domenica 24 Novembre 2024
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Aumenta l’escalation tra Russia e USA dopo l’attacco in Crimea

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Sale la tensione tra Russia e Stati Uniti, dopo l’attacco ucraino condotto con missili statunitensi di tipo ATACM, che ha colpito le spiagge di Sebastopoli, in Crimea, uccidendo 5 persone, tra cui due bambini, e ferendone oltre 150. In seguito agli attacchi, il Ministero della Difesa russo ha rilasciato un breve comunicato in cui sostiene che “gli specialisti statunitensi hanno impostato le coordinate di volo” dei missili ATACM “sulla base dei dati del sistema di ricognizione satellitare statunitense”. Per tale motivo Washington è ritenuta “in gran parte responsabile” dello stesso attacco. Le accuse che il Ministro della Difesa ha lanciato contro gli USA arrivano due settimane dopo le dichiarazioni del capo del comitato per la difesa della Camera Bassa del Parlamento russo Andrei Kartapolov, che ha suggerito la possibilità – in caso di eccessive minacce contro il Paese – di ridurre il tempo decisionale previsto per l’utilizzo di una serie di misure di emergenza, tra cui quello delle armi nucleari.

L’offensiva ucraina in Crimea ha colpito Sebastopoli nella giornata di ieri, domenica 23 giugno. Stando a quanto riporta l’agenzia di stampa russa TASS, l’attacco, definito “terroristico”, sarebbe stato lanciato contro le infrastrutture civili di Sebastopoli mediante l’uso di missili tattici ATACM dotati di munizioni a grappolo. Quattro di questi missili sarebbero stati abbattuti dai sistemi di difesa aerea russi, mentre un quinto sarebbe esploso sulla città, causando almeno cinque vittime e 150 feriti; due bambini si troverebbero ora in condizioni critiche. In seguito all’attacco è stata proclamata una giornata di lutto in tutta la Crimea. Il bombardamento di ieri è stato fonte di forti sdegno e denunce da parte di tutta la Federazione russa. Nello specifico, a essere ritenuti responsabili sono proprio gli Stati Uniti, perché hanno fornito i missili all’Ucraina, ma Washington non ha ancora fornito una reale risposta all’accusa. Tra le aule del Parlamento statunitense, tuttavia, ha iniziato ad alzarsi qualche voce fuori dal coro: la deputata repubblicana Taylor Greene si è infatti espressa contraria a mandare a Kiev armi da utilizzare su suolo russo, chiedendosi cosa sarebbe successo se una analoga situazione si fosse verificata negli Stati Uniti.

Il monito lanciato da Greene rientra all’interno di un accesissimo dibattito riguardante il limite da imporre a Kiev sull’impiego delle armi che le vengono inviate, e che coinvolge tutti gli alleati dell’Ucraina. Il tema è discusso da tempo, ma è finito al centro dei riflettori dopo le recenti dichiarazioni del Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg, il quale in una intervista ha dichiarato senza mezzi termini che secondo lui i Paesi membri dell’alleanza transatlantica avrebbero dovuto iniziare a rivalutare la posizione con la quale negano a Kiev la possibilità di utilizzare armi inviate «contro bersagli militari legittimi su suolo russo». In seguito a tali dichiarazioni, qualche Paese, come Germania e Francia, ha già dato il via libera all’Ucraina per utilizzare le proprie armi sul territorio russo, mentre negli USA si sta ancora parlando del tema; secondo indiscrezioni mediatiche non realmente verificabili, gli Stati Uniti starebbero considerando di virare verso una via di mezzo, che consisterebbe nel permettere a Kiev di usare le proprie armi direttamente contro la Russia, ma solo entro un raggio limite di 100 chilometri.

Se nelle ultime settimane la questione dell’impiego delle armi alleate su suolo russo sta venendo particolarmente stressata è perché la stessa Russia sta penetrando con forza all’interno del territorio ucraino. L’avanzata di Mosca sembra infatti procedere a passo sostenuto tanto nella regione di Kharkiv quanto in quella di Zaporizhzhia, mentre nel frattempo la parallela via diplomatica pare a dir poco statica. Recentemente, Putin ha inviato a Kiev una proposta di pace dalle dure condizioni, prontamente rifiutata da Zelensky; poco dopo in Svizzera si è tenuto un tavolo di pace con i delegati di 100 Paesi e organizzazioni, in cui tuttavia la Russia risultava assente. Una reale soluzione di pace, insomma, sembra ancora piuttosto lontana. In tal senso il continuo fare riferimento a una possibile escalation da parte dei leader occidentali – primo fra tutti Macron – e l’altrettanto insistente tema delle armi non fanno che aumentare il rischio di allargamento del conflitto, fomentato anche dalle dichiarazioni e dalle accuse che sono seguite agli attacchi di ieri.

[di Dario Lucisano]

Corea del Sud, incendio in fabbrica batterie litio: almeno 20 morti

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Sarebbero 20, al momento, i corpi ritrovati all’interno di una fabbrica di batterie al litio, in Corea del Sud, dopo che un incendio è divampato all’interno dell’impianto nella mattina di lunedì. A riferirlo è l’agenzia di stampa locale Yonhap. La fabbrica, gestita dal produttore di batterie Aricell, si trova a Hwaseong, a sud di Seoul. Secondo le prime informazioni, l’incendio sarebbe scoppiato a seguito dell’esplosione di una serie di celle di batterie, dentro un magazzino che conteneva all’incirca 35 mila unità.

Il governo Meloni distribuisce 17 milioni di euro alle agenzie di stampa

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Piovono denari pubblici nelle casse delle agenzie di stampa. Due settimane fa, il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria del governo ha infatti aggiudicato i lotti dell’appalto per “servizi informativi di carattere specialistico, settoriale, anche video-fotografico” a ben 11 agenzie di informazione, per un totale di oltre 17 milioni di euro. Solitamente, si tende a pensare che i fondi per l’editoria siano rappresentati esclusivamente da quelli ricevuti, in maniera diretta o indiretta, dai quotidiani, ma la verità è che esistono molte altre forme di finanziamento che vanno a foraggiare ogni anno le imprese editoriali attraverso vie parallele, spesso completamente sconosciute ai più.

Quest’anno, nello specifico, a beneficiare della fetta più sostanziosa dei finanziamenti pubblici saranno l’agenzia ANSA, che incamererà ben 6 milioni e 358mila euro, e l’AdnKronos, che otterrà quasi 5 milioni di euro. Sul gradino più basso del podio c’è l’AGI, con 1 milione e 680mila euro, seguita da AskaNews, che supera il milione di euro. Poco sotto La4News, con oltre 740mila euro, LaPresse, che supera i 697mila euro, l’Agenzia Il Sole 24 Ore, con 640mila euro, e l’Agenzia COM.E, con 436mila euro. Chiudono l’elenco l’Agenzia VISTA, che si è aggiudicata un importo pari a oltre 184mila euro, l’Agenzia Withub, con più di 175mila euro, e l’Agenzia Infoedizioni, che ha toccato quota 144mila euro.

Come recita l’art. 17 del decreto legge n. 198 del 29 dicembre 2022, infatti, per “garantire una completa informazione attraverso la più ampia pluralità delle fonti e in considerazione della particolare natura dei servizi di informazione primaria”, le amministrazioni dello Stato sono “autorizzate ad acquistare […] dalle Agenzie di stampa” (iscritte sulla base del “possesso di specifici requisiti e parametri qualitativi e dimensionali” all’interno di “un apposito elenco” istituito presso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri) “notiziari ordinari e speciali, nazionali e locali, servizi giornalistici e informativi, anche di carattere video fotografico, e loro raccolte, anche su supporto digitale, nonché il servizio di diramazione di notizie e di comunicati”. A tal fine, il Dipartimento opera infatti come “centrale di committenza per le amministrazioni dello Stato, comprese le articolazioni periferiche delle stesse, gli enti pubblici, le autorità amministrative indipendenti e, su richiesta espressa, gli organi costituzionali”.

[di Stefano Baudino]

La Russia dichiara finita l’operazione antiterrorismo in Daghestan

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Si è chiusa l’operazione antiterrorismo in Daghestan aperta tra ieri e oggi in seguito agli assalti a Derbent e Makhachkala, nel Caucaso settentrionale. A comunicarlo è lo stesso nucleo antiterrorismo russo alla agenzia di stampa governativa TASS. La TASS riporta che in seguito all’aggressione sono morti 15 agenti e un prete, e altri 13 agenti sono rimasti feriti; uccisi anche i 6 terroristi autori dell’attacco. Non risultano ancora esserci rivendicazioni dell’attacco né attribuzioni di responsabilità da parte russa.

Russia, attacco terroristico in Daghestan: almeno 6 morti

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Il Comitato nazionale antiterrorismo russo ha dichiarato che sono stati effettuati attacchi armati contro due chiese ortodosse, una sinagoga e un posto di polizia a Derbent e Makhachkala in Daghestan, nel Caucaso settentrionale. Al momento sarebbero sei le vittime accertate, tra cui un prete e diversi agenti di polizia. Le notizie sono ancora frammentarie, secondo quanto riportano i media russi nella chiesa ortodossa di Makhachkala gli assalitori avrebbero preso 40 ostaggi. Mentre nelle strade sarebbero in corso scontri a fuoco tra agenti e uomini armati.

Maltempo sul Nord Italia: violenti nubifragi e frane

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Continua l’ondata di maltempo nelle regioni del Nord Italia. Nel pomeriggio, sull’area del lago di Garda, nel Bresciano, si è abbattuto un violento nubifragio. La Centrale operativa dei Vigili del fuoco ha ricevuto oltre 150 richieste di soccorso tecnico urgente dai cittadini. 45 persone sono state soccorse in barca sul lago di Como a causa del maltempo, con raffiche di vento arrivate a oltre 50 chilometri orari. In Veneto, nei comuni di Asiago e Gallio, le piogge hanno provocato l’esondazione di due torrenti. La provincia di Vicenza è stata colpita da due frane di notevoli dimensioni e una famiglia di contra’ Masetto è stata fatta evacuare.

Missili ucraini su Sebastopoli: almeno 3 morti e centinaia di feriti

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Come riportato dal governatore della città Michail Razvozhaev sul suo canale Telegram, un attacco missilistico delle forze ucraine su Sebastopoli, nella penisola della Crimea, ha provocato almeno 3 morti (tra cui un bambino di due anni) e centinaia di feriti. Secondo quanto reso noto dal Ministero della Difesa russo, l’attacco sarebbe stato compiuto con cinque missili Atacms di fabbricazione statunitense muniti di testate a grappolo, quattro dei quali intercettati dalla difesa aerea.

 

In Italia i braccianti fantasma sono oltre 230mila

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In seguito alla morte del lavoratore indiano Satnam Singh, che, dopo aver perso un braccio a causa di un incidente sul lavoro nelle campagne di Latina, pochi giorni fa è stato lasciato dai suoi datori di lavoro agonizzante in strada davanti alla propria abitazione, il governo ha promesso «battaglia» contro il caporalato. Il solito refrain post-tragedia che cozza, peraltro, con quanto affermato in conferenza stampa dal ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, il quale ha dichiarato che il decesso di Singh sarebbe «colpa di un criminale» e non del «sistema delle imprese agricole». I num...

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A maggio l’Italia ha prodotto oltre metà della propria energia da fonti rinnovabili

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Nel mese di maggio, in Italia, oltre la metà della domanda di energia è stata prodotta da fonti rinnovabili, facendo segnare il valore mensile più alto di sempre. Lo ha reso noto ieri Terna, la società pubblica che gestisce la rete elettrica, che ha attestato come le fonti rinnovabili, lo scorso mese, abbiano coperto nello specifico il 52,5% della domanda elettrica italiana, oltre il 10% in più rispetto al maggio del 2023, in cui era stato registrato un 42,3%.

Il dato è solo l’ultima tappa di una tendenza che sembra delinearsi in maniera molto chiara. Nella fase compresa tra gennaio e maggio 2024, infatti, la capacità rinnovabile in esercizio in Italia ha visto un aumento di 3,015 Gigawatt, ovvero il 42% in più rispetto al medesimo arco temporale del 2023 Nei piani del governo, per il 2024, c’è quello di arrivare a 8 Gigawatt. Nello specifico, nel maggio 2024, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, si è registrato un aumento dell’idroelettrico (+34,7%), dell’eolico (+10,5%) e del fotovoltaico (+36,3%). Quest’ultimo, secondo quanto ricostruito da Terna, è frutto dell’incremento di capacità in esercizio (+669 GWh) e di un maggiore irraggiamento (+393 Gwh). Le statistiche diramate dalla società evidenziano inoltre che il mese scorso la domanda di energia elettrica italiana è stata soddisfatta per quasi l’85% dalla produzione nazionale e per poco più del 15% dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta è risultata pari a 21,2 miliardi di kW, mentre il fabbisogno di energia elettrica ha toccato quota 24,7 miliardi di kWh, crescendo dell’1,9% rispetto a maggio 2023. Inoltre, nei primi cinque mesi dell’anno corrente, la produzione di energia elettrica rinnovabile ha fatto segnare addirittura un aumento del +80% (ben 19.613 GWh in soli cinque mesi, quasi 9mila in più sullo stesso periodo dell’anno scorso). A dare la spinta propulsiva sono sicuramente stati gli effetti del Superbonus 110%: basti pensare che, come riportano i dati presentati dal Gestore dei servizi energetici, nel solo 2023 quasi l’80% delle nuove installazioni di impianti fotovoltaici sono state realizzate dal segmento residenziale sotto la spinta degli sgravi fiscali previsti dalla misura. Un altro fattore che sembra essere stato decisivo è il meteo favorevole all’idroelettrico nelle regioni del Nord, con precipitazioni nevose invernali e abbondanti piogge primaverili. Secondo quanto attestato dall’Autorità del Bacino Distrettuale del Fiume Po, la disponibilità idrica è superiore rispetto ai valori solitamente registrati in questa fase dell’anno.

Il nostro Paese segue quello che è, a tutti gli effetti, un orientamento ormai pienamente avviato su scala globale. Infatti, come è emerso dalla quinta edizione del rapporto Global Electricity Review del gruppo di esperti sull’energia Ember – che copre i dati sull’elettricità di 215 Paesi e gli ultimi dati del 2023 per 80 Paesi che rappresentano il 92% della domanda globale di elettricità –, nel mix energetico globale le fonti energetiche rinnovabili sono passate dal 19% del 2000 a oltre il 30% del 2023. Il risultato è frutto dell’aumento dell’energia solare ed eolica, passate dallo 0,2% del 2000 al 13,4% del 2023. Pertanto, lo scorso anno, l’intensità di anidride carbonica della produzione globale di energia elettrica ha raggiunto un nuovo minimo storico, il 12% in meno rispetto al picco del 2007. Per la prima volta, come ha certificato il report, il sistema energetico globale ha potuto contare su quasi un terzo di elettricità generata da fonti non fossili.

[di Stefano Baudino]

Israele, proteste anti-governo: 3 arresti

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Continuano in Israele le proteste contro il governo guidato da Benjamin Netanyahu. A Tel Aviv, la polizia ha arrestato 3 persone. I manifestanti chiedono un accordo per il rilascio degli ostaggi, che si trovano ancora nelle mani di Hamas nella Striscia di Gaza, e nuove elezioni. Le forze dell’ordine hanno dichiarato che un gruppo di dimostranti ha bloccato la strada di fronte alla sede del partito Likud, di cui Netanyahu è presidente, bruciando pneumatici e «mettendo in pericolo» i passanti. Il leader del partito laburista israeliano, Yair Golan, ha affermato che la polizia non deve essere «strumento di un governo corrotto».