Continua ad aggravarsi il bilancio delle inondazioni in Texas. Al momento si contano almeno 50 vittime, tra cui 15 bambini che stavano trascorrendo le vacanze in un campo estivo, travolti dalle acque del fiume Guadalupe, salito di sei metri in poche ore. Risultano ancora 27 ragazze disperse. Le ricerche continuano, nei soccorsi sono impegnate più di 500 persone. «Non ho mai visto un posto così orrendamente devastato da un evento naturale», ha scritto su X il governatore del Texas Greg Abbott.
Gaza: Hamas risponde positivamente alla proposta di cessate il fuoco USA
«Hamas è pronta, con la massima serietà, ad avviare immediatamente un nuovo ciclo di negoziati per l’attuazione di questo quadro», è quanto dichiarato dall’organizzazione palestinese in risposta alla proposta di tregua lanciata dagli USA. Secondo quanto dichiarato da un esponente del gruppo, citato da Reuters, permangono tuttavia «preoccupazioni in merito agli aiuti umanitari, al passaggio attraverso il valico di Rafah e alla chiarezza sul calendario del ritiro israeliano». Trump ha proposto una tregua di 60 giorni, durante la quale avviare colloqui per la fine della “guerra”, affermando che Israele l’ha accettata. Tuttavia Netanyahu, che incontrerà Trump lunedì, non ha ancora commentato l’annuncio.
Bonifico effettuato: i lettori de L’Indipendente hanno donato 52.209 euro a Gaza
Il bonifico è stato effettuato: 52.209,00 euro sono partiti ieri, 4 luglio, dal conto corrente de L’Indipendente a quello della Al-Awda Health and Community Association. Sono il risultato della straordinaria risposta dei nostri lettori all’iniziativa che abbiamo lanciato nella settimana tra il 16 e il 22 giugno, periodo nel quale il 100% dei proventi generati dai nuovi abbonamenti sottoscritti al nostro giornale sono stati donati per salvare vite tra la popolazione di Gaza. L’Al-Awda è infatti un’organizzazione non governativa e senza scopo di lucro di medici palestinesi, che gestisce due degli ultimi ospedali ancora operativi nella Striscia di Gaza.
In questa operazione abbiamo promesso dall’inizio la massima trasparenza, quindi abbiamo deciso di pubblicare tutti i documenti relativi alla donazione. La ricevuta del bonifico effettuato (visibile a questo link) e la lettera di ringraziamento firmata dal direttore generale della struttura, Rafat Al Majdalawi, con tanto di preventivo di spesa (visibile a questo link).
Secondo quanto specificato dal direttore generale della struttura, il contributo versato da L’Indipendente «contribuirà a coprire il costo di un’unità laparoscopica per l’ospedale Al-Awda di Al-Nuseirat, che sarà acquistata sul mercato locale. L’aggiunta di questa apparecchiatura essenziale migliorerà significativamente la nostra capacità di fornire servizi diagnostici e contribuirà a migliorare i servizi di intervento terapeutico, attualmente scarsi e urgentemente necessari. Grazie a questo dispositivo, saremo in grado di ripristinare questi servizi essenziali, fondamentali per migliorare la diagnosi e il livello di recupero, contribuendo a ridurre le complicanze chirurgiche. Si prevede che, una volta ripristinati, 50 pazienti al mese beneficeranno direttamente di questi servizi».
I due ospedali gestiti da Al-Awda – quello di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, e l’Al-Awda Field Hospital 1 a Gaza City – sono tra le pochissime strutture ancora operative per la gestione delle emergenze mediche e chirurgiche, in un contesto in cui il 94% degli impianti sanitari è stato distrutto o danneggiato dai bombardamenti israeliani. La loro presenza non è soltanto importante: è vitale. Circa 60 medici e decine di infermieri operano ogni giorno nelle strutture di Al-Awda, offrendo cure a centinaia di pazienti. Inoltre il centro di Nuseirat è inoltre l’unica struttura nel centro della Striscia con reparti di ostetricia e ginecologia ancora attivi, dove ogni giorno si svolgono fino a 50 parti.
Come abbiamo sempre affermato, per noi fare giornalismo significa anche provare a incidere sulla realtà, contribuendo a migliorarla. Il traguardo raggiunto ci rende doppiamente orgogliosi: da un lato, perché dimostra che il giornalismo può avere un impatto concreto, anche contribuendo a salvare vite di donne, bambini e uomini di Gaza; dall’altro, perché conferma quanto sia straordinaria la nostra comunità di lettori, che in questa settimana si è unita in una gara di solidarietà capace di far segnare di gran lunga il nostro record assoluto di abbonamenti.
Nel ringraziare tutti i nostri lettori, non ci resta che condividere le belle parole dedicate a voi dal direttore generale di Al-Awda: «Considerata l’emergenza in corso e la crescente pressione sul sistema sanitario di Gaza, il vostro sostegno arriva in un momento cruciale (…) ed esprime la vostra profonda solidarietà umanitaria con la popolazione della Striscia di Gaza, in particolare con i suoi pazienti e i feriti, nel mezzo della guerra di genocidio in corso contro la Striscia di Gaza dal 7 Ottobre 2023. Grazie ancora una volta per essere stati al nostro fianco in questi tempi difficili e per aver contribuito alla resilienza e alla sostenibilità dei servizi sanitari nella Striscia di Gaza».
Russia-Ucraina, vasti raid incrociati: colpiti obiettivi militari
Le forze speciali ucraine hanno attaccato nella notte l’aeroporto militare di Borisoglebsk, nella regione russa di Voronezh, colpendo un deposito di bombe guidate, un velivolo da addestramento e probabilmente altri aerei. Lo riferisce lo Stato maggiore ucraino, secondo cui l’obiettivo è indebolire la capacità offensiva russa. Intanto, Mosca ha lanciato 322 droni contro l’Ucraina, 292 dei quali sono stati abbattuti. Le truppe russe hanno bombardato tre distretti di Dnipropetrovsk, ferendo quattro persone. La Russia sostiene di aver ucciso 500 soldati ucraini in un solo giorno, distruggendo veicoli e armamenti in varie località del fronte.
Arruolare alla paura
Disorientare alla logica, fare deragliare i pensieri, favorire aspettative contraddittorie, seguire soluzioni laterali. Il ragionamento paradossale può risultare molto utile in psicanalisi ma in politica è sconcertante.
In politica prendere decisioni contro il senso comune, volendo ottenere comunque consenso rivela una strategia estrema tesa a far prevalere il potere sulle aspettative naturali (ad es. il benessere, la felicità esistenziale ecc.).
Questo ci fa venire il sospetto che chi governa abbia qualche serio problema psicologico. Predisporsi infatti alla guerra, senza sapere contro chi, è un atteggiamento insensato.
Preparare per di più i propri concittadini a prospettive belliche senza dichiarare chiaramente i nemici, rivela, nella migliore delle ipotesi la sindrome di Don Chisciotte, il bisogno di affermare una forza che non c’è, come se si fosse animati da nobili sentimenti.
Mi sembra invece che abbiamo fatto un passo avanti, uno però di quei passi con la gamba distesa come nelle parate militari che di norma celebrano la potenza dei regimi totalitari.
Per di più il meccanismo servo-padrone, gestito non sul piano della produzione ma su quello dei rapporti internazionali, produce la cancellazione della classica idea della alleanza più o meno paritaria a vantaggio della passività delirante che consiste nell’obbedire a prescindere, rendendo categorici ordini che non lo sono ancora esplicitamente.
La compiacenza succube prepara per di più ritorsioni sul versante dei deboli, genera la dittatura del consenso fondata sulla onnipotenza del leader.
Un recente sondaggio, uno di quelli che si fanno non per rilevare come vanno le cose ma per condizionare e orientare il pubblico, mostra che quasi il 50% dei giovani italiani sarebbe pronto ad arruolarsi.
Venti reali di guerra? No, secondo me, niente di tutto questo. Arruolarsi per prepararsi a una guerra che non si sa ancora contro chi non è mettere le mani avanti ma istruire a un atteggiamento distruttivo facendo magari balenare un lavoro sicuro.
Una azione che non è soltanto servile ma anche analfabeta e arrogante. Analfabeta perché si ritiene che governare significhi fare accettare qualsiasi cosa, in una specie di Covid perenne, arrogante perché si ostenta sicurezza quando invece è impossibile fare altre previsioni se non quelle catastrofiche, le uniche che legittimano il potere in qualsiasi caso.
Arruolare alla paura è una azione anti-terapeutica, ci fa pensare che il gusto del potere abbia in sé qualcosa di patologico. La sola terapia vincente in questo caso è pensarsi sotto esame da parte dei propri governati, è riuscire a fare passare la sola strategia vincente nei prossimi decenni: più poveri ma più liberi. Ognuno di voi ha di sicuro delle buone, o meno buone, idee al riguardo.
Turchia, arrestati altri 3 sindaci dell’opposizione
In Turchia sono stati arrestati tre sindaci dell’opposizione del Partito popolare repubblicano (Chp): Muhittin Bocek (Antalya), Abdurrahman Tutdere (Adiyaman) e Zeydan Karalar (Adana). Bocek è coinvolto in un’indagine per corruzione, mentre Tutdere e Karalar sono accusati di criminalità organizzata e manipolazione di appalti pubblici. L’operazione si inserisce in una più ampia ondata di arresti che ha colpito esponenti del Chp, inclusi l’ex sindaco di Smirne e 137 funzionari comunali. A marzo era stato incarcerato anche il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, ora candidato del Chp per le presidenziali del 2028.
I veri numeri dietro l’apparente stabilità dell’inflazione italiana
A livello macroeconomico, i primi sei mesi del 2025 restituiscono uno scenario ben meno roseo di quanto appaia. A dirlo è Gabriel Debach, analista di mercato di eToro, in uno studio sull’inflazione apparso nello stesso sito della multinazionale di investimenti. Dietro l’apparente stabilità dell’inflazione rivendicata con forza dal governo Meloni, infatti, si nascondono spinte e pressioni settoriali, che vanno a incidere primariamente sui carrelli della spesa degli italiani: anche se da un’analisi superficiale dei dati non sembra, non è vero che i prezzi salgono di poco. Il rialzo, anzi, prosegue ininterrottamente da anni e sta erodendo silenziosamente e lentamente i portafogli dei cittadini, tanto che negli ultimi cinque anni, il loro potere di acquisto è diminuito di un quinto.
L’analisi di Debach è stata pubblicata all’inizio del mese di luglio, e si basa sui dati ufficiali rilasciati dall’ISTAT. Nel suo studio, l’analista scava dietro quella apparente stabilità dell’inflazione, per mettere davvero a nudo i numeri statistici. A gennaio, l’inflazione tendenziale (ossia quella relativa allo stesso periodo dell’anno precedente) si è fermata al +1,5%, mentre a giugno, dopo il picco dell’1,9% di marzo e aprile, si è attestata all’1,7%. I dati generali, insomma, sembrano mostrare una situazione di lieve aumento, ma tutto sommato equilibrata. Eppure, non è veramente così.
Nella sua operazione di scorporazione dei dati, Debach parte proprio da gennaio 2025. In quel mese, l’inflazione è stata prevalentemente trainata dal rincaro dei beni energetici regolamentati, che hanno toccato quota +27,5%. Il carrello della spesa, invece, è aumentato dell’1,7%. A febbraio il quadro è rimasto all’incirca lo stesso, ma c’è stata una prima reazione dei mercati: l’inflazione è infatti arrivata all’1,6%, i prezzi dell’energia al 31,4%, e il carrello al 2%. Dietro a quello che sembrava un aumento circoscritto e legato a componenti amministrate, insomma, è iniziato a emergere un primo aumento delle componenti settoriali, e specialmente dei generi alimentari. A marzo è arrivata la vera svolta: davanti a una inflazione dell’1,9% e a un calo dell’energia non regolamentata, i beni alimentari freschi hanno toccato il +3,3%, mentre il carrello è aumentato ulteriormente di un punto base, arrivando, ad aprile, a un incremento del 2,6%. Dopo la breve inversione di maggio, giugno è stato testimone della spaccatura finale: l’inflazione è tornata all’1,7%, l’energia è continuata a calare, ma il prezzo del carrello è arrivato al +3,1%.
La sostanziale stabilità dell’inflazione, aumentata di soli due punti base in sei mesi, nasconde insomma dei movimenti intestini, segni di un mercato che cede. Il prezzo dei beni alimentari da inizio anno è quasi raddoppiato, e il suo divario con l’inflazione è aumentato del 600%. L’inflazione, sottolinea Debach, resta invariata solo se si guardano gli indici generali dei prezzi, ma se viene scomposta rivela una situazione di instabilità. Questo risulta evidente se si guarda la variazione congiunturale (ossia quella che compara l’andamento dei prezzi rispetto ai mesi precedenti), tra dicembre e gennaio: «A gennaio, le spese condominiali guidano gli aumenti (+19,6%), seguite da giochi tradizionali (+10,6%) e supporti di registrazione. In coda, i voli nazionali e internazionali, in forte calo (-32%) dopo i rincari natalizi». Queste variazioni di decine di punti in decine di punti hanno interessato tutti i mesi del 2025 e diversi settori o beni specifici: a maggio, le pere sono diventate la voce con il maggiore rincaro da inizio anno, pari al 32%. In generale, dietro la stabilità dell’inflazione si nasconde un’ampia oscillazione dei prezzi di settore o dei singoli beni, che colpisce prevalentemente i beni di prima necessità.
Per comprendere l’impatto dell’inflazione sui cittadini, basta guardare l’atteggiamento degli italiani, di fronte a questa silente erosione: «Se i numeri dell’inflazione headline e di fondo non sembrano ancora preoccupare la BCE, lo stesso non si può dire dei bilanci domestici», scrive Debach. Nei primi tre mesi del 2025, il potere di acquisto delle famiglie è aumentato dello 0,9%, ma la propensione al risparmio è tornata a salire. I consumi finali sono aumentati dell’1,2%, ma il reddito disponibile è cresciuto dell’1,8%. Le famiglie, insomma, spendono meno di quanto potrebbero, perché nonostante i prezzi sembrino stabili, i beni essenziali continuano ad aumentare. Questo rosicchiamento dei portafogli degli italiani viene mascherato dai dati relativi ai prezzi generali, ma è limpido se si amplia l’orizzonte e si guarda al lungo periodo: negli ultimi cinque anni, le famiglie italiane hanno infatti perso quasi un quinto del potere d’acquisto a causa dell’inflazione. Dal gennaio 2020 a oggi, l’indice generale dei prezzi al consumo è aumentato del 19,2%. «Questo significa che 1.000 euro lasciati fermi sotto il materasso valgono oggi, in termini reali, poco più di 830 euro».
Alluvione in Texas: almeno 24 morti e 20 dispersi
Almeno 24 persone sono morte in seguito a una violenta alluvione che ieri, venerdì 4 giugno, ha colpito il centro del Texas, negli Stati Uniti. Le forti piogge, iniziate giovedì e intensificatesi rapidamente, hanno provocato l’esondazione del fiume Guadalupe, soprattutto nella zona di Hunt, nella contea di Kerr. Circa 20 ragazzine ospiti del centro estivo Camp Mystic, situato vicino al fiume, risultano disperse. I soccorsi coinvolgono 500 persone, 14 elicotteri e 12 droni. Le allerte non sono state tempestive, e i danni alle infrastrutture stanno ostacolando le operazioni di ricerca e assistenza.








