied, ha dichiarato ad Al Jazeera che “Il voto parlamentare è storico perché rimuove la legittimità giuridica del colpo di Stato [di Saied del 2021] e fornisce un chiaro messaggio al popolo tunisino e ai partner internazionali della Tunisia che il Parlamento è intenzionato a svolgere il suo ruolo nel proteggere le conquiste democratiche della rivoluzione del 2011″, alludendo ai tumulti della primavera araba che hanno avuto come esito la deposizione dell’ex presidente Zine El Abidine Ben Ali. A favore di Saied non gioca nemmeno la crisi economica tunisina la quale non accenna a migliorare, mentre Stati Uniti ed Europa si sarebbero detti preoccupati dal brusco allontanamento del Paese da una forma di governo democratica. “È molto probabile che la comunità internazionale, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e altri donatori internazionali cercheranno di creare una maggiore distanza tra loro e Kais Saied”, ha detto Khalid Hermasi, un commentatore politico tunisino, ad Al Jazeera.

Il 31 marzo il maggior partito di opposizione a Saied, Ennahda, ha respinto lo scioglimento del Parlamento e annunciato di voler boicottare qualsiasi referendum che verrà organizzato dal capo di Stato. Il leader del partito Rashid Ghannouchi, intervistato da Reuters, accusa Saied di aver messo in piedi un colpo di Stato nell’estate del 2021 e denuncia il fatto che, pur avendo fissato un referendum per luglio e votazioni per dicembre, il presidente non abbia coinvolto nessun gruppo politico o della società civile nella stesura della nuova Costituzione, né abbia rivelato quale sarà il contenuto. “Ci coordineremo con l’opposizione per rispondere collettivamente ai passi del presidente per ripristinare la democrazia. Ennahda è ancora grande e può raccogliere le persone sulle strade” ha dichiarato Ghannouchi.

[di Valeria Casolaro]

Diritti umani, Lega si oppone a formazione organismo di controllo indipendente

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Con ben 784 emendamenti (su 934 totali) presentati in Commissione Affari costituzionali, la Lega si sarebbe di fatto opposta all’istituzione di una Commissione nazionale per i Diritti Umani, secondo quanto riportato dall’Ansa. La necessità di instaurare tale organismo è sancita dalla risoluzione ONU del 20 dicembre 1993, che impegna gli Stati firmatari (tra i quali l’Italia) a fornirsi di organismi nazionali indipendenti per promuovere e proteggere i diritti umani. A darne comunicazione è il presidente della Commissione Giuseppe Brescia, nel corso della seduta che ha esaminato il testo per valutare gli emendamenti proposti. L’istituzione della Commissione avrebbe invece ricevuto l’appoggio del Governo.

Cosa prevede in dettaglio il decreto Ucraina approvato al Senato?

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Dopo il “sì” della Camera, anche il Senato ha approvato la conversione in legge del cosiddetto “decreto Ucraina”. Il testo, contenente diversi provvedimenti in materia soprattutto di invio di armi all’Ucraina, è stato votato dai deputati con 214 voti favorevoli, 35 contrari e nessuna astensione. Un’adesione ottenuta dal governo ponendo la questione di fiducia sul provvedimento ed adottando alcune modifiche alla norma relativo all’aumento della spesa militare fino al 2% del Pil, capitolo sul quale il Movimento 5 Stelle aveva minacciato di aprire una crisi. Vediamo nel dettaglio quali sono i punti più importanti previsti dal decreto Ucraina.

MEZZI, MATERIALI ED EQUIPAGGIAMENTI MILITARI

Partiamo dall’articolo 1, che fornisce istruzioni circa la partecipazione di personale militare al potenziamento di dispositivi della NATO sul fianco Est dell’Alleanza. Il decreto prevede fino al 30 settembre 2022, la partecipazione di personale militare alle iniziative della NATO per l’impiego della forza ad elevata prontezza denominata Very High Readiness Joint Task Force (VJTF).

Si tratta di uno “strumento” introdotto dalla NATO nel 2014, costituito da 5000 militari di diversa nazionalità e specializzati in diversi ambiti (marittimo, aereo). Dovrebbe essere capace di essere schierata in qualsiasi parte del mondo entro 2-3 giorni dall’attivazione e di arrivare a pieno organico entro 5 giorni. Come precisato dal Governo, il contributo che l’Italia intende offrire a questa iniziativa è rappresentato da 1.350 unità di personale militare, di cui 1.278 facenti parte della VJTF e le restanti per la parte logistica. A supporto, si prevede, inoltre, l’impiego di 77 mezzi terrestri e 5 mezzi aerei e 2 unità navali operative nel secondo semestre del 2022. Dove potrà operare? Il Governo ha ribadito, inoltre, che l’area geografica di intervento si estende all’area di responsabilità della NATO, con un patrimonio totale finanziario messo a disposizione per la durata programmata pari a euro 86.129.645.

L’articolo 2, invece, prevede la cessione, a titolo gratuito, di mezzi e materiali di equipaggiamento militari non letali di protezione alle autorità governative dell’Ucraina. A proposito di questo, fino al 31 dicembre 2022, la lista dei mezzi e dei materiali è segreta, oggetto di un decreto interministeriale (del ministro della Difesa, di concerto con i ministri degli Affari esteri e dell’Economia). Per l’approvazione, la disposizione ha richiesto una deroga al divieto di cessione di armamenti a Paesi in conflitto.

REPORTER

Fino al 31 dicembre 2022, le persone fisiche iscritte all’albo dei giornalisti, in qualità di professionisti o di pubblicisti, nonché coloro che svolgono la professione di fotoreporter o videoperatore, possono acquistare, dopo l’autorizzazione del questore, giubbotti antiproiettile ed elmetti per esigenze di autodifesa, per svolgere la propria professione in territorio ucraino in relativa “sicurezza”.

Fotoreporter

ENERGIA

Per fronteggiare l’eccezionale instabilità del sistema nazionale del gas naturale derivante dalla guerra, si consente il riempimento degli stoccaggi di gas e si autorizza già in anticipo l’eventuale adozione di misure di straordinarie per tenere a bada la mancanza di risorse (come la necessità di ridurre il consumo di gas delle centrali elettriche oggi attive, massimizzando invece la produzione da altre fonti come carbone e olio combustibile). Tuttavia, la norma precisa che “l’utilizzo di combustibili convenzionali durante l’emergenza è ammesso solo qualora risulti che l’alimentazione a biocombustibili non sia economicamente sostenibile rispetto all’alimentazione a combustibile tradizionale e non consenta l’esercizio degli impianti”.

SEDI DIPLOMATICHE

L’articolo 4 autorizza 10 milioni di stanziamenti aggiuntivi “finalizzati a un rafforzamento della funzionalità e dei dispositivi di sicurezza delle sedi diplomatiche italiane, del personale e per la tutela di interessi e cittadini italiani all’estero”. Nello specifico, è stata anche autorizzato l’impiego di 2 milioni di euro per l’invio di militari dell’Arma dei carabinieri a tutela degli uffici all’estero maggiormente esposti.

RIFUGIATI

Nel decreto si parla anche di profughi. Il testo prevede “il rafforzamento della rete di accoglienza degli stranieri” disponendo di ulteriori 54.162.000 euro per l’anno 2022 destinati all’attivazione, alla locazione e alla gestione dei centri di trattenimento e di accoglienza.

ISTRUZIONE

Allo stesso modo, “al fine di promuovere iniziative di sostegno in favore degli studenti di nazionalità ucraina iscritti presso le università, anche non statali, nonché dei dottorandi, dei ricercatori e dei professori di nazionalità ucraina” è stato istituito dallo Stato un apposito fondo con una dotazione di 1 milione di euro per l’anno 2022.

[di Gloria Ferrari]

Etiopia, convogli umanitari entrano nel Tigrè

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Per la prima volta dal 15 dicembre 2021 i camion che trasportano aiuti umanitari sono riusciti a entrare nei territori etiopi controllati dai combattenti del Tigrè. Lo riporta il World Food Program delle Nazioni Unite in un tweet, specificando che i mezzi in arrivo trasportano 500 tonnellate di aiuti alimentari urgenti. Secondo le Nazioni Unite, sono 5,5 milioni (il 90% della popolazione) le persone nella sola regione del Tigrè che vivono sull’orlo della carestia a causa del conflitto che imperversa dal novembre 2020 tra le forze governative etiopi e i combattenti del Tigrè. Le parti hanno concordato una tregua, per permettere agli aiuti umanitari di raggiungere la popolazione bisognosa di assistenza.

Il Consiglio comunale di Bassano del Grappa vota per l’abolizione immediata del green pass

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Il 24 marzo 2022, con 15 voti a favore e 9 contrari, Bassano del Grappa ha chiesto formalmente al Governo di abrogare le certificazioni verdi con la cessazione dello stato di emergenza, avvenuta ieri. Ilaria Brunelli, consigliere comunale della città veneta, ha dichiarato che “l’utilizzo del green pass anche un solo giorno oltre il 31 marzo sancisce nei fatti la normalizzazione del lasciapassare che controlla le nostre attività quotidiane. Uno strumento potentissimo, che mai il nostro Stato ha avuto nella storia, in grado, in un attimo, di disattivare la vita di un cittadino da tutte le sue espressioni umane: lavoro, istruzione, socialità”.

Attualmente, le disposizioni governative prevedono l’utilizzo della certificazione verde anche oltre la cessazione dello stato di emergenza. In particolare, fino al 30 aprile 2022 il green pass sarà necessario per accedere ai luoghi di lavoro, partecipare in qualità di spettatori  agli eventi e alle competizioni sportive svolte all’aperto, partecipare ai concorsi pubblici e usufruire dei mezzi trasporti a lunga percorrenza (aerei, navi, treni ad alta velocità e intercity, autobus di linea…). La misura varata dal comune di Bassano del Grappa punta non solo a sollecitare il Governo ma anche gli altri enti minori (comuni, province e regioni), invitandoli a presentare la stessa mozione scaricabile dal blog di Ilaria Brunelli. L’obiettivo è lanciare un “segnale forte alle istituzioni superiori” che ribadisca come “uno strumento straordinario, introdotto e sostenuto da una motivazione di emergenza, non possa trasformarsi in uno strumento ordinario”.