sabato 26 Aprile 2025
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Le nazioni del G7 non finanzieranno più il carbone

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Le sette maggiori economie del mondo hanno concordato sull’adottare misure che riducano l’uso di fonti energetiche fossili e le conseguenti emissioni di anidride carbonica. Tra gli obiettivi lo stop, entro la fine del 2021, ad ogni finanziamento a favore di centrali a carbone. È quanto hanno annunciato con un comunicato congiunto i Ministri dell’Ambiente del gruppo G7 che comprende Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Un passo decisivo, quindi, per raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050 e rispettare quanto fissato negli Accordi di Parigi. L’intenzione, inoltre, è di eliminare gradualmente ogni sostegno economico a tutti i combustibili fossili. In ballo anche la conferma di voler mantenere il riscaldamento globale al di sotto degli 1,5°C. E ancora, entro il 2030, le 7 nazioni tenteranno poi di decarbonizzare buona parte del loro mix elettrico.

I finanziamenti al carbone, più di ogni altro sostegno economico, sono incompatibili con la lotta ai cambiamenti climatici. L’aiuto monetario, avanzato da enti statali o privati, a beneficio di centrali energetiche basate su questo combustibile è quindi destinato a cessare. In primo luogo, proprio in virtù del forte impatto ‘climalterante’ della più primitiva tra le fonti fossili. Costituito essenzialmente da carbonio e altri elementi in tracce, il carbone ha trovato impiego come combustibile a partire già dalla Rivoluzione Industriale. Data la sua abbondanza e la facile reperibilità, questo materiale è diventato indispensabile. Tant’è che ancora oggi è il combustibile fossile più utilizzato dopo il petrolio.

Il carbone però, peggio di qualunque altra fonte energetica, una volta combusto libera una percentuale di gas serra elevatissima. Basti pensare che, a parità di energia generata, le emissioni di anidride carbonica sprigionate da questo sono il 30% in più di quelle emesse dalla combustione del petrolio e perfino il 70% in più di quelle sprigionate dal gas naturale. Il suo impiego comporta, inoltre, un’elevata pericolosità per la salute umana a causa del rilascio di polveri sottili. Non a caso, i paesi con i più alti tassi d’inquinamento e di decessi ad esso correlati, sono proprio quelli la cui sussistenza energetica è basata perlopiù sul carbone.

[di Simone Valeri]

 

Vaccini Covid: Ue chiede maxi risarcimento ad AstraZeneca

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L’Unione Europea ha chiesto al tribunale di Bruxelles di imporre una maxi multa all’azienda farmaceutica Astrazeneca a causa dei ritardi verificatisi durante la consegna dei vaccini anti Covid. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters, l’obiettivo è quello di ottenere un risarcimento di 10 euro a dose per ogni giorno di ritardo. Inoltre, l’Ue chiede una multa da 10 milioni di euro per ogni violazione del contratto che il giudice riuscirà ad accertare. «50 milioni di dosi sono state dirottate verso paesi terzi», è questa l’accusa fatta dall’avvocato Me Rafaël Jeffareli, il quale difende gli interessi dell’Ue.

Facebook, sul Covid ora è vera censura: via i post che alimentano il dubbio

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Due informatori interni di Facebook hanno affermato e dimostrato che il social network sta censurando i contenuti che esprimono esitazione sui vaccini: non importa se siano fake news o meno, essi vengono nascosti alla vista del pubblico semplicemente se sono potenzialmente in grado di instaurare dubbi nei confronti delle vaccinazioni anti Covid. A tal proposito, alcuni documenti interni che mostrano il meccanismo in base al quale viene effettuato questo silenziamento sono stati consegnati dai denunciatori a “Project Veritas”, un’organizzazione che si occupa di rivelare ciò che i media mainstream generalmente nascondono, la quale li ha successivamente resi pubblici. Nello specifico, un documento intitolato “Vaccine Hesitancy Comment Demotion”, mostra che l’obiettivo di Facebook sia quello di «ridurre drasticamente l’esposizione dell’utente all’esitazione del vaccino». Un altro, denominato “Borderline Vaccine Framework”, illustra come identificare e classificare i “contenuti non violanti” che però potrebbero scoraggiare le persone a sottoporsi alla vaccinazione in determinati contesti. Essi nel documento vengono «suddivisi in base al potenziale danno e al contesto necessario per valutare il danno».

Inoltre, un tecnico del data center di Facebook ha rilasciato una intervista per Project Veritas in cui ha spiegato che il social sta iniziando ad utilizzare «classificatori nei propri algoritmi» per etichettare determinati contenuti sui vaccini. In pratica, all’insaputa degli utenti viene assegnato un punteggio a questi contenuti chiamato “Punteggio di esitazione del vaccino”, ed in base al punteggio ricevuto essi vengono declassati o meno. «Precisamente le classificazioni attribuite dall’algoritmo sono di due livelli, una è di “Allarmismo e critica” e l’altra di “Scoraggiamento indiretto ai vaccini”, che include il rifiuto del vaccino e le cosiddette “storie scioccanti” che possono dissuadere altri dal sottoporsi all’immunizzazione», ha aggiunto il tecnico, il quale ha anche rivelato che questo algoritmo è stato già testato sull’1,5% dei suoi 3,8 miliardi di utenti . «Stanno cercando di controllare il contenuto prima ancora che arrivi sulla tua pagina, prima ancora che tu lo veda», ha concluso.

Così, è arrivata la risposta di Facebook a queste accuse, che però anziché smentire tale modo di operare lo ha confermato. Infatti, un suo portavoce aziendale ha dichiarato a Project Veritas che la multinazionale ha «annunciato in modo proattivo questa politica sul blog aziendale ed ha anche aggiornato il Centro assistenza con queste informazioni».

Insomma, Facebook non vuole più semplicemente silenziare i contenuti “no vax” non verificati, ma ha intenzione di spingersi ben oltre, nascondendo quelli che alimentano i dubbi sui vaccini a prescindere dalla veridicità o meno di quello che viene affermato. Si tratta di censura vera e propria, fatta con lo scopo di impedire agli utenti di leggere tutto ciò che contrasta con il pensiero unico, che viene promosso dai social in maniera sempre più esplicita.

[di Raffaele De Luca]

Funivia Stresa-Mottarone: fermati 3 responsabili della tragedia

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Sono 3 i fermi nell’inchiesta della Procura di Verbania sull’incidente della funivia Stresa-Mottarone, nel quale sono morte 14 persone. Si tratta del proprietario della Ferrovie del Mottarone, dell’ingegnere direttore del servizio, e del capo operativo del servizio. Secondo il procuratore della Repubblica di Verbania, questi ultimi hanno commesso un «gesto materialmente consapevole». Infatti, sulla cabina è stata messa la “forchetta” (il dispositivo che permette di disattivare il freno) e non è stata rimossa. Dunque, i tre individui sono accusati di: omicidio colposo plurimo, disastro colposo, rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime.

Prove di pace tra Usa e Russia: Biden e Putin si incontreranno in Svizzera

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Biden e Putin terranno un vertice bilaterale in Svizzera, a Ginevra, il prossimo 16 giugno. Il primo faccia a faccia tra i due leader avverrà a conclusione del viaggio in Europa del Presidente americano che parteciperà al G7 in Cornovaglia – dall’11 al 13 giugno – per poi andare a Bruxelles, il 14 giugno, per il vertice della Nato e il vertice Usa-Ue. L’annuncio ufficiale arriva dopo settimane di preparazione sfociata nel colloquio di ieri tra i due consiglieri per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan e Nikolay Patrushev, preceduto nei giorni scorsi da un incontro tra due ministri degli Esteri, Antony Blinken e Sergej Lavrov, in occasione del Consiglio Artico di Reykjavik.

Una nota del Cremlino annuncia che il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, terrà colloqui con il Presidente degli Stati Uniti d’America, Joseph Biden, per discutere «dello stato attuale delle relazioni russo-americane e delle prospettive per il loro ulteriore sviluppo, nonché di questioni di stabilità strategica e questioni di attualità nell’agenda internazionale, compresa la cooperazione nella lotta contro la pandemia di coronavirus e la risoluzione dei conflitti regionali». Dalla Casa Bianca si fa sapere che «i leader discuteranno l’intera gamma di questioni urgenti, mentre cerchiamo di ripristinare la prevedibilità e la stabilità nelle relazioni tra Stati Uniti e Russia».

I due leader hanno una vasta gamma di argomenti difficili da discutere, considerando che i due paesi sono attualmente al punto più basso delle loro relazioni da decenni a questa parte. A marzo, durante un’intervista, Biden arrivò a definire Putin un “assassino”. Il Presidente russo rispose augurando buona salute al suo omologo e citando il detto che “qualunque cosa tu dica [sugli altri] è ciò che sei te stesso”. Biden e i democratici accusano la Russia di una serie di azioni sinistre come l’hackeraggio delle reti informatiche americane, la militarizzazione della regione artica, la disinformazione sui vaccini contro il Covid-19, di avvelenare i propri oppositori e di tutta una lunga serie di cose che accadono nel mondo. Mosca, dal canto suo, afferma che Washington sta semplicemente cercando di danneggiare l’economia russa con continue sanzioni derivanti da accuse politiche infondate perché non può tollerare governi che perseguono politiche sovrane.

Le questioni in gioco sono molte e nel tempo sono andate sommandosi. L’Ucraina, la Libia, la Siria, l’Artico, l’Asia centrale, il cyberspazio, sono tutti stati, regioni e luoghi in cui le tensioni sono maggiori. Questione attuale in chiave strategica e geopolitica è senz’altro il North Stream 2 che dovrebbe collegare la Russia con la Germania. Il presidente degli Stati Uniti ha affermato che è troppo tardi per fermare l’opera che collega Russia e Germania. «Fin dall’inizio mi ero opposto a Nord Stream 2 ma era quasi completato quando mi sono insediato», ha detto Biden ai giornalisti a Washington, martedì. «Andare avanti e imporre sanzioni ora, penso che sia controproducente in termini di relazioni europee», ha aggiunto il Presidente USA. Nei giorni scorsi però, sono state comminate sanzioni a diverse navi e compagnie russe – operanti nei lavori al North Stream 2 – tanto da scatenare la reazione tedesca: alcuni parlamentari hanno chiesto al governo di disporre sanzioni contro gli USA a tutela degli interessi della Germania. La geo-strategia statunitense considera tale opera un pericoloso legame tra Europa (Germania in particolare) e Russia mentre la Germania ritiene il North Stream 2 come di interesse strategico nazionale e non intende rinunciarvi.

Gli attuali punti di incontro e convergenza tra Russia e Stati Uniti possono riguardare la questione israelo-palestinese e l’accordo nucleare con l’Iran. Senz’altro si parlerà anche delle relazioni con la Cina: paese con cui la Russia ha stretti legami e che gli USA considerano l’avversario strategico a livello globale.

E c’è già chi mette le mani avanti. Fyodor Lukyanov, Direttore della ricerca del Valdai International Discussion Club, avverte che il vertice tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il suo omologo russo Vladimir Putin sarà certamente all’attenzione dei media mondiali e darà a entrambi i leader una spinta nelle pubbliche relazioni ma che nulla cambierà radicalmente.

[di Michele Manfrin]

 

 

 

Dubai: vaccino obbligatorio per partecipare a eventi

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Gli Emirati Arabi Uniti hanno deciso che,  a partire dal 6 giugno, il vaccino anti-Covid sarà obbligatorio per chiunque voglia partecipare a “eventi dal vivo”. L’annuncio è arrivato dal portavoce del ministero della Sanità. L’obbligo sarà per coloro che intendono assistere a mostre, concerti, partite e attività culturali in generale e riguarderà tutti, turisti compresi.

La Bielorussia chiude ambasciata in Canada

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Dopo che il Primo Ministro canadese, Justin Trudeau, ha detto di voler rafforzare le sanzioni contro il “regime di Lukashenko”, Minsk ha deciso che chiuderà la sua ambasciata in Canada.  I servizi consolari saranno sospesi a partire dal 10 luglio mentre dal primo settembre prossimo cesserà definitivamente ogni attività della Bielorussia nel paese Nordamericano.

Governo Draghi: via le regole sugli appalti e licenziamenti liberi

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Nel suo primo discorso al Senato, a metà febbraio, il premier Mario Draghi aveva messo in cima alla lista delle priorità la protezione dei lavoratori e il rafforzamento del sistema di formazione e ricollocazione. Oggi, il governo Draghi accelera sulla fine del blocco dei licenziamenti. Inoltre, la compagine guidata dall’ex banchiere centrale, con il Decreto Semplificazioni, stravolge il Codice degli appalti.

Per quanto concerne il blocco dei licenziamenti, sebbene non ci fosse un accordo completo tra le parti (sindacati e Confindustria), il Ministro del Lavoro, Luca Orlando, aveva previsto che vi fossero tre scaglioni di uscita dal blocco: 30 giugno per le grandi imprese; 28 agosto per le aziende che avessero chiesto la cig Covid dall’entrata in vigore del decreto Sostegni bis, entro la fine di giugno; 31 ottobre per le piccole imprese. Risulta importante ricordare che il primo Decreto Sostegni, approvato in via definitiva dal Parlamento, prevede una proroga fino al 30 giugno per il settore manifatturiero e quello edilizio mentre fino al 31 ottobre per tutti gli altri settori. Alla fine, invece, scompare lo scaglione del 28 agosto: il 30 giugno per le grandi imprese di tutti i settori e il 31 ottobre per le piccole imprese. Resta un semplice incentivo: se dal primo di luglio le grandi aziende useranno la Cassa integrazione ordinaria non pagheranno le addizionali previste dalla legge, in cambio dell’impegno a non licenziare; questo sarà valido fino al 31 dicembre.

Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha affermato: «se le imprese hanno risorse e vengono dati loro finanziamenti e hanno opportunità di utilizzare la cassa integrazione senza pagarla non deve essere un’opzione licenziare o no a seconda di quello che conviene. Se hai aiuti pubblici, se hai addirittura gli strumenti che in questi mesi possono evitare di ricorrere ai licenziamenti senza costi aggiuntivi, deve diventare un vincolo per le imprese utilizzare quegli strumenti anziché ricorrere ai licenziamenti». In un’intervista a Radio anch’io, Pierpaolo Bombardieri, leader della Uil, ha parlato di «recepimento delle richieste di Confindustria». Secondo Bombardieri sono a rischio «tra i 500.000 e i 2 milioni di posti di lavoro», ricordando anche come le risorse messe sul piatto dal governo per far fronte alla crisi economica siano andate per il 74% alle imprese. Il rischio, dice Bombardieri, è l’innesco di una «bomba sociale».

Altra questione delicata è il Codice degli appalti che il Decreto Semplificazioni va a modificare profondamente. Per prima cosa viene rivisto il sistema regolatorio dei subappalti e dei relativi controlli sul piano legale (certificazione antimafia delle aziende sub-appaltatrici, etc.). Altro aspetto di rilievo sono i rapporti contrattuali dei lavoratori dipendenti assunti in queste imprese in sub-appalto e il loro numero rispetto al totale dei lavoratori impiegati nel cantiere, passando dal 30% al 40%. Viene poi a modificarsi la valutazione di impatto ambientale, la valutazione ambientale strategica, gli organi destinati a dare le autorizzazioni ambientali e paesaggistiche e il restringimento delle funzioni di soprintendenza. Inutile dire che così facendo si rischiano infiltrazioni mafiose e da parte della criminalità organizzata mettendo in pericolo la sicurezza fisica e economica dei lavoratori, nonché quella ecologica dei luoghi oggetto delle opere.

[di Michele Manfrin]

Libano: sciopero generale

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Oggi, in tutto il Libano, è sciopero generale. Il paese da più di un anno e mezzo è travolto dalla peggiore crisi finanziaria degli ultimi 30 anni e con una soglia di povertà che ormai ha superato più del 50% della popolazione. Numerosi sindacati hanno nelle ultime ore confermato la loro adesione allo sciopero generale. Migliaia di persone in piazza e nelle strade

Caso Regeni: rinviati a giudizio 4 agenti dei servizi segreti egiziani

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Il gup (giudice dell’udienza preliminare) di Roma ha accolto la richiesta della Procura ed ha deciso di rinviare a giudizio quattro membri dei servizi segreti egiziani per avere sequestrato, torturato ed ucciso il ricercatore italiano Giulio Regeni. Si tratta del generale Tariq Sabir e dei colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Le accuse mosse nei loro confronti variano dal sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate. Il processo si terrà il prossimo 14 ottobre davanti alla Corte d’assise della Capitale.