lunedì 17 Novembre 2025
Home Blog Pagina 160

Integratori di sali minerali per l’estate: quali scegliere?

0

Con l’arrivo della stagione estiva, caratterizzata da caldo intenso, alte temperature e sudate ricorrenti, potremmo aver bisogno di un integratore di sali minerali, come quelli a base di potassio e magnesio, che aiutino il corpo a non subire contraccolpi come debolezza, abbassamenti di pressione, svenimento in alcuni casi, o addirittura problemi cardiaci, dal momento che sia il potassio che il magnesio sono direttamente e precipuamente coinvolti anche nel funzionamento corretto del cuore e del sistema nervoso. Una carenza di questi sali infatti può comportare problemi di salute da lievi a molto gravi, a seconda della situazione e del grado di carenza che si instaura. 

Pertanto può essere una buona idea dare al nostro organismo una supplementazione di queste preziose sostanze, specialmente nelle giornate in cui sudiamo tanto o siamo costretti a stare per molte ore in una condizione di forte accaldamento, per lavoro o per altri motivi di varia natura. Sebbene questi minerali siano presenti all’interno di una dieta ricca di frutta e verdura (ma solo se effettivamente ricca), con l’innalzarsi delle temperature il nostro corpo si trova ad avere un fabbisogno maggiore di sali minerali e vitamine. In particolare quando siamo sottoposti a sudorazioni eccessive e disidratazione, queste sostanze non riescono a permanere in quantitativi sufficienti dentro il nostro organismo e quindi si determina una carenza che può andare da lieve a severa, con le conseguenze del caso. Lo stesso discorso vale per gli sportivi (e per loro vale tutto l’anno), in quanto la sudorazione e disidratazione è costante per via di allenamenti e gare. Ne deriva che per queste categorie di persone integrare queste e altre sostanze è assolutamente necessario e per niente opzionale, pena un calo di salute che come detto può essere anche serio e portare a conseguenze sgradevoli. 

Detto ciò, è però molto importante scegliere un integratore di qualità che abbia davvero le caratteristiche richieste, dal momento che sul mercato ci sono prodotti di ogni genere che promettono di aiutare a migliorare la situazione ma che alla prova dei fatti spesso sono inadatti o semplicemente troppo “deboli” nel produrre effetti significativi nell’organismo, banalmente perché non contengono abbastanza potassio e magnesio, per esempio, nonostante le sbandierate super proprietà negli spot pubblicitari in TV e nei giornali. Vediamo allora a cosa bisogna prestare attenzione se acquistiamo un integratore di sali minerali.

Integratori salini: come sceglierli

Per prima cosa sarebbe opportuno evitare completamente tutti quei prodotti (molto pubblicizzati da anni in TV) la cui formulazione prevede come primo ingrediente lo zucchero o altro tipo di dolcificante, e che include sempre anche altre sostanze del tutto inutili come maltodestrine (altro zucchero che si ottiene in laboratorio), l’olio di palma, i correttori di acidità come E330, E334, E500, gli aromi (tipicamente di agrumi o fragola), e perfino dei coloranti (vedi immagini sotto). Quando ci troviamo di fronte a prodotti formulati in questo modo, significa che dentro c’è di tutto ma in sostanza sarà presente soltanto una piccola dose di sali minerali, i quali non avranno quell’effetto nutraceutico di cui abbiamo bisogno, anche perché nel frattempo il nostro corpo ha assimilato tanti zuccheri e additivi che tutto fanno tranne che ripristinare una disidratazione e uno squilibrio di sali minerali. Per convincerci definitivamente che questo genere di prodotto non è di nessuna utilità concreta, vi mostro l’etichetta di un noto integratore di potassio e magnesio dove si vede chiaramente come la dose da assumere indicata è di ben 3 bustine al giorno, e ciò nonostante si arriva a raggiungere a malapena un 15-30% di sali minerali, rispetto al fabbisogno giornaliero consigliato per la popolazione generale.

Il nostro obiettivo deve essere invece quello di acquistare un integratore più “pulito” e di qualità rispetto a quelli appena descritti, dove non ci siano sostanze inutili come lo zucchero, gli aromi e altri additivi, e dove soprattutto si punti alla sostanza, in cui la quantità contenuta di sali minerali sia alta o comunque in grado di darci una vera supplementazione nel momento in cui il corpo ha realmente bisogno di una dose aggiuntiva che sia di reale beneficio. Infatti sarebbe inutile integrare piccolissime dosi di sali minerali nel momento in cui l’organismo ha già una carenza, in questi frangenti serve invece proprio una dose piuttosto alta che sia almeno pari alla dose giornaliera consigliata, o anche maggiore, proprio per aiutare l’organismo a ripristinare una situazione fisiologica, di normalità.    

Puntiamo dunque all’acquisto di un prodotto che contenga possibilmente solo i sali minerali, e ad assumerne un quantitativo che abbia effettivamente un impatto positivo per l’organismo. Nell’esempio in foto vi mostro un prodotto che contiene solo magnesio e un po’ di acido citrico, nulla più. Basta sciogliere la polvere in acqua e assumerlo. Come si vede dalla tabella in foto, con solo 1-2 cucchiaini possiamo arrivare alla dose del fabbisogno giornaliero e addirittura superarla (115% del fabbisogno). È proprio ciò a cui serve un integratore di questo tipo, le aziende che formulano i prodotti in questo modo sono le migliori sul mercato, anche come qualità della materia prima.

Lo stesso ragionamento vale per gli integratori di potassio o di altri sali minerali, sul mercato è sempre possibile trovare dei prodotti “puliti” e ben formulati, che offrono qualità e tralasciano le aggiunte di zuccheri e altri additivi. 

Evitare il fai da te

Sebbene si tratti di “semplici” sali minerali e vista la pressoché assenza di controindicazioni, effetti collaterali e interazioni farmacologiche nei soggetti sani, e sebbene tali prodotti vengano univocamente considerati come sicuri, a mio parere è comunque sconsigliabile l’utilizzo in completa autonomia, specie se li si vuole utilizzare per lunghi periodi. Non consiglio l’uso in autonomia sia perché, come abbiamo detto, i sali minerali hanno importanti effetti nel nostro organismo, che se non ben controllati possono comunque portare anche a squilibri e problemi, e sia perché alcune categorie di persone – in cura con farmaci o terapie ad esempio – devono avere la supervisione del medico o del professionista esperto come il farmacista. Questo breve articolo vi servirà da guida per orientarvi verso l’acquisto di un prodotto di qualità, per non cadere nella spesa inutile fatta seguendo spot TV o consigli di amici e conoscenti che non hanno nessuna contezza della questione. Dopo di ciò, chiedete un parere al vostro medico curante o al vostro farmacista di fiducia, oppure al nutrizionista, altra figura che vi saprà dare un indirizzo sicuro nelle modalità e tempi di assunzione.

Indonesia, affonda traghetto a Bali: almeno 5 morti e decine di dispersi

0

Almeno cinque persone sono morte e decine risultano disperse dopo che un traghetto con 65 persone a bordo è affondato nella notte del 2 luglio durante la traversata da Banyuwangi (Giava Orientale) a Bali. I soccorritori hanno già recuperato 23 superstiti e continuano le ricerche in mare aperto, mentre il maltempo è stato indicato come causa dell’incidente. Secondo l’agenzia di ricerca e salvataggio di Surabaya, a bordo c’erano 53 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio; la nave è affondata intorno alle 23:20 ora locale. Le autorità stanno ora verificando il numero esatto di persone a bordo in base all’elenco ufficiale.

La Sicilia diventa polo globale per l’addestramento degli F-35 americani

5

In Sicilia nascerà il primo polo di addestramento di piloti di caccia F-35 al di fuori degli Stati Uniti. A dirlo, a margine di una visita alla base aerea di Decimomannu, in Sardegna, è il ministro della Difesa Guido Crosetto, che conferma così le voci che giravano ormai da mesi. Un “primato”, quello siciliano, che viaggia in parallelo a quello piemontese, legato alla produzione dei caccia: «Siamo l’unico Paese al mondo dove vengono assemblati gli F-35, a Cameri», ha rimarcato infatti Crosetto, riferendosi allo stabilimento piemontese sede della produzione e dell’assemblaggio finale dei modelli di aereo destinati ai clienti europei. Gli F-35 sono dei caccia multiruolo prodotti dalla statunitense Lockheed Martin e fanno parte di un programma di produzione e commercio globale che interessa diversi Paesi, tra cui la stessa Italia. Essi vengono usati in diversi scenari di guerra, primo fra tutti da Israele nella Striscia di Gaza.

L’annuncio di Crosetto è stato rilasciato ieri, mercoledì 2 luglio, in occasione della cerimonia di consegna dei brevetti ai nuovi piloti militari presso la base aerea di Decimomannu, dove ha sede l’International Flight Training School. L’F-35 è il caccia multiruolo più diffuso al mondo. Esso è al centro del programma Joint Strike Fighter, che ha l’obiettivo di produrre un sistema d’arma supportabile in tutto il mondo. Le attività di programma sono iniziate nel 1994. Oggi JSF è finalizzato alla costruzione di un caccia multiruolo di quinta generazione denominato F-35 Lightning II, e coinvolge, oltre all’Italia, Australia, Canada, Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Stati Uniti e Turchia. L’F-35 è largamente commerciato anche in Paesi esterni al programma JSF, come Belgio, Corea del Sud,, Finlandia, Grecia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Singapore e Svizzera. Anche Israele riceve e adopera aerei F-35, e nell’ultimo anno e mezzo li ha usati per bombardare Gaza. Tra gli episodi più noti c’è quello del luglio 2024, quando un F-35 è stato utilizzato per bombardare la “zona sicura” di Al-Mawasi, a Khan Younis, uccidendo 90 palestinesi.

Contro il programma JSF si sono mobilitati diversi movimenti e ONG. Lo scorso febbraio, oltre 230 organizzazioni internazionali hanno chiesto con una lettera congiunta ai governi coinvolti nel programma di interrompere le esportazioni di armi verso Israele. Ad esclusione degli Stati Uniti, hanno sottolineato i firmatari, il programma JSF è sottoscritto solo da Stati firmatari del Trattato sul commercio di armi (ATT), che prevede l’interruzione del commercio diretto e indiretto di attrezzature e tecnologie militari, comprese parti e componenti, «qualora vi sia il rischio concreto che tali attrezzature e tecnologie possano essere utilizzate per commettere o facilitare una grave violazione del diritto umanitario internazionale o del diritto internazionale dei diritti umani». Oltre a ciò, l’invio di caccia F-35 viola la Convenzione di Ginevra, il diritto umanitario internazionale consuetudinario e varie leggi nazionali.

Creta, vasto rogo a Ierapetra: centinaia di sfollati e danni ingenti

0

Un vasto incendio sta devastando Ierapetra, sull’isola di Creta, propagandosi su tre fronti e costringendo all’evacuazione di diverse località, tra cui Ferma, Agia Fotia, Koutsounari, Achlia e Galini. I residenti parlano di distruzione “biblica”, con numerose abitazioni andate distrutte e persone tratte in salvo anche via mare. Centinaia di sfollati sono stati accolti nella palestra comunale coperta. Le operazioni di soccorso sono rese difficili dai venti fortissimi, che hanno raggiunto gli 11 Beaufort. Le fiamme restano fuori controllo sul fronte nord, mentre i vigili del fuoco parlano di uno scenario senza precedenti.

Il protocollo varato dal governo per proteggere i lavoratori dal caldo estremo

0

Con l’arrivo dell’estate e il progressivo aumento delle temperature, il lavoro sotto il sole cocente torna a rappresentare una seria minaccia per la salute di migliaia di lavoratori. Edilizia, agricoltura, logistica, vigilanza, trasporti e persino il lavoro in bicicletta dei rider sono tra i settori più esposti. In questo contesto, il governo ha deciso di intervenire: è stato firmato al ministero del Lavoro, alla presenza di sindacati e imprese, il nuovo Protocollo sulle condizioni climatiche estreme. Un’intesa che, almeno sulla carta, punta a coniugare la continuità delle attività produttive con la tutela della salute dei lavoratori, specialmente quelli che operano all’aperto. Non mancano, però, alcuni punti di non ritorno, sottolineati dalle stesse sigle sindacali.

La firma del documento è avvenuta alla presenza della ministra del Lavoro Marina Calderone, dei sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Ugl) e delle principali associazioni datoriali (tra cui Confindustria, Ance, Coldiretti, Confartigianato, Confagricoltura, Cna). Per la ministra Calderone, «con la sottoscrizione del protocollo caldo al ministero del Lavoro, le parti sociali hanno dato una risposta importante ai lavoratori e alle imprese in un momento certamente eccezionale». Il protocollo, che sarà recepito con un decreto ministeriale, definisce un insieme di misure organizzative, formative e tecniche rivolte a prevenire gli effetti del caldo estremo. Tra i punti cardine c’è il «ricorso ampio ed automatico» agli ammortizzatori sociali, in particolare alla Cassa Integrazione Ordinaria (CIGO) con causale «eventi meteo» — anche per i lavoratori stagionali — evitando che le ore di sospensione vengano computate nei limiti massimi previsti dalla normativa. Il trattamento può essere richiesto «non solo in presenza di temperature “realmente” superiori ai 35 °C, ma anche quando quelle “percepite” rendono impossibile lo svolgimento in sicurezza dell’attività, o in caso di ordinanze di sospensione».

Per garantire un’attivazione tempestiva delle misure di protezione, il datore di lavoro dovrà avvalersi del bollettino ufficiale pubblicato sul sito del Ministero della Salute, o di altri strumenti idonei come le mappe Worklimate sviluppate da Inail e Università di Bologna. La valutazione del rischio deve inoltre tenere conto del microclima locale, prevedendo azioni mirate come l’installazione di aree d’ombra e ristoro, la fornitura di acqua e sali minerali, la modifica degli orari di lavoro o la sospensione delle attività nelle ore più calde. Il Protocollo si sviluppa su quattro ambiti di intervento fondamentali: informazione e formazione, sorveglianza sanitaria, dispositivi di protezione individuale (DPI) adeguati, riorganizzazione dei turni e degli orari. Grande attenzione è rivolta alla prevenzione e alla corretta attuazione della sorveglianza sanitaria, con percorsi condivisi validi anche per studenti in alternanza scuola-lavoro e per tutti i lavoratori, senza distinzione.

Il protocollo firmato da governo, sindacati e associazioni datoriali per affrontare le emergenze climatiche nei luoghi di lavoro è stato accolto con favore, ma anche con una serie di critiche. Francesca Re David, della CGIL, ha evidenziato l’urgenza di uscire da una logica emergenziale, chiedendo misure strutturali e soglie climatiche precise oltre le quali attivare tutele e ammortizzatori sociali, che nel 2025 saranno estesi anche ai lavoratori stagionali. A sollevare critiche anche Fillea Cgil, secondo cui il limite primario del protocollo sul caldo è la necessità di stipulare accordi locali o di categoria, che rischiano di arrivare troppo tardi. Per il segretario generale Antonio Di Franco, infatti, mancano norme organiche, aggiornamento delle tabelle sulle malattie professionali e integrazione del rischio climatico nella pianificazione dei lavori pubblici.

Intanto, merito ai rider, il Piemonte ha fatto da apripista: è la prima Regione ad aver esteso le tutele anche ai ciclofattorini, lavoratori esposti in prima linea al caldo urbano durante le ore dei pasti. Nel frattempo, però, la piattaforma di delivery Glovo ha proposto ai propri rider un «cottimo climatico», costituito da un bonus dal 2% all’8% per effettuare le consegne anche quando le temperature salgono sopra i 32 gradi. Il sindacato Cgil ha criticato fortemente Glovo, affermando che «nessun compenso può giustificare il lavoro in condizioni di rischio estremo», che «la salute viene prima dei bonus» e che tale iniziativa rischia «di trasformare un pericolo per la salute in un incentivo economico».

Senegal: Corte Suprema conferma la condanna per il premier

0

La Corte Suprema del Senegal ha confermato la condanna per diffamazione a Ousmane Sonko, primo ministro del Paese. Sonko era stato condannato lo scorso gennaio per avere diffamato l’ex ministro del Turismo Mamé Mbaye Niang. In quel periodo, Sonko era il leader di Liberare il popolo, il partito di opposizione al governo, e la condanna gli aveva impedito la candidatura alle elezioni presidenziali; le elezioni sono state vinte da Bassirou Diomaye Faye, altro esponente del partito, che ha così nominato Sonko primo ministro. Sonko ha dichiarato che presenterà un altro ricorso contro la decisione del tribunale.

“Economia del genocidio”: il rapporto ONU che identifica le aziende che fiancheggiano Israele

7

“Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”. È questo il titolo dell’ultimo rapporto della Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese. Nel documento, Albanese esplora «i meccanismi aziendali che sostengono il progetto coloniale israeliano». Il rapporto scoperchia il proverbiale vaso di Pandora, mostrando chi guadagna da questa duplice operazione di cancellazione e sostituzione dei palestinesi dalla propria terra: dietro vi sono aziende belliche come l’italiana Leonardo, di sorveglianza tecnologica come Palantir, di commercio digitale come Amazon, ma non solo; si parla dell’industria alimentare di Tnuva, dei supermercati di Carrefour, dei colossi del turismo globale di AirBnB e Booking, delle ONG, delle università, dei fondi pensionistici. Una fitta rete di interessi che fa spesso capo ai maggiori gruppi finanziari del mondo, come Vanguard e Blackrock, e che risponde a quella domanda che tutti si pongono quando vengono quotidianamente esposti alle immagini atroci di ciò che accade a Gaza: come è possibile che il genocidio continui? La risposta, conclude il rapporto, è semplice: «perché è redditizio per molti».

Come le aziende violano il diritto internazionale

Il rapporto di Albanese indaga sui meccanismi e i legami aziendali che contribuiscono allo sfollamento e alla sostituzione dei palestinesi nei territori occupati, mostrando le entità che traggono profitto «dall’economia israeliana di occupazione illegale, apartheid e, ora, genocidio». Albanese ha sviluppato un database di oltre 1.000 entità aziendali che collaborano con la macchina economica israeliana: con “entità aziendali” «si intendono imprese commerciali, società multinazionali, entità a scopo di lucro e non a scopo di lucro, private, pubbliche o statali». Aiutando Israele, queste aziende violano i Principi guida su imprese e diritti umani, e le norme più fondamentali del diritto internazionale.

Al centro delle violazioni, c’è la duplice logica di eradicazione e sostituzione dell’eredità palestinese dal territorio. Questa pratica si è affermata sin da prima della fondazione di Israele, con l’istituzione del Fondo Nazionale Ebraico nel 1901, e «con l’aiuto crescente di entità aziendali». Specialmente dopo il 1967, il settore aziendale ha fornito a Israele tutto il necessario per distruggere l’eredità palestinese, aiutando lo Stato ebraico a segregare e reprimere le comunità arabe, per infine incentivare la loro sostituzione e la presenza militare israeliana. In cambio, le aziende hanno tratto e traggono ancora oggi profitto da tale sistema, sfruttando il lavoro e le risorse palestinesi, costruendo e alimentando le colonie, e vendendo e commercializzando beni e servizi ​​in Israele. Con gli accordi di Oslo, la situazione è peggiorata, perché il «monopolio di Israele» è stato istituzionalizzato «sul 61% della Cisgiordania ricca di risorse (Area C)». Oggi questo sistema costa alla Palestina almeno il 35% del suo PIL, e questa forma di economia coloniale si è trasformata in un’economia del genocidio.

La cancellazione: armi, tecnologia e civile

Un mezzo della Caterpillar viene utilizzato nei campi a ovest di Betlemme, in Cisgiordania.

Il primo tassello fondamentale del progetto coloniale e genocidario israeliano è quello della cacciata dei palestinesi dalla propria terra, che ha dato vita a una vera e propria economia della cancellazione di un popolo. Nell’economia del genocidio, gli arei F-16 ed F-35, i droni, i quadricotteri, gli esacotteri, fino ad arrivare alle armi da fuoco e ai proiettili risultano centrali. Molte tecnologie sono sviluppate in collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology; alcuni materiali robotici sono forniti dalla giapponese FANUC Corporation; le componenti sono consegnate da aziende di trasporto come la danese Maersk; diversi progetti, tra cui quelli dei caccia, sono realizzati dalle israeliane Elbit Systems e Israeli Aerospace Industries, dalla statunitense Lockheed Martin e dall’italiana Leonardo. «Per aziende israeliane come Elbit e IAI, il genocidio in corso è stato un’impresa redditizia», scrive Albanese. Nel 2024 la spesa militare israeliana è aumentata del 65% e ha generato un forte aumento dei profitti annuali di tali aziende.

Accanto al settore militare, c’è quello della sorveglianza e in generale della tecnologia. Le stesse aziende tecnologiche israeliane nascono dal settore militare: è il caso di NSO Group, sorto su iniziativa dell’unità 8200 delle IDF, le cui tecnologie di riconoscimento vengono utilizzate contro gli attivisti palestinesi ed esportate in tutto il mondo. La statunitense IBM opera in Israele dal 1972, addestrando personale militare e di intelligence; IBM gestisce anche il database centrale di alcune istituzioni israeliane, e consente la raccolta, l’archiviazione e l’uso governativo dei dati biometrici sui palestinesi. Accanto a IBM, c’è HP, che ha a lungo «abilitato i sistemi di apartheid di Israele, fornendo tecnologia al COGAT, al servizio carcerario e alla polizia». Le tecnologie di Microsoft sono integrate con il sistema israeliano, «nel servizio carcerario, nella polizia, nelle università e nelle scuole, comprese le colonie», nonché nell’esercito. Col passare degli anni, questo fitto sistema tecnologico ha iniziato ad avere bisogno di tecnologie cloud per l’archiviazione e l’elaborazione di dati, che nel 2021 Israele ha assegnato ad Alphabet (Google) e Amazon, con un contratto da 1,2 miliardi di dollari. La tecnologia, sottolinea Albanese, è redditizia: nel 2024 Israele ha registrato un aumento del 143% delle start-up di tecnologia militare, prodotti che hanno rappresentato il 64% delle esportazioni israeliane durante il genocidio.

Ultimo, ma non meno importante, elemento dell’economia della distruzione è l’impiego di tecnologie civili e mezzi pesanti per distruggere campi, abitazioni, e infrastrutture palestinesi. A guadagnare dalle operazioni di demolizione è stata, per decenni, la statunitense Caterpillar, fornendo attrezzature e mezzi pesanti, anche attraverso il programma statunitense di finanziamento militare estero. In collaborazione con aziende come IAI, Elbit Systems e RADA Electronic Industries (in mano alla nostra Leonardo) Israele ha trasformato il bulldozer D9 della Caterpillar in un armamento automatizzato dell’esercito israeliano. Anche Hyundai e Volvo sono da tempo collegate alla distruzione di proprietà palestinesi, fornendo «attrezzature attraverso rivenditori israeliani autorizzati esclusivamente». I mezzi di queste aziende sono oggi utilizzati tanto nella Striscia di Gaza quanto in Cisgiordania.

La sostituzione: risorse, commercio e turismo

In parallelo alla cacciata, alla segregazione e alla cancellazione dei palestinesi, le aziende hanno anche aiutato nella costruzione di ciò che li sostituisce: le colonie e tutto ciò che le circonda. Dopo ottobre 2023 queste ultime attività sono aumentate. Nel 2024, infatti, il bilancio del Ministero delle Costruzioni e dell’Edilizia Abitativa israeliano è raddoppiato. Oltre ai già citati mezzi pesanti per distruggere gli insediamenti palestinesi, Israele «saccheggia milioni di tonnellate di roccia dolomitica dalla cava di Nahal Raba su terreni confiscati ai villaggi palestinesi in Cisgiordania» concedendo licenze alla tedesca Heidelberg Materials. Proprio lo sfruttamento delle risorse e il conseguente controllo dei servizi essenziali risultano centrali nell’economia del genocidio israeliano: Mekorot detiene il monopolio dell’acqua nel territorio palestinese occupato; Gaza dipende dalle importazioni di carbonio e carburante di cui Drummond Company e Swiss Glencore sono i principali fornitori; lo Stato ebraico ha concesso licenze per l’esplorazione di idrocarburi a Chevron e BP. Il consorzio della Chevron fornisce inoltre più del 70% del consumo interno di gas naturale israeliano.

Israele guadagna e fa guadagnare alle aziende anche nei settori agricolo, commerciale e turistico. Tnuva, il più grande conglomerato alimentare israeliano, ora di proprietà maggioritaria della cinese Bright Dairy & Food, ha alimentato e beneficiato dell’espropriazione delle terre palestinesi, aumentando la dipendenza palestinese dall’industria alimentare israeliana; in molti Paesi non si fa distinzione tra i prodotti provenienti da Israele e quelli provenienti dalle sue colonie; alcune catene di supermercati come Carrefour operano direttamente nelle colonie, così come le piattaforme di commercio elettronico come Amazon; Booking e AirBnb affittano proprietà e camere d’albergo nelle colonie israeliane, tanto che negli ultimi cinque anni il numero di tali annunci è più che raddoppiato.

Gli abilitatori: fondi pensionistici, ONG, istituti finanziari

A oliare l’articolata macchina dell’economia del genocidio, permettendo la speculazione, sono ONG, banche, gruppi assicurativi, fondi sovrani e pensionistici, istituti finanziari. «Dal 2022 al 2024, il bilancio militare israeliano è cresciuto dal 4,2% all’8,3% del PIL, portando il bilancio pubblico a un deficit del 6,8%». Ad aumentare la fiducia degli investitori sono intervenute alcune tra le più grandi banche del mondo, quali BNP Paribas e Barclays, che hanno sottoscritto i titoli israeliani, consentendo al Paese di contenere il premio del tasso di interesse, malgrado un declassamento del credito. Ad acquistarli, le maggiori società di gestione patrimoniale: Blackrock, per 68 milioni di dollari, Vanguard per 546 milioni di dollari, e la sussidiaria di gestione patrimoniale di Allianz, PIMCO, per 960 milioni di dollari. Queste stesse società possiedono una cospicua percentuale di diverse delle aziende citate precedentemente: Blackrock è il secondo maggiore investitore in Palantir (8,6%), Microsoft (7,8%), Amazon (6,6%), Alphabet (6,6%) e IBM (8,6%), e il terzo maggiore in Lockheed Martin (7,2%) e Caterpillar (7,5%); Vanguard è il maggiore investitore istituzionale in Caterpillar (9,8%), Chevron (8,9%) e Palantir (9,1%), e il secondo maggiore in Lockheed Martin (9,2%) ed Elbit Systems (2,0%). BNP Paribas è stato uno dei principali finanziatori europei dell’industria delle armi che rifornisce Israele, prestando, tra le altre cose, 410 milioni di dollari a Leonardo; nel 2024, Barclays ha fornito 862 milioni di dollari a Lockheed Martin e 228 milioni di dollari a Leonardo.

Accanto agli istituti bancari e finanziari ci sono anche i fondi sovrani e pensionistici: dopo il 2023, il più grande fondo sovrano del mondo, il Norwegian Government Pension Fund Global (GPFG), ha aumentato i suoi investimenti in società israeliane del 32%, toccando quota 1,9 miliardi di dollari. Entro la fine del 2024, il GPFG aveva investito almeno 121,5 miliardi di dollari nelle aziende citate da Albanese, il 6,9% del suo valore totale. La Caisse de Dépôt et Placement du Québec, un fondo pensionistico canadese, vi ha invece investito 6,67 miliardi di dollari. Anche le organizzazioni di beneficenza religiose «sono diventate importanti facilitatori finanziari di progetti illegali», sfruttando i propri vantaggi fiscali. Il Fondo Nazionale Ebraico (KKL-JNF) e le sue oltre 20 affiliate finanziano l’espansione dei coloni e progetti legati all’esercito; dall’ottobre 2023, piattaforme come Israel Gives «hanno consentito il crowdfunding deducibile dalle tasse in 32 Paesi per unità militari e coloni israeliani»; Christian Friends of Israeli Communities con sede negli Stati Uniti, Dutch Christians for Israel e affiliati globali, hanno inviato oltre 12,25 milioni di dollari nel 2023 a vari progetti che sostengono le colonie, «compresi alcuni che addestrano coloni estremisti».

Gaza, si lavora a una tregua: entro domani risposta di Hamas

0

Hamas ha annunciato di essere al vaglio di una proposta di cessate il fuoco di 60 giorni con Israele annunciata negli scorsi giorni dal presidente USA Trump, che ha evidenziato il parere favorevole di Tel Aviv. Secondo il quotidiano Saudi Asharq News, Hamas – che sta valutando le nuove offerte ricevute dai mediatori Egitto e Qatar – presenterà la sua risposta ufficiale entro domani. Il gruppo palestinese, che si è detto in linea generale soddisfatto della proposta, continua però a contestarne diversi punti, in particolare quelli riferiti all’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia e al ritiro dell’IDF dalla Striscia, menzionati senza indicare date specifiche né allegare mappe.

Accordi per 27 miliardi tra Arabia Saudita e Indonesia

0

L’Arabia Saudita e l’Indonesia hanno firmato diversi accordi e memorandum d’intesa per un valore di circa 27 miliardi di dollari. Gli accordi sono stati siglati in occasione di una visita del presidente indonesiano al Paese del Golfo, e prevedono una maggiore collaborazione in settori come l’energia pulita e la petrolchimica. I Paesi hanno inoltre rilanciato la cooperazione nell’approvvigionamento di petrolio greggio, e si sono poste l’obiettivo di rafforzare le catene di approvvigionamento nei settori energetico e minerario.

La Germania aumenterà il salario minimo a 14,60 euro entro il 2027

1

La Germania ha annunciato un aumento del salario minimo, che raggiungerà i 14,60 euro all'ora entro il 2027. La decisione, presa dalla Minimum Wage Commission, un organismo composto da rappresentanti dei sindacati e dei datori di lavoro, prevede l’aumento in due fasi.  A partire dal 2026, il salario minimo orario passerà da 12,82 euro a 13,90 euro, mentre nel 2027 verrà ulteriormente incrementato di 0,70 euro, portando il salario a 14,60 euro. Con questo aumento, il reddito medio mensile dei lavoratori tedeschi non potrà essere inferiore a circa 2.500 euro, un livello che pone la Germania al s...

Questo è un articolo di approfondimento riservato ai nostri abbonati.
Scegli l'abbonamento che preferisci 
(al costo di un caffè la settimana) e prosegui con la lettura dell'articolo.

Se sei già abbonato effettua l'accesso qui sotto o utilizza il pulsante "accedi" in alto a destra.

ABBONATI / SOSTIENI

L'Indipendente non ha alcuna pubblicità né riceve alcun contributo pubblico. E nemmeno alcun contatto con partiti politici. Esiste solo grazie ai suoi abbonati. Solo così possiamo garantire ai nostri lettori un'informazione veramente libera, imparziale ma soprattutto senza padroni.
Grazie se vorrai aiutarci in questo progetto ambizioso.