mercoledì 22 Ottobre 2025
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Osman Erol, l’anziano signore che da solo ha piantato 40mila alberi

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Piantare 40.000 alberi nell’arco di 35 anni: è questo il risultato a cui è giunto Osman Erol, un uomo di 90 anni che vive nel piccolo villaggio di Hallaçlı, situato nella provincia turca di Çankırı. Erol, che ha cominciato piantando diversi tipi di alberi come pini, pioppi ed alberi da frutta, è arrivato col tempo a colorare di verde il suo villaggio. Grazie al suo intervento infatti Hallaçlı, che era una zona arida, è stata completamente rimboschita. Non è un caso dunque il fatto che – come riportato dall’agenzia di stampa di proprietà del governo turco Anadolu Ajansı – Erol abbia ricevuto anche un attestato di apprezzamento dal Governatorato di Kızılırmak, il distretto in cui si trova il suo villaggio.

Tuttavia questo riconoscimento evidentemente non ha rappresentato un punto di arrivo per Erol dato che egli tuttora non solo pianta alberi ogni giorno ma si prende anche cura di essi, sia in estate che in inverno. «Il mio lavoro non è solo piantare, mi occupo di loro tutto il tempo» ha in tal senso comunicato Erol all’agenzia Anadolu Ajansı, specificando che anche la notte, quando non riesce a dormire, passa il suo tempo a piantare alberi.

Tutto ciò nonostante tale attività non porti alcun vantaggio personale ad Erol, il quale infatti ha iniziato a piantare alberi per amore e con questo spirito continuerà a farlo fino alla fine dei suoi giorni. «Continuerò a piantare alberi fino alla morte, così che quando morirò le persone mangeranno i frutti e pregheranno per me», ha affermato a tal proposito l’uomo, ricordando altresì che già adesso gli abitanti del villaggio mangiano i frutti degli alberi da lui piantati. Le persone traggono dunque in questo modo beneficio dalla sua attività ma non solo, dato che riescono anche a trovare riparo grazie agli alberi. A tutto questo infine si aggiunga anche che Erol rappresenterà per le generazioni future un esempio positivo a cui ispirarsi in quanto, come sottolineato dal capo del villaggio Metin Çalış, «senza di lui ad Hallaçlı non ci sarebbe l’amore per gli alberi che adesso nutriamo».

[di Raffaele De Luca]

Da Alfredino a Rayan: la maledizione del pozzo

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L’”uomo ragno” se n’è andato poco più di tre mesi fa, a 77 anni, portato via da un diabete che se l’è mangiato poco alla volta. Lo chiamavano così, Angelo Licheri: l’uomo ragno, per via della sua agilità, della sua corporatura così sottile ed elastica. Angelo è stato l’ultima persona che ha visto Alfredino, anzi toccato, sfiorato. L’unico che è riuscito ad avvicinarsi abbastanza per cercare disperatamente di afferrarlo, tanto a lungo da martoriarsi il corpo, nel budello in cui quel bambino era precipitato, una sera di giugno di ormai 41 anni fa. Una sera gentile di inizio estate, una di quelle...

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Treviso: multato perché senza green pass, commerciante si da fuoco in strada

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Si chiama Nadeem Faraz, ha 37 anni, e in questo momento sta lottando tra la vita e la morte all’ospedale di Borgo Trento (Verona), ricoverato con ustioni sull’80% del corpo dopo essersi cosparso di benzina e dato fuoco davanti al proprio negozio di Kebab pochi minuti dopo aver ricevuto la seconda multa da 420 euro in due giorni, perché privo di regolare green pass.

I fatti: sabato 5 febbraio verso le ore 19, secondo quanto riportato dall’avvocato, Nadeem era nel suo esercizio commerciale quando, dopo aver ricevuto la multa, avrebbe perso la pazienza dichiarando a due clienti presenti nel locale che la sua vita ormai era finita. Si è versato sui vestiti la benzina contenuta in una bottiglietta già presente nel locale ed è uscito fuori dal locale, posto in via Roma nella cittadina di Oderzo in provincia di Treviso, dandosi fuoco e cominciando a camminare lungo la via mentre le fiamme lo avvolgevano. Ha percorso quasi 50 metri prima che un negoziante riuscisse a spegnerlo utilizzando un estintore. Ora, secondo quanto dichiarato dal suo avvocato al quotidiano La Tribuna di Treviso, le sue condizioni sono definite disperate, le fiamme gli hanno quasi carbonizzato il viso e il torace.

Nadee Faraz, sempre secondo l’avvocato, aveva ricevuto da pochi giorni la prima dose vaccinale, in ritardo non per sua opposizione ma perché impossibilitato a riceverla in quanto sottoposto a un obbligo di dimora, ricevuto per precedenti problemi con la giustizia, che gli impediva di recarsi all’hub vaccinale. Da tempo chiedeva aiuto e di essere seguito da un supporto psicologico, ma non lo ha mai ricevuto. Così, dopo aver ricevuto la seconda multa ha evidentemente pensato che l’ingiustizia subita fosse troppo grande e ha scelto di compiere l’estremo gesto. Il fatto è avvenuto ad appena 5 giorni di distanza dall’analogo gesto compiuto da un insegnante calabrese, anche se in quel caso le ragioni non sono conosciute.

Canada, il sindaco di Ottawa dichiara stato di emergenza contro proteste

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Il sindaco di Ottawa, Jim Watson, ha proclamato lo stato di emergenza per cercare di far fronte al ‘Freedom Convoy’, la protesta contro l’obbligo vaccinale iniziata dai camionisti e poi abbracciata da decine di migliaia di persone che da ormai una settimana paralizza la capitale canadese. «La situazione ora è completamente fuori controllo perché sono i manifestanti a fare la legge» ha ammesso il sindaco. Secondo quanto riportato dai media canadesi, in una riunione di emergenza il capo della polizia di Ottawa ha denunciato di non avere mezzi sufficienti per mettere fine a quello che ha definito uno stato d’assedio.

Ucraina: rischio dell’invasione russa spinge i prezzi del grano

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La crisi Ucraina, con il rischio dell’invasione russa, spinge i prezzi internazionali dei cereali. Lo afferma la Coldiretti, sottolineando che le tensioni in atto, non sconvolgono solo il mercato energetico ma anche quello delle materie prime agricole con effetti su prezzi, rischio concreto di carestie e tensioni sociali.

In particolare, la Russia è il principale esportatore di grano a livello mondiale mentre l’Ucraina, oltre ad una riserva energetica per il gas, vanta la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (5° al mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7° posto al mondo).

Un conflitto, secondo Coldiretti, potrebbe danneggiare le infrastrutture e bloccare le spedizioni. Per questo motivo, a gennaio, i prezzi dei cereali sono cresciuti del 12,5% rispetto all’anno precedente.

 

 

Israele: nuovo record di pazienti gravi nonostante la quarta dose

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Israele con la quarta dose vaccinale già in stato avanzato di somministrazione, ha registrato ieri 37.985 nuovi contagi da Covid, con un tasso di positività del 29,79%, il più alto in assoluto.

Le autorità sanitarie israeliane hanno registrato anche il record di casi gravi dall’inizio della pandemia: sono 1.263 i pazienti ricoverati in condizioni critiche. I numeri sono in aumento rispetto ai 1229 di ieri. Con 1193 ricoveri gravi, il precedente record era stato registrato a gennaio 2021.

 

Canada, la protesta contro l’obbligo vaccinale è ormai una rivolta

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È passata una settimana da quando il Freedom Convoy, in protesta contro le misure e le politiche del governo di Justin Trudeau, è arrivato ad Ottawa. Sono almeno “500 i veicoli pesanti associati alla manifestazione che si trovano nella zona rossa” secondo la polizia, oltre alle migliaia di persone si sono unite alla protesta. I manifestanti hanno promesso che rimarranno in strada fino a quando tutti i mandati e le restrizioni Covid-19 non saranno scomparsi; anche se, su insistenza delle autorità governative e della polizia di Ottawa, è stata interrotta una delle principali fonti di supporto finanziario per la manifestazione; per una presunta “violazione delle norme” a seguito di non meglio specificati “atti violenti” compiuti dai dimostranti che stanno manifestando dallo scorso 23 gennaio.

La piattaforma di crowdfunding GoFundMe ha quindi bloccato la raccolta fondi che stava cercando donazioni per aiutare i camionisti con il costo di carburante, cibo e alloggio. La campagna aveva ricevuto più di 10 milioni di dollari canadesi (oltre 6 milioni di euro) che ora dovranno essere rimborsati e non donati ad altre associazioni benefiche certificate da GoFundMe, come invece avrebbe voluto procedere la piattaforma. La campagna era diventata la seconda più grande in Canada, dopo quella creata a seguito dell’incidente con l’autobus di Humboldt Broncos nel 2018.

Ieri, il consiglio dei servizi di polizia di Ottawa ha tenuto una riunione d’emergenza, ma non è riuscito ad escogitare un piano d’azione chiaro. Le autorità hanno bollato la protesta come un’occupazione dirompente ben organizzata, definendola “sempre più instabile e pericolosa”. Per questo motivo, il capo della polizia ha affermato che verranno utilizzate tutte le risorse di Ottawa per far terminare la protesta ed ha persino avvertito i suoi colleghi che chiunque fosse stato visto dare “cibo, acqua, carburante, logistica o finanziamenti” ad un manifestante, sarebbe stato perseguito nella misura massima consentita dalla legge.

Nel frattempo il movimento anti-mandato si è diffuso ben oltre la capitale della nazione. Un’importante protesta, in solidarietà con il Freedom Convoy, si è tenuta anche a Toronto e nella provincia del Quebec.

[di Iris Paganessi]

 

Guernica: l’arazzo torna all’Onu un anno dopo

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A un anno dalla la sua improvvisa scomparsa, l’arazzo raffigurante Guernica di Pablo Picasso, è tornato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La famiglia Rockefeller, che ne è proprietaria, ha annunciato la reinstallazione dell’opera per questa mattina ed ha ammesso un errore di comunicazione: l’arazzo era stato rimosso solo per essere pulito. La famiglia avrà comunque la possibilità di riprenderlo temporaneamente per mostre negli Stati Uniti e nel mondo.

Nel febbraio 2021, dopo quasi 37 anni, mentre il campus delle Nazioni Unite era deserto nel mezzo dell’acuta crisi da Covid-19, il vasto affresco era scomparso, senza spiegazioni, dall’ingresso del Consiglio di Sicurezza, per volere della famiglia Rockefeller che ne è proprietaria.

L’arazzo, tratto dall’opera di Pablo Picasso e che rappresenta il bombardamento della città di Guernica il 26 aprile 1937 dalla Germania nazista e dall’Italia fascista, venne Commissionato nel 1955 da Nelson Rockefeller e tessuto dalla bottega francese Jacqueline de La Baume-Dürrbach.

Etiopia, allarme Unicef: servirà assistenza umanitaria per 6,8 milioni di persone

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In Etiopia oltre 6,8 milioni di persone necessiteranno di assistenza umanitaria entro metà marzo 2022 a causa della siccità. A lanciare l’allarme è il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), che tramite un comunicato ha fatto sapere che tre stagioni di piogge consecutive mancate abbiano generato una situazione di grave siccità in 4 regioni dell’Etiopia: Afar, Oromia, la regione delle Nazioni, Nazionalità e Popoli del Sud (SNNPR) e quella dei Somali. «Si prevede che nel 2022 circa 850.000 bambini soffriranno di malnutrizione grave nelle 4 regioni», ha inoltre aggiunto l’Unicef, specificando che ciò sarà causato non solo da fattori come la recessione economica ma anche dalla siccità.

Ora anche i virologi da TV raccontano che le morti Covid in Italia sono sovrastimate

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«Non è possibile che un malato che è risultato positivo al tampone ma che soffre di una patologia differente venga catalogato come Covid»: è quanto affermato dal primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, durante una puntata del programma “L’Aria che Tira”, andata in onda sul La7. Bassetti ha infatti messo sotto accusa il modulo per la refertazione dei decessi causati dal Covid affermando che «ci sono delle cause primarie e delle cause accessorie, ma se il medico che compila il modulo scrive positivo al tampone, il decesso viene automaticamente classificato come decesso avvenuto per Covid». Dunque secondo Bassetti si dovrebbe cercare di capire «quanti dei decessi sono realmente legati alla polmonite da Covid e quanti ad altre problematiche».

Tali affermazioni hanno sostanzialmente lasciato di stucco l’altro ospite del programma, il giornalista e divulgatore scientifico Alessandro Cecchi Paone, il quale ha dichiarato che «ci metteremmo in un guaio, perché dovremmo rivedere tutte le statistiche degli ultimi due anni». Una obiezione a cui Bassetti ha risposto dicendo che sarebbe «proprio questo quello che si dovrebbe fare»: potrebbe infatti essere questo il motivo per cui vi sono alcune anomalie rispetto a paesi come la Spagna, dove il numero di decessi da Covid registrati nell’ultimo periodo è più basso di quello riportato in Italia nonostante non vi siano le restrizioni presenti nel nostro paese.

Insomma Bassetti, spesso presente nei salotti dei talk show televisivi a tema Covid, ha di fatto affermato che probabilmente sono stati sovrastimati i morti causati dal virus. Eppure, tutto ciò fino a poco tempo fa non era stato preso assolutamente in considerazione da parte dei media mainstream, che anzi hanno spesso screditato i sostenitori di tale tesi.

La possibilità che si tratti di una ipotesi concreta, inoltre, è emersa anche da un recente servizio del programma Rai “Re Start”, il quale ha raccolto le testimonianze di alcuni sanitari secondo cui dietro al modo di contare pazienti e morti covid ci sarebbero ragioni utilitaristiche per gli ospedali. «È frequente che venga scritto sulla cartella – ha spiegato a volto coperto un medico di un ospedale romano – che un paziente è morto di Covid quando in realtà non lo è in modo che salga il numero dei positivi, e la stessa cosa accade con i ricoveri: se un malato oncologico entra in ospedale e poco dopo si rivela positivo, anche se non ha sintomi diventa immediatamente un paziente Covid». Il tutto servirebbe a «fare soldi», dato che «l’ospedale prende dei rimborsi in proporzione al numero di ricoveri». Come spiegato da Restart, un decreto ministeriale prevede infatti oltre 3.000 euro per i ricoveri in area medica e oltre 9.000 euro per ogni paziente in terapia intensiva per Covid, con l’intera degenza a venire contabilizzata come Covid. Tuttavia non  si può non notare che, nonostante l’importanza fondamentale di tale ipotesi, il servizio non è stato ripreso dai media mainstream.

[di Raffaele De Luca]