sabato 23 Novembre 2024
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In Valsusa lo abbiamo capito: la Tav, come la mafia, è una montagna di m…

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Domenica 16 giugno 2024, manifestazione a Susa. Il corteo, partendo dal centro della città, prevedeva di proseguire verso la frazione San Giuliano, zona a rischio TAV, fino a raggiungere la sede della SITAF, ossia la fortezza di “Annibale 2000”, il tetro edificio che domina l’intreccio degli svincoli autostradali e che, nelle “magnifiche sorti e progressive” promesse dai politici sponsor dell’autostrada del Frejus, avrebbe dovuto essere la vetrina delle bellezze e della ricchezza culturale della Valle, ma si è ridotto ad una squallida congerie di uffici in coabitazione con un distaccamento della polizia stradale. 

Il programma è però stato impedito con apposita ordinanza dalla questura di Torino che ha schierato lungo il percorso e agli ingressi autostradali un vero e proprio esercito in assetto antisommossa. A rafforzare i divieti è intervenuto il Comune di Susa tramite un’ordinanza rivolta agli esercizi commerciali col divieto di servire bevande alcooliche. Dulcis in fundo, la polizia municipale ha rincarato la dose invitando i commercianti ad abbassare le serrande “data la pericolosità della manifestazione”.

Il Movimento ha comunque proseguito fino all’imbocco dello svincolo verso Torino, sui terreni dove sorge il presidio NO TAV, acquistati collettivamente ed ora in fase di esproprio. Qui oggi il TAV si appresta a completare l’opera di devastazione iniziata con l’autostrada a fine anni  anni ‘70. Quel bubbone che si è incistato nella piana tra Susa e Bussoleno lo vidi crescere giorno dopo giorno. Anche allora arrivarono per prime ruspe e trivelle ad inghiottire orti e frutteti, facendo il deserto dove dolci declivi si allungavano fino ai boschi di mezza montagna. Poi furono l’asfalto e il cemento, i castelli di impalcature, il traffico incessante di mezzi pesanti, le montagne di ghiaia e di detriti carichi di amianto.

Fra polveri e fumi una piccola casa continuava a resistere: due stanze, un pollaio, un minuscolo orto, un ciliegio, il cagnolino al cancello. La abitava un’anziana coppia. Per me erano Filemone e Bauci, ma, a differenza degli anziani coniugi del mito, la loro fedeltà gentile e coraggiosa alla terra, che non si era piegata davanti alle offerte di denaro sonante, non fu premiata dagli dei con un tramonto sereno: li uccise l’autostrada, la donna travolta da un camion del movimento-terra, l’uomo rimasto solo e costretto ad andarsene altrove. Dov’era la casa di Filemone e Bauci è rimasto un piccolo spiazzo vuoto, incassato fra i terrapieni autostradali.

Ma per la sete di potere e di denaro non c’è limite al saccheggio. Ora questi luoghi sono a rischio di TAV, la grande mala opera che nei progetti di TELT si aggiungerà al disastro autostradale, come ben preannunciano i recenti espropri  e il decreto di abbattimento delle prime tre abitazioni della frazione. E nel mirino c’è il presidio NO TAV Sole e Baleno che costruimmo sul terreno comprato collettivamente. È ormai il tramonto quando la manifestazione arriva al presidio, dove viene posizionato lo striscione di apertura. Vi si legge, a lettere cubitali: «TAV= MAFIA. Liberiamoci dai tentacoli di Sitaf e di TELT». Le facce intercambiabili della stessa devastazione, le sigle degli stessi profitti.

Resistere senza cedimenti alle mafie annidate nel cuore dello Stato, che si sono fatte sistema ed occupano le istituzioni, è cosa sempre più difficile, ma non c’è alternativa. Per questo la nostra lotta continua.

[di Nicoletta Dosio – storica militante del Movimento No TAV, condannata ai domiciliari per aver partecipato a una manifestazione pacifica del Movimento, ma rifiutandosi di sottostarvi per protesta, Nicoletta è stata imputata di almeno 130 evasioni, che le sono valse la condanna a oltre un anno di carcere]

Come gli USA si stanno auto condannando alla de-dollarizzazione globale

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Ormai da un po’ di tempo si parla di de-dollarizzazione dell’economia mondiale, ossia al processo graduale di riduzione dell’utilizzo del dollaro come principale valuta negli scambi finanziari, economici e commerciali, con l’obiettivo di sostituirlo con altre monete. Una dinamica nata soprattutto dall’affermarsi di nuove potenze e di organizzazioni internazionali statali e non statali, come i BRICS o la Shanghai Cooperation Organisation. Parallelamente  a questi fattori di carattere globale e geopolitico, vi sono tuttavia anche dinamiche strettamente connesse con le decisioni prese dal sistema...

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Per una volta no, Biden non si è distratto al G7: il video è stato manipolato

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Qualche giorno fa è diventato virale un breve video in cui si vede il presidente americano Joe Biden allontanarsi, apparentemente confuso e senza meta, dal gruppo di leader mondiali durante una dimostrazione di paracadutismo al vertice del G7. Il filmato di 31 secondi, intitolato Il presidente Joe Biden è completamente perso al vertice del G7, è apparso in un post di BRICS News su X il 13 giugno 2024 e in poco tempo è stato condiviso da migliaia di utenti, ha fatto il giro del web ed è stato diffuso anche da quotidiani on line come Il Giornale: ‘’Si distrae…’’. Il video al G7 e quei nuovi dubbi sulla salute di Biden. Per la testata, «I video a disposizione non lasciano grandi margini di interpretazione». Invece, a prendere una cantonata è proprio Massimo Balsamo che ha firmato l’articolo, così come i tanti esponenti della controinformazione che, senza verificare il contesto e la veridicità del video, hanno diffuso la clip, deprecando le condizioni del presidente, senza accertarsi che quel filmato non fosse stato editato, tagliato, montato e decontestualizzato ad arte. Dimostrandosi non meno superficiali e negligenti degli autoproclamatisi “professionisti dell’informazione”, che tanto criticano.

Biden, infatti, si è allontanato di qualche passo dal gruppo, ma non perché fosse spaesato o “completamente perso”: lo ha fatto, invece, per salutare, mostrando il pollice in alto, un paracadutista adiacente al gruppo, che stava raccogliendo la sua attrezzatura. I paracadutisti della Folgore dell’Esercito Italiano avevano appena sorvolato un golf club nel sud Italia, portando le bandiere dei Paesi del G7, dell’Unione Europea e del summit G7. L’ultimo dei paracadutisti era appena atterrato e, appena fuori dall’inquadratura, c’erano molti altri paracadutisti che Biden stava onorando salutandoli con il pollice in alto, complimentandosi con loro, come si vede chiaramente dal minuto 8:58 in questo video postato sul canale ufficiale del G7 Italia 2024 YouTube. Nel video completo possiamo notare che l’ultimo paracadutista è atterrato con la bandiera del G7 Italia, ed è solo in questo momento che Biden si è voltato per salutare il paracadutista, allontanandosi dal gruppo (e uscendo dall’inquadratura stretta della clip di 31 secondi che ha fatto il giro del web). Al minuto 9:50 Giorgia Meloni ha persino riportato l’attenzione di Biden sul gruppo, in quanto la cerimonia si era ormai conclusa.

Ciò non toglie che i video sugli svarioni presidenziali siano diventati ormai virali in Rete, offrendo un assist straordinario all’avversario repubblicano, Donald Trump, che ha ribattezzato da tempo Biden, “Sleepy Joe”. La “stanchezza” e la scarsa lucidità di Biden viene utilizzata a scopi di propaganda dalla macchina social trumpiana che sforna dei video ad hoc, cioè, montati apposta per sottolineare la senilità e la stanchezza di Biden. Anche alcuni media di centrodestra italiani non mancano di condividere le cantonate presidenziali, riproponendo, così, il dibattito sulle condizioni psicofisiche del candidato democratico, che certo non si possono negare, alla luce della ciclicità delle sue ripetute gaffe. È bene ricordare che negli Stati Uniti è palpabile la preoccupazione tra le fila DEM per le condizioni di salute e l’età avanzata del presidente uscente. Il fermento riguarda una serie incredibile di figuracce che Biden sta inanellando con sempre maggiore frequenza, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali: ormai da mesi inciampa, si distrae, si addormenta durante riunioni importanti, confonde date, nomi di presidenti e nazioni, cita persone morte come se fossero vivissime e presenti, fatica a leggere dal gobbo elettronico, biascica, a volte pare “incepparsi”, regalando agli avversari politici gaffe a volte persino surreali e grottesche, come dare la mano a persone inesistenti o, come alla celebrazione del D-Day, cercare di accomodarsi su una sedia inesistente. 

In questo caso, però, condividendo clip false o decontestualizzate, si ricade nella sciatteria e nella mera propaganda, volta a strumentalizzare notizie solo in apparenza reali che a uno sguardo più preciso si rivelano false o incomplete. Il paradosso è che non c’è nemmeno bisogno di mettere mano a video editati, perché i lapsus e la gaffe presidenziali sono talmente tante da non necessitare di un “aiuto”. Tutto il resto, invece, è propaganda e una informazione corretta, sia essa mainstream o “libera e indipendente”, dovrebbe essere più seria, obiettiva, accurata e sincera. 

[di Enrica Perucchietti]

Thailandia, legalizzate le nozze tra coppie omosessuali

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Con uno storico voto del Parlamento, la Thailandia ha legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Si tratta del primo Paese in assoluto del Sud-Est asiatico in cui passa un provvedimento simile. Il Senato ha dato il semaforo verde con 130 voti favorevoli, mentre 18 parlamentari si sono astenuti e soltanto 4 hanno espresso parere contrario. Il testo, che era già stato approvato il 27 marzo dalla Camera dei rappresentanti a larga maggioranza, verrà ora sottoposto al re Maha Vajiralongkorn  per l’entrata in vigore, che è prevista entro la fine dell’anno.

“A lavorare in Francia o in cassa integrazione”: il ricatto di Stellantis agli operai di Cassino

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Andare a lavorare in Francia per mantenere lo stipendio pieno ed evitare la cassa integrazione. È quanto è stato proposto dalla direzione aziendale di Stellantis ad almeno una decina di operai dello stabilimento di Cassino (Frosinone), invitati a trasferirsi a Sochaux, città in cui sorge lo storico stabilimento della Peugeot, dove si sta virando sulla produzione di auto elettriche. A oggi, nessuno degli operai a cui è pervenuta l’offerta – che vede il trasferimento come unica soluzione per lavorare a pieno regime con uno stipendio non decurtato dagli ammortizzatori sociali e un aumento di 130 euro giornalieri per coprire le spese di vitto e alloggio – avrebbe ancora accettato. Nel frattempo, i sindacati hanno promesso battaglia, attaccando l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, e l’inazione del governo Meloni sulle politiche aziendali segnate dalla «mancanza di dignità» della quarta casa automobilistica più grande del mondo.

Nello specifico, l’offerta del trasferimento in Francia è arrivata agli operai di Cassino addetti al montaggio e alle carrozzerie, mentre a quelli impiegati nel reparto Presse e Plastica è stata proposta una trasferta negli stabilimenti italiani di Mirafiori (Torino) e della Sevel, in Val Di Sangro, in cui si producono i furgoni. Il tutto avviene mentre la situazione nello stabilimento laziale – in cui vengono prodotte le Alfa Romeo e le Maserati – è nera. Il primo quadrimestre dell’anno è terminato con il 40% in meno della produzione rispetto allo scorso anno, con la realizzazione di circa 8.000 vetture contro le 14.000 prodotte nel medesimo arco temporale del 2023. Dopo uno stop partito il 30 maggio, il 12 giugno la fabbrica aveva riaperto i battenti, ma i vertici aziendali hanno già annunciato che lunedì 17 giugno si fermerà il reparto di Carrozzeria, che lunedì successivo sarà attivo solo il Montaggio che dal 25 giugno al 5 luglio sarà ferma tutta la Carrozzeria. Lo stabilimento laziale è uno di quelli che ha subito con maggiore impatto il piano di esuberi incentivati presentati a marzo ai sindacati, con la previsione di 560 uscite e il taglio di 300 trasfertisti. All’interno della fabbrica sono rimasti poco più di duemila operai, che fino al 31 dicembre 2024 lavoreranno a rotazione su un unico turno. «Mentre l’amministratore delegato Tavares guadagna mille volte quanto i lavoratori e le lavoratrici di Stellantis, essi per uscire dal ricatto della cassa integrazione sono costretti ad andare a lavorare addirittura all’estero – ha commentato Michele De Palma, segretario generale della FIOM –. Noi riteniamo che un governo degno di questo nome, un presidente del Consiglio che siede al G7 per una ragione, ovvero perché i metalmeccanici rendono grande l’industria di questo Paese, dovrebbe convocare l’amministratore delegato e mettere fine a questa condizione mancanza di dignità, di non rispetto del Paese e del lavoratori». Secondo il segretario della federazione provinciale della Fiom-Cgil, Donato Gatti, «le trasferte in Francia certificano il fatto che per lo stabilimento di Cassino ci sono solo gli annunci, mentre altrove si lavora».

Lo scorso autunno, senza interfacciarsi in via preliminare con istituzioni o sindacati, Stellantis aveva indirizzato una lettera a 15mila dipendenti degli stabilimenti dello Stivale – un terzo di quelli operativi -, proponendo loro, qualora fossero interessati a lasciare l’azienda al fine di seguire “nuovi progetti professionali o personali”, l’uscita volontaria. Il tutto attraverso incentivi calibrati in maniera differente a seconda dei singoli destinatari, in base a una “clausola di sicurezza” riferita all’anzianità e all’età. A febbraio, Tavares era tornato a battere cassa per ottenere aiuti pubblici dallo Stato italiano, affermando che il nostro Paese «dovrebbe fare di più per proteggere i suoi posti di lavoro nel settore automobilistico anziché attaccare Stellantis», poiché «se non si danno sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici, si mettono a rischio gli impianti in Italia». Ad aprile, Stellantis ha tenuto la sua assemblea generale annuale, che ha dato parere positivo alla retribuzione del suo amministratore delegato per l’anno 2023, per una cifra che si aggira sui 36,5 milioni di euro. Un compenso da capogiro che un operaio della stessa azienda metterebbe insieme in più di mille anni di lavoro.

[di Stefano Baudino]

Gaza, nuovi raid su campo profughi di Nuseirat: 17 morti

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Almeno 17 palestinesi sono rimasti uccisi nella notte nel campo profughi di Nuseirat a causa di intensi bombardamenti israeliani che hanno colpito il centro della Striscia di Gaza. Nel corso di un primo attacco sono morte 10 persone, tra cui donne e bambini (5 di loro appartenevano allo stesso nucleo familiare). Molte persone si trovano ancora sotto le macerie. Un’ora dopo, è stata colpita l’abitazione di un’altra famiglia. Tra le vittime ci sono una coppia, i loro figli e i nonni. Circa 35 persone rimaste ferite negli attacchi sono ricoverate in gravi condizioni.

Secondo una ricerca i cibi ultraprocessati causano 350.000 morti l’anno in Europa

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I cibi ultraprocessati causano centinaia di migliaia di morti ogni anno in Europa. Nello specifico, il consumo eccessivo di carne lavorata, bevande zuccherate e cibi grassi e salati provoca infatti annualmente nel nostro continente circa 390mila decessi. Si tratta di numeri che lo mettono poco dietro gli altri fattori di morte legati al consumo, ovvero il tabacco (oltre 1 milione di decessi) e alcool (420mila). Per questo motivo, l’OMS si è spinta a chiedere che i cibi ultraprocessati vengano trattati nelle politiche sanitarie pubbliche alla stregua di questi ultimi. Delineando tali dati, un nuovo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha infatti evidenziato come i problemi di salute e i decessi prematuri riconducibili a questi settori stiano enormemente crescendo, anche e soprattutto a causa di tecniche di marketing “ingannevole” attuate al fine di influenzare interi sistemi – da quello sanitario a quello politico, da quello economico a quello mediatico – per interessi squisitamente commerciali.

In tutto, come attestato nel report dell’OMS, sono ben 2,7 milioni le persone che ogni anno muoiono in Europa – circa un quarto di tutta la mortalità – a causa di cibi ultraprocessati, alcool, tabacco e combustibili fossili. I dati degli ultimi anni hanno dimostrato che, nel nostro continente, un decesso su cinque attribuito a malattie cardiovascolari e cancro è stato il risultato di abitudini alimentari malsane. L’OMS ha dunque reagito sollecitando gli Stati ad applicare norme più severe sulla commercializzazione di prodotti insalubri, ma anche sulle pratiche monopolistiche e l’attività di lobbying che stanno alla base della loro proliferazione. La ricerca ha infatti messo in luce il peso delle politiche ingannevoli di lobby e portatori di interessi per celare i rischi legati a questi prodotti agli occhi dei consumatori e spingere i governi a non intervenire. “Un ostacolo importante che causa ritardi nell’attuazione delle politiche e delle normative relative alle malattie non trasmissibili è l’influenza delle grandi industrie commerciali”, si legge nel rapporto, che spiega che, a causa dell’“enorme impatto che le entità commerciali hanno sul mercato globale e sulla politica, la loro influenza sulla vita delle persone è immensa”. Infatti, “non sono solo i prodotti che queste industrie producono, promuovono e vendono, ma anche i loro meccanismi di generazione di profitto che possono avere un impatto negativo sulla salute delle persone”. L’OMS attesta come i ritardi nell’attuazione di politiche essenziali per la prevenzione delle malattie non trasmissibili (MNT) siano “allarmanti”. Infatti, “nonostante il potenziale” dei Paesi europei, con le “capacità esistenti in materia di salute pubblica” e “la disponibilità di esperti di primo piano”, la maggior parte di essi non è in grado di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite entro la scadenza del 2030, tra cui quello di “ridurre di un terzo la mortalità prematura dovuta alle MNT attraverso la prevenzione e il trattamento, e promuovere la salute mentale e il benessere”.

Il rapporto offre uno spaccato sulle tattiche utilizzate dall’industria, tra cui il lobbismo politico e la diffusione di false informazioni nei media, nonché una serie di pratiche finanziarie dannose e strategie di marketing mirate dirette a bambini e giovani. Proprio la mancata regolamentazione di tali pratiche ha consentito all’influenza commerciale di crescere, “perpetuando i danni alla salute causati dall’industria e in particolare il peso delle malattie non trasmissibili”. Il report rappresenta dunque un invito all’azione rivolto agli Stati europei affinché affrontino tale minaccia, imponendo “normative più severe” in settori quali la commercializzazione di prodotti dannosi per la salute, le pratiche monopolistiche, la tassazione delle multinazionali, i conflitti di interessi e l’attività di lobbying.

[di Stefano Baudino]

Lo Stato del Maryland ha annullato oltre 175mila condanne per cannabis

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Governor Moore Holding Cannabis Pardon Executive Order

Con un ordine esecutivo firmato nella mattinata di ieri, 17 giugno, il governatore dello stato americano del Maryland, Wes Moore, ha cancellato oltre 175.000 condanne per reati minori legati al consumo e al possesso di cannabis. Si tratta della più grande amnistia sulle droghe leggere mai approvate negli USA. Nel Maryland il consumo di cannabis è stato legalizzato nel 2022 e nessuno tra gli autori dei 175.000 reati condonati si trovava in carcere, tuttavia la decisione avrà un impatto notevole sulla vita dei graziati. Si tratta di migliaia di cittadini che, spesso solo per aver detenuto pochi grammi di cannabis, si trovavano la fedina penale sporca e di conseguenza molti ostacoli nella vita, come la difficoltà di trovare lavoro, l’impossibilità di partecipare a concorsi o di ottenere borse di studio.

«Il Maryland ha fatto la storia quando abbiamo legalizzato la cannabis grazie al referendum. Ma non possiamo celebrare i benefici della legalizzazione dimenticando le conseguenze della criminalizzazione. Nessun abitante del Maryland dovrebbe affrontare ostacoli nel trovare un alloggi, un lavoro o un posto all’università per aver subito condanne per comportamenti che non sono più illegali», ha affermato Moore.

La cancellazione delle condanne sarà automatica su tutte quelle registrate sui documenti elettronici mentre, per ragioni burocratiche, sarà da richiedere per quelle antecedenti, registrate solo nel casellario giudiziale ottenibile in tribunale. Secondo le stime saranno circa centomila i cittadini del Maryland interessati dalla misura che avrà – secondo i suoi sostenitori – un forte senso di giustizia razziale. Il governatore, anch’egli afroamericano, ha infatti spiegato come «la politica sia un’arma molto potente che, in passato, è stata intenzionalmente utilizzata per colpire intere comunità». Nello stato del Maryland, infatti, gli afroamericani costituiscono il 70% della popolazione carceraria pur rappresentando poco più del 30% della popolazione totale e, secondo le stime diffuse dal governo, i neri avevano il triplo di possibilità dei bianchi di finire in carcere per violazione delle leggi sulla cannabis.

Simbolicamente la firma del provvedimento è stata affidata a un ex condannato per cannabis che per firmare ha utilizzato una penna arancione dello stesso tipo di quelle a disposizione per i detenuti nelle carceri [credito dell’immagine: www.maryland.gov]
Nel novembre del 2022, i cittadini del Maryland avevano approvato con un’ampia maggioranza del 67,2% la legalizzazione della cannabis per tutti i residenti nello Stato con un’età maggiore di 21 anni. Da allora nello Stato sono nati i “dispensari”, negozi che vendono cannabis al dettaglio. Il paradosso, comune a quello di molti altri stati americani, era dunque quello che tanti cittadini si trovassero ancora a pagare pesanti conseguenze legali e sociali per aver in passato detenuto una sostanza che ora si vende liberamente nei negozi. Da anni negli Stati Uniti è in atto una progressiva legalizzazione della cannabis, che rimane vietata a livello federale, ma è ormai legale in 24 Stati su 50 per uso ricreativo e addirittura in 35 per uso medico.

Nomine UE, slitta accordo sui vertici

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Si è chiuso senza un’intesa l’incontro organizzato tra i capi di Stato e di governo dei Paesi UE per discutere sulla scelta delle cariche di vertice per la legislatura 2024-2029. Come riferito dal premier croato Andrej Plenkovic, comunque, «nessuno ha obiettato» al nome di Ursula von der Leyen come prossima presidente della Commissione Europea, che quindi resta la favorita per tale carica. La rosa di nomi proposti prevede inoltre il socialista portoghese Antonio Costa al Consiglio, la liberale estone Kaja Kallas al ‘ministero degli Esteri’ UE e la conferma della maltese Roberta Metsola al Parlamento. La decisione è rimandata a fine mese.

Piazza San Carlo, Cassazione: appello bis per Chiara Appendino

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I giudici della Corte di Cassazione hanno disposto un nuovo processo di appello per l’ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, in relazione ai fatti di piazza San Carlo del 3 giugno 2017, quando una serie di ondate di panico tra la folla causarono 1.500 feriti e, successivamente, la morte di due donne. Appendino era stata condannata a 18 mesi di reclusione: oggi gli ermellini hanno stabilito che la pena dovrà essere ricalcolata e ridotta, dichiarando “irrevocabile” la responsabilità penale per l’ex sindaca per tutti i capi di imputazione a lei ascritti. Nel procedimento si ipotizzano, a seconda delle posizioni, i reati di disastro, omicidio e lesioni