Nella giornata di ieri, decine di bagnanti a Villasimius, in Sardegna, sono stati costretti a fuggire via mare quando un grande incendio è scoppiato vicino alla spiaggia, bloccando altre vie di fuga. Il fumo nero era visibile dalla costa, mentre i forti venti hanno ostacolato le operazioni di soccorso. Diversi veicoli sono andati distrutti a causa delle fiamme. Questo incendio si inserisce in una serie di emergenze causate dalle intense ondate di calore estive che stanno colpendo le regioni dell’Italia meridionale, segnate dalla siccità.
Spazio: dall’Italia il primo modulo abitativo permanente che atterrerà sulla Luna
Thales Alenia Space Italia (TAS) ha firmato con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) l’accordo per lo sviluppo preliminare del Multi‑Purpose Habitation module (MPH), il primo avamposto umano permanente destinato ad accogliere gli equipaggi sulla superficie lunare nell’ambito del programma Artemis della NASA. Il modulo MPH, interamente progettato e realizzato a Torino negli stabilimenti di TAS, offrirà un ambiente abitativo e di lavoro per astronauti, supporterà esperimenti scientifici sia in presenza di equipaggio sia in modalità robotica e potrà spostarsi autonomamente sulla superficie lunare tramite un sistema di mobilità integrato. In pratica, un camper spaziale pronto a solcare la Luna.
«MPH rappresenta una ennesima sfida scientifica per l’Italia e per l’ASI», ha dichiarato Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, sottolineando l’elevato livello di coinvolgimento che la ricerca italiana ambisce a raggiungere su scala globale. «La firma odierna conferma l’importante e continuo impegno del Governo Italiano nel sostenere lo sviluppo della Space Economy e nel supportare le eccellenze italiane riconosciute nel mondo».
Sul fronte politico, durante il comizio di due giorni Spazio Made in Italy promosso da Fratelli d’Italia, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha sottolineato enfaticamente che «con il modulo MPH l’Italia realizzerà la prima vera casa per la permanenza degli astronauti sulla Luna: un habitat mobile, dedicato alla ricerca scientifica e all’esplorazione. Questo è il risultato di una visione politica chiara: fare dell’Italia una potenza spaziale».
L’Italia intende far leva su questo traguardo per candidarsi a un ruolo di primo piano nella nuova corsa spaziale, puntando a diventare un hub europeo per l’esplorazione umana oltre l’orbita terrestre. A livello puramente contrattuale, il progetto del modulo abitativo si inserisce in una fitta rete di collaborazioni internazionali e rientra in un accordo biennale nel quale Thales Alenia Space svolge il ruolo di operatore principale, venendo affiancato da Altec, società partecipata sia da ASI (36,25%) che da TAS stessa (63,75%). Thales Alenia Space Italia rappresenta poi a sua volta una joint venture composta dall’azienda italiana della Difesa, Leonardo (33%), l’Agenzia Spaziale Italiana e la francese Thales (67%).
Dal punto di vista operativo, il modulo dovrà garantire la resistenza alle condizioni estreme del suolo lunare: sbalzi termici fino a centinaia di gradi, elevati livelli di radiazione, abrasività delle polveri e micrometeoriti, nonché il regime di gravità ridotta. La prima fase di progettazione includerà lo sviluppo di tecnologie critiche quali la protezione termica, i sistemi di supporto vitale e il controllo della polvere lunare, con la fase di progettazione preliminare che dovrebbe essere terminata entro il 2027.
Successivamente, ASI e NASA coordineranno i test a terra dei prototipi e definiranno le fasi di integrazione, fino al lancio previsto da Cape Canaveral nel 2033, con un ciclo di vita progettuale minimo di dieci anni. Sin da subito si delineano però degli ostacoli: proprio in questi giorni, la NASA ha confermato che si alleggerirà di più del 20% della sua forza lavoro. 3870 dipendenti hanno infatti accolto gli incentivi governativi all’esodo, un alleggerimento pensato formalmente nell’ottica di rendere più efficiente l’infrastruttura dell’Agenzia spaziale. Un presupposto scomodo per il programma Artemis, il quale è già vittima di molteplici ritardi e contrattempi.
USA e Unione Europea si sono accordati sui dazi
Dopo mesi di trattative, Donald Trump e Ursula von der Leyen hanno annunciato un accordo tra USA ed UE. I dettagli ufficiali sono ancora scarsi, ma, secondo quanto dichiarato in conferenza stampa dai due leader, sono stati confermati i dazi al 15% ipotizzati alla vigilia. Von der Leyen si è anche impegnata a garantire 600 miliardi di dollari di investimenti europei negli USA e ad acquistare 750 miliardi in energia. Trump ha inoltre dichiarato che l’Europa comprerà dagli USA «un’enorme quantità di equipaggiamento militare». Resta tuttavia poco chiaro cosa abbia ottenuto in cambio la presidente della Commissione europea. I dazi su acciaio e alluminio, infatti, resteranno al 50%, mentre alla vigilia si ipotizzava che l’UE avrebbe accettato l’accordo solo in cambio di una loro riduzione al 15%, come per gli altri prodotti. Primo via libera anche per la facilitazione delle esportazioni di beni alimentari statunitensi in Europa (prodotti con OGM e ormoni vietati nell’UE), per cui von der Leyen ha preannunciato dazi «zero su zero», che verranno definiti nei giorni a venire.
L’intesa tra Trump e von der Leyen è stata raggiunta ieri, 27 luglio. Le discussioni per il raggiungimento di un accordo si sono tenute presso il resort di golf del presidente statunitense a Turnberry, in Scozia. Dall’annuncio congiunto e dalla conferenza stampa tenuta da von der Leyen poco dopo il vertice con Trump non è ancora stato pubblicato nessun documento o comunicato che chiarisca in maniera più dettagliata i contenuti dell’accordo, e sembra che parte dei contenuti dovranno essere definiti nei prossimi giorni. In generale, gli USA imporranno sull’UE una tariffa universale del 15% su tutti i beni in entrata, salvo alcune eccezioni. Trump ha dichiarato che i dazi sui prodotti in acciaio e alluminio rimarranno invariati, mentre von der Leyen ha annunciato «dazi zero» su aerei e componenti, prodotti chimici, alcuni semiconduttori, alcuni prodotti agricoli e non meglio precisate «risorse naturali» e materie prime critiche. Per quanto concerne i prodotti agricoli, von der Leyen ha detto che la lista dei prodotti che verranno esentati dalle tariffe verrà discussa con gli altri leader europei a partire da questa settimana. Poco chiara, invece, la situazione con i prodotti farmaceutici: durante la conferenza stampa congiunta, Trump ha annunciato che essi non saranno oggetto di esenzione, ma poco dopo von der Leyen ha dichiarato ai giornalisti che per alcuni farmaci non ci saranno tariffe. L’UE, invece, ha detto Trump, non imporrà alcuna tariffa sui beni importati dagli USA.
Oltre ai dazi generalizzati su tutti i prodotti europei, Trump è riuscito a strappare un accordo per incrementare gli investimenti europei negli USA e l’acquisto di armi e gas liquefatto da parte dell’Europa. Per quanto riguarda gli investimenti, Trump ha dichiarato che l’UE investirà 600 miliardi di dollari nell’industria statunitense, senza tuttavia specificare né i settori che verranno coinvolti, né il periodo di tempo in cui verrà condotto tale investimento; nemmeno von der Leyen ha fornito dettagli al riguardo. Sulle importazioni di idrocarburi statunitensi, invece, von der Leyen ha spiegato che l’UE acquisterà 750 miliardi di dollari di GNL statunitense nell’arco di tre anni, per un totale di 250 miliardi di spesa all’anno. Le importazioni di gas liquefatto, ha spiegato von der Leyen, servirebbero a tagliare definitivamente le importazioni energetiche dalla Russia, e procedono di pari passo con un aumento dei volumi acquistati da altri Paesi produttori. Sulle armi, Trump è stato particolarmente vago, affermando che l’UE acquisterà «un’enorme quantità di equipaggiamento militare», per un valore nell’ordine delle «centinaia di miliardi di dollari», ma ha specificato che la cifra esatta non è ancora stata stabilita.
Trump ha descritto l’intesa con l’Unione Europea come «il più grande accordo di sempre». Visti i termini annunciati, malgrado essi siano ancora generici, l’entusiasmo di Trump è comprensibile: l’UE aumenterà gli investimenti e gli acquisti negli USA per oltre un migliaio di miliardi di dollari, ha ceduto il passo sulle tariffe e ha compiuto il primo passo per spalancare la porta ai beni alimentari statunitensi, che sono soggetti a molti meno controlli di quelli europei e, se introdotti nel mercato del Vecchio Continente, rischiano di sbaragliare la concorrenza dei prodotti comunitari, a scapito della garanzia della qualità per i consumatori. Se, insomma, risulta chiaro dove gli USA ci abbiano guadagnato, non si può dire lo stesso per l’UE: i dazi sulle auto, sebbene inferiori a quanto originariamente annunciato, aumentano rispetto a quelli in vigore durante l’amministrazione Biden, i prodotti in acciaio e alluminio restano al 50%, e se da una parte viene ridotta la dipendenza dal gas russo, dall’altra aumenta quella dall’energia statunitense, più costosa e impattante a livello ambientale. Von der Leyen ha detto di avere puntato sul mantenimento del commercio e sulla «prevedibilità», in modo da garantire stabilità. Questa, tuttavia, sembra destinata a essere tesa verso un rafforzamento degli Stati Uniti, a detrimento dei consumatori e dei produttori comunitari.
Annunciati colloqui di pace tra Thailandia e Cambogia
Oggi, 28 luglio, si terranno colloqui di pace diretti tra i premier di Thailandia e Cambogia. L’incontro si svolgerà in Malesia e mira a ristabilire la pace tra i due Paesi dopo gli scontri militari scoppiati nella notte del 23 luglio, che hanno già causato la morte di 34 soldati e lo sfollamento di circa 200.000 civili residenti nelle zone di confine. Il conflitto, finora non dichiarato e mantenuto entro limiti contenuti, arriva dopo mesi di tensioni, con la Thailandia che accusa la Cambogia di aver collocato mine antiuomo nel proprio territorio, provocando il ferimento di diversi militari. Sullo sfondo, le annose dispute territoriali per alcune aree di confine.
Napoli, operai morti per lavori al Rione Alto: 4 indagati
Sono quattro le persone indagate dalla procura di Napoli per la morte di Ciro Pierro, Vincenzo Del Grosso e Luigi Romano, tre operai morti a causa del ribaltamento di un cestello a 20 metri di altezza durante lavori di coibentazione al Rione Alto. Gli indagati sono il titolare dell’impresa edile, il proprietario dell’impresa che ha noleggiato l’elevatore, il responsabile del cantiere e l’amministratore del condominio. Il reato ipotizzato è omicidio colposo plurimo. Nessuno dei tre operai indossava le imbracature di sicurezza e due lavoravano in nero. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti ci sono il cedimento del cestello o errori nel montaggio.
Congo, almeno 21 persone uccise in attacco a chiesa di Komanda
Nella giornata di oggi, 27 luglio 2025, almeno 21 persone sono state uccise nell’attacco a una chiesa di Komanda, città vicino ai confini orientali della Repubblica Democratica del Congo. L’attacco, compiuto dalle Forze Democratiche Alleate (ADF), affiliate allo Stato Islamico, ha coinvolto colpi di arma da fuoco e machete, mentre alcune case e negozi sono stati incendiati. Le ADF, un gruppo ribelle che agisce tra Uganda e Congo, sono responsabili di attacchi contro civili da oltre dieci anni. Due settimane fa avevano ucciso 66 persone nell’area di Irumu.
India, calca nel tempio di Mansa Devi: 6 morti
Una calca improvvisa al tempio di Mansa Devi a Haridwar, nel nord dell’India, ha causato almeno sei morti e decine di feriti. Il panico è scattato dopo che un cavo elettrico ad alta tensione è caduto lungo un sentiero stretto, provocando caos tra i pellegrini. Circa 29 persone sono rimaste ferite, mentre altri si sono fiondati per mettersi in salvo. L’incidente è avvenuto durante il sacro mese di Shravan, con migliaia di fedeli presenti. Le autorità stanno indagando per capire le cause del cedimento del cavo e la gestione della folla. Mansa Devi si trova su una collina ed è molto frequentato nei fine-settimana.
Dopo le pressioni Israele accetta una “pausa umanitaria” a Gaza: ripartono gli aiuti
Una «pausa tattica locale», ogni giorno dalle 10:00 alle 20:00 fino a nuovo avviso, durante la quale alcune aree della Striscia saranno risparmiate da bombardamenti e attacchi, accompagnata dalla ripresa dei lanci aerei di aiuti umanitari e dall’apertura di corridoi per l’ingresso via terra. Dopo giorni di pressioni internazionali, pur continuando a negare l’esistenza di una crisi umanitaria a Gaza, il governo Netanyahu è stato costretto a cedere, ponendo fine al blocco totale degli aiuti che durava da 80 giorni. Intanto, il governo di Gaza guidato da Hamas ha dichiarato che «la vita di 100.000 bambini sotto i due anni è a rischio a causa della mancanza di latte in polvere e integratori alimentari», mentre gli ultimi rapporti ONU descrivono una situazione drammatica: un bambino palestinese su dieci è affetto da grave malnutrizione, e la diffusione acuta di malattie è aggravata dalla carenza di cibo, igiene e acqua potabile.
Dalla mattina di oggi, 27 luglio 2025, l’esercito israeliano (IDF) ha ripreso il lancio di aiuti umanitari sulla popolazione utilizzando gli stessi droni che fino a poche ore prima sganciavano bombe. L’IDF ha annunciato il rilascio di «sette bancali di aiuti contenenti farina, zucchero e cibo in scatola» e il ripristino dell’elettricità – precedentemente interrotta da Israele – a un impianto di desalinizzazione che dovrebbe consentire di aumentare la produzione giornaliera a «20.000 metri cubi» di acqua potabile. Un’iniziativa contestata dalle Nazioni Unite, che l’hanno definita «inefficiente e costosa» e un tentativo di distrarre l’attenzione internazionale. Già questa mattina, tra l’altro i primi lanci di aiuti avrebbero ferito diversi civili palestinesi andando a colpire delle tende.
Parallelamente, è stato annunciato che dalle 6:00 alle 23:00 ora locale saranno attivati «in modo permanente percorsi sicuri per consentire il passaggio dei convogli delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie incaricate di consegnare e distribuire cibo e medicine alla popolazione attraverso Gaza». Diversi Paesi, tra cui i confinanti Egitto e Giordania, hanno già annunciato la partenza immediata di convogli umanitari per portare aiuti alimentari alla popolazione di Gaza.

Nonostante l’esercito israeliano e il governo abbiano precisato che la pausa riguarderà solo alcune zone della Striscia e che le operazioni militari continueranno «per restituire tutti gli ostaggi e sconfiggere Hamas, sia sopra che sottoterra», la decisione ha suscitato proteste all’interno del governo di Tel Aviv. L’influente ministro della Sicurezza Itamar Ben-Gvir, leader del partito estremista sionista Otzma Yehudit, ha definito il lancio di aiuti una pagina di «vergogna e disonore», rilanciando la richiesta di «blocco totale degli aiuti umanitari, occupazione completa della Striscia, incoraggiamento all’emigrazione e insediamento» — cioè la sostituzione etnica della popolazione palestinese con coloni ebrei.
Sul piano internazionale continuano i segnali ambigui da parte del governo statunitense, che dopo aver attribuito a Hamas il fallimento dei colloqui per una tregua, oggi è tornato — per voce del segretario di Stato Marco Rubio — a dichiarare possibile «da un momento all’altro» il raggiungimento di un accordo. Intanto emergono nuovi dettagli sulle aspirazioni della Francia, dove ieri il presidente Macron ha annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina. Secondo il ministro degli Esteri Jean-Noel Barrot, citato da Al Jazeera, questa mossa si inserisce in un percorso che culminerà nel vertice ONU della prossima settimana. In quell’occasione, da un lato, molti Paesi arabi chiederanno ad Hamas di rinunciare alle armi; dall’altro, si tenterà di convincere gli Stati europei ancora indecisi a riconoscere la Palestina. L’obiettivo sarebbe quello di fermare Israele e, al tempo stesso, “sconfiggere” Hamas non con le bombe, ma attraverso il progressivo abbandono da parte dei suoi partner arabi. Tentativo che appare avere grosse possibilità di rivelarsi velleitario se non accompagnato da decise sanzioni e dalla cessazione dei rapporti di affari che gli stessi Paesi intrattengono con il governo sionista.
Intanto i combattimenti sulla Striscia proseguono e Hamas pare tutt’altro che sconfitta nonostante i massacri israeliani proseguano da oltre 20 mesi. Oggi l’esercito di Tel Aviv ha dovuto ammettere che due soldati, di 20 e 22 anni, sono stati uccisi da un’esplosione mentre partecipavano all’invasione di Gaza.
Vasti incendi in Grecia: chiesto aiuto a Paesi UE
La Grecia ha chiesto aiuti all’Unione Europea per fronteggiare cinque grandi incendi boschivi che stanno devastando diverse aree, tra cui una vicino ad Atene. Le alte temperature e i venti forti hanno favorito la rapida diffusione delle fiamme, complicando il lavoro dei vigili del fuoco. Circa duecento soccorritori sono coinvolti nelle operazioni, ma sei di loro sono stati ricoverati per ustioni e problemi respiratori. Alcuni incendi hanno costretto l’evacuazione di decine di persone. I vigili del fuoco hanno riferito che due Canadair dall’Italia sono attesi oggi e squadre di pompieri della Repubblica Ceca sono già attivi.







