La notizia oggi è su tutti i giornali e su tutti i telegiornali: il Quirinale, attraverso un comunicato, ha indirettamente fatto riferimento a Matteo Gracis, fondatore de L’Indipendente, per un post giudicato falso in merito alle responsabilità del Presidente della Repubblica sul segreto di Stato ancora in vigore sulla strage di Ustica. Al di là del merito della vicenda, quello che qui ci preme sottolineare e denunciare è come, da parte di diverse testate, la vicenda sia stata utilizzata per colpire il nostro giornale, spesso affiancato alla vicenda negli articoli sul tema.
L’accaduto, in breve, è questo. Matteo Gracis ha pubblicato questo post su X: “E anche quest’anno è arrivata la consueta dichiarazione del ‘nostro’ Presidente della Repubblica sui fatti di Ustica con l’appello sulla mancata verità: «Ferita aperta, i Paesi amici collaborino». Questo ‘signore’ è lo stesso che nel giugno del 2020 ha prorogato di 8 anni il segreto di Stato proprio sui documenti relativi al caso Ustica e sapete con quale motivazione? Riporto testuali parole: «La verità farebbe male all’Italia»”. A rispondere è stato direttamente l’ufficio stampa del Presidente Mattarella che, senza nominare l’autore, ha scritto: “La notizia è palesemente falsa. Il Presidente della Repubblica non ha alcuna competenza sul segreto di Stato. Il Presidente Mattarella non ha mai pronunciato le parole che gli vengono attribuite. È ignobile e vergognoso far circolare sul web tali menzogne. Il contenuto dei post e dei relativi commenti è stato segnalato alle autorità competenti per accertare se sussistano estremi di reato“. La durezza del comunicato del Quirinale ha richiamato all’ordine tutte le testate mainstream, che da Il Sole 24 Ore a La Repubblica, passando per il Tg3 e Studio Aperto, hanno trattato la vicenda, al solito condendo il contenuto con l’utilizzo di tutte le parole chiave che servono a demonizzare l’avversario di turno, come le immancabili «complottismo» e «putinismo». Al solito, inoltre, le testate non hanno riportato la rettifica di Matteo Gracis, che ha specificato: “La dichiarazione «La verità farebbe male all’Italia» non è stata pronunciata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella bensì da Palazzo Chigi nel 2020. Devo inoltre precisare che la proroga del segreto di Stato è affidata dalla legge italiana al Presidente del Consiglio e non al Presidente della Repubblica“.
Non ci interessa qui entrare nel merito della vicenda, nata evidentemente dall’attribuzione al Presidente Mattarella di una decisione che venne presa invece dall’ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel 2020. Un errore oltretutto fortuito, dato che lo stesso Gracis aveva riportato correttamente la vicenda sul proprio blog. Responsabilità eventuali, così come le effettive possibilità politiche di Mattarella (del quale non sono note dichiarazioni contrarie alla proroga del segreto di Stato ad affiancare il consueto e annuale appello retorico alla ‘ricerca della verità’) saranno verificate altrove.
Quello che qui ci preme è rimarcare come l’occasione sia stata utilizzata in molti articoli per citare a sproposito L’Indipendente, vedendo nella vicenda una ghiotta occasione per provare a colpire un giornale che, evidentemente, fanno finta che non esista – evitando attentamente di citarlo anche le volte in cui lo utilizzano come fonte – ma conoscono bene.
Utilizziamo anche l’occasione per spiegare una cosa che nelle redazioni dei giornali conoscono molto bene, ma evidentemente ricordano solo in modo selettivo quando gli fa comodo. I social di Matteo Gracis non rappresentano il quotidiano L’Indipendente, ma solo – come è ovvio che sia – dei canali comunicativi personali. Gracis, come ampiamente pubblico, è cofondatore de L’Indipendente e socio del Consiglio di Amministrazione della società editoriale L’Indipendente Srl, ma non ricopre ruoli all’interno della redazione giornalistica del giornale. Ogni tentativo di utilizzare il caso per colpire la reputazione de L’Indipendente è intellettualmente disonesto ed evidentemente studiato a tavolino.
Tornando al nocciolo della questione, non resta che notare come anche questa vicenda si utilizzi per parlare del dito anziché della luna. Dopo 44 anni, la Strage di Ustica, una delle più oscure vicende della storia italiana nella quale persero la vita 81 persone, è ancora priva di una verità ufficiale ed ogni tentativo di arrivare ad una verità completa continua ad essere ostacolato anche da parte istituzionale, come rivelato pochi mesi fa dall’ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato. Se i media continuassero a tenere alta l’attenzione per ottenere verità e giustizia anziché prestare il fianco alle polemiche su un post social, non sarebbe meglio?