Il Consiglio Superiore della Magistratura ha sanzionato con un anno e sei mesi di sospensione dalle funzioni e dallo stipendio, nonché con il trasferimento al Tribunale dell’Aquila, l’ex pubblico ministero di Torino Andrea Padalino, che attualmente ricopre il ruolo di giudice civile a Vercelli. La Sezione disciplinare del CSM lo ha infatti giudicato responsabile di aver usato «la qualità di magistrato al fine di conseguire vantaggi ingiusti», avendo ricevuto regali (nello specifico un soggiorno in un hotel di lusso e due pasti per un migliaio di euro in un ristorante stellato) da Fabio Pettinicchio, ex finanziere allora sotto inchiesta a Novara per sfruttamento della prostituzione, e dal legale di quest’ultimo, Pier Franco Bertolino, nel frattempo è deceduto. È però caduta l’accusa originaria e più pesante: quella secondo cui il magistrato avrebbe accettato e ottenuto i regali nella consapevolezza che Pettinicchio fosse indagato. Padalino era noto per essere stato titolare di una serie di inchieste e processi contro i manifestanti No TAV, avendo sostenuto contro di loro l’accusa (poi caduta) di terrorismo.
Padalino aveva ottenuto un’assoluzione in via definitiva sul versante penale dalle accuse di corruzione in atti giudiziari e abuso d’ufficio in un’inchiesta, poi passata per competenza a Milano, in merito a presunti “favoritismi” nella Procura torinese. In tale cornice, il magistrato era stato assolto in primo grado nel gennaio 2022, con successiva conferma dell’assoluzione da parte della Corte d’Appello, che aveva dichiarato inammissibile il ricorso della Procura. Padalino è stato invece ritenuto «responsabile» di un incolpazione di tipo disciplinare – riqualificata con il verdetto del Consiglio Superiore della Magistratura – «fuori dell’esercizio delle funzioni» con «uso della qualità di magistrato al fine di conseguire vantaggi ingiusti per sé o per altri». Per questo gli sono stati comminati 18 mesi di sospensione. Il CSM l’ha invece assolto dalla seconda contestazione disciplinare, ossia l’utilizzo in modo irregolare dell’auto di servizio. Se all’inizio era stata richiesta la rimozione dalla magistratura, in seguito alle repliche e alla lettura delle memorie difensive del pm, la procura generale della Corte di Cassazione aveva chiesto la riqualificazione dei fatti e la sospensione di due anni. La procura generale della Corte di Cassazione, nel corso delle repliche e alla luce delle memorie difensive del magistrato, aveva chiesto la riqualificazione dei fatti e la sospensione di due anni (in principio era stata avanzata la rimozione dalla magistratura). «Nonostante la richiesta di ridimensionamento della sanzione resta la gravità elevata dei fatti contestati», ha detto il sostituto procuratore generale Giuseppina Casella.
A Torino, il pm Padalino era stato protagonista del processo contro i quattro attivisti No Tav che, nel maggio 2013, avevano assalito il cantiere della Torino-Lione a Chiomonte. Accusandoli di “terrorismo”, Insieme al Pm Rinaudo, il magistrato aveva chiesto per loro 9 anni e mezzo di reclusione. In primo grado, gli imputati erano stati condannati a 3 anni e 6 mesi per danneggiamento, fabbricazione e trasporto di armi e resistenza a pubblico ufficiale, ma i giudici avevano fatto cadere l’accusa di terrorismo. La sentenza era stata confermata in secondo grado dalla Corte d’Assise di Appello. La Procura ha insistito nel sostenere questa accusa nei confronti degli attivisti anche davanti alla Cassazione, che ha però confermato l’assoluzione per il reato di terrorismo e la condanna a 3 anni e 6 mesi per gli altri reati contestati.
[di Stefano Baudino]