La schiuma di diacetato di cellulosa (CDA), un materiale biodegradabile derivato dalla polpa di legno, si è rivelata la bioplastica con il più alto tasso di degradazione in ambiente marino. Gli scienziati hanno osservato che, dopo 36 settimane di esposizione in un ambiente controllato, la schiuma ha perso tra il 65 e il 70% della sua massa. Un tasso di degradazione quindici volte più veloce rispetto al diacetato di cellulosa solido e addirittura più rapido della carta.
Nello studio il team ha testato in una vasca con acqua di mare in continuo movimento, riproducendo le condizioni naturali dell...
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Nel pomeriggio di oggi, l’esercito israeliano ha condotto un raid aereo su una scuola che fungeva da rifugio per gli sfollati situata presso il campo profughi di Nuseirat, nel governatorato di Deir al-Balah, al centro della Striscia. In seguito agli attacchi, almeno 18 persone sono state uccise, e oltre 40 ferite. Nel frattempo, continua l’assedio di Nord Gaza, dove da venti giorni l’esercito israeliano ha bloccato tutti gli accessi, prendendo di mira indiscriminatamente infrastrutture civili e cittadini; dall’inizio dell’assedio Israele ha ucciso oltre 770 persone. Dall’escalation del 7 ottobre 2023, invece, l’esercito israeliano ha ucciso per via diretta 42.847 palestinesi, mentre i feriti hanno superato il centinaio di migliaia di persone.
L’Europa sta ancora comprando miliardi di euro di gas dalla Russia. Nonostante, infatti, la dipendenza europea dal gas di Mosca sia diminuita rispetto al periodo antecedente alla guerra in Ucraina, il gas russo continua a fluire verso le nazioni europee e nei primi nove mesi del 2024, il Vecchio continente ha importato quasi il 20% di metano dal gigante eurasiatico, rispetto al 14,8% del 2023. Le importazioni di gas russo, dunque, sono tornate a crescere. Lo riferisce un articolo del media economico Bloomberg che cita dati della Commissione europea. Allo stesso tempo, nel 2023, la Russia è stata il terzo piĂą grande esportatore in Europa di gas, sia naturale che liquefatto, dopo Norvegia e Stati Uniti. Per quanto riguarda il GNL (gas naturale liquefatto), invece, durante la prima metĂ del 2024, le importazioni dalla Russia sono aumentate dell’11% rispetto all’anno precedente: Mosca ha così ha superato il Qatar diventando il secondo fornitore del blocco, dietro solo agli Stati Uniti, come riferito da uno studio dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (YEEFA). In totale, l’IEEFA stima che i paesi dell’UE abbiano speso 3,5 miliardi di euro per acquistare GNL dalla Russia durante i primi sei mesi del 2024.
Una delle ragioni per cui diversi Paesi europei non vogliono o non possono sostituire il gas russo è che le rotte alternative sono troppo costose, ma non è l’unico motivo per cui si fatica a sostituire le importazioni energetiche provenienti dal Cremlino. Alcune nazioni come Austria, Ungheria e Slovacchia non hanno sbocchi sul mare e sono quindi prive della possibilità di costruire terminali off-shore (lontani dalla costa). Anche per questo, come spiegato dall’analista geopolitico e economico, Demostenes Floros, alcuni di questi Paesi nutrono dubbi rispetto all’affidabilità dei fornitori che hanno sostituito o che dovrebbero sostituire la Federazione Russa. Inoltre, secondo l’Oxford Institute of Energy Studies (OIES), per diverse ragioni non esiste nell’immediato la possibilità di trasportare il gas naturale presente nella regione del Mediterraneo orientale verso il mercato europeo. Mentre sempre l’OIES fa notare che il principale fornitore di gas naturale dell’UE nel 2023, la Norvegia, dovrebbe raggiungere il picco estrattivo entro la fine del decennio corrente.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, si è registrato un calo di esportazioni di GNL verso l’Ue nei primi sette mesi del 2024 di circa un terzo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, prevalentemente a causa del fatto che le esportazioni sono state dirottate verso l’Asia, dove i costi del GNL sono più alti. Le compagnie energetiche americane hanno quindi maggiore convenienza ad esportare in Asia piuttosto che in Europa. Inoltre, si prevede che l’incremento produttivo di gas attraverso la tecnica della fratturazione idraulica (fracking) negli USA potrebbe essere insufficiente a rifornire anche il Vecchio Continente, a causa del considerevole aumento della domanda volta a garantire il funzionamento dei nuovi data center per l’intelligenza artificiale (IA).
Questi sono alcuni dei motivi per cui diverse nazioni europee continuano a fare affidamento sul gas russo per la quasi totalità del loro fabbisogno energetico. In particolare, nel 2023, Ungheria, Slovacchia e Austria hanno importato rispettivamente il 47%, il 69% e il 98% di gas da Mosca. Anche l’Italia riceve indirettamente attraverso l’Ucraina alcuni volumi di gas dalla Russia e, infatti, è tra i Paesi – insieme a Slovacchia, Austria e Ungheria – che entro la fine dell’anno dovrà trovare delle alternative al metano proveniente da Mosca, secondo la Commissione Ue. Slovacchia, Austria e Ungheria hanno già espresso esplicitamente la loro contrarietà a rinunciare al gas russo e, anche per questo, l’obiettivo di azzerare le importazioni di energia provenienti dal gigante eurasiatico entro il 2027, come stabilito dalla Commissione europea, appare irrealistico, oltre che contrario agli interessi europei.
Dopo giorni di tensione, la Commissione elettorale del Mozambico ha annunciato il risultato delle elezioni presidenziali tenutesi lo scorso 9 ottobre, confermando la vittoria di Daniel Chapo, candidato del Fronte di liberazione del Mozambico, partito che guida il Paese da circa cinquant’anni. Il partito ha ottenuto anche la maggioranza parlamentare, visto che in parallelo alle presidenziali si sono svolte le elezioni legislative. Le elezioni sono state particolarmente contestate dall’opposizione, e sono state giudicate irregolari da osservatori indipendenti. Dopo di esse, erano scoppiate una serie di proteste, scaturite dopo l’uccisione di due collaboratori di Venâncio Mondlane, il principale candidato dell’opposizione.
A soli 80 km da Berlino si trova l’ecovillaggio Zegg, una comunitĂ internazionale dove oltre 100 persone hanno scelto di vivere in modo consapevole, collaborativo e sostenibile. Zegg offre un’alternativa concreta ai ritmi frenetici della societĂ moderna, puntando su economia comunitaria, permacultura e crescita personale come pilastri di un’esistenza armoniosa.
Rispetto per l’ambiente e armonia tra individui
Il progetto ha preso forma nei pressi della cittĂ tedesca di Belzig, negli anni ’90, grazie all’idea visionaria di un gruppo di amici che desideravano sperimentare nuove modalitĂ di convivenza basate su trasparenza, cooperazione e un profondo rispetto per l’ambiente. Grazie alla perseveranza dei fondatori e al contributo di centinaia di collaboratori e volontari, oggi Zegg ospita una comunitĂ intenzionale di oltre 100 persone, che condividono l’obiettivo di vivere consapevolmente.
L’obiettivo principale è quello di sviluppare una comunitĂ che, attraverso uno stile di vita sostenibile a 360 gradi, contrasti le sfide del nostro tempo – come alienazione, disuguaglianza e crisi climatica. Per realizzare questa visione, Zegg promuove un’economia solidale e trasparente, relazioni autentiche tra le persone e una vita a impatto ridotto, in armonia con la natura. Ogni giorno, i suoi membri si dedicano a pratiche quali la permacultura, la gestione comunitaria delle risorse e la comunicazione non violenta, creando un ecosistema che offre un’alternativa concreta alla frenesia della societĂ moderna.
La comunitĂ di Zegg canta [Fonte, Vision of Zegg, Flickr]L’ecovillaggio Zegg è organizzato in modo da dividere gli spazi personali da quelli condivisi per creare un equilibrio tra vita privata e crescita comunitaria. Ogni famiglia o individuo ha il proprio spazio privato, che garantisce comfort e intimitĂ . Accanto alle aree residenziali, ci sono numerosi spazi comuni destinati alle attivitĂ di gruppo e alla socializzazione. Il centro multifunzionale è utilizzato sia come residenza temporanea per ospiti che come luogo per seminari ed eventi. L’area esterna è colorata da due grandi tende, che durante la stagione estiva ospitano festival e incontri. Tutt’intorno, i giardini e le sconfinate aree verdi permettono di rilassarsi e riscoprire il contatto con la natura.
Economia comunitaria, ecologia e autosufficienza
Al cuore della comunitĂ di Zegg c’è un’economia comunitaria basata su trasparenza e responsabilitĂ condivisa. La comunitĂ si finanzia principalmente attraverso le entrate derivanti dai corsi e seminari organizzati, che spaziano dalle tecniche di permacultura e bioedilizia al benessere olistico, fino alla crescita personale. Zegg si sostiene anche grazie agli affitti pagati dalle famiglie che vivono all’interno dell’ecovillaggio e dalle piccole imprese che vi operano. Molti dei residenti lavorano come dipendenti della Zegg GmbH, il centro di formazione, mentre altri scelgono di essere liberi professionisti. Questa diversificazione consente alla comunitĂ di restare economicamenteflessibile e resiliente, garantendo una fonte di reddito stabile per tutti i suoi abitanti. Il principio alla base dell’economia di Zegg è quello di creare un sistema sostenibile per soddisfare i bisogni di tutti in maniera equa. Grazie alla rete di supporto reciproco che si sta formando, l’ecovillaggio Zegg riesce a ridurre al minimo la dipendenza dai modelli di consumo tradizionali.
Le abitazioni sostenibili di Zegg immerse nella natura [Fonte: Vision of Zegg, Flickr]L’ecologia è un elemento fondamentale della vita all’interno dell’ecovillaggio. La comunitĂ applica i principi della permacultura, un approccio che mira a creare ecosistemi produttivi e sostenibili, riducendo la dipendenza dalle risorse esterne. Le colture sono biologiche e forniscono alimenti freschi e locali, mentre l‘acqua proviene da un pozzo comunitario. Le acque reflue sono trattate con un sistema di fitodepurazione, che utilizza piante e microrganismi per la purificazione naturale. Per il riscaldamento, i membri dell’ecovillaggio impiegano trucioli di legno, una risorsa rinnovabile a basso impatto ambientale, garantendo così indipendenza dai sistemi convenzionali di energia e gestione idrica. La filosofia ecologica si riflette anche nella costruzione delle abitazioni, realizzate con i principi della bioedilizia e quindi impiegando materiali naturali come legno, terra cruda e paglia. Questo approccio riduce l’impatto ambientale, permettendo alle case di integrarsi armoniosamente con la natura e contribuire a mantenere alta la qualitĂ della vita per i residenti.
La dimensione sociale e spirtuale è importante a Zegg. Durante l’anno vengono organizzati anche seminari di Yoga, meditazione e altro [Fonte: Vision of Zegg, Achim Ecker, Flickr]Dimensione sociale e spirituale sono altamente valorizzate all’interno di questa comunitĂ , i cui membri si riuniscono regolarmente per partecipare a rituali di celebrazione stagionale, eventi musicali, danza e dialoghi filosofici. Allo stesso modo, grande attenzione viene riservata anche al benessere fisico e mentale, con l’organizzazione di seminari di yoga, meditazione e altre pratiche orientate al benessere. Questi momenti dedicati alla crescita personale aiutano i residenti a sviluppare una visione olistica della loro esistenza, che considera l’equilibrio tra corpo, mente e spirito come la chiave per una vita soddisfacente e armoniosa.
Zegg non è solo un esperimento sociale isolato, ma un esempio ispiratore per tutti coloro che cercano alternative ai modelli di vita tradizionali. La comunitĂ accoglie centinaia di visitatori ogni anno, persone che vogliono imparare, ispirarsi e portare un po’ di questa visione olistica nelle proprie realtĂ . Corsi di sostenibilitĂ , comunicazione non violenta e gestione ecologica delle risorse sono aperti a tutti, contribuendo a diffondere il messaggio che vivere in modo sostenibile è possibile, e anche gratificante.
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Negli Stati Uniti è scoppiato un focolaio di contaminazione da Escherichia coli di tipo O157:H7, causato da uno storico panino di McDonlad’s. Si parla, al momento, di quarantanove casi in undici distinti Stati, che hanno portato a dieci ospedalizzazioni e un morto. Il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle malattie statunitense (CDC) ha rapidamente lanciato l’allerta, ritirando il panino dal commercio negli Stati coinvolti e aprendo un’indagine per capire quale sia l’ingrediente responsabile della contaminazione.
Il primo caso di contaminazione da Escherichia coli è stato registrato il 27 settembre, mentre l’ultimo caso noto risale all’11 ottobre. A causare l’infezione, il panino Quarter Pounder, conosciuto in Italia con il nome di McRoyal DeLuxe, rilanciato dalla multinazionale nel 2018, e composto da formaggio, cipolla, cetriolo, ketchup, senape, e, naturalmente, pane e hamburger. Non è ancora noto quale ingrediente tra questi si trovi alla radice del focolaio, ma il CDC sta conducendo le indagini per scoprirlo. Anche McDonald’s pare stia collaborando per determinare quale ingrediente alimentare del Quarter Pounder sia responsabie della malattia. Per ora le indagini hanno rilevato che parte dei casi potrebbe essere legata alle cipolle fornite da uno specifico fornitore. Mentre sono in corso le indagini per identificare l’ingrediente che causa la malattia, McDonald’s ha smesso di usare cipolle fresche a scaglie e polpette di manzo da un quarto di libbra in diversi Stati. Nei locali, gli ingredienti riservati al panino stanno venendo isolati, e, in generale, il Quarter Pounder è stato eliminato da parecchi menu. Gli Stati colpiti dall’epidemia di Escherichia coli sono Colorado, Kansas, Utah, Wyoming, e parte di Idaho, Iowa, Missouri, Montana, Nebraska, Nevada, Nuovo Messico, e Oklahoma. La maggior parte degli infetti si trova in Colorado e in Nebraska. Proprio nel Colorado si è registrato il decesso di una persona anziana. Un bambino, invece, è ricoverato per complicazioni renali.
L’Escherichia coli è una specie di batterio che può causare casi di gastroenterite con diversi sintomi, che vanno dai crampi addominali al vomito fino alla diarrea emorragica. Nella maggior parte dei casi, la trasmissione della malattia avviene a causa dell’assunzione alimentare di cibi contaminati, prevalentemente carne cruda o poco cotta, o verdure inquinate da acque contaminate. Nel caso della carne, l’infezione è spesso correlata alla provenienza dell’animale da allevamenti intensivi, e in molti casi dipende dalla contaminazione dell’alimento con il contenuto intestinale dell’animale.
Il TAR del Lazio ha sospeso, ancora una volta, il decreto del ministero della Salute che ha inserito le composizioni orali contenenti cannabidiolo (il cosiddetto CBD) nella tabella delle sostanze stupefacenti. I giudici hanno accolto, come negli altri casi, il ricorso presentato da ICI (Imprenditori Canapa Italia), bloccando di fatto il quarto tentativo di mettere al bando i prodotti a base di CBD da parte del governo. Il decreto del governo intendeva relegare la vendita dei composti a uso orale a base di CBD alle sole farmacie, dietro ricetta medica non ripetibile. L’udienza di merito in vista della sentenza è stata fissata per il 16 dicembre.
Nell’annuncio del 17 febbraio 2023, Moderna aveva affermato che la sperimentazione clinica di fase 3 del vaccino a mRNA sugli over 60 aveva dimostrato un tasso di efficacia dell’83,7% «contro la malattia delle vie respiratorie inferiori associata al RSV come definita da due o più sintomi». Secondo quanto si legge nel testo della causa, la compagnia farmaceutica avrebbe più volte, nel corso del 2023 e fino a marzo del 2024, affermato tale tasso di efficacia, anche durante le riunioni trimestrali sugli utili con gli investitori, nei comunicati stampa e in altri documenti. Sulla base dell’efficacia dichiarata, Moderna aveva presentato la domanda di licenza biologica alla Food and Drug Administration (FDA) nel luglio del 2023. Tuttavia, quando la FDA ha approvato il vaccino in questione per gli adulti oltre i 60 anni, il comunicato stampa con cui l’azienda annunciava l’approvazione «indicava un’efficacia del vaccino di solo il 78,7%, significativamente inferiore all’efficacia del vaccino dell’83,7% che Moderna aveva precedentemente identificato», si legge negli atti depositati. «A seguito di questa notizia, il prezzo delle azioni Moderna è sceso di 8,94 dollari ad azione, o del 5,9%, chiudendo a 142,55 dollari ad azione il 31 maggio 2024», secondo quanto riportato nei documenti della causa. Inoltre, secondo i querelanti, nel giugno del 2024 «Moderna ha rivelato che dopo 18 mesi, l’mRNA-1345 si è dimostrato efficace solo dal 49,9% al 50,3% contro i molteplici sintomi della malattia delle vie respiratorie inferiori».
Il controllo di comitati indipendenti risulta ancora più necessario se si pensa che uno dei principali obiettivi delle aziende farmaceutiche sono i profitti: la stessa Moderna, infatti, aveva dichiarato che sperava di conquistare parte di quello che reputava sarebbe stato un mercato da 10 miliardi di dollari per il virus respiratorio sinciziale (RSV), dopo che le sue vendite del primo trimestre sono diminuite del 91% rispetto alle vendite dello stesso trimestre del 2023, a causa del calo della domanda per il suo vaccino mRNA COVID-19. A differenza di quest’ultimo, i produttori dei vaccini contro l’RSV non sono protetti dalla responsabilità  ai sensi del Public Readiness and Emergency Preparedness (PREP) Act.
Se da un lato, gli investitori che hanno intentato la causa sembrano interessati solo al lato economico chiedendo il risarcimento per i danni subiti, dall’altro la vicenda mette in luce la poca trasparenza delle dichiarazioni delle multinazionali del farmaco oltre ai conflitti d’interesse e alla complicità tra queste ultime e le agenzie regolatorie, gettando ulteriori coni d’ombra sulla sicurezza dei vaccini e sulla tutela della salute dei cittadini.
Dopo l’attacco di ieri alla sede delle industrie aerospaziali turche TUSAS vicino ad Ankara, il Presidente Erdogan ha trovato il pretesto perfetto per intensificare i propri attacchi nel Kurdistan. Ieri, poco prima di mezzanotte, l’aviazione turca ha colpito obiettivi in quasi tutta la regione, dal Rojava (il cosiddetto “Kurdistan siriano”) al Kurdistan del sud (definito gergalmente come “Kurdistan iracheno”). Bersagliate infrastrutture energetiche, distrutti siti di stoccaggio per il grano, e oltre dieci morti nel Rojava, dove, in generale, quasi tutta l’area di confine con la Turchia risulta sotto il fuoco di Ankara. Bombardamenti ininterrotti per una ventina di minuti nel Kurdistan meridionale, dove sono state colpite anche abitazioni civili. Con la scusa del “terrorismo”, insomma, procede senza sosta la campagna di devastazione del Kurdistan, intensificandosi ogni giorno di piĂą.
I bombardamenti turchi nelle aree del Rojava e del Kurdistan del sud sono iniziati nelle ultime ore di ieri, e sono andati avanti tutta la notte. Nel pomeriggio, poco dopo l’attacco alla sede TUSAS, il ministro della difesa turco ha attribuito la responsabilitĂ dell’azione al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), l’organizzazione armata che lotta per l’autonomia dei curdi. L’attacco a TUSAS ha funto così da pretesto perfetto per intensificare l’offensiva sul Kurdistan. La maggior parte degli attacchi si è concentrata sul Rojava. Sette distinti bombrdamenti con droni hanno colpito il centro della cittĂ di Kobane, distruggendo infrastrutture civili e danneggiando una centrale elettrica, lasciando la cittĂ senza elettricitĂ ; nella stessa regione di Kobane sono stati presi di mira diversi villaggi nei pressi della cittĂ di Manbij, bersagliati con colpi di artiglieria. Presso la cittĂ di Derik (nome curdo di Al-Malikiyah) sono state lanciate decine di colpi contro una centrale energetica a gas, e sono state prese di mira le aree rurali. La maggior parte dei danni sono stati fatti nei pressi di Qamishlo, dove sono stati presi di mira silos per il grano, edifici delle forze di sicurezza interne, e un centro sanitario. Nella regione di cui Qamishlo risulta capitale, sono state gravemente danneggiate due strutture petrolifere e una centrale elettrica. Danni anche su diverse aree di Tal Rifat. Complessivamente, sono state uccise circa quindici persone. Parallelamente, sono andati avanti anche gli attacchi nel Kurdistan meridionale. Qui è stato segnalato un bombardamento su larga scala nelle aree di Medya, mentre la regione di GarĂŞ, veniva colpita da aerei da combattimento e droni. Attacchi aerei anche su distretti delle cittĂ di Sulaymaniyya, Dihok e Sinjar.
L’aggressione turca contro la popolazione curda va avanti da tempo, ma è tornata a intensificarsi lo scorso ottobre, dopo che due agenti sono stati feriti nel corso di un attacco ad Ankara all’inizio di quel mese – il primo dal 2016, la cui paternità è stata rivendicata da un ramo del PKK. Durante le aggressioni curde, la popolazione civile diventa obiettivo primario. Da quel momento sono aumentati gli attacchi nel Rojava, dove la Turchia sta compiendo veri e propri crimini di guerra, e portando avanti una campagna di repressione etnica ignorata dai Paesi occidentali per convenienze geopolitiche che si attuano in una impassibile forma di realpolitik. Anche la repressione nel Kurdistan meridionale non si è mai fermata, e, ormai, con la scusante di combattere i guerriglieri curdi, la Turchia sta di fatto occupando la regione. Si sta rendendo a tal proposito sempre più evidente il doppio gioco che Erdogan sta facendo nel condannare il massacro palestinese da una parte per continuare a perpetrare la propria personale rappresaglia etnica dall’altra, nell’assoluta libertà garantita dal silenzio generale.
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