domenica 24 Novembre 2024
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Sostanze tossiche nei cosmetici, decine di nuovi sequestri: i marchi interessati

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Procedono i ritiri di prodotti cosmetici contenenti il Lilial, composto chimico aromatico il cui utilizzo è vietato dalla Commissione Europea da marzo 2022 in quanto classificato come tossico per la riproduzione. La sostanza è indicata in etichetta con la sigla BMHCA o con la scritta “Buthylfenil Methylpropional” e può danneggiare il sistema riproduttivo, provocare sensibilizzazione cutanea e nuocere alla salute del feto. Nonostante le segnalazioni e i sequestri si susseguano ormai da mesi, la Guardia di Finanza ha provveduto in questi giorni ad effettuare nuovi ritiri in tutto il Paese. Sono 15 questa volta i prodotti inseriti nella lista e ritirati dal mercato nel nostro Paese, i quali si aggiungono agli altri 156 ritirati dallo scorso febbraio ad oggi.

Ecco l’elenco dei nuovi ritiri:

  • Cesare Paciotti Body oil (lotto: 3910216 codice a barre: 800935091052);
  • Dove bagnoschiuma di bellezza Talco (lotti: 1193ABX 15:38 A, 8194ABX 00:27 codici a barre: 8712561899284, 8720181047107);
  • Dove Deodorante go fresh profumo di pera e aloe vera (lotto: 72444CYB 17:15 codice a barre: 87291797);
  • Dove Extra fresh deodorante (lotto: 73171LW 21:39 codice a barre: 50210466);
  • Dove Go fresh deodorante (lotto: 81074CYA 12:26 codice a barre: 50099641 );
  • Dove Go fresh Profumo di tè verde e cetriolo bagnodoccia idratante (lotto: 8197RBX 03:29 codice a barre: 8712561611145);
  • Dove Talco deodorante (lottI: 73114CYB 20:45, 80254CYB 19:41 codici a barre: 50099627, 50099634);
  • First American Brands, inc New York Bubble Bath Tweety & Sylvester Bath foam (lotto: 20120514 codice a barre: 827669022934);
  • Flor de Mayo Candy Blue Perfume (lotto: nd codice a barre: 8428390046460);
  • Fragancias Mais Woman HG de naturmais Eau de toilette (lotto: PM180127 codice a barre: 8435160605963);
  • Garnier Fructis Capelli lunghi balsamo (lotto: 2GK 901 codice a barre: 3600541204133);
  • Garnier Fructis Oil repair 3 balsamo (lotto: 26R102 codice a barre: 3600541254343);
  • Suarez Parfums & Cosmetics Sweet Care deoparfum no gas Deodorante (lotto: nd codice a barre: 8034055533239);
  • Tesori d’Oriente Royal Oud dello Yemen Bath cream (lotto: 21043100309 codice a barre: 8008970037813);
  • Vidal Premium extra idratante doccia crema (lotto: 50370 codice a barre: 8008970008356).

Il Lilial era già stato inserito in un elenco di 26 sostanze allergizzanti potenzialmente cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione con il regolamento 2021/1902. Nonostante il tempo concesso alle aziende per eliminare dai magazzini gli articoli che lo contengono, molti sono ancora in commercio. Cosmetica Italia, l’associazione di categoria di Confindustria che rappresenta i produttori di settore, ha riferito che “i produttori non sono responsabili né obbligati a ritirare dal commercio i prodotti immessi prima che scattasse il divieto” e che “sono quindi i distributori che devono preoccuparsi di togliere dal commercio e stoccare in un deposito ad hoc i prodotti contenenti la sostanza tossica per avviarli poi alla distruzione”. La sensazione, quindi, è che il continuo allungarsi della lista di prodotti tossici ritirati sia frutto di uno scarico di responsabilità tra produttori e distributori in cui a rimetterci sono i consumatori.

[di Dario Lucisano]

Elezioni USA, si allarga il fronte democratico che chiede lo stop a Biden

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Continua ad aumentare il fronte dei deputati democratici che chiedono a Joe Biden un passo indietro nella corsa alla Casa Bianca. Sebbene nella conferenza stampa finale del vertice Nato a Washington di ieri si sia mostrato più reattivo rispetto al disastroso dibattito contro Trump, il presidente USA è incappato in clamorose gaffe, introducendo Zelensky chiamandolo «Putin» e riferendosi alla sua vice Kamala Harris chiamandola «Donald Trump». Al coro pro-dimissioni di Biden si sono uniti nelle ultime ore Hillary Scholten, deputata dem del Michigan, e Jim Himes, principale democratico del comitato per l’intelligence della Camera. «Resto candidato, voglio finire il mio lavoro», ha però dichiarato Biden.

Lombardia, vincono i comitati ambientalisti: il mega polo logistico non si farà

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In Lombardia, il progetto del polo logistico tra Castiglione delle Stiviere e Lonato del Garda è stato ufficialmente cancellato. Un sollievo e una vittoria per gli ambientalisti e i residenti locali che da tempo si battono contro un progetto dagli impatti potenzialmente devastanti. «Finalmente una bella notizia per la difesa dell’ambiente», ha commentato il Comitato No Polo Logistico di Castiglione che da settembre 2022 lotta contro la realizzazione del Polo. Ci sono voluti circa 20 mesi di iniziative, conferenze, manifestazioni e richieste a tutti gli Enti coinvolti, poi l’Ufficio Territorial...

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Cuba denuncia di aver sventato un tentato colpo di Stato ordito dagli USA

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Il governo cubano ha affermato di avere sventato un piano degli Stati Uniti per destabilizzare l’isola caraibica. Le autorità lo avevano reso noto lo scorso dicembre, quando avevano spiegato che un cubano residente negli Stati Uniti era arrivato illegalmente sull’isola in moto d’acqua cercando di introdurre armi, munizioni ed equipaggiamento militare con lo scopo di reclutare altre persone e fomentare la violenza nel Paese. La vicenda è ora tornata in primo piano in seguito ad un’indagine durata sette mesi – condotta dall’investigatore capo del Ministero degli Interni, Victor Alvarez – che ha svelato un piano più ampio che avrebbe come obiettivo la destabilizzazione del governo cubano, non gradito agli Stati Uniti. Lo ha riferito il ministero dell’Interno, secondo cui il piano prevedeva la partecipazione di 32 residenti cubani, che sono stati arrestati dalle forze dell’ordine, e di un gruppo con sede negli Stati Uniti chiamato La Nueva Nación Cubana, che secondo le autorità dell’isola continua a progettare attacchi contro Cuba dal suolo statunitense.

L’isola caraibica avrebbe notificato alle agenzie governative statunitensi i risultati dell’indagine ma, secondo quanto riferito dal ministero, gli individui coinvolti continuano ad agire impunemente: «Questi individui continuano ad agire impunemente nel territorio nordamericano, organizzando, finanziando e sostenendo attività di natura violenta allo scopo di sovvertire l’ordine interno del nostro Paese», ha affermato esplicitamente il capo delle indagini, Alvarez. Da parte sua, il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato di essere a conoscenza delle accuse, ma un funzionario ha fatto sapere all’agenzia britannica Reuters che «Le forze dell’ordine statunitensi perseguono gli individui sulla base delle leggi statunitensi e non accettano ordini da governi stranieri». Allo stesso tempo, le autorità cubane hanno fornito alla medesima agenzia di stampa una confessione videoregistrata di Ardenys García, l’uomo – attualmente detenuto a Cuba – che avrebbe trasportato armi sull’isola. Lo scorso dicembre, Cuba ha pubblicato un elenco di cittadini ed entità straniere, tra cui La Nueva Nación Cubana, accusati di coinvolgimenti in atti di terrorismo, tra cui molti dissidenti cubani di lunga data residenti negli Stati Uniti. La lista potrebbe essere la risposta dell’isola caraibica alla decisione di Washington di continuare a mantenere L’Avana nella propria lista di Stati sponsor del terrorismo, decisione che comporta per Cuba dure sanzioni e significative difficoltà economiche.

Da sempre le relazioni tra i due Paesi sono tese e hanno raggiunto il culmine della tensione durante la Guerra Fredda con l’invasione fallita della Baia dei Porci (1961), messa in atto dalla CIA nel tentativo di rovesciare il governo di Fidel Castro. Nel 1962, la tensione si accrebbe ulteriormente con l’installazione di missili sovietici a Cuba. Fin dal 1960, il presidente Dwight Eisenhower impose un embargo commerciale sull’isola e nel 1961 furono interrotte le relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Da allora i rapporti tra le due nazioni furono altalenanti, ma sempre caratterizzati da ostilità: Jimmy Carter approvò delle misure per ristabilire le relazioni bilaterali, ma nel 1980 Ronald Reagan tornò ad assumere un atteggiamento ostile verso L’Avana. Nel 2014, con l’amministrazione Obama e il governo di Raul Castro ci fu una parziale normalizzazione delle relazioni diplomatiche, ma l’embargo economico contro l’isola non fu rimosso perché non ha ottenuto il voto favorevole del Congresso americano. L’amministrazione Trump, successivamente, ha rinnovato l’embargo fino a che non ci saranno «libere elezioni» nell’isola. Di stampo socialista e retto da un unico partito, il Partito Comunista di Cuba, lo Stato caraibico non si è mai allineato alle politiche di Washington e per questo continua a subire le conseguenze di un pesante embargo e tentativi di destabilizzazione interna.

[di Giorgia Audiello]

Pesca, ancora allarme mucillagini nell’Adriatico

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A causa della combinazione di alte temperature e basso movimento dell’acqua, il fenomeno delle mucillagini è tornato a colpire pressoché tutto il Mar Adriatico italiano. La mucillagine è una sostanza gelatinosa che si forma dai sottoprodotti di microrganismi, specie le microalghe. Il fenomeno comporta problemi per i pescatori, che si ritrovano reti e filtri dei motori delle imbarcazioni ricoperti da questa melma. Vi è poi il rischio di anossia, ossia la riduzione dell’ossigeno per le specie marine che vivono sui fondali. Fedagripesca ha chiesto una task force per tenere sotto controllo la proliferazione algale, valutando l’ipotesi di “un fermo volontario” per le attività ittiche.

Il Cyberspazio è la nuova frontiera della criminalità organizzata

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Abbiamo imparato a conoscere bene le caratteristiche dell'azione delle mafie nel mondo reale. Ci sono tempi e luoghi in cui la criminalità organizzata sceglie di fare la voce grossa a suon di minacce e proiettili, mostrando “fisicamente” la propria potenza e autorità alla comunità di riferimento, altri in cui preferisce giocare il suo ruolo secondo la strategia della "sommersione”, stringendo accordi sotto banco con politici, imprenditori e uomini di potere per convenienza, all'insegna del quieto vivere. La stessa medaglia a due facce viene utilizzata dalla mafia negli angusti meandri del mond...

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Summit NATO: la Germania diventa la base di appoggio USA per l’escalation con la Russia

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Al 75° Summit della NATO, in corso a Washington, è stato annunciato che in Germania verrà istituito un nuovo comando per addestrare ed equipaggiare le truppe ucraine con l’obiettivo di «fornire sostegno alla sicurezza per l’Ucraina su base permanente e garantire così un sostegno migliore, prevedibile e coerente», come si legge nella dichiarazione congiunta del vertice. La Germania diventerà così la base di appoggio degli Stati Uniti per attuare l’escalation bellica contro la Russia. Il vertice NATO ha quindi sancito il divario tra l’Occidente e il gigante eurasiatico guidato da Vladimir Putin oltre alla volontà del blocco occidentale di prepararsi a tutti gli effetti ad una guerra contro Mosca: lungi dallo smorzare le tensioni col Cremlino, infatti, i 32 membri dell’organizzazione militare atlantica sembrano voler alzare sempre di più l’asticella dello scontro. Oltre a rafforzare il sostegno militare e finanziario a Kiev inviando anche i Jet F-16, infatti, l’Alleanza ha deciso di sostenere l’Ucraina «nel suo percorso irreversibile verso la piena integrazione euro-atlantica, compresa l’adesione alla NATO» e di schierare missili a lungo raggio in Germania nel 2026. Si tratterebbe delle armi statunitensi più potenti mai installate in Europa dai tempi della Guerra Fredda. Il tutto avviene mentre il capo di stato maggiore delle forze armate polacche ha affermato che la Polonia deve preparare i suoi soldati a un conflitto totale. Durante il summit non sono poi mancate le invettive contro la Cina, accusata di sostenere la guerra del Cremlino: per la prima volta, infatti, i 32 membri dell’organizzazione militare hanno definito congiuntamente Pechino un «facilitatore decisivo» dello sforzo bellico russo in Ucraina, accusandola anche di porre sfide sistemiche alla sicurezza euro-atlantica.

Fino ad ora, il sostegno militare all’Ucraina è stato coordinato principalmente dagli Stati Uniti, ma in futuro Washington vuole estendere la propria attività anche in Germania, affermando allo stesso tempo che l’Allenza non diventerà parte del conflitto. Il nuovo comando sarà operativo già a partire da venerdì 12 luglio e, lavorando alla trasformazione delle forze di difesa ucraine, ne dovrebbe consentire l’integrazione futura nella NATO. L’iniziativa è finalizzata anche a assicurare il sostegno a Kiev nel caso di un ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump che ha dichiarato di voler porre fine al conflitto avviando trattative tra i due Paesi in guerra. A partire dal 2022, Washington ha istituito un’unità di circa 300 soldati denominata Security Assistance Group-Ukraine (SAG-U) presso il quartier generale europeo delle forze armate statunitensi a Wiesbaden, in Assia. A partire da ora, invece, saranno 700 i dipendenti impiegati presso la base al servizio della NATO e la Germania vorrebbe impiegarne fino a 40, compreso un generale come vicecomandante. Dei membri NATO, solo l’Ungheria non prenderà parte all’operazione, in quanto teme che il comando chiamato NSATU (Nato Security Assistance and Training for Ukraine) possa spingere l’Alleanza ad uno scontro diretto contro la Russia.

Gli alleati hanno anche stabilito di fornire all’Ucraina almeno 40 miliardi di euro in aiuti militari entro il prossimo anno, ma l’impegno pluriennale auspicato dal Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg non è stato raggiunto dai membri NATO. Per quanto riguarda l’installazione di missili a lungo raggio in Germania, invece, una dichiarazione congiunta tedesco-americana afferma che gli «schieramenti episodici» erano in vista di un impiego a lungo termine che includerebbe SM-6, Tomahawk e armi ipersoniche in fase di sviluppo con una gittata maggiore. Immediata la risposta del Cremlino che ha affermato che agirà per contrastare il previsto dispiegamento di missili a lungo raggio in Germania: «vediamo che l’infrastruttura militare della NATO si sta costantemente e gradualmente spostando verso i nostri confini», ha affermato il portavoce del Cremlino Peskov, aggiungendo che «Di conseguenza, le tensioni nel continente europeo stanno aumentando». Il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, ha detto che «Il lavoro necessario per la preparazione di contromisure di bilanciamento da parte delle agenzie statali russe competenti è stato avviato con largo anticipo e viene svolto in modo sistematico», in quanto Mosca aveva previsto l’attacco missilistico tedesco-americano.

Dal summit emerge quindi un quadro in cui le tensioni, invece di diminuire, sono decisamente aumentate agitando lo spettro di una guerra aperta tra Europa e Russia. Le decisioni prese, infatti, hanno predisposto logisticamente, economicamente e militarmente uno scenario bellico sul suolo europeo, superando ormai definitivamente quelle «linee rosse» che il blocco atlantico si era posto all’inizio del conflitto e facendo della Germania uno dei Paesi chiave della strategia militare statunitense nel continente europeo.

[di Giorgia Audiello]

L’UE ha sospeso il commercio di alcuni farmaci generici testati in India

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La Commissione europea, in accordo con gli Stati membri, ha sospeso temporaneamente le autorizzazioni all’immissione in commercio di alcuni farmaci generici testati dalla società indiana Synapse Labs, in quanto mancano prove circa l’affidabilità dei dati sperimentali, come emerso da una valutazione scientifica condotta dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA). L’azienda indiana era responsabile degli studi che dovevano dimostrare che il farmaco generico (o equivalente) si diffonde nell’organismo allo stesso modo del farmaco originale, condizione imprescindibile per l’autorizzazione al commercio. Tuttavia, a partire dal 2020 le autorità sanitarie spagnole hanno trovato irregolarità che hanno messo in dubbio la validità del lavoro svolto da Synapse Labs, arrivando ad allertare le istituzioni europee. L’EMA ha quindi stabilito che «i test di Synapse Labs sui farmaci generici in questione non soddisfacevano le stringenti prescrizioni dell’UE in materia di prove a dimostrazione dell’equivalenza con i medicinali di riferimento». Le autorizzazioni sono di conseguenza sospese fino a quando i produttori non forniranno dati oggettivi e affidabili circa l’equivalenza dei farmaci, ossia fino a quando non avranno dimostrato che «i medicinali generici rilasciano nell’organismo la stessa quantità di principio attivo di quelli di riferimento».

Nel frattempo, per evitare una carenza di farmaci, è stato stabilito che le autorità nazionali potranno rinviare per un massimo di due anni la sospensione al commercio dei medicinali considerati «critici» a livello nazionale. In Italia sono più di 30 i farmaci coinvolti nella sospensione all’autorizzazione al commercio, tra cui Metformina Almus, Bosentan Aurobindo, Olanzapina Aurobindo, Olanzapina Aurobindo Pharma Italia, Rapiva, Sitagliptin DOC Generici, Sitagliptin e metformina DOC Generici, Abacavir e Lamivudina Dr. Reddy’s, Lacosamide EG, Lapatinib EG. Durante questo periodo i produttori dovranno preparare i dati richiesti e presentarli per la valutazione: «Questo periodo di transizione concilia la necessità di questi dati fondamentali sui medicinali commercializzati nell’UE con la necessità di una fornitura continua di medicinali critici per i pazienti», si legge sul sito della Commissione europea.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito “generico” un “medicinale intercambiabile con il prodotto innovatore (e quindi bioequivalente a questo) che viene messo in commercio dopo che siano scaduti il brevetto e il certificato complementare di protezione del farmaco originale”. Le aziende produttrici di farmaci generici non hanno l’obbligo di condurre studi di efficacia clinica e sicurezza, in quanto già condotti dal marchio detentore del brevetto. Hanno però l’obbligo di dimostrare che il loro prodotto, composto dalla stessa molecola attiva, ma talvolta da eccipienti diversi, si comporta, nell’organismo, allo stesso modo del farmaco di riferimento. A livello sociale, l’autorizzazione all’immissione di medicinali generici e biosimilari ha rappresentato una vittoria per l’interesse pubblico rispetto a quello privato, rendendo di più facile accesso determinati prodotti farmaceutici anche alle classi sociali meno abbienti. Per questo le multinazionali hanno non di rado messo in dubbio che l’efficacia degli equivalenti sia uguale a quella dei farmaci originali, avendo interesse a estendere il più possibile la tutela brevettuale dei loro prodotti.

Da questo punto di vista, la Commissione europea ha dimostrato di voler incentivare l’immissione in commercio dei farmaci equivalenti nel contesto della più ampia revisione della legislazione farmaceutica nell’Unione Europea, presentata il 26 aprile 2023: quest’ultima prevede «che tutti i pazienti in tutta l’UE dispongano di un accesso tempestivo ed equo a medicinali sicuri, efficaci e a prezzi accessibili» e punta a «offrire un contesto attraente, favorevole all’innovazione e alla competitività per ricerca, sviluppo e produzione di medicinali in Europa». A tal fine, nella direttiva del Parlamento europeo si legge che «La riforma inciderà inoltre positivamente sul funzionamento competitivo del mercato attraverso incentivi mirati e altre misure che facilitano il rapido ingresso sul mercato di medicinali generici e biosimilari, contribuendo all’accesso dei pazienti ai medicinali e all’accessibilità economica di questi ultimi».

Difficile, dunque, pensare che la sospensione temporanea all’immissione in commercio degli equivalenti della società indiana sia volta a favorire le industrie farmaceutiche, così come che i medicinali generici non abbiano pari efficacia di quelli brevettati. Nel caso in questione, il problema sembra specifico della Synapse Labs che non ha adeguatamente testato i propri farmaci e che, nel caso di risultati non soddisfacenti, dovrà rivederne la produzione. La sospensione è comunque temporanea e mostra l’importanza dei farmaci generici sia per sopperire ad un’eventuale carenza, sia per rendere più equo l’accesso alle cure per le fasce più indigenti della popolazione.

A Bolzano un uomo è morto dopo essere stato colpito col taser dai carabinieri

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Lunedì sera, a Bolzano, un uomo in evidente stato di agitazione ha chiamato il 112 per segnalare presenze fuori dalla sua stanza. I carabinieri e il personale sanitario, giunti sul posto, lo hanno trovato in stato confusionale, presumibilmente a causa di alcol e stupefacenti; al loro arrivo, l’uomo si è lanciato dalla finestra e ha tentato di aggredire i carabinieri, venendo quindi fermato e immobilizzato con il taser. Dopo la scossa elettrica, egli ha accusato un malore, ed è morto per arresto cardiocircolatorio. È questo uno dei recenti fatti di cronaca che sta più facendo discutere nelle ultime ore, senza che tuttavia venga posto l’accento sul punto focale della vicenda: un uomo è morto in seguito all’impiego da parte delle forze dell’ordine di un’arma che, teoricamente, dovrebbe essere “non letale”. E non si tratta certo del primo caso: sono oltre un migliaio (almeno) i decessi causati dall’utilizzo di queste armi, che Amnesty ha classificato come «strumenti di tortura» e che spesso si sono dimostrate inefficaci, quando non proprio controproducenti, rispetto agli scopi preposti.

La dinamica dei fatti di lunedì sera è ancora piuttosto confusa. Secondo le prime ricostruzioni, in seguito alla telefonata, carabinieri e personale sanitario si sarebbero recati sul luogo e avrebbero provato a entrare nell’appartamento. Tuttavia l’uomo, che viene descritto in stato particolarmente confusionario, avrebbe impedito loro l’accesso e si sarebbe agitato ancor di più. In preda al panico, egli si sarebbe così lanciato dalla finestra da un’altezza di circa due metri e mezzo, e, dopo essersi ripreso dalla caduta, avrebbe provato ad aggredire i carabineri. A quel punto gli agenti lo avrebbero immobilizzato con il taser, per permettere al personale sanitario di prestargli le dovute cure. Dopo tale manovra egli avrebbe avuto un arresto cardiaco, morendo circa un’ora dopo. Perquisendo la casa, sarebbero stati trovati alcol e droghe, che, secondo i carabinieri, giustificherebbero lo stato di confusione in cui si trovava la vittima. La Procura di Bolzano ha avviato un’indagine e disposto l’autopsia per accertare le cause del decesso, nell’ambito di un procedimento penale aperto a carico di ignoti.

Al di là del contesto del singolo evento, a fare discutere dovrebbe essere il fatto che un uomo sarebbe morto dopo l’uso di uno strumento in dotazione alle forze dell’ordine che viene descritto con l’ossimorica espressione “arma non letale”. Il taser è un’arma in organico alla polizia italiana dal 2022, dotata di due “dardi” collegati a fili conduttori che trasmettono una scarica di 63 microcoulomb di elettricità per 5 secondi – una quantità sufficiente per causare bruciature e danni cardiaci. Una volta sparato, i muscoli della persona colpita si paralizzano all’istante, e il corpo rimane di fatto immobile, anche se la mente resta lucida e in grado di ascoltare. In teoria, tale effetto dovrebbe svanire in poco tempo, permettendo al soggetto di recuperare una normale forma fisica; indipendentemente dalle condizioni della “vittima”, tuttavia, gli agenti sono obbligati a richiedere l’intervento del personale sanitario. Secondo vari studi la pistola elettrica sarebbe inefficace e controproducente. L’Università di Cambridge ritiene che in realtà il taser abbia aumentato (quasi raddoppiato) il rischio che la polizia usi la violenza e che gli agenti vengano aggrediti, mentre l’ONU lo ha addirittura definito uno strumento di tortura. Anche la sua pericolosità è data abbastanza per assodata: la stessa ditta produttrice riconosce un rischio di morte dello 0,25%; questo significa che in un caso su 400 la persona su cui viene utilizzata l’arma muore, media piuttosto alta per uno strumento “non letale” che viene utilizzato con una simile leggerezza. Un’inchiesta dell’agenzia di informazione Reuters ha ricostruito che negli Stati Uniti, dal 2000 fino al 2017, si sono registrati più di mille decessi a seguito della scossa ricevuta dalla pistola elettrica.

Senza scendere nei particolari dei fatti di Bolzano, la possibile morte di una persona per l’utilizzo di una “pistola non letale” non farebbe che confermare come questo genere di armi non siano altro che strumenti di repressione mascherati da una millantata necessità di sicurezza. A riprova di ciò arriverebbero anche i fatti di Vasto di febbraio 2023, quando la polizia aveva minacciato con il taser un commerciante disarmato e sua moglie. Si scrive “sicurezza”, si legge “intimidazione”: giusto l’altro ieri Amnesty International ha rilasciato un rapporto sullo stato del diritto di protesta in Europa, sempre meno tutelato e sempre più soggetto a forme di prevaricazione da parte delle forze dell’ordine. In linea con lo studio di Amnesty, parrebbe possibile sostenere che la repressione passi anche da queste pratiche che celano la propria impronta violenta dietro la maschera della deterrenza, portando a sempre più frequenti abusi della forza e strumentalizzando quello stesso concetto di sicurezza che con esse viene in verità a mancare.

[di Dario Lucisano]

UE, lanciato un altro eurogruppo di destra radicale

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Ieri è nato un altro eurogruppo di stampo ultranazionalista e conservatore: Europa delle Nazioni Sovrane. Il gruppo parlamentare, lanciato da Alternativa per la Germania, si vuole porre come alternativa radicale al neonato gruppo del Premier ungherese Orban Patrioti per l’Europa, e proporrà una politica antagonista nei confronti del Green Deal, delle politiche migratorie, e dell’invio di armi all’Ucraina, a favore invece di una maggiore sovranità nazionale. Il gruppo conterà 25 membri provenienti anche da partiti di Bulgaria (Rinascita), Francia (Riconquista), Lituania (Unione del Popolo e della Giustizia), Polonia (Nuova Speranza), Repubblica Ceca (Libertà e Democrazia Diretta), Slovacchia (Repubblica), e Ungheria (Movimento Nostra Patria).